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giovedì 21 dicembre 2023

Gli albori della modernità in economia: John Law, il debito pubblico e l’emissione di denaro #300denari


Il rifiuto del nesso tra lavoro, produzione e ricchezza è un elemento caratterizzante di uno stato di disordine, tipico della Rivoluzione. Nei giorni nostri, questo rifiuto si traduce nel ritenere necessario e sufficiente, per uno stato di benessere, l'emissione di debito pubblico o la stampa di nuova moneta. Scriveva C. Collodi ne “Le Avventure di Pinocchio”:
“[…] disse la Volpe. – […] nel paese dei Barbagianni c'è un campo benedetto, chiamato da tutti il Campo dei miracoli. Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro per esempio uno zecchino d'oro. […] l'annaffi con due secchie d'acqua […] e la mattina dopo […] che cosa trovi? Trovi un bell'albero carico di tanti zecchini d'oro […].
Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome «Acchiappa-citrulli». Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall'appetito, di pecore tosate che tremavano dal freddo […]. In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche volpe, o qualche gazza ladra o qualche uccellaccio di rapina”.
Una bella conferenza di Alessandro Barbero del 2019 (il podcast) ci permette di ripercorrere le tappe con cui si sviluppa questa illusione in maniera sistemica nella società.

SINTESI DELLA CONFERENZA
Gli Stati Generali è un’istituzione medievale che veniva convocata regolarmente. All’epoca, nessun Re avrebbe potuto introdurre nuove imposte senza il permesso degli Stati Generali: il Re doveva rendere conto a nobili, clero e mercanti del perché e di quanti soldi gli servivano. E l’assemblea decideva. Dal 1614 i re di Francia erano riusciti a bypassare gli Stati Generali assolutizzando il proprio potere: leggi, arresti e nuove imposte, con la Monarchia Assoluta, erano diventati appannaggio e discrezione del Re.
Con la sconfitta subita durante l’Assedio di Torino, il debito della Monarchia Francese aumenta e re Luigi XIV inizia a pagare i soldati emettendo dei “pagherò”, stampati dalla zecca. La gente cerca di disfarsene, accettando addirittura di pagare con più pagherò per un’esigua quantità di monete d’oro o d’argento.
Il Contrôleur général des finances (di fatto, il ministro delle finanze) Nicolas Desmarets propone una soluzione per risistemare le finanze pubbliche: una patrimoniale. Una patrimoniale, però, prevede che si accerti e misuri il patrimonio dei sudditi. I nobili e la popolazione sono esterrefatti dal solo fatto che vadano in piazza i segreti delle famiglie. Anche il Re si spaventa della proposta. Si consulta con il suo confessore, il gesuita Michel Le Tellier, il quale fa emettere un parere ai teologi della Sorbona in cui si sostiene che i beni dei sudditi appartengono al Re. Il Re si tranquillizza. Desmarets, in Assemblea, spiega che la tassa sarà risolutiva e risolverà la crisi. Saint Simon scrive che la riforma approvata dal consiglio viene “firmata e sigillata, tra i singhiozzi soffocati e pubblicata fra il pianto generale e il prodotto non si avvicinò lontanamente a quello che si erano immaginati in quella commissione di antropofagi”.
Morto Luigi XIV, il potere passa al reggente di Luigi XV, Filippo II di Borbone, duca d'Orléans, persona pubblicamente dedita ad ozio, orge (con vanto di organizzarle di Venerdì Santo), ubriacature e, sebbene fosse ateo, sostenne di aver pagato diversi presunti maghi affinché gli evocassero il demonio. Il duca d’Orléans, nonostante la patrimoniale, trova una situazione finanziaria così tragica (debito al 1000% del PiL) da iniziare a parlare della possibilità di una bancarotta. Cambia idea quando conosce John Law, economista scozzese proveniente da una famiglia di banchieri. Law sostiene che l’uso dell’oro sia assurdo e il suo valore sia eccessivamente soggetto ad eventi esogeni (es. con scoperta di miniere etc). Teorizza quindi che le transazioni debbano avvenire esclusivamente attraverso moneta di carta da destinare a totale sostituzione di oro e argento (da mettere fuori legge). Law aveva già proposto il suo progetto a Londra dove fu categoricamente cassato. Il Duca di Orlean dà invece spazio a Law e lo fa agire per gradi:
  • Si crea a Parigi la Banca Generale che emette azioni a cui corrisponde un rendimento. Le azioni hanno un buon successo.
  • Di seguito, le azioni vengono accettate dal fisco come corrispettivo per le imposte. Le azioni diventano ancora più popolari.
  • In cambio di queste azioni, la Banca inizia ad accettare i vecchi pagherò dello Stato. Il debito, quindi diminuisce rapidamente e Law diventa sempre più popolare.
  • A questo punto le azioni vengono sostituite dalle banconote (“pagabili a vista al portatore” e firmate dal banchiere, come le vecchie lire). Il pubblico le accetta sebbene in molti continuino a mantenere i vecchi luigi d’oro.
  • Con l’occasione dell’espansione coloniale, si crea una Compagnia Commerciale (gemella della Banca Commerciale) e la si utilizza come sottostante delle nuove emissioni. Per darle valore, le si concede il monopolio sui commerci delle Colonie e quello della riscossione delle imposte. Il prezzo delle azioni sale e la gente é entusiasta. É la bolla del Missisipi.
Law era presidente della Compagnia Commerciale e della Banca Generale ma il reggente, non contento, lo fa nominare ministro delle finanze (dopo averlo fatto convertire al Cattolicesimo, opportunamente “accompagnato” dai gesuiti con una “pastorale di discernimento caso per caso”, direbbero oggi).
Finalmente Law può definitivamente mettere fuori legge le vecchie monete d’oro e d’argento: non si possono detenere in casa più di 500 franchi in oro. Iniziano le denunce anonime e la polizia esegue numerose perquisizioni nelle abitazioni. La gente si preoccupa: se non possono tenere i franchi in oro, cos’è pagabile al portatore? Chi protesta, viene deportato nelle colonie ed apparentemente si acquieta il dissenso. Ma serpeggia la preoccupazione finché alcuni iniziano a farsi restituire i luigi d’oro in banca. I primi sono i nobili ad andare in banca a ritirare. Scatta il panico nel resto della popolazione: 17 morti nella calca. La Banca per un po’ paga poi, però, chiude. Il reggente dichiara che i biglietti sono fuori corso: non pagheranno nessuno.
Il tesoriere e il direttore della banca che firmavano i biglietti, finiscono alla Bastiglia. Law scappa a Venezia. Il reggente riesce a tenere il colpo. Rimborsa dando priorità ai piccoli risparmiatori. I grossi sono rovinati. Il debito pubblico, però è azzerato.
Con Luigi XV e Luigi XVI sarà un susseguirsi di politiche economiche disastrose e, per il seguito, vi lasciamo all’ascolto del podcast. Riportiamo solo il caso del ministro delle finanze Charles Alexandre de Calonne, nominato da Luigi XVI: Questi ritiene che il debito sia indispensabile e sia da aumentare: è tutta una questione di fiducia: occorre spendere! Ovunque! A corte, comprano castelli, aumentano i concerti… aumenta l’entusiasmo finché non ci si trova nell’estate 1776. Gli interessi sul debito pubblico mangiano la metà delle entrate (in Italia, oggi è l’8%). Licenziano de Calonne. Il paese ha scoperto la verità: pretende la convocazione degli Stati Generali che si trasformerà in Assemblea Nazionale Da lì, il prosieguo lo conoscete.

