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giovedì 23 novembre 2023

Capitalismo woke: se la morale è viziata dal profitto

300 Denari (presentazione rubrica MiL e link social) oggi sviluppa un nuovo tema di economia che si collega alla dottrina sociale: cosa succede se due ideologie – capitalismo e socialismo – si fondono sul mercato nel nome del profitto? Semplice, vediamo aziende cambiare nome ai loro prodotti per non essere tacciate di razzismo; campagne di marketing che inneggiano a diritti lgbtq+ per avvicinare nuovi consumatori e flashmob contro le disuguaglianze sociali per far parlare di sé il più possibile. Azioni messe in campo non per interesse solidale, ma per aumentare il gradimento dei prodotti e spingere le vendite.

È quanto sostiene Carl Rhodes, professore di Business Ethics al politecnico di Sydney, nel suo recentissimo libro dal titolo "Capitalismo woke". E lo fa partendo proprio da questo termine. “Woke” letteralmente sta per “sveglio”, ma sottintende lo “stare allerta” nei confronti di razzismo, disuguaglianze sociali e di genere. Coniato dalla cultura afroamericana, è un vocabolo entrato nei dizionari di lingua inglese nel 2017, grazie alle pressioni di movimenti attivisti americani e che viene definito una vera e propria ideologia. 
Insomma, se può essere considerata una conquista il fatto che le imprese parlino sempre più spesso di valori e ripercussioni sociali (quella che viene definita responsabilità sociale d’impresa), c’è da chiedersi che autenticità (e disinteresse) possa esserci nel promuoverli, se a fin dei conti tutto è funzionale al profitto. E il libro di Rhodes, esaminando criticamente la storia del capitalismo woke dagli anni Cinquanta a oggi, dimostra come oggi sia pericolosa questa confusione di ruoli tra azienda e Stato. Soprattutto dopo che le aziende hanno notato che fare del bene attira l’attenzione, e l’attenzione genera profitto. Con questo non significa che tutti siano imbevuti di ipocrisia e scaltrezza, ma che ogni azione compiuta può generare al giorno d’oggi il guadagno.
Nel testo in analisi il tema prescinde dal fatto che i valori promossi da una multinazionale – o al negativo: le denunce da esse lanciate – siano condivisibili o meno sul piano etico; se ad esempio promuovere una famiglia omosessuale è immorale o meno. Ma in che modo preservare la sfera sociale dei valori da organizzazioni il cui scopo principale non è quello di fare prediche, in quanto la principale morale che  sono portate a fare le aziende è quella che porta consensi e dunque profitto.
Riteniamo che un esempio calzante sia quello di Amazon: attentissima nel pubblicizzare le campagne lgbtq+ (anche con la sua piattaforma di film, Prime – esempio 1 e 2) e green quando, allo stesso tempo è noto a tutti come tratti i propri operai (esempio 1, 2 e 3) ed è parimenti noto che queste campagne vengono sospese per opportunità nei paesi islamici (tra tutti, vedi il caso Emirati).
Scrive Carlo Galli nella prefazione, «il capitalismo woke qui è criticato non perché le campagne che sponsorizza sono sbagliate, o perché fa politica invece che profitti, né perché è poco coerente, ma perché è una funesta degenerazione delle forme politiche occidentale […] e manifesta, dandola per ovvia e irreversibile, la fine della distinzione tra politica, società e terzo settore […]. L’economia non si limita a invadere l’intera società, ma si sostituisce direttamente allo Stato».
È interessante allora notare come la dottrina sociale della Chiesa era avanti anni luce quando Papa Leone XIII pubblica nel 1891 la Rerum Novarum, enciclica che condanna parimenti il socialismo e il capitalismo considerandole due ideologie – due derive opposte – di una identica ideologia materialista, dove l’uomo non trova più il suo spazio. In effetti, guarda caso, entrambe originano dallo stesso umus illuminista e laicista. Tesi recentemente ripresa da Salvatore Rebecchini, membro della Fondazione Magna Carta, che colloca questa nuova forma di capitalismo «all’antitesi delle fondamenta cristiane dell’economia di mercato». Per l’economista cattolico, «il wokismo contraddice la visione filosofica e antropologica cristiana, la natura dell’uomo, il suo rapporto con il Creatore e con il creato. In ciò si allontana dalle condizioni che hanno reso possibile la nascita e lo sviluppo della economia di mercato», che affonda le proprie radici nella filosofia scolastica e nel pensiero di San Tommaso d’Aquino.  

Roberto

2 commenti:

  1. Analisi chiara di un argomento complesso. Grazie per questi approfondimenti e complimenti per l’interessante rubrica che seguo e propongo a scuola ai miei studenti. Ci vorrebbero più intellettuali cattolici che facciano da pensiero critico a quanto oggi accade nella società civile e ahimè da qualche tempo anche dentro la Chiesa.
    Una professoressa di liceo

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  2. Incredibili gli esempi riportati di Amazon e Microsoft. Molto bello l'evento Le Tavole di Assisi, con i conferenzieri che ha messo insieme questo ultimo settembre. Anche la Fondazione Magna Carta non la conoscevo, molto interessante. Quel che dice Papa Leone XIII, che "condanna parimenti il socialismo e il capitalismo considerandole due ideologie – due derive opposte – di una identica ideologia materialista" lo si ritrova anche in alcuni passaggi di Guénon sul cosiddetto <> e il pragmatismo, e in particolare nella sua opera "Il Regno della quantità e i Segni dei Tempi". Il pensiero unico di oggi che ci troviamo a criticare come superstiti è, se non figlio diretto, imparentato con la pseudo-scienza detta materialismo storico.

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