In questi giorni in cui sui cieli di Roma sembra incupirsi un cielo plumbeo e gravido di tristi presagi (dottrinali) riproponiamo un nostro vecchio post, ironico, che attraverso le pagine di un autore russo di metà Ottocento presentava una Chiesa che, pur con tutti i vizi ai tempi della Roma papalina, era forte, autoreferenziale (nel senso buono) e granitica.
Così scrivevamo allora:
"Alcuni sprazzi di una Roma papalina di metà Ottocento, e comunque "pre-co nciliare" (nel bene e nel male), visti da un russo tanto amante e ammiratore della "Città veramente eterna" (le assegna, nella novella, addirittura la corona della vittoria nel confronto con Parigi) da apprezzarne e valorizzarne i difetti e i segni della decadente trascuretezza dell'epoca.
I brani sono da leggere con autoironia, un po' di autocritica e tanti buoni propositi. Se da un lato, come alcuni lettori osserveranno, si era maniacalmente attenti ai particolari (al colore delle calze e delle ruote delle carozze dei prelati), dall'altro si deve riconoscere che le vocazioni erano tante, i conventi ricolmi di frati "lerci" (perché dediti alla carità ai poveri ) e, per strada, le "suggestive schiere di monaci" palesavano i confortanti numeri di una Chiesa viva e feconda.
Al di là del giudizio, la Roma dell'epoca era anche queste cose."
I brani sono da leggere con autoironia, un po' di autocritica e tanti buoni propositi. Se da un lato, come alcuni lettori osserveranno, si era maniacalmente attenti ai particolari (al colore delle calze e delle ruote delle carozze dei prelati), dall'altro si deve riconoscere che le vocazioni erano tante, i conventi ricolmi di frati "lerci" (perché dediti alla carità ai poveri ) e, per strada, le "suggestive schiere di monaci" palesavano i confortanti numeri di una Chiesa viva e feconda.
Al di là del giudizio, la Roma dell'epoca era anche queste cose."
Qui per leggere i brani dell'opera di Gogol' (è lui l'autore) con gli echi tridentini a cui facciamo riferimento.
Roberto
Per carità! Mille volte meglio ora.
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