Pagine

martedì 12 gennaio 2010

Contro l'accecamento ideologico della Gerarchia, a nulla valse il coro della Cultura per la Messa antica

Un articolo di Rodari sul Foglio ricorda l’appello del 1971, firmato dai più eminenti intellettuali dell'epoca, presentato a Papa Paolo VI affinché fosse mantenuto il tesoro della liturgia di sempre, sia pure accanto al rito riformato. Questo per evitare un suicidio culturale che non aveva precedenti se non, forse, la decisione dello sceicco Omar, subito dopo la conquista maomettana, di far bruciare tutti i testi conservati nella biblioteca di Alessandria d'Egitto perché "se ripetono le parole del Corano, allora sono superflui; se dicono cose diverse, allora sono dannosi". Un'attitudine mentale non dissimile da quella dello sceicco Omar agitava evidentemente chi era in posizione di potere nella Chiesa dell'epoca, Paolo VI compreso (pur nelle sue mille titubanze), tanto che questo clamoroso appello non produsse null'altro che un miserabile indulto, ristretto all'Inghilterra, per poter continuare a fruire, sotto molte condizioni, del Messale del 1965. Fu il cosiddetto Agatha Cristie indult, perché il nome della scrittrice inglese, pur tra tante altre firme ben più prestigiose, fu quello che impressionò di più Paolo VI... E così le cattedrali cristiane furono, metaforicamente e non solo, demolite.



di P. Rodari

Era il 6 luglio 1971 quando il Times pubblicava un appello inviato alla Santa Sede da parte di un gruppo di intellettuali, personalità del mondo della cultura e dell’arte per salvaguardare la messa antica.

Furono gli intellettuali, infatti, prima di altri, a percepire l’eliminazione della messa antica come un attentato alle tradizioni di un’intera civiltà. Lo firmò anche Agatha Christie. Con lei Jorge Luis Borges, Giorgio De Chirico, Elena Croce, W. H. Auden, i registi Bresson e Dreyer, Augusto Del Noce, Julien Green, Jacques Maritain, Eugenio Montale, Cristina Campo, Francois Mauriac, Salvatore Quasimodo, Evelyn Waugh, Maria Zambrano, Elémire Zolla, Gabriel Marcel, Salvador De Madariaga, Gianfranco Contini, Mario Luzi, Andrés Segovia, Harold Acton, Graham Greene, fino al famoso direttore del Times, William Rees-Mogg.

Ecco parte del testo dell’appello:

“Uno degli assiomi dell’informazione contemporanea è che l’uomo moderno sarebbe divenuto intollerante di tutte le forme della tradizione e ansioso di sopprimerle. Come molte altre questa apodittica affermazione è falsa. Anche oggi è proprio la cultura a riconoscere più ampiamente il valore delle tradizioni. E’ evidente che se un ordine insensato decretasse la demolizione totale o parziale di basiliche e cattedrali, sarebbe ancora una volta la cultura a levarsi per prima e con orrore. Si dà il caso però che basiliche e cattedrali siano state edificate dai popoli cristiani per celebrarvi un rito antico duemila anni, che fino a pochi mesi fa era una tradizione universalmente vivente. Alludiamo alla messa cattolica tradizionale. Essa dovrebbe cessare di esistere alla fine del 1971. Questo rito ha dato vita a una folla di opere infinitamente preziose: non soltanto di mistici e dottori, ma di poeti, filosofi, musicisti, architetti, pittori e scultori tra i più grandi, in ogni paese e in ogni epoca. I firmatari di questo appello rappresentano ogni ramo della cultura moderna internazionale. Essi chiedono con la massima gravità alla Santa Sede di voler considerare a quale tremenda responsabilità andrebbe incontro di fronte alla storia se non consentisse di lasciar vivere in perpetuità la messa tradizionale, sia pure a fianco di altre forme liturgiche”.

© Copyright Il Foglio, 9 gennaio 2010, via Amici di Papa Ratzinger blog

91 commenti:

  1. Nonostante tutto questo e molto altro ancora, per Paolo VI è stata avviato da tempo il processo di canonizzazione.

    RispondiElimina
  2. Si vede che non pensavano ai ggiovani.

    RispondiElimina
  3. <!--StartFragment-->
    <p><span style="">Je trouve cet appel à Paul VI, relu à quelque quarante ans de distance, encore plus bouleversant que lorsque j’en pris connaissance la première fois.</span>
    <p><span style="">Paul VI ne s’était-il pas en effet engagé, comme tous les papes avant lui, lors du serment de son intronisation, à «<span style="text-decoration: underline;">nihil de traditione quod a probatissimis praedecessoribus meis servandum reperi, diminuere vel mutare, aut aliquam novitatem admittere; sed ferventer, ut vere eorum discipulus sequipeda, totis viribus meis conatibusque tradita conservare ac venerari</span>…»?</span>
    <p><span style="">En italien: «non diminuire o cambiare niente di quanto trovai conservato dai miei probatissimi antecessori, e di non ammettere qualsiasi novità, ma di conservare e di venerare con fervore, come vero loro discepolo e successore, con tutte le mie forze e con ogni impegno, ciò che fu tramandato…»</span>
    <p><span style="">Quand un pape se parjure, ce n’est pas seulement la chrétienté qui s’écroule, c’est le monde entier qui en est blessé.</span>
    <p><span style="">Paul VI est le premier responsable de l’autodémolition de l’Eglise.</span>
    <p><span style="">Il n’y a pas d’excuse pour ce pape félon.</span>
    <!--EndFragment-->

    RispondiElimina
  4. Ricordo bene questo "manifesto" dovuto all'intraprendenza di Cristina Campo, che fu colei che tirò anche le fila degli incontri tra ecclesiastici, alcuni di gran nome, che stesero il Breve Esame Critico del Novus Ordo presentato dai cardinali Ottaviani e Bacci a Paolo VI.
    Tra i firmatari risulta Mario Luzi. Questo poeta, non ho capito ancor perché considerato poeta cattolico, brigò molto per poter comparir tra i firmatari accanto a nomi di alto prestigio internazionale: alcuni non volevano che il suo nome figurasse tra i sottoscrittori. Poi l'ebbe vinta per appoggi altolocati. E fu un errore degli organizzatori di quel pronunciamento.  Un paio di mesi prima di morire, il vecchio Luzi apostatò pubblicamente in dichiarazioni violente contro la Chiesa: sì, disse proprio che lui non era cattolico. Ciononostante, e nonostante la mia pubblica denuncia, dalla curia fiorentina gli furono riservati in duomo funerali solenni con partecipazione del cardinale arcivescovo e d'una numerosa schiera di vescovi e monsignori della Toscana. E tutto senza finale pentimento. Così va la Chiesa contemporanea, nei suoi uomini, intendo.

    RispondiElimina
  5. e così anche oggi, in nome della mitica "medicina della misericordia" proclamata ad apertura del Concilio come unico criterio di cura di tutti i mali e peccati degli uomini, cattolici e non- e di tutti gli errori e le devianze possibili e pensabili dell'homo faber suae fortunae (et suae ecclesiae)...
    ad accogliere dentro la Chiesa tutto e il contrario di tutto, errore e Verità, giusto e ingiusto, santo e peccatore incallito o eretico, coniugato e divorziato,<span style="text-decoration: underline;"> cristiano e diversamente-cristiano, </span>dichiarando che tutti sono perdonati di tutto, perchè Dio è (solo) Misericordia infinita (la Giustizia era d'altri tempi) e perdona tutto a tutti
    ANCHE se non sono pentiti NE' fanno proposito di non più peccare...
    Questo perchè ci è stato detto che Dio non fa differenze di persone, ama tutti incondizionatamente (e si è arrivati a negare l'esistenza dell'Inferno...)
    Quindi ACHE SERVE CONVERTIRSI?
    DI CHE COSA CORREGGERSI, SE TUTTO VA BENE ?
    PECCATO ? parola da archiviare nella preistoria ante 1962....

