Un Vescovo Italiano parla dello spettacolo blasfemo: positivamente e in un'omelia
di F. Colafemmina, da Fides et Forma, 09.01..2012
di F. Colafemmina, da Fides et Forma, 09.01..2012
Mons. Ignazio Sanna - Arcivescovo di Oristano: un altare distrutto, una garanzia!
Chi l'ha detto che la Chiesa Cattolica Italiana è muta dinanzi allo spettacolo blasfemo di Castellucci che sarà a breve messo in scena a Milano? Tutti i Vescovi tacciono, anche il Cardinal Scola. Forse temono che un loro intervento possa dispiacere all'establishment e trasformarsi in una ritorsione su ICI e 8 x mille. Ma in realtà un Vescovo che parla dello spettacolo c'è già. E' l'Arcivescovo di Oristano, Monsignor Ignazio Sanna detto anche "il distruttore" per via della demolizione dell'antico altare della Cattedrale di Oristano.
Il problema è che Sanna non parla per condannare l'uso blasfemo dell'immagine di Cristo all'interno dell'opera di Castellucci. Al contrario cita estratti della pièce all'interno di una sua omelia, parificandoli ad altri brani scritturali.
Leggete per credere: "Con la sapienza di Giobbe, alla fine del viaggio tra le consolazioni di Dio e le tribolazioni del mondo, il cristiano nutre la speranza che i suoi occhi contempleranno Dio “non da straniero” (Gb19, 27). Egli è e resta in questo mondo un cercatore di Dio, un mendicante del Cielo, sulle cui labbra risuonerà sempre la struggente invocazione del Salmista: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27,8s). Anche se gli attori dello spettacolo Sul concetto di volto nel Figlio di Dio rivolgono all’immagine maestosa del Cristo di Antonello da Messina la domanda accorata: “perché ci hai abbandonato?”, il regista dell’opera ribadisce che “noi siamo nutriti dell’immagine di Cristo”. In realtà, il volto del Signore, riscoperto da S. Agostino come bellezza sempre nuova e sempre antica, mai uguale eppur sempre lo stesso, veglia su ogni stagione del cuore. “La sua grazia rimane per sempre, la sua fedeltà è fondata nei cieli” (Sal 88, 3)." (Omelia per la commemorazione dei defunti - Cimitero di Oristano - 2 Novembre 2011).
L'omelia è scaricabile per intero qui dal sito personale dell'Arcivescovo (ignaziosanna.com tipo ladygaga.com o ligabue.com).
Nessuna blasfemia, dunque, ma un'opera teatrale ricca di messaggi cristiani. Avete capito bene: mentre voi fedeli cercate di difendere il volto di Cristo dalle pietre e dai liquami, un Vescovo innalza ad opera di alto valore teologico proprio quella stessa rappresentazione teatrale. Più in dettaglio Sanna prendeva spunto da un'intervista a Castellucci pubblicata su Repubblica del 1° novembre 2011 con il seguente titolo enfatico: "Rischiamo la vita ma non cederemo agli oscurantisti". Se ne deduce che Sanna legge "La Repubblica" e non vuol cedere neppure lui agli "oscurantisti".
Se questo è lo stato della Chiesa Italiana credo sarebbe più opportuno protestare contro questi nostri pavidi e colpevoli vescovi, complici di un pensiero anticristiano e gnostico, piuttosto che prendersela con un regista che almeno ha la coerenza di non dirsi cattolico. Castellucci ha infatti già scoperto le carte anni fa. Nel volume di Chinzari-Ruffini dal titolo “Nuova scena italiana: il teatro dell’ultima generazione” edito da Castelvecchi nel 2000, a p.105 si parla di un’altra rappresentazione teatrale del regista dal titolo particolarmente evocativo “Lucifero, quanto più una parola è vecchia, tanto più va a fondo”. Castellucci citato nel testo afferma: “Lucifero è l’artista, nel senso di colui che assume su di sé il peso del poter solo ridire, riprodurre. E’ una figura molto ambigua, che non incarna solo il male, perché il male è anche Dio, che è bene e male, tant’è che in alcune tradizioni è Lucifero il primo martire”. Più chiaro di così!
