Quer pasticciaccio brutto dei FFI
di Marco Tosatti - Blog San Pietro e dintorni
Nei giorni scorsi i Commissari dei Frati francescani dell’Immacolata si sono incontrati con i superiori dell’ordine e con i delegati per discutere della situazione, e per verificare se esistono le condizioni per un “Capitolo generale”, cioè un’assemblea dei frati, che potrebbe avere luogo nell’autunno di quest’anno.
La Congregazione per la vita religiosa comincia a vedere con un certa inquietudine la situazione dell’ordine; ci si rende conto che il commissariamento che si è protratto per quasi tre anni, e su motivazioni mai sufficientemente chiarite non può protrarsi in maniera indefinita. E la sentenza finale della Corte di Cassazione che ha stabilito che i beni di cui l’Ordine usufruiva dovevano essere dissequestrati e resi ai laici benefattori ha aggiunto un elemento nuovo e pesante a favore del fondatore, padre Stefano Manelli, e dei religiosi che gli sono fedeli. Se l’obiettivo della manovra nata all’interno, era anche quello di mettere le mani sulla ”roba”, come alcuni pensano, è fallito.
I commissari hanno distribuito il frutto del lavoro delle commissioni preparatorie, gestite a quanto pare in grande maggioranza dai frati avversi al fondatore. Le singole comunità dovranno lavorare e discutere in vista di un possibile Capitolo generale nel 2016. Secondo quanto filtra dalla Congregazione per i religiosi, nelle intenzioni dei tre commissari ci sarebbe una riformulazione delle regole relative al voto mariano, alla povertà comunitaria, alla vita comunitaria e così via. L’intenzione sarebbe quella di mettere in atto un cambiamento radicale, forse in vista dell’assorbimento dei Francescani dell’Immacolata in un altro ordine francescano.
Sembra probabile che i Commissari vogliano affidare l’ordine ai frati che hanno organizzato, guidato e guidano l’opposizione al padre fondatore. Ma su questo progetto di normalizzazione e mutamento genetico incombe una denuncia alla Procura della Repubblica di Avellino. Infatti negli ultimi mesi si è assistito sui mass media a una catena di “rivelazioni” esposte da ex membri dell’ordine femminile, anonime e no, che accusavano il fondatore e la sua gestione di crimini e vessazioni. Una vera e propria ondata mediatica, ripresa spesso senza le dovute verifiche anche da colleghi in buona fede.
Si affermava -fra molte altre cose - che una suora era stata violentata e uccisa; in realtà era morta di tubercolosi in ospedale. Qualcuno affermava di aver sentito – da una finestra - che i frati picchiavano e urlavano contro le suore. Contro questa affermazione c’è una reazione legale dei responsabili. Si è parlato di morti misteriose di benefattrici; ma una delle “vittime” è viva, ha 93 anni, ed è assistita in casa sua dalle suore. Non manca l’accusa di un complotto che avrebbe – tramite avvelenamento progressivo – portato alla morte il primo commissario, padre Fidenzio Volpi, deceduto per una commozione cerebrale…
I firmatari della denuncia, suore e frati dell’ordine, chiamano in causa quindici confratelli, e due giornalisti, chiedendo al Procuratore della Repubblica di Avellino di verificare se sussistano i reati di associazione per delinquere, calunnia, e diffamazione.
Un problema per i Commissari, e per la Congregazione; infatti fra i denunciati ci sono i “vertici” del gruppo di innovatori. Se la magistratura ritenesse, come è ben possibile, visto il materiale presentato, aprire un dossier di indagini, e nel frattempo l’ordine fosse passato in mano ai “novatori”, la Santa Sede si troverebbe a dover fronteggiare un ennesimo pasticciaccio. E già non gliene mancano…
Oltre alla singolarità, per chiamarla così, di un ordine commissariato e con durezza; sembra, dicono, per una “deriva lefebvriana”. Ma il Papa non ha simpatia per i lefebvriani? Ha appena ricevuto in “clima cordiale” Fellay. Boh!