    RispondiElimina
  6. dimenticavo: 
    il MALE è una...
    DIVERSA concezione del BENE !
    Ovviamente OGNUNO ha la sua personale, che va sempre bene!
    <span style="text-decoration: underline;">NON C'E' mai nulla da correggere a nessuno!</span>

    Questa è la Chiesa che una volta era detta Mater et MAGISTRA ...
    :'(

    RispondiElimina
  7. Luzi risponderà della sua apostasia. Pastorelli del tentativo di impedire quelle esequie in Duomo. Ciascuno dei due convinto - a torto o a ragione - di avere fatto il meglio.

    RispondiElimina
  8. <span>Ciascuno dei due convinto - a torto o a ragione -</span>

    già...infatti oggi non si è più capaci di DISCERNERE IL BENE DAL MALE, si è giunti a credere ed affermare che non esiste il bene assoluto; anzi se tu cominci a cercare di FARE QUEL DISCERNIMENTO ch serve a <span style="text-decoration: underline;">guidare la coscienza sulla via dei comandamenti di Dio, </span>ti dicono
    ALT, non giudicare...
    e allora tutti tornano a dormire pensando:
    "Tutto va bene" fino alla morte, quando ti viene presentato il conto su ciò che hai fatto di buono e di cattivo...perchè la Luce eterna illumina TUTTO.
    Rinunciare al discernimento significa rinunciare alla RETTA RAGIONE, significa decidere di essere CIECHI !

    RispondiElimina
  9. ma che cos'è la coscienza?
    serve forse a qualcosa? se ognuno ritiene di fare per il meglio, di che ci stiamo preoccupando?
    tutto va bene, perchè....perchè niente si può capire nè giudicare nè qualificare...
    è tutto buio, quindi....tutto va bene!

    (occhio non vede, cuore non duole)

    RispondiElimina
  10. <span>Direi che Pastorelli ha pienamente ragione. Purtroppo oggi avere un coraggio così è da temerari. Essendo normalmente le gerarchie ecclesiastiche prudenti, potevano perlomeno evitare funerali solenni in duomo, alla presenza di vescovi e monsignori. Oppure quello che è valido per gli sconosciuti gode di eccezioni per i famosi?</span>

    RispondiElimina
  11. Un certo ospite mi sembra abbia le idee molto confuse. Apostatare è un gravissimo delitto. Ricordare alla Curia il can. 1184 che nega agli apostati, eretici e scismatici l'esequie religiose, se prima della morte non han dato segno di pentimento - come nel caso di Luzi - non credo proprio. Inoltre sull'apostasia di tanto personaggio ebbi a scriver subito dopo l'apostasia e, quindi, prima della morte, e dopo.  E si badi bene: non ho parlato della vita privata di Luzi, su cui neppure ora non mi soffermo.
    Del resto i funerali religiosi son negati anche ai pubblici peccatori: eppure a Pavarotti ed altri, specie gente di spettacolo, sono stati concessi ed anche ben solenni. Purtroppo le leggi ci sono ma i primi a non rispettarle sono i vescovi.
    Per evitare lo scandalo sarebbe stato sufficiente, e lo sarebbe sempre in casi del genere, proprio per mostrar il volto più misericordioso della Chiesa, una visita privata da parte d'un sacerdote e la benedizione alla salma.


    RispondiElimina
  12. La coscienza dev'esser sempre guidata dalla retta ragione e dalla Verità.

    RispondiElimina
  13. Purtroppo oggi se qualcuno "osa" applicare le leggi della Chiesa viene massacrato da tutti.
    Guai se qualche prete osa negare i funerali ad un pubblico  peccatore, i bambini vanno battezzati sempre e comunque anche se i genitori sono al terzo matrimonio o peggio. E guai a parlare di peccati e di inferno ai bambini, poverini, potrebbero restare traumatizzati.
    La cosa peggiore è che i cattolici praticanti sono convinti che la Chiesa dovrebbe ammorbidire le sue posizioni su divorzio, aborto, ecc. =-X
    scusate lo sfogo
    gladys

    p.s. scusate anche gli errori di battitura, la tastiera ha qualche problemino :-[

    RispondiElimina
  14. La coscienza condivido con il prof. Pastorelli è dell'uomo, la misericordia è di Dio! Quindi a Dio, eventualmente, il compito di svuotare l'inferno ( cosa sperata da Santa Caterina da Siena)!
    Matteo Dellanoce
    PS L'uomo può pregare per la salvezza delle anime ma non "salvarle"

    RispondiElimina
  15. Caro Pastorelli, credo lei sia rimasto l'unico (e l'ultimo) a scrivere Verità con la maiuscola (Veritas id est Deus)! Oggi usiamo le minuscole, in tutto, ma soprattutto nella verità, la sua, la mia, quella del Papa, quella...
    La verità, cos'è la verità? L'interrogativo di Pilato - falsamente filosofico e realmente vile - echeggia ovunque, a far meglio comprendere perché quelle parole siano state conservate per sempre nel Vangelo.

    RispondiElimina
  16. Baartimeo, scusi, non continuiamo a confondere le coscienze, in questo marasma di confusione da cui sono già travolte!
    Non so se S. Caterina abbia usato una simile preghiera a mo' di IPERBOLE: ma sta di fatto che la Speranza Cristiana, Virtù Teologale NON HA per oggetto i dannati, che sono dannati in eterno, come eterno è l'Inferno!
    Noi preghiamo Dio per i vivi e per i morti, cioè affinchè tutti si salvino e chiedano la salvezza, e  anche per la liberazione rapida delle anime del PURGATORIO, ma giammai potremmo pregare per le anime dei dannati che sono all'Inferno!

    RispondiElimina
  17. Dio non ha e non avrà mai il compito di "svuotare" l'Inferno, perchè l'esistenza di questo procede dalla sua Somma Giustizia, che lo creò per Satana e per gli angeli ribelli, come Gesù ci ha detto nel Vangelo!
    ...forse lei non ha mai letto i resoconto di mistici ai quali è stato rivelato lo stato di anime dannata che NON POSSONO PIU' pentirsi e odiano Dio per l'eternità, esattamente come il capo Lucifero!
    Questa è la terribile condizione dei dannati, per cui la Chiesa una volta ci ammoniva alla conversione continua e ci ricordava continuamente il pericolo della PERDIZIONE ETERNA, insieme con I 4 NOVISSIMI,
    MORTE - GIUDIZIO -INFERNO - PARADISO
    i quali, in seguito al Concilio e alla sua visione buonista della vita cristiana
    sono stati mandati in soffitta !

