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sabato 25 settembre 2021

Francesco scatenato contro tutti nell'incontro con i gesuiti in Slovacchia #traditioniscustodes

QUI il discorso integrale del S. Padre.
Possiamo dire, salva reverentia, sempre peggio.
Luigi

Ha suscitato vasta eco sui media la conversazione che il Papa ha avuto con i confratelli gesuiti nella nunziatura di Bratislava, soprattutto per il complotto che durante la sua malattia sarebbe stato ordito alle sue spalle in vista di un eventuale conclave. L’affermazione è sorprendente, soprattutto perché detta da chi, come lui, è il risultato di quelle trame che per anni furono messe in atto dalla famosa «mafia di San Gallo» e che, dopo che nel 2005 non ebbero successo, riuscirono infine, nel 2013, a portare Bergoglio sul soglio di Pietro.
Il contenuto della conversazione è molto interessante perché manifesta non solo la sua ecclesiologia ma perché individua quello che oggi per il Sommo Pontefice sarebbe il «male della Chiesa». Esso non è come si potrebbe pensare, rappresentato dal peccato dei suoi membri o dall’apostasia dei cristiani, dalle chiese vuote e dai seminari deserti, ma dalla «tentazione di tornare indietro» in quanto «si torna al passato per cercare sicurezze». Per cui «ci da paura celebrare davanti al Popolo di Dio che ci guarda in faccia e ci dice la verità».
Così le perversioni che oggi affliggono il Corpo di Cristo non sono la confusione dottrinale e lo smarrimento delle coscienze, ma «la rigidità e il clericalismo».

Parlando di «ritorno indietro» non poteva mancare un richiamo a Traditionis Custodes con il quale egli si è proposto di «fermare l’automatismo del rito antico e tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II» poichè ci sarebbero giovani che dopo un mese di ordinazione vanno dal vescovo a chiedere di celebrare la Messa antica e «Questo è un fenomeno che indica che si va indietro».

Così anche il sacerdote che offre rivolto ad Deum il Sacrificio dell’altare lo farebbe per paura del Popolo di Dio, assurto a fonte della verità. Forse nemmeno i più audaci teologi della liberazione erano arrivati a tanto e cioè ad elevare il popolo a tanta altezza sino a farne l’espressione del Vero.

Chiediamoci allora che cosa significhino per una realtà soprannaturale - come crediamo sia la Chiesa - le espressioni «andare avanti» o «andare indietro» e soprattutto andare avanti o andare indietro rispetto a chi e a che cosà? A questa cruciale domanda conosciamo le variegate risposte di molti vescovi e preti o laici «adulti» : i valori del Regno, la fraternità umana, l’unità del genere umano, la pace universale, le religioni e le fedi riconciliate, la salvezza della Terra etc. Una sola manca sempre, oppure viene citata marginalmente, quasi vergognandosene e cioè la salus animarum, quella che dovrebbe essere ancora per la Chiesa di Cristo la suprema lex. Se così è, ogni volta che anche una sola anima è guadagnata a Cristo, unico e necessari Salvatore di tutti gli uomini, la Chiesa – Suo Corpo Mistico - avanza, così come ogni volta che una sola anima è perduta, irretita e travolta dal peccato, la sua Chiesa indietreggia.

Circa le intenzioni di Benedetto XVI nel promulgare Traditionis Custodes sappiamo – perché lo ha scritto – che egli non aveva di mira la pace con i lefevriani o compiacere qualche nostalgico, ma ridare cittadinanza e legittimità ad un rito venerabile e mai abrogato perché fosse – a certe condizioni, ma senza odiose restrizioni – celebrato insieme alla forma ordinaria, per la santificazione delle anime e la pace nella Chiesa.

L’argomento è infine chiuso dal consueto e consunto aneddoto di quel cardinale che a due preti giovani che chiedevano di poter imparare il latino per poter celebrare con l’antico rito rispose invitandoli prima ad imparare lo spagnolo e poi il vietnamita.

Se vogliamo parlare di ermeneutica, possiamo soltanto dire che quello che papa Francesco ha sviluppato si presenta come una vera e propria rottura intrisa di posizioni ideologiche.

Michele Di Pietro

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