In relazione al nostro post di qualche giorno fa su E.Em.R. il Cardinale Gianfranco Ravasi (VEDERE QUI), abbiamo trovato un piccolo ma intelligente commento sulla pagina FB di un nostro amico (vedere QUI la risposta che ha dato il ministro Salvini e QUI il giudice Alfredo Mantovano).
Ve lo proponiamo.
L
'Per quelli che "ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,35)'
1) L'ospite non è un immigrato, perché l'ospite mangia, saluta e se ne va, l'immigrato resta vita natural durante. È infatti l'interpretazione tradizionale di questa opera di misericordia non è "accogliere gli immigrati" ma "ospitare i pellegrini".
2) Le opere di misericordia si fanno per misericordia, non a pagamento. I ben remunerati centri di accoglienza che citano questo versetto sono ipocriti.
3) Lo Stato deve esercitare la virtù umana della giustizia, non le opere di misericordia, che sono invece espressione della virtù teologale della carità.
"Con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporti, uno di pace e l'altro di guerra, e rispetto ad entrambi la legge contiene giusti precetti. Ammettendo subito ed in maniera indiscriminata degli stranieri a trattare i negozi della nazione, possono sorgere molti pericoli; poiché gli stranieri, non avendo ancora un amore ben consolidato al bene pubblico, potrebbero attentare contro la nazione" (San Tommaso d'Aquino)
"ero straniero e non mi avete dato ospitalità" (Mt 25,43).
Gesù non parla di accoglienza, ma di ospitalità. Ravasi, biblista, dovrebbe insegnarci la differenza tra accoglienza e ospitalità. Comprendo che l'accoglienza è uno slogan molto caro, ma essa è molto generica. L'ospitalità è, al contrario, un termine che rimanda ad una condizione provvisoria, quindi temporale. Gli immigrati non cercano ospitalità, ma permanenza. Forse Gesù intendeva riferirsi ad altro. Non si è forse, come si è sempre detto, riferito all'accoglienza dei pellegrini che, da stranieri, si trovavano a percorrere strade e città a loro ignote? Ma un pellegrinaggio richiede un tempo, breve o lungo che sia, di passaggio. Forse sarebbe meglio non utilizzare la Sacra Scrittura per fini privati e ideologici.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 2241 dice:
"Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l'ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.
Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l'esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L'immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri."
Teologicamente, filosoficamente, logicamente, cattolicamente, razionalmente, giuridicamente, altrimenti, si rischia di prendere singole frasi, slegarle completamente dal resto del testo, dalla dottrina e dal magistero di duemila anni che le interpretano e strumentalizzarle per fini politici/per affermare la propria ideologia.
Aggiungo:
Mi piacerebbe che tutti questi cattolici indignati che vogliono applicare gli insegnamenti biblici e della Chiesa (e sottolineo che però dovrebbero conoscerli prima di parlarne, il magistero non è breve e non è trascurabile) in politica e nelle leggi statali e non dicono mai nulla sull’aborto, per esempio, riflettessero su questa contraddizione.