Pagine

mercoledì 5 giugno 2019

50° anniversario del "Breve esame critico del Novus Ordo Missae": Ottaviani e Bacci santi subito.

Oggi, 5 giugno 2019 ricorre il L anniversario del "Breve esame critico del Novus Ordo Missae" dei Signori Cardinali A.Ottaviani e Bacci. 

Ricorreva la Solennità del Corpus Domini dell'anno 1969 quando l'ex Prefetto del Sant'Uffizio e il Card. Bacci indirizzarono al Papa Paolo VI una lettera per allegarvi il loro esame critico della nuova liturgia che ritenevano errata, rischiosa e dannosa 
Cogliamo l'occasione per ricordare per l'ennesima volta che la riforma come fu attuata non era assolutamente stata pensata nè voluta dai Padri Conciliari. 
Essa fu studiata, anzi, consapevolmente stravolta, a tavolino da una commissione "ecumenica" guidata dal famigerato Bugnini, che, prendendo in ostaggio lo "spirito del Concilio" fece scempio della S. Messa e della liturgia cattolica, che in oggi - per come sono state empiamente riformate - tanto cattolica non si possono, forse, più dire). 

Sia la lettera sia l'esame critico noi li abbiamo sempre condiviso in ogni loro singola parola (e, ben inteso, pur anco negli intenti) e che a distanza di anni, lo riteniamo attualissimo! 

Ah, come avevano, amaramente, ragione!!! 

Ci consola questo: sappiamo che moltissimi preti giovani (non solo italiani), come da tempo ormai ci viene confermato dai moltisismi contatti via mail, stanno già attuando nel loro piccolo la "riforma della riforma" come avviata da Benedetto XVI, e siamo certi che tra qualche anno (foss'anche una decina o più) prima o poi si giungerà ad una rettifica del Messale di Paolo VI. 
Certamente non un ripristino in toto del Messale del 1962, ma una sostanziale e dottrinale correzione dei testi e delle rubriche del Messale Montiniano sì. 
E' fisiologico, e già, nei fatti, sta avvenendo, se non altro nella celebrazione. 

per chi conoscesse l'inglese, offriamo anche un articolo su Rorate Caeli

Roberto

15 commenti:

  1. "Rettifica del Messale di Paolo VI"? Come si può rettificare (rendere retto) ciò che per sua natura è nato storto?
    Sarebbe una toppa messa su di un vestito consunto. No: la "messa" bugniniano-montiniana va eliminata. Non si può curare una metastasi con un anti dolorifico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. evidentemente l'autore dell'articolo non ha letto bene l'esame critico... come se bastasse mettere qualche manipolo, girare l'altare, qualche canto in latino a sanare una messa ambigua con un offertorio farisiaco, che confonde il ruolo del sacerdote con i fedeli etc.. se è per questo anche gli anglicani hanno la messa alta ma rimangono pur sempre protestanti.. La riforma nella riforma è una favoletta!

      Elimina
  2. Credo che desiderare una semplice rettifica del Messale non sia la soluzione, o meglio sembra quasi considerare il VO come qualcosa oramai irrimediabilmente perso e inutilizzabile. Credo che invece dipenda in buona parte dai sacerdoti celebrare essi stessi in VO e una volta raggiunta una "massa critica" si potrà scegliere facilmente in quale chiesa andare ad assistere in uno dei due riti. Anche se è un processo lungo e necessario passare dai seminari fino al soglio piú alto, proprio liberalizzando e incoraggiando con l'esempio magari perché no con un summorum pontificum bis

    RispondiElimina
  3. Può essere senz'altro ammesso che i Padri conciliari non volessero una riforma della liturgia come quella di Paolo VI, come hanno autorevolmente affermato i card. Antonelli, Stickler e Farina e molti altri liturgisti e teologi ma la SC contiene delle equivocità, facilmente estensibili a discrezione di qualsiasi sovversivo sulla base di pretese esigenze pastorali: primato del gregoriano ma a parità di condizioni (!?), primato dell'organo ma introduzione di altri strumenti, ampia partecipazione del popolo all'azione sacra, conservazione del latino ma introduzione di altre lingue, promozione del canto popolare religioso, etc. etc. Ce n'è abbastanza per arrivare al rifiuto dottrinale di una tradizione liturgico-musicale millenaria e all'oscuramento del sacerdozio ministeriale e della fede. I cosiddetti 'abusi' nella liturgia sono connaturati al testo e allo spirito della riforma 1969, redatta nella confusione e a colpi di mano, come ampiamente documentato. Una riforma della riforma, anche se proposta con le più buone intenzioni esiterebbe facilmente in un ibrido compromesso data anche l'accanita difesa di ufficio, che arriva alla proibizione, da parte di vescovi, sedicenti pastori di anime, incapaci di una riflessione critica su quanto sta accadendo nella Chiesa.

