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martedì 3 agosto 2021

Gotti Tedeschi ricorda i buoni “perché” del Summorum Pontificum #traditioniscustodes #summorumpontificum

Un contributo dell'amico Ettore Gotti Tedeschi.
Luigi

28 Luglio 2021 Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il prof. Ettore Gotti Tedeschi ci ha inviato queste riflessioni-ricordo sul Motu Proprio Summorum Pontificum emanato da papa Benedetto XVI. Lo ringraziamo di cuore, e vi auguriamo buona lettura.
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Caro dottor Tosatti, considerando l’interesse e l’attenzione suscitato dal motu proprio Traditionis Custodes, spero sia gradito ricordare o raccontare ai suoi lettori quanto segue.

Circa quattro anni fa, il 14 settembre 2017, al decimo anniversario del Motu Proprio SummorumPontificum, si tenne a Roma un Convegno, organizzato dal Sodalizio Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum e dalla associazione Giovani e Tradizione. Io fui invitato quale relatore laico, vicino ai maggiori liturgisti e teologi, tra cui avrebbe dovuto essere anche il card. Caffarra che il Signore però chiamò a sé sette giorni prima (il 6 settembre).

Le relazioni son state raccolte in un libretto edito da Fede&Cultura, titolato “Una nuova giovinezza per la Chiesa”.

Ricordo ora alcune considerazioni, da me scelte, fatte dai relatori.

– Nella sua prefazione P. Cassian Folsom, O.S.B. del monastero di S. Benedetto a Norcia, ricordò la sua conclusione al Convegno Liturgico del 2001, al cospetto del Card. Ratzinger. In quella occasione disse che: “gli unici motivi per limitare l’uso dell’ Ordo Antiquior sarebbero stati motivi politici”. Ratzinger, con dolcezza, lo corresse dicendogli: “ Pastorali, non politici…”. Infatti, dice P. Cassian, il suo successivo Motu Proprio Summorum Pontificum fu pastorale, ma anche lungimirante per i frutti positivi che ha successivamente generato…

– P. Vincenzo Nuara, O.P., Moderatore del Sodalizio, cominciò spiegando che il Motu Proprio mirava ad una riconciliazione nella Chiesa al fine di far convivere le due forme ordinaria e straordinaria; poi spiegò che il primo frutto del Summorum Pontificum fu la partecipazione dei giovani, ridando così giovinezza alla vita spirituale di molti e diventando strumento di evangelizzazione, perché “molti di coloro che oggi ritornano alla fede cattolica, quasi tutti arrivano o sono passati attraverso la liturgia tradizionale!”. (Interessante considerazione, no?).

– SER Mons. Guido Pozzo, Segretario di Ecclesia Dei (e per tanti anni assistente del Card. Ratzinger alla Dottrina della fede), spiegò che in dieci anni dalla pubblicazione del Motu Proprio le celebrazioni domenicali in VO erano più che raddoppiate in tutti i paesi europei Francia, Germania, UK, Italia e anche in USA (escludendo quelle FSSPX), ma non per ragioni “nostalgiche” essendo la partecipazione prevalente di giovani. (Interessante no?).

– Il Card. Gerard Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, iniziò spiegando che la messa tridentina fu una reazione all’attacco di Lutero al carattere sacrificale della messa al fine di proporre una concezione teologica diversa dal cristianesimo. Ciò perché la dottrina ha i suoi fondamenti nella liturgia che è elemento centrale e costitutivo dell’agire della Chiesa. Ricordò un pensiero di J. Ratzinger (in Teologia della Liturgia): “La liturgia non è espressione della coscienza della comunità, coscienza del resto sparpagliata e mutevole, essa è Rivelazione accolta nella fede e nella preghiera(…) Il crollo della Liturgia ha determinato il crollo della fede….E siam certi che la liturgia Latino-Gregoriana continuerà a ridare giovinezza di fede ed esser motivo di speranza per il futuro della vita della chiesa”. (Non dimentichiamolo).

– Il card.Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ricordò che la decisione del Motu Proprio era spiegata dalla “proposta di alcuni liturgisti cattolici di adattare finalmente la riforma liturgica alla svolta antropologica dell’epoca moderna e di costruirla in senso antropocentrico”. Dimenticandosi di Dio.

Ricordò poi che l’usus antiquior deve esser considerato come normale nelle vita della chiesa del XXI secolo, anche se statisticamente meno utilizzato, ma non per questo inferiore e non dovrebbe esserci concorrenza tra le due forme.

Disse ancora il card. Sarah: “Mi rivolgo a coloro che sono associati alla forma antica di rito romano. Alcuni vi chiamano tradizionalisti, e voi stessi vi chiamate cattolici tradizionalisti. Per favore, non fatelo più! Voi non siete tradizionalisti, siete cattolici del rito romano, come me, come il Santo Padre. Voi non siete di seconda classe… Voi siete chiamati da DIO a prendere il vostro posto nella vita e missione della chiesa…Non per esser rinchiusi (o per ritirarvi) in un ghetto… Nessuno vi ruberà l’usus antiquior del Rito Romano, ma molti saranno beneficati, in questa vita e nella futura, dalla vostra fedele testimonianza cristiana…” (Non dimentichiamolo).

Spero di aver ricordato cose utili.

Ringrazio i lettori di Stilum Curiae della loro attenzione.

Ettore Gotti Tedeschi