    RispondiElimina
  18. Allora. Se le parole hanno un senso IO HO SCRITTO EVENTUALMENTE! Perchè a differenza di qualcuno io non mi sostituisco a Dio! Posso umanamente sperare in qualcosa ma mi rimetto al suo insindacabile giudizio. Eventualmente sta a significare che io so quello che so di qua e come evitare di cadere nel supplizio  (Inferno, Paradiso ecc ecc) ma che quello che succede di la non lo so e non lo saprò che nel giorno finale!
    Punto! .
    Parole di Santa Caterina da Siena <span style=""><span style="text-decoration: underline;">"Se la tua verità e la tua giustizia lo permettessero, io vorrei che l'inferno fosse distrutto, o almeno che nessuna anima, di qui in avanti, vi scendesse".</span></span>
    <span style=""><span style="text-decoration: underline;"></span></span>
    <span style="">Cosa facciamo gli togliamo l'appellativo di Santa?</span>
    <span style="">Matteo Dellanoce</span>
    <span style=""></span>
    <span style=""></span>


    RispondiElimina
  19. Nike, considera che un vecchino può anche rincoglionire. In certi casi il soggetto di certe apostasie (e di certe folgorazioni) dell'ultim'ora può essere l'arteriosclerosi più che la coscienza.

    Pastorelli, il poeta Luzi (che poi fu poeta fino al 1960, dipoi imbrattatore di innocente carta biancastra) fu classificato "cattolico" in anni in cui la fede dominante era quella che andava dallo scarlatto al vermiglione e in cui la massima benemerenza per un intellettuale era quella di fiancheggiare il piccì, magari dopo essere stato staffetta partigiana. Uno che non si atteggiava a portavoce del proletariato e non passava il tempo a incensare l'antifascismo veniva fatalmente bollato come "reazionario". Se poi era un mite coltivatore del proprio orticello come il bon Luzi, finiva inevitabilmente per essere classificato come "cattolico".

    RispondiElimina
  20. Bisognerebbe cavarne fuori di salme dalle chiese e dai cimiteri, che da secoli ospitano anche celeberrimi delinquenti: assassini, usurai, torturatori, pervertiti, ecc. ecc. "Pentiti", si dirà. Ne siamo certi?

    RispondiElimina
  21. Rutilio, favorisca una definizione di Verità.

    RispondiElimina
  22. Bisogna rispettare i vescovi anche quando la pensano diversamente da noi, perché hanno il compito di amministrare qualcosa che non è regolato dal diritto canonico ma dalla MISERICORDIA di Dio nostro Padre in Cristo Gesù.
    Un saluto
    Pippo Trolley

    RispondiElimina
  23. <span>la preghiera da lei testualmente riportata è per l'appunto un'iperbole, molto diversa dalla frase del commento precedente (cosa sperata: "che Dio svuotasse l'Inferno").  
    La Santa è consapevole che la Giustizia di Dio non può distruggere l'Inferno, perchè  
    la scelta LIBERA dell'uomo tra salvezza e dannazione è voluta da Dio che ci ha creati LIBERI:  
    come Egli è libero, noi abbiamo il libero arbitrio che ci fa scegliere tra il bene e il male, e decidere se amare Dio per l'eternità oppure no.  
    Dio vuole che lo conosciamo e lo amiamo liberamente, consapevolmente, in ogni azione, fino alla fine, non costretti come burattini: per questo se uno lo rifiuta costantemente fino alla fine, Lui lo lascia libero di andare lontano da Lui, nella dannazione eterna.  
    Fino alla fine siamo liberi di aderire a Lui o rifiutarlo: nell'ultimo momento la decisione si fissa per l'eternità (salvo il Purgatorio per la purificazione temporale necessaria delle pene meritate, che soddisfano la sua Giustizia, prima che l'anima sia ammessa al Paradiso, </span><span> come Egli ha detto anche a S. Faustina Kowalska</span><span>).  
    </span>

    <span>Le ricordo che proprio Gesù Misericordioso in Persona ha detto a S. Faustina:  
    "Chi non vorrà accettare la Mia Misericordia dovrà passare per la Mia Giustizia!"  
    questo ci ricorda che Gesù è Giusto Giudice dei vivi e dei morti e non perdona chi non vuole il perdono e non si pente definitivamente, cadendo nell' impenitenza finale.</span>

    RispondiElimina
  24. <!--StartFragment-->
    <p><span style="">Le Pape a-t-il le droit de changer le rite?</span>
    <p><span style="">Cette question est très importante. Elle est l’objet de tout un chapitre du livre de Mgr Klaus Gamber, <span style="text-decoration: underline;">La Réforme liturgique en question</span>, publié par les moines du Barroux en 1992 avec une préface du card. Silvio Oddi e un beau texte d’éloge par le card. Joseph Ratzinger (“Klaus Gamber – L’intrépidité d’un vrai témoin”).</span>
    <p><span style="">Je renvoie les lecteurs intéressés à l’analyse, profonde, méticuleuse, de<span style="mso-spacerun: yes;">  </span>Klaus Gamber. Je me contente de citer sa conclusion:</span>
    <p><span style="">«Attendu qu’il n’existe aucun document mentionnant expressément le droit du Siège apostolique à modifier et même abolir le rite traditionnel, et qu’on ne peut prouver qu’aucun prédécesseur de Paul VI soit jamais intervenu de manière significative dans la liturgie romaine, il devrait être plus que douteux qu’un changement de rite puissse relever de la compétence du Siège apostolique. En revanche, celui-ci a sans aucun doute le droit de sanctionner et de contrôler les livres liturgiques, ainsi qu’en général les usages liturgiques.»</span>
    <p><span style=""><span style="">
    </span></span>

    RispondiElimina
  25. <p><span style=" font-family: Helvetica;">Cette conclusion, à laquelle le Pape a certainement souscrit, explique sa prudence en matière de Liturgie.</span>
    <p><span style=" font-family: Helvetica;">La Liturgie est d'abord le bien du peuple chrétien. C’est même son bien le plus précieux. Un bien de famille en quelque sorte. L’altérer, le lui arracher, comme a fait Paul IV avec le rite romain — pour lui en imposer un autre, et cela de la manière la plus brutale — ne peut être que le fait d’un despote ou d’un tyran. C’est de toute façon un abus de pouvoir.</span>

    <span style=" font-family: Helvetica;">Benoît XVI, en ce sens, est un anti-Paul VI. Il s’est contenté de rappeler par son motu proprio que le rite romain n’a jamais été aboli parce que, en droit, <span style="text-decoration: underline;">il ne pouvait pas l’être.</span></span>

    RispondiElimina
  26. <span style="">"Paolo VI, non comprendendo che questa è materia di Fede Divina e Cattolica solennemente professata nella Professione di Fede Tridentina, annunciò che la liturgia stava per essere cambiata. Ci sarebbero stati grandi variazioni nella liturgia. E come può essere questo, per il fatto che la Messa, come lo stesso Montini ammise, è considerata essere intoccabile, espressione tradizionale del nostro culto religioso e della nostra fede?"</span>

    http://www.tradizione.biz/cattolicesimo/novus-ordo-missae/il-suicidio-dellalterare-la-fede-nella-liturgia.html

    RispondiElimina
  27. <span style="">"Il processo del tramandare è ciò che noi chiamiamo tradizione. La tradizione, essendo stata stabilita, diventa consuetudine. La liturgia si sviluppa gradualmente, come fanno gli esseri umani, in un modo naturale organico fino a che raggiunge la maturità. </span>
    <span style="">Essa raggiunge la completa durata del suo sviluppo ed è quando lo sviluppo finisce. Allora la forma della liturgia resta fissa e subisce, da allora in poi, piccolissime variazioni. Nella vita della tradizione, ci sono sempre sviluppi secondari e secondari cambiamenti e, dopo un periodo di tempo, la liturgia necessita di essere rifinita ancora. Ed è quando si ha la revisione della liturgia intrapresa dal Romano Pontefice.
    Dopo secoli di sviluppo, il Rito Romano era al massimo livello e non necessitava più di essere rifinito e modificato. Questo è ciò che fece Papa S. Pio V.
    Una delle idee più sbagliate della Chiesa post-conciliare è l’aver pensato che Paolo VI fece ciò fece S. Pio V. In effetti, stiamo per vedere che egli fece qualcosa di esattamente all’opposto."</span>

    RispondiElimina
  28. Tiri però fuori anche il canone che la costituisce giudice canonico.