CONCLUSIONI
  • Da apprezzare l’equilibrio nella distribuzione dei poteri durante la monarchia medievale,
  • Da apprezzare il senso di rispetto per i patrimoni delle famiglie: addirittura non si accettava l’idea che lo Stato potesse anche solo conoscere il patrimonio delle famiglie. Quanto siamo lontani da quell’epoca!
  • Sostenere che lo Stato abbia poteri assoluti e non debba rispondere sul debito che emette e sulla moneta che stampa, oltre a portare a una povertà da “strade popolate di cani spelacchiati”, è un’idea moderna ed in contrasto con l’idea tradizionale e medievale dell’economia e dell’uomo.
  • Da notare l’analogia statalista tra la volontà di Law nel volere utilizzare la carta moneta con la volontà odierna di volere portare le transazioni alla moneta elettronica, ostacolando l’uso del contante (ricordate i conti correnti dei no greenpass canadesi?).
  • Infine: sempre diffidare dei gesuiti!


Gabriele

2 commenti:

  1. Bello, davvero molto interessante e fa riflettere….

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  2. Interessante davvero! Non sapevo pur essendo di Torino di queste conferenze al grattacielo.... Barbero non mi fa impazzire ma il tema trattato è fondamentale per la storia moderna.
    Affascinante la figura di John Law, che muore nella stessa città in cui 4 anni prima nasceva Casanova, il quale lo avrebbe in qualche modo continuato nelle sue avventure diplomatico-finanziarie, con alta attitudine al rischio e alla vita lussuosa. Bello su John Law il libro di John T. Flynn "Men of Wealth", ve ne condivido gli appunti: https://shorturl.at/FY123

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