Chi l'ha detto che la Chiesa Cattolica Italiana è muta dinanzi allo spettacolo blasfemo di Castellucci che sarà a breve messo in scena a Milano? Tutti i Vescovi tacciono, anche il Cardinal Scola. Forse temono che un loro intervento possa dispiacere all'establishment e trasformarsi in una ritorsione su ICI e 8 x mille. Ma in realtà un Vescovo che parla dello spettacolo c'è già. E' l'Arcivescovo di Oristano, Monsignor Ignazio Sanna detto anche "il distruttore" per via della demolizione dell'antico altare della Cattedrale di Oristano.
Il problema è che Sanna non parla per condannare l'uso blasfemo dell'immagine di Cristo all'interno dell'opera di Castellucci. Al contrario cita estratti della pièce all'interno di una sua omelia, parificandoli ad altri brani scritturali.
Leggete per credere: "Con la sapienza di Giobbe, alla fine del viaggio tra le consolazioni di Dio e le tribolazioni del mondo, il cristiano nutre la speranza che i suoi occhi contempleranno Dio “non da straniero” (Gb19, 27). Egli è e resta in questo mondo un cercatore di Dio, un mendicante del Cielo, sulle cui labbra risuonerà sempre la struggente invocazione del Salmista: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27,8s). Anche se gli attori dello spettacolo Sul concetto di volto nel Figlio di Dio rivolgono all’immagine maestosa del Cristo di Antonello da Messina la domanda accorata: “perché ci hai abbandonato?”, il regista dell’opera ribadisce che “noi siamo nutriti dell’immagine di Cristo”. In realtà, il volto del Signore, riscoperto da S. Agostino come bellezza sempre nuova e sempre antica, mai uguale eppur sempre lo stesso, veglia su ogni stagione del cuore. “La sua grazia rimane per sempre, la sua fedeltà è fondata nei cieli” (Sal 88, 3)." (Omelia per la commemorazione dei defunti - Cimitero di Oristano - 2 Novembre 2011).
L'omelia è scaricabile per intero qui dal sito personale dell'Arcivescovo (ignaziosanna.com tipo ladygaga.com o ligabue.com).
Nessuna blasfemia, dunque, ma un'opera teatrale ricca di messaggi cristiani. Avete capito bene: mentre voi fedeli cercate di difendere il volto di Cristo dalle pietre e dai liquami, un Vescovo innalza ad opera di alto valore teologico proprio quella stessa rappresentazione teatrale. Più in dettaglio Sanna prendeva spunto da un'intervista a Castellucci pubblicata su Repubblica del 1° novembre 2011 con il seguente titolo enfatico: "Rischiamo la vita ma non cederemo agli oscurantisti". Se ne deduce che Sanna legge "La Repubblica" e non vuol cedere neppure lui agli "oscurantisti".
Se questo è lo stato della Chiesa Italiana credo sarebbe più opportuno protestare contro questi nostri pavidi e colpevoli vescovi, complici di un pensiero anticristiano e gnostico, piuttosto che prendersela con un regista che almeno ha la coerenza di non dirsi cattolico. Castellucci ha infatti già scoperto le carte anni fa. Nel volume di Chinzari-Ruffini dal titolo “Nuova scena italiana: il teatro dell’ultima generazione” edito da Castelvecchi nel 2000, a p.105 si parla di un’altra rappresentazione teatrale del regista dal titolo particolarmente evocativo “Lucifero, quanto più una parola è vecchia, tanto più va a fondo”. Castellucci citato nel testo afferma: “Lucifero è l’artista, nel senso di colui che assume su di sé il peso del poter solo ridire, riprodurre. E’ una figura molto ambigua, che non incarna solo il male, perché il male è anche Dio, che è bene e male, tant’è che in alcune tradizioni è Lucifero il primo martire”. Più chiaro di così!
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