    RispondiElimina
  29. sul battezzare bambini figli di terzo o quarto matrimonio... certo! forse anzi è l'unica speranza che ricevano la Grazia illuminante! oppure preferiamo giudicare le colpe dei padri nei figli?
    non parliamo del caso di funerali dati ai suicidi... capisco la sofferenza dei familiari, pronta a sfogarsi contro la Chiesa e il prete in caso di mancato rito, rabbia che andrebbe scaricata piuttosto su chi ha scelto di farla finita; ma tant'è.

    RispondiElimina
  30. Tira fuori il testo latino, che vediamo se il periodo ipotetico è del secondo o del terzo tipo.

    Santa Caterina resta comunque santa.

    RispondiElimina
  31. Non è solo santa, è anche dottore della Chiesa (1970). Semplicemente, riesci a darci gli estremi della citazione? E' in una lettera o nel Dialogo?

    RispondiElimina
  32. Pippo Trolley! E' l'anno dei grandi ritorni. Prima il Pasto. ora P.T.!

    RispondiElimina
  33. Se ha fatto apostasia, comunque, la cerimonia in chiesa era quantomeno inopportuna. Lo stesso vale per Pavarotti.

    RispondiElimina
  34. <span><span style="font-family: Helvetica;">C’est de toute façon un abus de pouvoir.</span>  
    ...un abuso di potere: proprio così!</span>
    <span>
    <span style="font-family: Helvetica;">Benoît XVI, en ce sens, est un anti-Paul VI. Il s’est contenté de rappeler par son motu proprio que le rite romain n’a jamais été aboli parce que, en droit, <span style="text-decoration: underline;">il ne pouvait pas l’être.</span></span>  </span>

    siamo tutti rimasti stupefatti, in quel luglio 2007, come chi si desta da un lungo sonno
    o (narcosi ?) nel sentirci dire questo:
    <span><span style="font-family: Helvetica;"> que le rite romain n’a jamais été aboli parce que, en droit, <span style="text-decoration: underline;">il ne pouvait pas l’être.</span></span>  </span>
    ...il Rito Romano non era mai stato abolito, perchè di diritto NON POTEVA essere abolito!
    <span style="text-decoration: underline;">non poteva essere abolito!  </span>incredibile, ma vero....e per quasi 40 anni fino a quel luglio del Motu Proprio, nessuno ce l'aveva mai detto (per non svegliarci...)
    ....e com'è potuto accadere che fosse considerato fuorilegge e proibito di fatto, nella realtà,  per 40 anni, fino a farcelo dimenticare e considerare un ferro vecchio ?
    ...con un abuso di potere !

    RispondiElimina
  35. Paolo VI e i fautori della rivoluzione liturgica, non avrebbero dato retta nemmo se a firmare quel testo fossero stati milioni di cattolici.

    I personaggi di cultura non furono ascoltati propio per la loro cultura (che poteva far apparire la richiesta solo sotto l'aspetto di una semplice esigenza stoica e di estetica culturale); i milioni di fedeli cattolici senza cultura non sarebbero stati ascoltati propio per la loro incultura.

    Di fronte all'ideologia,  "non valet argumentum".

    RispondiElimina
  36. Luzi, ancora oggi, passa per poeta cattolico. Un prete amico ha basato l'anno scorso o due anni fa, non ricordo bene, dovrei guardar tra la mia corrispondenza, la sua omelia natalizia commentando proprio una poesia del "cattolico" Luzi.  Non è mai stato cattolico praticante e, ripeto, non voglio entrar in altri dettagli. La patente di cattolicità gli veniva dalla collaborazione e dall'amicizia con Betocchi, Bargellini, Lisi  ecc. e da una vaga religiosità facilmente mal interpretabile.
    Non mi sembra che dopo il 1960 sia stato soltanto un imbrattacarte, anche se, a mio avviso, è sempre stato sopravvalutato, grazie a consistenti appoggi non solo fiorentini. Non è mai stato un isolato, anzi per pubblicare con Vallecchi, nelle collane di poesia, si doveva passare esclusivamente attraverso di lui.

    A quanto mi risulta, fino a che ha scritto e rilasciato interviste, compresa quella dell'apostasia, era lucidissimo e, a suo modo, argomentava razionalmente.

    RispondiElimina
  37. il problema dei forum è che non si ha una visione d'assieme di quello che si dice!
    Eventualmente è un "se" iperbolico perchè io non mi sostituisco a Dio! posso desiderare ( sperare è desiderare. c'è circolarità tra le due parole. Se non spero non desidero se non desidero non spero).
    Poi se si legge tutta la frase io dico che è Dio che eventualmente svuota perchè i disegni sono di Dio! Poi non ho mai negato l'inferno ne sotenuto che è vuoto! Chi dice queste sta interpretando e mettendo parole in bocca a chi non le ha dette.
    La Kowalska , am ce ne sono una infinità che hanno descritto l'inferno! e chi lo nega!
    Se rileggete vedete che tanto io che Santa caterina da Siena ci rimettiamo nelle mani di Dio! Fine!
    Matteo Dellanoce
    PS Il prossimo che mi dà del buonista mi incavolo...la "bontà è il lato viscido della cattiveria". chiedo l'intervento di Nike, Maggio e don Vincenzo sul mio essere buono! e sto sdrammatizzando perchè condivido la precisione ma la pignoleria è farisaica!

    RispondiElimina
  38. <span style="cursor: pointer;"> Un buontempone che si firma Mario Luzi</span><span style="display: none;"></span><img src="http://cf.js-kit.com/images/icon10-external-url.png"/> scrive
    <span>Tiri però fuori anche il canone che la costituisce giudice canonico.</span>
    Today, 18.36.42<span><span> – </span>Flag</span><span><span> – </span>Like</span><span><span> – </span>Reply</span>
    Non c'è bisogno d'esser giudici di tribunali ecclesiastici per leggere un canone. Così come non è necessario esser geni per giudicare  il tuo intevento.

    <span style="display: none;"><span>+– </span>Delete</span><span style="display: none;"><span> – </span>Edit</span><span style="display: none;"><span> – </span>Moderate</span>

    RispondiElimina
  39. ...e ora che ci siamo svegliati,
    noi cattolici fedeli di media, alta, bassa e normale cultura, senza nomi famosi, milioni di pecore del Gregge di Cristo in tutto l'orbe ...e che ci ritroviamo schiacciati dal tallone dell'ideologia tiranna che ha portato la Chiesa allo sfacelo della Fede....che domina incontrastata e osa dire alle spalle del Papa (come testimoniato da quel sacerdote angosciato):
    "Qui il Papa non conta nulla: qui comando io!"
    ...come possiamo alzare la voce e ragionare  del nostro diritto a celebrare la Messa antica, se...
    ...contro la forza la ragion non vale ?

    QUALE autorità può garantire che gli oppressi esercitino i loro diritti, se il tiranno se ne infischia della legge e dei diritti (e si sente più forte di tutti e se la ride del principio di autorità, avendo il potere effettivo nelle sue mani) ?

