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mercoledì 23 febbraio 2022

dalla rivista 'Cardinalis' #2 - "Traditionis Custodes: il caso francese" #traditioniscustodes #cardinalis #chiesacattolica

Ieri abbiamo presentato un pr
imo interessantissimo articolo uscito sulla nuova rivista "Cardinalis" (riservata a tutti i componenti del Sacro Collegio ed inviata loro nelle rispettive sedi) in cui si parlava della reazione dei cardinali nel mondo al motu proprio sciagurato, ormai tristemente noto. Quest'oggi ci inviano un altro commento sulla questione tradizionale fransese e sullo scandalo vissuto dai fedeli d'oltralpe alle inspiegabili limitazioni al Summorum Pontificum da parte di papa Francesco. 
Ringraziamo come sempre la Redazione di Cardinalis per la cortesia di inviarci il testo tradotto, pronto per la pubblicazione su MiL. 
Roberto  


Questo articolo è apparso sulla rivista Cardinalis.


Traditionis custodes: il caso francese

Fin dall'inizio del suo pontificato, il francofilo Benedetto XVI si è adoperato per allentare le tensioni sui riti e promuovere l'unità della Chiesa. Nel settembre 2008, un anno dopo la pubblicazione del Summorum Pontificum, il Santo Padre ha incontrato i Vescovi francesi riuniti a Lourdes e ha dichiarato, a proposito dell'integrazione dei fedeli che utilizzano il Messale di san Giovanni XXIII: «Spero che l’indispensabile pacificazione degli spiriti sia, per grazia di Dio, in via di realizzarsi. […] Nessuno è di troppo nella Chiesa. Ciascuno, senza eccezioni, in essa deve potersi sentire “a casa sua”, e mai rifiutato. […] Sforziamoci pertanto di essere sempre servitori dell'unità».

Numerose vocazioni

È vero che la Francia (insieme agli Stati Uniti) è il paese in cui particolarmente importante è la corrente tradizionale. Ciò si riscontra in particolare nelle vocazioni sacerdotali. Mentre in Francia, secondo il censimento del quotidiano La Nef, i fedeli delle comunità tradizionali costituiscono solo il 4% dei praticanti (7% se si include la Fraternità San Pio X), le ordinazioni nella forma straordinaria hanno rappresentato il 17 % delle ordinazioni del clero francese nel 2020. Nello specifico, nel 2020 ci sono state 110 ordinazioni di sacerdoti francesi: 91 in forma ordinaria e 19 in quella straordinaria.

Va aggiunto che tra i sacerdoti ordinati nella forma ordinaria, c'erano 11 sacerdoti della Comunità di San Martín. Questa comunità venne fondata da padre Jean-François Guérin nel 1976 a Genova, sotto gli auspici del tradizionalissimo cardinale Siri. La sua principale caratteristica è costituita dalla forma di celebrare la messa in modo ordinario nel seminario di Evron, ma in latino e con i sacerdoti che indossano tutti la tonaca. Il suo successo è cresciuto negli anni e molti dei suoi seminaristi seguono entrambe le forme del rito romano o provengono da famiglie che partecipano alla Messa secondo il Messale di San Giovanni XXIII. Nel 2021, in questa comunità, in Francia, sono stati ordinati 27 sacerdoti, mentre nel resto delle altre diocesi sono stati ordinati solo 79 sacerdoti. Secondo alcune previsioni, in 30 anni un terzo del clero francese potrebbe provenire da questa comunità.

Nonostante ciò, si può dire che in questo Paese la proporzione di vocazioni provenienti da famiglie che partecipano alla Messa tradizionale è molto alta, troppo alta comunque per non sollevare il dubbio riguardo ai benefici della pacifica convivenza dei due messali, o anzi, come ha detto Benedetto XVI, del "reciproco arricchimento" delle due forme.

Giovani molto presenti

Un altro segno della vividezza dell'ambiente tradizionale in Francia è senza dubbio il "Pellegrinaggio di Chartres", organizzato ogni anno a Pentecoste dalla cattedrale di Notre Dame di Parigi a quella di Notre Dame di Chartres dall'associazione Notre Dame de Chrétienté. Riesce a radunare per tre giorni circa 15.000 persone, principalmente giovani, in un momento in cui questi si recano sempre meno in chiesa. Molti di loro sono ormai abituati a entrambe le forme del rito romano.

