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lunedì 23 settembre 2024

Perché ogni sacerdote deve essere obbligatoriamente un missionario?

Il Beato Allamano "proselitista" anche lui?
Luigi C.


Leggiamo queste interessanti parole del beato Giuseppe Allamano (1851 – 1926) sul fatto che ogni sacerdote debba essere necessariamente un missionario. In questo clima di condanna del proselitismo, sono parole che fanno bene.

Dio da tutta l’eternità ha pensato a voi. […] Egli vi ha chiamati all’apostolato per sola sua bontà. Non ha bisogno di niente e di nessuno. L’ha fatta a voi questa grazia, a preferenza di tanti altri che ne erano più degni e che vi avrebbero forse corrisposto meglio. E perché proprio a voi? Perché vi ha amati di un amore particolare. La vocazione missionaria è di quanti amano molto il Signore e desiderano farlo conoscere, disposti a qualsiasi sacrificio. Non si richiede nulla di più. Questa vocazione è quell’atto di provvidenza con cui Dio sceglie alcuni e li fornisce delle doti convenienti per evangelizzare le persone nei paesi pagani. Ogni sacerdote è per natura missionario. La vocazione sacerdotale e quella missionaria non si distinguono essenzialmente. Non si richiede, ripeto, che un grande amore di Dio e una passione per le anime. Non tutti potranno effettuare il desiderio di recarsi in missione, ma tale desiderio dovrebbe essere di tutti i sacerdoti. L’apostolato nei territori di missione è, sotto questo riguardo, il grado superlativo del sacerdozio. […] Ah, no, non crediamo di essere noi a fare un atto di degnazione verso Dio, se rispondiamo alla Sua chiamata! È Lui invece che fa a noi un grande dono. Viene talora il dubbio di non essere chiamati all’apostolato. È una pena dolorosa che fece perire molte vocazioni o almeno intiepidì il fervore per prepararsi bene all’apostolato. L’avete voi questa vocazione? Rispondo che non è necessario aver avuto segni straordinari, neppure bisogna pretenderli. Se anche venisse un angelo dal cielo, potremmo sempre dubitare che si tratti di illusione. Basta aver avuto qualche segno speciale, che parve forse casuale ed invece era ordinato da Dio alla vocazione: la lettura di un periodico o libro missionario, una predica sulle missioni, l’esempio di un compagno, la parola del parroco o del confessore, forse anche certe circostanze di famiglia, ecc. Questi segni bastano. Essi sono la via ordinaria di cui Dio si serve per destare, in chi è prescelto, la vocazione missionaria. […] Fortunati voi, che avete sentito l’invito di Dio e, rassicurati per mezzo della preghiera e di saggi consigli ricevuti, con coraggio vi siete staccati dal vostro ambiente, dalle comodità della vita e, superando giudizi e motivi umani, siete entrati nell’Istituto per prepararvi alla missione. […] Se tu conoscessi il dono grande che Dio ti ha fatto chiamandoti in questo Istituto missionario! A questo dono seguirà un crescendo di altre grazie, che Gesù dal tabernacolo vi farà, se saprete apprezzare la vocazione e corrispondervi. […] Ma voi perdurerete tutti nella vocazione ricevuta? Non basta dunque essere chiamati, non basta rispondere alla chiamata, né entrare nell’Istituto e nemmeno andare in missione. Non tutti i chiamati perseverano, perché non tutti corrispondono. Perseverare, non dimenticatelo, è un dovere, quando abbiamo liberamente accettato uno stato e ad esso ci siamo vincolati con solenni promesse. È un dovere verso Dio, al quale si è fatto voto, ed è un dovere verso noi medesimi. Solamente chi persevererà sino alla fine, udrà l’invito divino: «Vieni servo buono e fedele!»