    :( --- :'(

    RispondiElimina
  40. C'è un OSPITE a cui si dovrebbe ricordare il vecchio adagio, un po' modificato: l'ospite dopo tre interventi puzza.

    RispondiElimina
  41. La Verità è Gesù Cristo in Persona, Figlio di Dio fatto Uomo, che ha detto di se stesso:
    "Io sono la Via la Verità la Vita".
    Davanti a Pilato ha ribadito "sono venuto per rendere testimonianza alla Verità", cioè di essere Egli stesso Dio, il Re de Giudei annunziato nelle Scritture.

    RispondiElimina
  42. condivido con te che il buonismo non è un difetto che ti appartiene: sei un buon interlocutore, un buon cristiano, un buon pensatore ma buonista proprio no...

    RispondiElimina
  43. Alle maestranze disperate perché ad opera finita, la chiesa a croce greca commissionata risultava avere un braccio più lungo, S. Caterina de' Ricci disse: "Va bene così: il braccio della Misericordia è più lungo di quello della giustizia".

    RispondiElimina
  44. "Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto dichiarazione, volontari, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.
         Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno quattordici di luglio, nell'anno mille cinquecento settanta, quinto del Nostro Pontificato."

    PIUS V

    RispondiElimina
  45. <span style="">"Alcuni dicono che però, siccome Paolo VI nell’allocuzione al Concistoro del 24 maggio 1976 dichiarò testualmente “ Il Novus Ordo Missae è stato promulgato per essere sostituito all’antico” (come riportato in nota dal bisettimanale “Si Si No No” n° 13 del luglio 2007), allora il vero Messale Romano sarebbe da intendersi sostituito dal nuovo. Ma Paolo VI, oltre a non aver promulgato un bel niente come abbiamo visto, neppure qui ordina a chicchessia di sostituire il vecchio Messale con il nuovo, spiega semplicemente gli scopi che aveva la sua promulgazione (mancata). Inoltre, oltre al fatto che i Papi, da S. Agatone a Bonifacio VIII, hanno solennemente riconosciuto che il Papa non ha il potere di sostituire la liturgia, Paolo VI denota una grave mancanza di rispetto verso la Sacra Tradizione della Chiesa nel pretendere di abolire con due semplici parole l’autentico pluricentenario Messale Romano."</span>
    <span style="">Riguardo ai titoli della “Costituzione Apostolica Missale Romanum” viene da sorridere leggendo “VIENE PROMULGATO IL MESSALE ROMANO RINNOVATO PER ORDINE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II” come se il Papa potesse prendere ordini da chicchessia, Concilio compreso".</span>

    RispondiElimina
  46. "il mio passato alla tua Misericordia, il mio presente al tuo Amore, il mio futuro alla tua Provvidenza"
    Padre pio

    RispondiElimina
  47. <p><span style=""><span style="font-family: Calibri;">E con questo chiuso l'argomento inferno!</span></span>
    <p><span style="font-family: Calibri; ">Matteo Dellanoce</span>
    <p><span style=""><span style="font-family: Calibri;"></span></span>
    <p><span style=""><span style="font-family: Calibri;">Marcel De Corte</span></span>
    <p><span style="font-family: Calibri; ">«Essere nella </span><span style="font-family: Calibri; color: #0000ff; ">verità</span><span style="font-family: Calibri; "> significa conformare la propria intelligenza a una realtà che l’intelligenza non ha né costruita, né sognata, e che a lei si impone. Fare il bene non vuol dire abbandonarsi agli istinti, agli impulsi affettivi e alla volontà propria, ma ordinare e subordinare le proprie attività alle leggi prescritte dalla natura e dalla Divinità che la intelligenza scopre nella sua instancabile ricerca della felicità» </span>
    <p><span style=""><span style="font-family: Calibri;">L’intelligenza in pericolo di morte, Volpe, Roma 1973</span></span>

    RispondiElimina
  48. Questa non è una definizione di Verità, bensì un'affermazione in cui il concetto di Verità è presupposto. Si chiede invece una definizione di Verità.

    RispondiElimina
  49. I Dio-scuri del blog.

    RispondiElimina
  50. Oh, sì che lo è stato (un imbrattacarte), specie negli anni Settanta, Ottanta e Novanta, quando ha sciorinato insulsaggini a profusione. Ha scritto, e assai peggio, negli ultimi vent'anni che nei primi quaranta di attività letteraria. L'obiettivo era probabilmente quello di stare sulla scena in attesa del Nobel. E gli andò buca. Negli anni della maturità scrisse, in compenso, boni saggi letterari.
    Sicuramente trattavasi di perito rampicatore, cui toccò la ventura di sopravvivere a tutti gli altri esponenti della sua generazione poetica e quindi di consacrarsi nume della poesia nazionale. Come tutti i rampicatori, una volta giunto nei paraggi dell'agognata meta, prese a ricacciare a valle "furcillis" le cordate dei novi escursionisti, un po' come fece sulla piazza milanese il ben più inutile e inetto Raboni.

    Vero che l'amicizia con Carlo Betocchi, Nicola Lisi e Piero Bargellini contribuì a corroborare la sua fama di cattolico.
    Chissà che prima di lasciare questa tonda terra non si sia pentito delle dichiarazioni in odor d'apostasia. E chissà quanta parte di cerebro in lui operava quando le rilasciò. Difficile giudicare. Del resto sugli ultimi minuti di tanti illustri uomini poco cristiani nello stile di vita e oggi inumati in qualche chiesa o in qualche famedio sappiamo solo il poco che ci riferisce qualche testimone, e spesso nemmeno quel poco. Parimenti, sappiamo noi se il Luzi, magari un giorno prima di tirare il calzino - come diceva mia nonna - è andato a confessarsi e ha raccomandato l'anima a Dio?

      s

    RispondiElimina
  51. Ma di avere sense of humor sì.

    RispondiElimina
  52. Oh no, ricomincia! Prima gli anonimi, adesso gli ospiti. Proponiamo: lo si nomini Duce del blog e gli si diano pieni poteri di decidere chi deve scrivere che cosa!

    RispondiElimina
  53. Quanto a Luzi, ed a tutti gli altri pubblici peccatori o anche peccatori nascosti e comunque direi tutti gli uomini, niente sappiamo di quel passa in mente nel momento del trapasso. In foro interno giudica solo Dio.

    Qui non è questione di stabilire se Luzi si sia pentito o no nel suo intimo. Non risulta alcun "pubblico pentimento" e cioè la pubblica ritrattazione alla pubblica apostasia. Resta pertanto un puibblico apostata ed un puibblico peccatore ed a lui doveva esser applicato, come a Pavarotti, Bongiorno e tanti altri, che han vissuto calpestando la morale divino-naturale, il canone da me ricordato. Altrimenti non capisco che ci stia a fare il Codice di Diritto Canonico.
    Mi si obietterà che ci son molti peccatori impenitenti che vengon sepolti con rito religioso: ma la loro condizione di rifiuto di Dio e della legge morale era nota? Quel rito è stato di scandalo come quello di personaggi famosi? Il concedere esequie religiose a pubblici peccatori non pentiti (Pavarotti ha forse allontanato la seconda moglie come segno di pentimento? quale sacerdote ha raccolto la sua confessione? Le cronache non ne han parlato, e, se fosse accaduto, sarebbe stato uno scoop!) inducono a credere che il peccato non esiste, che la Chiesa non considera più certi comportamenti come peccaminosi ecc.ecc.

