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lunedì 14 febbraio 2022

A proposito di «Fidem servare»: qualche (preoccupata) osservazione a prima lettura

Come preannunciato ieri da MiL, che sin dal 15 dicembre scorso aveva anche anticipato il contenuto della riforma, con il Motu Proprio «Fidem servare», pubblicato oggi (ved. qui e qui), il Sommo Pontefice ha modificato la struttura interna della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF).

Se consideriamo l’importanza della materia, la Lettera Apostolica pare un testo piuttosto smilzo, che potrebbe quasi passare inosservato, o ritenersi una mera anticipazione dell’attesa e mai realizzata riforma complessiva della Curia romana. 

Tuttavia, ad una prima e veloce lettura almeno un passaggio può attirare la nostra attenzione. Si tratta di questo (è il punto 2. del Motu Proprio): «La Sezione Dottrinale, attraverso l’Ufficio dottrinale, si occupa delle materie che hanno attinenza con la promozione e la tutela della dottrina della fede e della morale. Essa, inoltre, favorisce gli studi volti a far crescere l’intelligenza e la trasmissione della fede al servizio dell’evangelizzazione, perché la sua luce sia criterio per comprendere il significato dell’esistenza, soprattutto di fronte alle domande poste dal progresso delle scienze e dallo sviluppo della società».

Alla "nuova" CDF, dunque, compete un'attività in qualche modo promozionale (“favorire gli studi”), in particolare nel senso precisato dal Motu Proprio: la Lettera Apostolica sembra indicare ai teologi lungo quali linee orientare la riflessione scientifica, segnalando altresì quali siano le questioni che si ritengono meritevoli di particolare approfondimento, a servizio dell'evangelizzazione. A tal proposito, colpisce, in particolare, la volontà di far crescere l’intelligenza e la trasmissione della fede per comprendere il significato dell’esistenza (sic) soprattutto (si badi: soprattutto) di fronte alle domande poste dal progresso delle scienze e dallo sviluppo della società. 

A fronte di tutto ciò, pur senza trascurare il taglio inopinatamente esistenzialistico dell’assunto, quasi che la miglior intelligenza della fede serva più che altro per sentirsi a proprio agio nella condizione esistenziale in cui ci si trova, piuttosto che a conseguire la salvezza acquistataci dal Signore col sacrificio redentivo della Croce, non ho potuto non pensare a quanto leggevo lo scorso 10 febbraio sul blog di Sandro Magister, che menzionava la seguente dichiarazione del Card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo (con sottolineature mie): «Le posizioni della Chiesa sulle relazioni omosessuali come peccaminose sono sbagliate. Credo che la fondazione sociologica e scientifica di questa dottrina non sia più corretta. È tempo per una fondamentale revisione dell’insegnamento della Chiesa e il modo con cui papa Francesco ha parlato dell’omosessualità può condurre a un cambiamento nella dottrina».

È esagerato il timore che il richiamo “alle domande poste dal progresso delle scienze e dallo sviluppo della società”, inserito proprio nell’atto riformativo della Congregazione per la Dottrina della Fede, possa preludere ad un allineamento alle pretese teorie scientifiche circa la normalità dell’orientamento omosessuale, e, così, alla tanto attesa disapplicazione, in nome di una rinnovata dottrina science-friendly, degli scomodissimi insegnamenti paolini sulla sodomia? 

È sempre Magister a ricordare che in una recente conferenza stampa, il vescovo di Limburgo e presidente della conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing, ha riferito che «dopo un incontro avvenuto in Lussemburgo tra lui, Hollerich e il cardinale maltese Mario Grech, segretario generale del sinodo dei vescovi, è stato ricevuto in udienza da papa Francesco, che avrebbe incoraggiato la creazione di un gruppo di lavoro su come conciliare il sinodo tedesco con quello della Chiesa universale».

Sto formulando un giudizio temerario, se ipotizzo che la riforma della Congregazione della Dottrina della Fede sia stata pensata per arrotondare gli spigoli dottrinali che rendono difficile la fase attuale del pontificato, e consentire un qualche assorbimento del sinodo tedesco, anche a costo di adattare la dottrina agli aneliti fieramente eterodossi dell’episcopato teutonico? Ed è plausibile domandarsi quali ulteriori magnifiche sorti e progressive potranno essere aperte alla miglior comprensione della fede in base allo sviluppo scientifico e sociale, oggi particolarmente sensibili all'ambientalismo più radicale? Non è forse questo ciò che auspica da sempre il modernismo: la permanente riformulazione della dottrina al seguito dell’inarrestabile mutare delle teorie scientifiche e sociologiche?

Si tratta di preoccupazioni destinate ad acuirsi, se mai risultassero confermate le indiscrezioni che circolano circa i nominandi nuovi Prefetto della Congregazione e Segretario della Sezione Dottrinale (ved. qui). Da parte mia, sarei davvero felice se le mie considerazioni potessero rivelarsi sbagliate; in ogni caso, mi permetto di suggerire di aggrapparci al Rosario. Il Motu Proprio reca la data dell’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes: possiamo essere certi che la Madre della Chiesa non permetterà che vada a buon fine nessun tentativo di associarLa a qualsivoglia attentato all’integrità della dottrina.

Enrico Roccagiachini