    RispondiElimina
  4. Quanto avveniva, all'epoca, si vedeva benissimo. Chiedo: l'obbedienza ad attuare ciò che veniva imposto era dovuta o per fedeltà al Magistero di sempre della Chiesa era d'obbligo disobbedire?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chi obbedisce non sbaglia mai. Tanto nessun vescovo o visitatore avrebbe mai potuto costringere nessuno a mettere un nuovo Altare davanti al precedente (anzi secondo un responso della congregazione dei riti non sarebbe neppure consentito avere due Altari sul medesimo presbiterio), togliere arredi ed apparati, archiviare il gregoriano ed il Canone Romano, acquistare nuovi paramenti, togliere la balaustra, dare la Comunione solo in piedi, etc... etc.... Purtroppo è passato come obbligatorio ciò che era meramente un'opzione e molte volte solo una moda figlia dei tempi.

      Elimina
  5. Esiste già un Messale da cui partire ed è quello del 1965 che ammetteva alcune parti in “vernacolo”

    RispondiElimina
  6. Occorre senza dubbio una sistemazione del messale emanato da San Paolo VI perché se oggettivamente non si può dire che non sia cattolico, perché non è vero (ad es. la parola "Sacrificio" è ripetuta più volte), ciò nonostante sarebbe utile emendare alcune parti ed integrare le rubriche, in modo che sia più chiaro come lo stesso sia una edizione del Messale Romano nato per facilitare la preghiera e la contemplazione del Mistero e non un "edificio nuovo costruito con i materiali di quello antico". Accanto a delle criticità che ne hanno favorito un uso purtroppo quasi protestante (lo dico con il dolore nel cuore) ha anche qualche pregio (le criticità erano state, tra l'altro, rilevate dallo stesso S. Paolo VI, da quanto si comincia ad apprendere ma i misteri di quel periodo sono tanti). Già ora utilizzandolo in continuità con la Tradizione (Altare orientato o almeno con il Crocefisso al centro, candelieri e tovaglie degne, Canone Romano, gregoriano e magari latino) le differenze si smussano e se ne apprezzano anche i testi, alcuni dei quali veramente teologicamente profondi. La liturgia è formata da una parte Divina ed una parte umana e quella umana, per forza di cose cambia, si perfeziona ed a volte, per certi aspetti, può anche peggiorare. A modestissimo parer mio, l'errore del santo papa Paolo VI è stato quello di impedire l'uso dell'edizione precedente in modo repentino e senza una valutazione ponderata che avrebbe potuto portare ad una coabitazione delle due forme, magari stabile e sicuramente senza traumi (ma ripeto i misteri in quegli anni sono tanti).
    Se non sbaglio, anche S. Giovanni Paolo II aveva pensato di istituire una commissione per aggiornare il Messale di Paolo VI, avvicinadolo al Messale del '62 di San Giovanni XXIII e contemporaneamente aveva previsto la liberalizzazione dell'utilizzo di quest'Ultimo ma, sempre per sentito dire, so che molti vescovi si erano opposti a quest'ultima ipotesi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sta di fatto che col novus ordo il celebrante è libero di "creare",di assumere posture corporali del tutto incompatibili con la sacralità e quindi con riflessi dannosi sulla fede degli astanti. Con la Santa Messa di sempre tale scempio non è concepibile.

      Elimina
    2. Non basta certo spostare, superficialmente, dei candelieri o tovaglie o, peggio, emendare rubriche (!?!). La differenza tra VO e NO è abissale poiché la riforma, con il pretesto del bene del popolo ( la canzonetta di tutti i rivoluzionari !) è del tutto ideologica: l'assemblea che può autogestirsi che sostituisce il sacerdozio ministeriale. Quindi i cosiddetti abusi sono, alla luce di pretese esigenze pastorali, del tutto legittimi e correlati al testo ( subdolamente mimetizzato ), e allo spirito della riforma. Paolo VI, autore principale della riforma per aver lasciato fare al suo interlocutore privilegiato Bugnini che era stato cacciato dalla Commissione conciliare e da lui reintegrato, si è guardato bene dal correggere le 'criticità'.

      Elimina
    3. In quali parti del messale Paolino sarebbero previsti questi elementi da Lei riportati? Per celebrarla ci vuole un prete! e sarebbe valida anche se non vi dovesse essere neppure l'accolito a rispondere. Il sacerdozio comune dei fedeli è una verità di fede e lo si esercita anche nella messa di S. Pio V (es. con l'amen della dossologia). La messa di Paolo VI è la medesima di Pio V ma semplificata ed è ancora più simile al messale domenicano (essendo quest'ultimo più antico di quello di S. Pio V). Come disse Mons. Bux in una conferenza, se celebrate entrambe in latino e su l'Altare tradizionale ben pochi si accorgerebbero delle differenze. L'espressione Spirito della riforma mi fa pensare a quella famigerata di spirito del Concilio ovvero aria fritta, con tutto il rispetto.