    Più delicato dei pertinacemente pubblici peccatori ed apostati, è il caso dei suicidi. Qui entrano in campo problemi di difficile soluzione perché attengono ad una psiche stravolta. E qui è più comprensibile la misericordia della Chiesa. Ma anche in tal caso una modesta cerimonia privata sarebbe più consigliabile.

    RispondiElimina
  54. Attenzione col discorso del suicidio, però. Piaccia o non piaccia, non possiamo oggi non considerare che la neuropsichiatria ha fornito prove oltremodo evidenti come la stragrande maggioranza dei suicidi sono l'estrema conseguenza di un grave disagio mentale patologico, anche se magari non conclamato e quindi non diagnosticato in tempo per essere trattato e recuperato. L'istinto all'autoconservazione, ricordiamocelo, è innato e rinunciarvi è possibile solo nel caso di una fortissima volontà a morire (allora in questo caso potremmo parlare autenticamente di suicidio) oppure in una totale sospensione di origine patologica della capacità di giudizio sulla propria salute.
    Per dire, un depresso patologico grave può non dare segni riconoscibili, anche all'occhio di un esperto, fino al giorno in cui decide di buttarsi giù da un ponte o gettarsi in mezzo alla strada per farsi investire da un TIR. Queste sono persone che non sono più lucide, la cui espressione della volontà è ostacolata da una vera e propria malattia e non sono responsabili del male che si provocano.
    Non dobbiamo vergognarci di dimostrare pietà per una persona che si è tolta la vita se abbiamo il dubbio o la certezza di una patologia mentale grave che l'ha spinto a un simile gesto. Altro discorso è da farsi per gente che si uccide (o chiede di essere ucciso) vaneggiando di eutanasia perché è troppo vigliacco per vivere.

    RispondiElimina
  55. Sul discorso dei pubblici peccatori posso solo dire, come figlio di genitori divorziati e prossimi risposati e quindi in un evidente stato di conflitto d'interessi, che la questione è molto complessa e non è proprio il caso di generalizzare come si tende a fare nei commenti a blog: una cosa è il richiamo a un'applicazione più attenta delle norme, che condivido in pieno, ma è bene non confonderla con un letteralismo cieco alle singole situazioni che penso (spero) nessuno desideri.

    RispondiElimina
  56. Concordo appieno nei toni e nella sostanza con l'ultimo paragrafo, coerentemente col mio commento più sopra.
    Concordo meno nei toni con gli altri paragrafi, sempre coerentemente con un altro mio commento più sopra.

    RispondiElimina
  57. A Pastorelli, a proposito di poeti toscani:
    ha per caso notizie o dati sull'ultima stagione della vita di Betocchi, quella della sua crisi religiosa?

    RispondiElimina
  58. Così va meglio. A questo punto sarebbe comunque il caso di riportare il testo integrale dell'intervista in cui Mario Luzi avrebbe fatto apostasia, di modo che ciasun lettore del blog possa valutarne il tenore.


    Quanto al suo intervento, caro Burighel, lei ha pienamente ragione nel richiamare la letteratura clinica della psichiatria e delle neuroscienze circa il suicidio (accantoniamo la sociologia, che pure dice la sua dai tempi di Durkheim). Quando si leggono talune tirate a colpi secchi (cioè esenti da ulteriori considerazioni, nonché dalla considerazione di ulteriori fonti, quali per esempio le evidenze fornite dalla ricerca scientifica) di artt. del diritto canonico, torna alla mente la questioncella del sabato e dell'uomo. Il problema è straordinariamente complesso. Il che non significa che non vi sia un buon modo per inquadrarlo e per trovarne la soluzione, ma che tale modo non può essere né tecnicamente tanto semplicistico.

    RispondiElimina
  59. <span style=""><span style=" line-height: 21px;">
    <span style="padding-top: 4px;">Un sacerdote suicida, è stato sepolto con rito religioso, in presenza del vescovo...e dei media. 
    Non solo, durante il rito il sacerdote, prima della Comunione, ha invitato tutti a comunicarsi, senza distinzione di religione. 
    E il giorno dopo sui media, ecco teologi, responsabili della formazione nella diocesi, spegarci che a Roma si dice una cosa, il Magistero presenta l`ideale, e poi sul posto ognuno adatta.....perchè il Magistero non può tenere conto della particolarità. 
    Ciò succede in Svizzera, bien évidemment!</span></span></span>

    RispondiElimina
  60. <span><span><span style="line-height: 21px;"><span style="padding-top: 4px;"> il Magistero presenta l`ideale, e poi sul posto ognuno adatta....</span></span></span></span>
    ....e così, per noi poveri fedeli, destinati a non capirci  un'acca
    tra ciò che SI DEVE fare e ciò che E' PERMESSO fare...
    lo strabismo coatto continua...
    .... *DONT_KNOW*

    RispondiElimina
  61. Conosco il caso di un sacerdote suicida sepolto in terra consacrata, in Italia, con tanto di lapide celebrativa. Al soglio c'era Pio XII.

    RispondiElimina
  62. nuovi proverbi:

    Tra il dire e il fare c'è di mezzo...
    la diversa interpretazione !

    (un mare magnum inclusivo...)

    RispondiElimina
  63. Apriamo una discussione calma sul suicidio?
    Perchè ad un suicida sì ed a Welby no? perchè il primo è un atto che può essere paragonato ad una momentanea perdita di ragione, pazzia, una sorta di inconsapevolezza del gesto, un predominio della volontà sulla intelligenza (che se ci pensiamo è una negazione poi della stessa volontà), un annullamento totale dell'uomo che diviene una sorta di burattino.

    RispondiElimina
  64. ...mi è partito l'invio mentre ascolto il Papa che sta legnando i sacerdoti che non vivono fuori dal mondo!..
    riprendo...una sorta di burattino nelle mani di qualcuno (Satana?).
    Welby è invece una consapevole e razionale negazione di dio, quindi niente funerali!
    Matteo Dellanoce

    RispondiElimina
  65. Herr Professor Anonimo, per un cristiano la verità è Dio, cosa che avevo scritto, in latino, sin dal mio primo intervento e la la risposta che già le è stata data (da Quid est veritas), ricordando le parole del Maestro, chiude il discorso: Cristo è il nostro parametro di verità. Lei (tra l'altro usando una pretenziosa forma impersonale, come se avesse l'autorità di interrogare e noi l'onere di rispondere al fine di una valutazione scolastica) cosa ci chiede, una definizione filosofica di verità, che dire, quella platonica, o aristotelica - rapporto tra percezione sensibile e intelletto -, magari filtrata da Averroè e se quindi le verità di fede e di ragione debbano costituire un'unica e sola verità? Le pare, herr Professor, che sia questo il luogo?

    RispondiElimina
  66. Be', visto che scomodiamo un concetto così impegnativo, vale la pena di intendersi sul significato che gli si attribuisce. Se uno ci chiede di definire che cosa intendiamo con "luce", difficilmente risponderemo: Nostro Signore Gesù Cristo, è Lui la Luce. Di Nostro Signore diciamo che è la Luce proprio perché disponiamo di un concetto di luce, no? Lo stesso vale per Vita, Verità, ecc. Se sappiamo che cosa Rutilio intende con verità, possiamo capire che cosa attribuisce a Nostro Signore quando dice che Egli è la Verità.

    RispondiElimina
  67. Sono anch'io figlio di divorziati, con fratellastro annesso; ho anche un caso di suicidio in prossimità. Tuttavia riaffermo quanto detto; pur chiarendo che solo Dio giudica, ma che pure la Chiesa non abbandona (si fanno preghiere di suffragio per i suicidi).

