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domenica 4 febbraio 2018

“Vietato esibire simboli religiosi in Parlamento”. Riprende la marcia laicista targata Macron

da G.K. Chesterton, Eretici, Lindau, Torino, 2010, pp. 242-243 (originale del 1905)
La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Vedremo come andremo a finire se non ci sarà - non sappiamo in che modo - un'inversione di tendenza.
L

Il Foglio, Matteo Matzuzzi, 30-1-18
Roma. Per sei anni, tra il 1945 e il 1951, l'Abbé Pierre, deputato all'Assemblea Nazionale, si presentava in Aula vestendo il proprio abito religioso. Non accadrà più, e non solo perché è difficile immaginare un membro del Clero candidarsi alle elezioni legislative. Il motivo è nella decisione del Bureau della Camera bassa francese, che ha deliberato una nuova normativa allegata al regolamento interno (un regolamento vero e proprio per legge sarebbe stato sottoposto al controllo di costituzionalità) secondo il quale l'abbigliamento “non dovrà diventare un pretesto per la manifestazione di opinioni personali”.
Nel dettaglio, si precisa che sarà proibito portare “segni religiosi vistosi, un'uniforme, un logo, messaggi commerciali o slogan di natura politica”. I deputati potranno esprimere le proprie posizioni solo “oralmente”. La misura è stata voluta dal presidente dell'Assemblea nazionale, il macroniano François de Rugy, ex ecologista poi passato nella brigata dell'attuale presidente francese. Durissima la reazione della Conferenza episcopale francese: “I deputati rappresentano il popolo, e il popolo non è laico”, ha detto sul Monde il segretario, mons. Olivier Ribadeau-Dumas. Perfino l'Osservatorio sulla laicità si è mostrato perlesso, notando che “i deputati non sono neutri per definizione”.