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lunedì 12 dicembre 2022

Simbolo della Chiesa "indietrista", è partita la caccia ai chierichetti

Ora i novatori liturgici ce l'hanno anche con i chierichetti.
Sul Papa e gli "indietristi" QUI alcuni post di MiL.
Luigi

Lo Spiffero, 4-12-22

Uno dei segni di vitalità della Chiesa e di una efficace pastorale rivolta ai fanciulli era la presenza dei chierichetti attorno all’altare. Stuoli di ragazzi avevano così modo di accostarsi alla liturgia cristiana e di apprendere ad amarla. Oggi, essi sembrano quasi scomparsi rendendo più visibile la canizie dei fedeli e le assemblee ancor più fredde. La causa, naturalmente, viene addebitata alla secolarizzazione e alla «fine della cristianità». Pochi però sanno che la presenza di giovani accoliti – la parola chierichetti è ritenuta troppo clericale – non è vista di buon occhio da certi liturgisti, secondo i quali non costituirebbe un germoglio in quanto indice di una visione «indietrista». Così gli occhiuti emissari di S. Lorenzo se vedono in qualche parrocchia che ancora ci sono i chierichetti – magari in talare e cotta – si insospettiscono immediatamente. In una parrocchia della cintura torinese, dove i fiorenti gruppi giovanili che animavano – persino con il gregoriano! – le celebrazioni, sono stati decimati dal nuovo parroco modernista in quanto in odore di «indietrismo». Il diacono – sempre un po’ meno astuto del superiore – a coloro che chiedevano conto della sparizione dei chierichetti, ha confessato candidamente che erano stati allontanati «in quanto (sic) tradizionalisti». Meglio pochi anziani buoni che molti giovani passatisti, anche se inconsapevoli. D’altro canto, l’arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, ha auspicato in questi giorni che «la Chiesa del futuro sia aperta agli atei». Naturalmente anziani. Non sia mai che i giovani atei – magari vedendo i chierichetti – diventino tradizionalisti e, di conseguenza, acquistino o ritrovino la fede.

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