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venerdì 2 febbraio 2024

La Messa tradizionale nell'opera di Antonia Arslan

 Pubblichiamo un racconto da libro "Il cortile dei girasoli parlanti" di Antonia Arslan (Piemme, 182 pp., 14,5 euro), la grande scrittrice padovana autrice, fra l'altro, della "Masseria delle allodole" (Rizzoli), dedicato alle sterminio degli armeni da parte dei turchi all'inizio del '900.
Qui per leggere tutto il brano interessante. 
Roberto  

Messe in latino

Mi è capitato spesso di andare alla Messa in latino, la frequentatissima messa delle 11, nella chiesa di Sant’Agnese a New York. È meglio arrivare in anticipo. C’è una folla di persone di tutte le origini vestita a festa: le donne bianche spesso in tailleur e cappellino, le nere in sontuose tuniche drappeggiate, l’usciere portoricano col suo ampio sorriso, la messicana vestita di viola, con un grande fiocco...

2 commenti:

  1. Grande Antonia... vi consiglio di leggere la sua trilogia famigliare sul genocidio armeno...

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  2. Sommo rispetto per Antonia Arslan, di cui ho letto alcune bellissime opere.

    Vorrei attirare la vostra attenzione su questa frase:
    “Le persone assistevano assorte, leggendo i libretti, coi testi in latino e in italiano”.
    Il nocciolo è tutto qui. Dietro i bei paramenti, le belle musiche (quando ci sono) e gli astanti in ghingheri, c’è un rito al quale si può, al più, “assistere” con l’ausilio di un sussidio per cercare di decifrare quello che sta succedendo. Prete e fedeli sono in due universi differenti. Ed i secondi potrebbero anche non esserci che non cambierebbe niente. Mi spiace, ma non è questo che fece Gesù. Non istituì l’Eucaristia in uno stanzino isolato con la faccia contro il muro, non morì sulla croce per gusto stilistico. Non ho la cultura necessaria per analizzare come si è arrivati al rito tridentino, ma trattare i fedeli che sono presenti anche tutti i giorni come cristiani di serie B che non hanno diritto di sentire o capire quello che succede in chiesa mi pare la cosa più anti evangelica del mondo. Perfino i riti orientali prevedono una liturgia interamente cantata, nella quale tutti rispondono in canto, in una lingua loro comprensibile, senza bisogno di libretti, foglietti e traduzioni, come se fosse colpa dei fedeli non sapere la lingua liturgica.
    Io, da cristiano battezzato, ringrazio i padri conciliari per aver voluto una liturgia che parlasse al mio cuore, che potessi vedere, di cui potessi far parte anche solo rispondendo (prima, i fedeli non dicevano nemmeno il Padre nostro!). Durante l’ultima cena, gli apostoli erano seduti allo stesso tavolo e Gesù era accanto a loro a consacrare per la prima volta il Ss. Sacramento. Ora torniamo ad avere una parvenza di quella realtà, nonostante le grandi chiese ed il grande numero di fedeli, eppure c’è chi rema contro e rimpiange un mondo che non ha mai visto o vissuto. Per me è inconcepibile: persone che, addirittura, non mettono mai piede in una messa “moderna” perché dicono che non è cattolica.

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