    RispondiElimina
  68. Mah, di sicuro non sei cattivo!

    RispondiElimina
  69. Ma sei il solito troll? noto che continui a divertirti! bravo! le clave van lasciate nell'angolo a sinistra, grazie!

    RispondiElimina
  70. Non dimentichiamoci la Quo primum tempore di san Pio V...

    RispondiElimina
  71. Eh beh, Bartimeo, qui andiamo su questioni di grande momento. Welby sembra avere concepito il suo atto, frutto peraltro di lunga decantazione, anche come una presa di posizione apertamente polemica nei riguardi della Chiesa e della sua dottrina (un po' come Peppe Englaro), un atteggiamento di pubblica sfida cui difficilmente la Chiesa poteva esimersi dal reagire.
    Non vorrei povocare lo sdegno dello Herr Professor qua sopra, ma forse occorrerebbe mettere a fuoco che cosa si intende per suicidio. Ci sono circostanze in cui i contorni dell'atto non sono molto chiari (non è però il caso di Welby). Tanto per dire, le persone che si sono gettate nel vuoto dalle torri gemelle in fiamme si sono suicidate? Una persona che non si sottrae a morte certa, per esempio non si difende, pur potendolo fare, da imputazioni che gli costeranno la condanna a morte si suicida? Un soldato che accetta una missione da cui sa che, salvo miracoli, non potrà ritornare vivo, si suicida? I casi limite, sono numerosi.

    RispondiElimina
  72. Egregio H.P. (o <span>Herr Professor, </span>od "Ospite" o come altro vuoi chiamarti, tanto il tuo nome è Legione), a parte che Cristo è luce del mondo proprio perché è la Verità, a nessuno - e tanto meno a lei - importa un acca di cosa Rutilio intenda per verità, giacché io - diversamente da lei - sono e mi ritengo poca cosa, non sono davvero un filosofo (ho solo studiato un po' di filosofia al liceo e qualcosa all'università) né tanto meno una personalità della Chiesa, o dell'arte o della cultura. Personalmente, se proprio ci tiene, le dirò di ritenere - in buona compagnia - che la Verità (V maiuscola, non parlo delle c.d. verità relative) sia da collocare al di là del percorso logico che pur occorre percorrere, e quindi afferrabile tramite un atto intuitivo, salvo voler intendere la verità solo come mera tautologia (A è A, B non è A). Ma forse lei è proprio un relativista. Vuole dire che nessuna definizione di verità è possibile o esaustiva? Va bene, come vuole e finiamola qui, <span>herr Professor.</span>

    RispondiElimina
  73. Mi sembra d'aver scritto che i casi di suicidio van valutati da chi di competenza e che la Chiesa spesso usa l'arma della misericordia perché. se l'atto in sé è il rifiuto della vita di Dio e, quindi di Dio stesso, è anche vero che ci possono essere, come in altre forme di peccato, attenuanti (ad es. esplosione di follìa o non perfetto controllo delle proprie azioni ecc.), come aggravanti. Perché vi sia peccato occorrono materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso. Un suicida stravolto da un'esplosione di follìa è cosciente? Ma se questa follìa è determinata dall'uso di droga o di alcool la responsabilità dell'atto è indubbia. E questo vale anche per l'omicidio, ad es.



    Quano a Filippo Burighel, se non condivide pazienza. Mi sono limitato a riportare il can. 1184. Questa è la norma: in caso di  peccatori manifesti non si devono concedere i funerali religiosi se non han dato prima di morire segno di resipiscenza. E' ovvio che ogni caso poi vada giudicato a sé. Il fatto è che oggi, salvo rarissimi casi, le esequie ed anche solenni non si negano neppure a chi ha divorziato tre o quattro volte e non ha ricevuto i sacramenti. Più sono noti i peccatori nabifesti e più grave è lo scandalo che danno e l'influenza negativa che esercitano.

    Del resto i manifesti peccatori, come i divorziati, specie se risposati, sono esclusi dai sacramenti (le esequie sono solo un sacramentale). Non lo è il coniuge che ha subìto il divorzio. La Chiesa non li respinge, ma li chianma a seguire un cammino di rinnovamento. Sta a loro approfittarne: la Chiesa usa sempre pene mediinali.

    RispondiElimina
  74. Minch! Ora il tuo rigorismo è più comprensibile, Nike. Se avessi alle spalle una situazione così, io dormirei in sacrestia e vivrei tra l'altare e l'aquasantiera...

    RispondiElimina
  75. Rutilio, non vedo perché lei debba affermare del prossimo che è un plurindemoniato (suppongo che il riferimento a Legione fosse questo). Io non sono affatto dell'opinione che la Verità sia qualcosa di relativo. Le dirò di più, ritengo che l'espressione "verità relative" sia un nonsenso e che il relativismo sia la grande pestilenza del nostro tempo. E anch'io sono convinto che senza il ricorso a qualche forma di intuizione la Verità non si possa cogliere. Ma essendo anch'io poca cosa, le mie opinioni non significano granché. Per questo la invitavo a un confrontarsi sul tema della Verità. Chiudiamola qui, d'accordo. Però si riprenda il suo "Legione" e lo cestini o lo scaraventi in faccia a qualche sbattezzando (non le dico di applicarlo a lei stesso, perché non credo che "Legione" lei sia).
    Ossequi

    RispondiElimina
  76. Mario Luzi morì il 28 febbraio 2005, ma della sua apostasia di qualche mese prima ricordo che scrissi anche su "Il Giornale" (ed. della Toscana) il 23 gennaio richiamando le autorità ecclesiastiche sulla posizione di Luzi in contrasto con la Chiesa, tralasciando vicende private anch'esse notorie.  A me interessava soprattutto la sua posizione di non più cattolico, se mai lo era stato.
    Egli ebbe ad esprimersi in una lunga intervista in cui affrontava temi politici, dato ch'era senatore a vita: ovviamente maltrattò Berlusconi e Fini perché fascista e capo di partito di "fascisti confusi e incoerenti": e su questo poteva aver torto o ragione, ma forse avrebbe dovuto ricordare la sua milizia in "Frontespizio" di Bargellini, da cui fu allontanato, e poi nei guerrafondai e fascistissimi "Campo di Marte" di Pavolini, "Primato" di Bottai ecc.; si pronunciò contro le più innocue riforme costituzionali, lui che insegnava alla Cesare Alfieri dove gli era stato collega Maranini, e dove nacque l'Alleanza Costituzionale, e gli diedero pubblicamente dell'incompetente Armaroli e  Andreani suoi colleghi.
    Passando a parlare dei cattolici, di Comunione e Liberazione disse " provo una specie di ripugnanza per tutto ciò che serve ad escludere gli altri: il senso delle sette" e tacciò i ciellini di "cattolicesimo che mina la laicità dello Stato", e per questo si dichiarò "cristiano ma non cattolico", perché "il cattolicesimo tende ad attestarsi come identità esclusiva, che respinge gli altri, si isola dagli altri".
    Solo gl'illusi, in precedenza, avevano potuto considerarlo cattolico. Il suo laicismo era conosciuto nella cerchia di amici ed esimatori.



    Della crisi religiosa di Betocchi di cui qualcuno ha parlato, non ricordo niente. A quanto mi risulta non ha mai abbandonato la Chiesa.
    Ma ormai da molti anni mi sono allontanato da ogni circolo letterario. Inoltre era molto schivo e viveva nell'ombra affascinato dai tetti che vedeva dalle sue finestre.
    Non ricordo più chi scrisse: "Leggete Betocchi, ha luce per tutti".

