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sabato 5 ottobre 2024

Difesa della Messa Tradizionale: 158ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi C.

158ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI

Oggi, come ho già detto più volte, tranne il rito tradizionale, tutto è permesso nella liturgia della Chiesa attuale. La nuova liturgia è aperta a tutte le “interpretazioni”. Molti preti la concepiscono come una festa laica: guardate come questo prete italiano tratta la santità del sacramento del matrimonio Un Curé Jovial - Vidéo Dailymotion.
La liturgia come farsa. Ma è più grave quando a essere colpita da questa interpretazione personale del celebrante che lo stesso nuovo rito esige, è la essenza stessa dei sacramenti, la materia (il pane e il vino dell'Eucaristia, l'acqua del battesimo) e la forma (“Io ti battezzo...”, “Questo è il mio Corpo”). Perché, come sottolinea padre Hervé Mercury in un libro di prossima pubblicazione presso le Editions du Cerf, La liturgie sacrificielle du rite rénové par Jean XXIII au Novus Ordo de Paul VI (La liturgia sacrificale del rito rinnovato da Giovanni XXIII al Novus Ordo di Paolo VI), è nella natura medesima del nuovo rito dipendere dall'investimento personale del celebrante stesso. H. Mercury lo aveva già sottolineato a proposito della buona interpretazione che un celebrante serio può essere indotto a dare per dimostrare che la Messa è un sacrificio, ma questo vale anche per l'interpretazione ordinaria che può viziare molto facilmente un rito in sé stesso permeabile e debole.

Ho già avuto l’opportunità di menzionare la scandalosa celebrazione del battesimo di un adulto da parte del vescovo ausiliare del Quebec (vedi Riposte-catholique: Abus liturgique durant le baptême par l'évêque auxiliaire de Québec - Riposte-catholique): il sacramento che strappa un'anima al peccato originale si trasforma in una fiera. Il vescovo è arrivato addirittura a inserire le proprie riflessioni umoristiche tra le parole sacre della forma sacramentale donata da Cristo: ti battezzo nel nome del Padre – “va bene?” » – e del Figlio – “manca lo Spirito Santo” – e dello Spirito Santo.

Purtroppo, riguardo all'adulterazione delle parole sacramentali ci sono casi ancora più gravi. Proprio per questo, il Dicastero per la Dottrina della Fede, pur non avendo di solito molti scrupoli, ha pubblicato il 2 febbraio la nota Gestis verbisque, per ricordarci che le parole e gli elementi stabiliti nel rito essenziale di ogni sacramento non possono essere modificati, il che invaliderebbe il sacramento.



Così, in una diocesi del nord della Francia, come vediamo in un video, un sacerdote, con un asciugamano sulla spalla, battezza con abbondante acqua una bambina con queste parole “Apolline, nella fede della Chiesa, io ti battezzo, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen” (vedi video allegato). Poi alza la bambina per farla applaudire, cosa già diventata un “rito” comune nei battesimi.

Si noti che il sacerdote ha amputato la forma sacramentale di “…in nome di…”. Ho indagato per scoprire cosa ne pensavano gli autori del passato, che nei loro manuali, usando la fantasia, elencavano una serie di possibili casi di modificazioni della forma. A quanto pare, questa particolare modificazione era loro sconosciuta. L’unico che mi è stato detto è che sant'Alfonso di Liguori, appoggiandosi su san Tommaso, affermava che la forma «vi battezzo nei nomi, in nominibus, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» sarebbe certamente invalida, forma che sostituire “nel nome” al singolare con “nei nomi” al plurale: non spiegherebbe l'unità dell'azione divina nella Trinità delle Persone. Ma il nostro sacerdote non pare sia interessato a tali delicate sottigliezze: si limita semplicemente a omettere “in nome di”. E la validità? Il vescovo farebbe bene a far ripetere condizionalmente il battesimo di Apolline e forse anche tutti gli altri battesimi celebrati da questo buon sacerdote.

Ma c'è di più serio ancora. Una lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede, datata 19 giugno 1995, indirizzata ai presidenti delle conferenze episcopali (Lettre sur l'usage du pain pauvre en gluten et du moût comme matière eucharistique (vatican.va)) e un'altra del 24 luglio 2003 (Lettre à tous les Présidents des Conférences épiscopales sur l’usage du pain pauvre en gluten et du moût comme matière eucharistique (vatican.va)) hanno consentito ai sacerdoti che non possono più assorbire il vino (ad esempio, sacerdoti che prima erano alcolizzati che si sono sottoposti a disintossicazione), consacrando mustum, succo d'uva, al posto del vino. Ciò infatti veniva consentito dalle Congregazioni Romane in casi eccezionali in cui non si riusciva ad ottenere vino completo. Ma il succo d'uva venduto oggi è pastorizzato per impedire radicalmente qualsiasi fermentazione. È, se posso dire, frutto della vite, ma castrato.

Così ha celebrato padre Pierre con i Compagni di Emmaus, ai quali erano vietate le bevande alcoliche. Così celebrano un certo numero di sacerdoti o vicari parrocchiali (conosco due casi, ma ce ne sono sicuramente altri: nel primo, fu concesso il permesso prima della sua ordinazione a un sacerdote che non sopportava di consumare una goccia di vino; nel secondo caso, non conosco il motivo del permesso, ma so che anche gli altri sacerdoti della parrocchia, che non hanno chiesto alcun permesso, usano anche loro il succo d'uva come i loro confratello). I fedeli assistono in questi casi al Santo Sacrificio della Messa? Lo speriamo devotamente.

E a noi, ci sarà concesso il ripristino delle messe celebrate secondo il rito immutabile della Chiesa, almeno come briciole di questa libertà che tutto permette e che potrebbe quindi permettere anche ciò che si è sempre fatto? Continuiamo a pregare il rosario davanti alla sede dell'arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, a Saint-Georges de La Villette, 114 ave. Simón Bolívar, mercoledì alle 17, davanti a Notre-Dame du Travail, 59 rue Vercingétorix, domenica alle 18,15.