      Elimina
  7. Fintantoché esisteranno due messali, due forme del rito romano, ci sarà sempre confusione nella Chiesa Cattolica. Tenete a mente questo: lì dove non c'è unità e comunione, c'è sempre la mano di Satana. In questo caso è sempre valido l'adagio che dice che l'unico modo per ritornare sui propri passi è ripartire dal punto esatto in cui si era prima di perdere la via o l'orientamento. Il messale di Paolo VI non ha prodotto nulla di buono nella Chiesa, i frutti marci sono evidentissimi. Credo che la riforma liturgia degli anni '60 sia uno degli errori più grandi fuoriusciti dal Concilio. L'unico modo per ristabilire la verità è ritornare alla liturgia preconciliare, ridefinendo e arricchendola ancora di più per i nostri giorni. Anche ciò che riguarda i documenti del Concilio. Bisogna tenere quel poco che c'è di buono ma rigettare con autorità tutte le ambiguità e le incongruenze con il magistero precedente. Certo ci vuole coraggio per fare questo, ma chiediamoci: quanto coraggio ha avuto Gesù Cristo per accettare di dover umiliarsi e morire sulla croce per indicare agli uomini la verità e la salvezza? Quanto coraggio hanno avuto i numerosissimi santi martiri per ribadire la verità di Cristo? È questo il tipo di coraggio di cui ha bisogno la Chiesa nel XXI secolo, e che ha perso da 50 anni a questa parte. Se la massoneria si è introdotta fino in San Pietro, la colpa è attribuibile a tutti quei prelati e cardinali che hanno preferito "la gloria degli uomini piuttosto che quella di Dio", barattando lo zucchetto e la fascia color porpora con la verità. Fino a pochi anni fa la situazione, nonostante già molto grave, è stata contenuta il più possibile da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma con Feancesco il misericordioso l'apostasia ha raggiunto i suoi massimi livelli in 2000 anni di Chiesa. Quando finirà tutto questo,perché finirà, i legittimi pastori dovranno prendere decisioni coraggiose e decisive, attribuendo al Magistero quella verità senza ambiguità e senza compromessi, in tutti i campi:liturgico, dogmatico, teologico, ecumenico, filosofico, ...applicando le sanzioni canoniche senza sconti alcuni e punendo quelli che disubbidiscono, altrimenti il modernismo uscirà dalla porta e rientrerà dalla finestra, e riprenderà il dominio e il comando della Chiesa, come sta facendo oggi.

    RispondiElimina
  8. Nella Chiesa Cattolica esistono ben più di due messali, perfino alcuni ordini hanno propri messali anche se per mera scelta - a mio modesto parere non condivisibile - non usa più nessuno o quasi. L'armonizzazione non deve significare omologazione. La Chiesa è un giardino non una piantagione estensiva di un unico fiore. A qualche detrattore del Messale Paolino consiglio di andare su YouTube e di visionare il filmato della S. MESSA celebrata da Mons. Bux per la festa della Madonna del Carmelo e poi mi dirà se non è cattolica. Il problema del Messale di San Paolo VI è per lo più la Sua giovane età che ne causa qualche imperfezione da emendare e soprattutto la "prassi" che impera. Potete stare tranquilli che anche il Messale del '62 nelle mani di un sacerdote protestantizzato o cmq poco formato ed attento e di qualche laico munito di chitarre e tamburi non sarebbe, con tutto il rispetto, molto solenne.

    RispondiElimina
  9. La Chiesa nel credo diciamo che è una, cattolica, oggi invece non è né una né cattolica. Ed ha anche un papa col munus in pensione che scrive libri e pubblica, e l'altro che esercita. Paolo Vi non è santo e non lo è Giovanni XXIII, ci sono fior di documenti in merito. Fino a quando Signore permetterai cinghiali, ladri e briganti nella Tua Vigna?

    RispondiElimina
  10. Anonimo delle 22 e 16 ha parlato ex cathedra con l'autorità che non si sa da dove gli sia venuta (a meno che non si tratti del papa regnante con qualche vuoto di memoria). Quando il papa (chiunque esso sia e nelle più svariate condizioni morali) dichiara santo qualcuno parla con l'infallibilità petrina. Neppure io capisco tante scelte fatte dagli ultimi pontefici (Altari girati, diaconi sposati, Comunione sulle mani, chierichete) ma semplicemente mi sforzo di essere umile - faticaccia - e mi dico: io questa cosa non la condivido e non la comprendo = se posso la evito. Ma quando un papa - chiunque questi sia - parla e stabilisce qualcosa con l'Autorità di Pietro ciò è indiscutibile o si è fuori dalla Chiesa... e ci si danna.

    RispondiElimina