I più attenti commentatori di cose ecclesiastiche hanno tante volte rilevato come la differenza anagrafica dei chierici , soprattutto dei Vescovi, stia alla base di certo devastante “conservatorismo liturgico di stampo sessantottino” che li porta al sistematico rifiuto delle puntualizzazioni teologiche-liturgiche di Papa Benedetto XVI soprattutto del Motu Proprio Summorum Pontificum”.
Gli ecclesiastici più giovani, come noi ben sappiamo, sono invece più attenti alla necessaria riappropriazione di quella indispensabile “identità” religiosa che raggiunge la sua più luminosa espressione nella Liturgia.
Ricorderò sempre che diversi dignitari della Curia Romana, soprattutto quelli stranieri, abbiano, in diverse occasioni, manifestato la loro meraviglia “apertis verbis” per la reazione espressa dall’episcopato italiano, solitamente obbediente ai”desiderata” del Papa, nei confronti della Liturgia “restaurata” da Papa Benedetto XVI : dalla possibilità di celebrare con l’antico rito romano fino all’urgentissima ripresa di tutto quello che costituisce “l’identità cattolica liturgica” secondo lo sperimentato teorema che “lex orandi statuat lex credendi”.
Avviene così che nella mia Regione Marche , già umiliata dall’ assurda “organizzazione liturgica” concepita, in tutta la sua crudezza anti-benedettiana, in occasione dell’inaugurazione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale in Ancona, alcuni Vescovi, ideologicamente taggati dall'inevitabile “ingravescenteme aetatem”, abbiano storto il naso quando qualche loro Confratello, più giovane e più aperto alle “novità” del mitissimo Benedetto XVI, ha accennato, positivamente, alla Messa nell’antico rito romano.
Nelle Marche gli ecclesiastici si possono permettere , ancora, di storcere il naso quando sentono parlare della Liturgia benedettina, Motu Proprio compreso.
Non voglio fare “gufate” ma penso che questo loro modo aristocraticamente conservatore “con la puzza sotto il naso” non durerà a lungo : prima o poi si dovranno accorgere nel neonato movimento liturgico benedettiano , pochi e poveri fedeli che stanno crescendo nelle fin troppo conformiste contrade marchigiane.
Bene ha fatto un numerosissimo gruppo ecclesiale, quasi 400 fra preti e fedeli, che, dovendo festeggiare un'importante tappa della loro presenza in terra marchigiana, non soddisfatto di essere stato, sia pur per validi motivi, "relegato" per la Messa commemorativa nella chiesa inferiore di un Santuario internazionale alzando i tacchi sono andati a celebrare, senza nulla dire, nella loro chiesa a 40 km di distanza.
Se lo avessimo fatto noi, e non lo facemmo in un'occasione "storica" , saremo stati linciati nella pubblica piazza antistante il celebre Santuario.
In chiusura porgo i miei sinceri e filiali auguri al nuovo Arcivescovo di Urbino S.E.R. Mons. Giovanni Tani, fra i pochissimi Prelati, almeno fino ad ora, che sta santamente imitando, in terra marchigiana, il modus celebrandi di Papa Benedetto XVI.
La cartolina augurale per i Vescovi l’ho ricavata dal ciclo degli affreschi del Cappellone della Basilica di San Nicola di Tolentino : Vescovi ed Ecclesiastici in Purgatorio.
Non so perchè a questa immagine associo automaticamente il grido del Beato Giovanni Paolo II, in uno dei momenti più forti del suo indimenticabile pontificato quando , in una celebre omelia, gridò “ Convertitevi” !
Andrea Carradori
Gli ecclesiastici più giovani, come noi ben sappiamo, sono invece più attenti alla necessaria riappropriazione di quella indispensabile “identità” religiosa che raggiunge la sua più luminosa espressione nella Liturgia.
Ricorderò sempre che diversi dignitari della Curia Romana, soprattutto quelli stranieri, abbiano, in diverse occasioni, manifestato la loro meraviglia “apertis verbis” per la reazione espressa dall’episcopato italiano, solitamente obbediente ai”desiderata” del Papa, nei confronti della Liturgia “restaurata” da Papa Benedetto XVI : dalla possibilità di celebrare con l’antico rito romano fino all’urgentissima ripresa di tutto quello che costituisce “l’identità cattolica liturgica” secondo lo sperimentato teorema che “lex orandi statuat lex credendi”.
Avviene così che nella mia Regione Marche , già umiliata dall’ assurda “organizzazione liturgica” concepita, in tutta la sua crudezza anti-benedettiana, in occasione dell’inaugurazione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale in Ancona, alcuni Vescovi, ideologicamente taggati dall'inevitabile “ingravescenteme aetatem”, abbiano storto il naso quando qualche loro Confratello, più giovane e più aperto alle “novità” del mitissimo Benedetto XVI, ha accennato, positivamente, alla Messa nell’antico rito romano.
Nelle Marche gli ecclesiastici si possono permettere , ancora, di storcere il naso quando sentono parlare della Liturgia benedettina, Motu Proprio compreso.
Non voglio fare “gufate” ma penso che questo loro modo aristocraticamente conservatore “con la puzza sotto il naso” non durerà a lungo : prima o poi si dovranno accorgere nel neonato movimento liturgico benedettiano , pochi e poveri fedeli che stanno crescendo nelle fin troppo conformiste contrade marchigiane.
Bene ha fatto un numerosissimo gruppo ecclesiale, quasi 400 fra preti e fedeli, che, dovendo festeggiare un'importante tappa della loro presenza in terra marchigiana, non soddisfatto di essere stato, sia pur per validi motivi, "relegato" per la Messa commemorativa nella chiesa inferiore di un Santuario internazionale alzando i tacchi sono andati a celebrare, senza nulla dire, nella loro chiesa a 40 km di distanza.
Se lo avessimo fatto noi, e non lo facemmo in un'occasione "storica" , saremo stati linciati nella pubblica piazza antistante il celebre Santuario.
In chiusura porgo i miei sinceri e filiali auguri al nuovo Arcivescovo di Urbino S.E.R. Mons. Giovanni Tani, fra i pochissimi Prelati, almeno fino ad ora, che sta santamente imitando, in terra marchigiana, il modus celebrandi di Papa Benedetto XVI.
La cartolina augurale per i Vescovi l’ho ricavata dal ciclo degli affreschi del Cappellone della Basilica di San Nicola di Tolentino : Vescovi ed Ecclesiastici in Purgatorio.
Non so perchè a questa immagine associo automaticamente il grido del Beato Giovanni Paolo II, in uno dei momenti più forti del suo indimenticabile pontificato quando , in una celebre omelia, gridò “ Convertitevi” !
Andrea Carradori
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