Contemporaneamente, la Fraternità Sacerdotale San Pio X organizza un pellegrinaggio in senso opposto, da Chartres a Parigi; anche questa riunisce diverse migliaia di persone.

Una situazione che si è calmata ma corre il rischio di riaccendersi

Nell'aprile 2020, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha lanciato un sondaggio tra i vescovi sull'applicazione del Summorum Pontificum. La Conferenza Episcopale Francese ha rilevato alcuni aspetti positivi e altri che necessitano di ulteriore lavoro e integrazione. In generale, si può ritenere che la situazione in Francia si sia calmata, il che non è evidente, poiché questo paese è stato l'epicentro dei dissidi che hanno seguito la riforma liturgica.

Così, i vescovi francesi sono rimasti piuttosto sorpresi dal contenuto del motu proprio di papa Francesco. Ospite di una trasmissione televisiva, mons. Olivier Leborgne, vescovo di Arras e vicepresidente della Conferenza episcopale francese, che non ha fama di essere particolarmente favorevole alla forma straordinaria, si è dichiarato "sorpreso" dal motu proprio Traditionis custodes, ritenendo che in Francia «nella maggior parte casi, sta andando bene». Considerando che il Papa deve «avere avuto informazioni che noi non abbiamo», mons. Leborgne ha anche sottolineato che «il tono del Papa è duro, lo ammetto, riconosco che mi ha sorpreso».

Volendo evitare una nuova guerra liturgica, i vescovi francesi (alcuni dei quali celebrano di tanto in tanto la forma straordinaria) hanno subito cercato di calmare le acque pubblicando un comunicato in cui «desiderano offrire ai fedeli che celebrano abitualmente secondo il Messale di san Giovanni XXIII e ai loro Pastori, la loro attenzione, la stima che hanno per lo zelo spirituale di questi fedeli, e la loro determinazione a continuare insieme la missione, nella comunione della Chiesa e secondo le norme vigenti.

Per questo non stupisce che ogni sabato, dalla pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes, si organizzi davanti alla Nunziatura apostolica una manifestazione dei fedeli che chiedono “libertà per Summorum Pontificum”.

Un testo percepito come una rottura

Una cosa è certa: visti dalla Francia, i ‘motu proprio’ di san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che legittimavano e liberalizzavano l'uso del messale di san Giovanni XXIII avevano contribuito molto a pacificare una situazione molto tesa. Tornando indietro, papa Francesco ha scandalizzato alcuni fedeli (compresi quelli che non seguono la forma straordinaria) e persino l'episcopato.

In primo luogo, ha fatto nascere il rischio di nuove divisioni laddove i suoi predecessori avevano cercato di promuovere l'unità. Gli scontri sembravano appartenere a un lontano passato, soprattutto per le generazioni più giovani che ne avevano poca o nessuna esperienza.

In secondo luogo, in termini di forma, Papa Francesco non solo ha cambiato le norme attuali, ma ha chiaramente rotto con i suoi immediati predecessori su questo tema, fatto estremamente insolito nella storia della Chiesa moderna. Peggio ancora! Il Summorum Pontificum è stata una delle principali riforme del pontificato di Benedetto XVI e papa Francesco l'ha soppressa nonostante il suo predecessore sia ancora in vita, fatto che, in Francia come altrove, potrebbe essere vista come una grave mancanza di delicatezza che si sarebbe potuta evitare.

Questo è probabilmente il motivo per cui il cardinale Sarah, considerato molto fedele a papa Francesco e, allo stesso tempo, molto sensibile alla liturgia tradizionale, ha voluto reagire alla Traditionis custodes con un articolo pubblicato sul quotidiano francese Le Figaro, nel quale riprende la formula di Benedetto XVI: «Nessuno è di troppo nella Chiesa». Considerando che «La pace liturgica è il segno della pace che la Chiesa può portare nel mondo», il cardinale africano fa proprie le parole di Benedetto XVI, il quale affermò che «Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che le generazioni precedenti consideravano sacro, rimane sacro e grande anche per noi, e non può essere all’improvviso del tutto proibito o addirittura considerato dannoso».


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