    RispondiElimina
  77. Professor Pastorelli, abbia pazienza, non mi riverivo a lei. Ma a un saccentello che si aggirava più su nel post e che qualcuno ha chiamato Herr Professor. Quello che lei ha scritto sui suicidi è pienamente condivisibile.

    RispondiElimina
  78. BARFEDONE, nessun problema. Oltretutto porofessore lo ero, non lo sono più da un pezzo.

    RispondiElimina
  79. Visioni apocalittiche13 gennaio 2010 alle ore 21:49

     e vidi una donna, che era ferma, immobile, come intubata, 24 su h24 davanti al pc
    e profferiva frasi inaudibili

    RispondiElimina
  80. Sì Nike, è quello che volevo dire: la Chiesa non deve abbandonare e deve saper ben applicare le norme.
    Rigore non significa letteralismo pseudo-maomettano. ;)

    RispondiElimina
  81. Luisa, io ho avuto notizie dalle diocesi vicine di sacerdoti pii e devotissimi che colti dall'Alzheimer in tarda età sono diventati violenti e bestemmiatori come il più proverbiale scaricatore di porto. Non ho motivo di dubitare che in casi come questo il Signore Nostro sia più che comprensivo riguardo all'essere così nominato invano, che siano sacerdoti o laici. Allo stesso modo, se il sacerdote citato si è ucciso a causa di una grave depressione penso che il Signore sappia essere altrettanto comprensivo.


    Altro discorso, ovviamente, quello del vescovo che invita a comunicarsi indipendentemente dalla religione... No comment!

    RispondiElimina
  82. Dante, ovviamente il mio discorso non si riferisce a chi è divorziato e risposato tre o quattro volte.

    RispondiElimina
  83. I drogati e gli acolizzati, sono tali, spesso, non per un capriccio e per le troppe comodità, ma perchè tentano di soffocare, di sedare il loro disagio o  l' angoscia esistenziale con determinate sostanze o comportamenti. La società ha poco pietà verso i drogati, gli alcolizzati, i "viziosi" vari, e così facendo li emargina sempre di più bollandoli con un marchio indelebile che si porteranno fino alla fine. Anche coloro che si tolgono la vita per una causa, per protesta contro una tirrania, per attirare l'attenzione su atti di ingiustizia etc, a mio avviso, sono predisposti a tale gesto perchè già vessati da una qualche forma di depressione grave, forse senza nemmeno saperlo. Chi è ottimista e crede che il futuro potrà essere migliore, solitamente non ha intenzione di morire prima del tempo. Io non credo che il suicidio di Welby sia da interpretare solo come un gesto di natura politica. Sicuramento lo è diventato, ma forse dimentichiamo che quella persona, stava molto male, vegetava da anni in un letto, senza potersi muovere. Non credo che il suo stato emotivo potesse essere tanto sereno. Dobbiamo viverle certe esperienze per capire veramente cosa si prova in certe situazioni.

    RispondiElimina
  84. perfetto, solo che le donne erano almeno tre

    RispondiElimina
  85. Welby non si è suicidato. Welby è stato complice di un omicidio. Che poi fosse il suo è un'altro paio di maniche. Il Signore appena saputo della malattia si sarebbe potuto ammazzare, ma non lo ha fatto. Ha invece chiesto di essere ucciso. E' stato mandante di un omicidio.
    Poi con sta storia della sofferenza. Io mi sono rotto di chi scarica la propria Croce sulle spalle degli altri! Ognuno ha la sua ed ognuno si porta la sua. Quando proprio non ce la fa più arriva il Cireneo che lo aiuta. Welby ha ammazzato non se stesso ma il Cireneo traformando la Croce non in strumento di speranza ma di morte.
    Detto questo. Fine!
    Matteo Dellanoce

    RispondiElimina
  86. Se seguiamo il ragionamento di Filippo - ma senza voler per nulla entrar nel giudizio di Dio che sfugge a qualsiasi creatura, anche al papa -
    qualsiasi peccato può nascere da una situazione di disagio. C'è disagio sociale? rubiamo, uccidiamo. C'è disagio familiare, facciamoci l'amante. C'è un governo tirannico, facciamo come l'eroe alfieriano: uccidiamoci per protesta o uccidiamo il tiranno sapendo già che saremo uccisi a nostra volta. Ci cade addosso una malattia? Bestemmiamo. Viene un figlio non cercato? Si abortisca.
    Quanto agli alcoolizzati e ai drogati mi sembra che di comprensione la società odierna ne abbia più che a sufficienza.
    La posizione di Filippo è tipica di chi svaluta e la retta ragione ed il valore della Grazia, tutto riducendo a fenomenio di psicologia spicciola, insomma a problemi puramente terreni.
    Il che non significa che non si debba procedere nella valutazione, da chi di competenza, ad un serio e approfondito vaglio delle colpe.

    RispondiElimina
  87. A chiunque di vero cuore si converta a Dio sono aperte le porte, e il Padre accoglie il figlio, purché sia veramente pentito, col cuore pieno di gioia. La vera penitenza poi non è solo non ricadere di nuovo nelle stesse colpe, ma strapppare del tutto dall’anima quei peccati per i quali ci si riconosce rei di morte. Tolti questi, Dio abiterà di nuovo con te. Cristo dice infatti che in cielo, quando un peccatore si converte e fa penitenza, per il Padre e gli angeli è sommo e incomparabile gaudio (Lc 15:10). Per questo proclama : « Voglio l’amore e non il sacrificio » (Os 6:6; Mt 9:13). « Io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva » (Ez 33:11). «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno bianchi come neve, se fossero rossi come porpora diventeranno come lana » (Is 1:18).
    Solo Dio può cancellare i peccati e non imputare i delitti, poiché a noi pure Dio comandò di perdonare ogni giorno ai fratelli pentiti. Che se noi, pur essendo cattivi sappiamo fare del bene (Mt 7:11), quanto più  « il Padre delle misericordie » (2Co 1:3). Il Padre buono da cui viene ogni consolazione, pieno di misericordia e molto benigno, sa usare un’estrema pazienza aspettando chi si converte. Convertirsi sinceramente significa smettere di peccare, né più rivolgersi verso le cose passate… E pentirsi significa questo: aver dolore dei peccati commessi e chiedere con insistenza che il loro ricordo sia cancellato dal Padre: lui solo può per la sua misericordia distruggere il passato come non fosse avvenuto, e cancellare con la grazia dello Spirito il male della vita passata.
    Clemente di Alessandria (150-215)
    patriarca copto ortodosso e Padre della Chiesa
    Omelia « Quale ricco si salverà ? », 39-40

    RispondiElimina
  88. Credo proprio che Dante Pastorelli abbia ragione. Facendo costante riferimento alle condizioni di disagio, interno o esterno, si finisce per giustificare qualsiasi mascalzonata. E' una tendenza che a lungo andare mina la morale sociale oltre che quella individuale. Senza cadere nel rigorismo più feroce, occorre però onorare giusti criteri di serietà. Il principio di responsabilità non può essere abolito senza gravi conseguenze per l'umano consorzio e per la vita (e l'anima) dei singoli.

    RispondiElimina
  89. Quo primum tempore, art. 12

    RispondiElimina
  90. Uhm, a scanso di equivoci, "Filippo" non sono io. Io sono solo "Filippo Burighel".

    RispondiElimina