Grazie a Marco Tosatti e Gianfranco Amato per questa interessante intervista sul caso del pittore Giovanni Gasparro.
QUI MiL sulla vicenda: "Libertà per il pittore Gasparro, che rischia una condanna assurda".
QUI i post di MiL sul pittore.
Luigi C.
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Cinzia Notaro, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questa intervista all’avv. Gianfranco Amato. Buona lettura e condivisione.
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Discutere oggi di “arte libera” significa entrare in un terreno complesso, dove si incontrano creatività, fede, storia e responsabilità civile. Giovanni Gasparro, artista originario di Adelfia, in provincia di Bari, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma e specializzato in pittura, è conosciuto per il suo stile fortemente realistico e barocco, ispirato ai maestri del Seicento come Caravaggio, Ribera e Velázquez. Dipinge spesso soggetti sacri, scene bibliche, santi e martiri, ma anche ritratti e opere di denuncia culturale o sociale, grazie alla sua tecnica pittorica raffinata e ad una profonda ispirazione religiosa e simbolica. È considerato uno dei principali rappresentanti del realismo sacro contemporaneo. Le sue opere si trovano in chiese, collezioni private e mostre internazionali; tra le più rappresentative ricordiamo “San Nicola pellegrino” e “L’incredulità di San Tommaso”. Per il dipinto “Martirio di San Simonino da Trento”, Gasparro è stato imputato per istigazione all’odio razziale, in un processo che rappresenta non solo una vicenda giudiziaria, ma anche un dibattito sulla libertà di espressione artistica.
Ne parliamo con l’avvocato Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita, che lo scorso 12 novembre ha tenuto una conferenza sul tema presso il Monastero di Santa Scolastica, a Bari.
Cosa può ancora dire oggi un artista?
L’artista oggi è capace attraverso la sua opera di dimostrare, come diceva Dostoevsky, che la bellezza con la B maiuscola può salvare il mondo. Questo lo può fare ancora meglio, ovviamente, un artista che concepisce l’arte come tensione e richiamo all’Eterno. Se si toglie questa dimensione con l’Eterno, l’arte diventa semplicemente tecnica, quindi senza una dimensione trascendente … non c’è più questa possibilità di mostrare la bellezza con la B maiuscola, che è la bellezza assoluta, e che per il credente è Dio. Quindi togliere la prospettiva della fede significa mutilare e menomare le espressioni artistiche.
Dove finisce la libertà di espressione e dove inizia la responsabilità verso la memoria collettiva?
Questa è una questione importante e molto complessa, perché da una parte c’è la libertà di espressione, che non solo è garantita dalla Costituzione, ma che fa parte del diritto naturale ; dall’altra, c’è il rispetto anche per le credenze religiose, e non c’è bisogno di offendere la religione per esprimere l’arte. L’importante è evitare giudizi che possano essere considerati in qualche modo offensivi o discriminatori.
È giusto giudicare un’opera d’arte con criteri morali o politici?
Assolutamente no, perché l’arte asservita all’ideologia e alla politica si trasforma in propaganda. Si possono fare diversi esempi di questo uso scorretto dell’arte. Quindi è chiaro che l’arte non può diventare un ambito di assoluta impunità , in cui sia autorizzato disprezzare tutto e tutti in violazione dei limiti costituzionali. Si tratta certamente di un punto di equilibrio molto delicato, e un ambito scivolosamente pericoloso per quel che concerne la libertà di espressione artistica.
Quando l’arte diventa colpevole?
L’arte in sé non è mai colpevole. E’ l’utilizzo che l’artista fa della sua opera, che può diventare colpevole quando travalica quel limite del rispetto della libertà, delle opinioni, dei credi religiosi, della sensibilità degli altri previsto anche dalla Costituzione. Anche qui non esiste un criterio, una formula valida per tutti, è una “quaestio facti”, come dicono i giuristi ; è una questione che va valutata caso per caso, perché il punto di equilibrio è molto delicato. Da un lato deve essere garantita la libertà di espressione, senza strumentalizzare, esagerare o forzare l’interpretazione dell’artista ai fini ideologici e dall’altro l’artista deve anche considerare che non ha una impunità assoluta, poichè c’è anche il limite del buon gusto, che non è un limite giuridico, ma è un limite.
Quando possiamo dire che un artista è davvero libero?
Un artista è davvero libero, a mio giudizio, quando è scevo da qualunque pregiudizio ideologico. Quando un artista si esprime attraverso la propria opera e non in funzione di un progetto umano, politico, ideologico, si può considerare libero.
Questo processo è davvero un processo all’artista o all’arte stessa ?
Il rischio è quello che diventi un processo all’arte stessa. Pochi ricordano che l’opera in questione è del 2019 . Nel 2020 fu denunciata dall’Associazione dei giuristi ebraici e da un’altra organizzazione. Ci fu un processo che si risolse con una ordinanza del GIP di Milano di totale proscioglimento, dicendo che l’opera d’arte non poteva considerarsi antisemita e tantomeno una istigazione all’odio. Il giudice in quel procedimento disse che al di là della vicenda, (vera o non vera, non importa) trattasi di un soggetto artistico che per 500 anni è stato utilizzato : ci sono centinaia, forse migliaia di opere di San Simonino da Trento, e ciò prova il suo prosciogliemento. Tuttavia ciò non è bastato, ci si è accaniti : in Italia può accadere che uno venga prosciolto a Milano per un fatto e poi riprocessato a Bari per il medesimo fatto con qualche elemento in più, ma tra i commenti che vengono addotti contro l’artista considerato antisemita c’è addirittura un commento personale dello stesso, in cui si legge : ” Tutti conosciamo l’orrore di Auschwitz” … è veramente singolare che un antisemita riconosca l’orrore di Auschwitz, e che anche qui venga applicata la legge Mancino contro non solo la discriminazione ma anche l’odio razziale, l’antisemitismo e l’ideologia nazifascista ! Come portare accuse di questo genere ad un pittore come Giovanni Gasparro a cui è stato commissionato per il Palio di Siena un’opera che commemora l’ottantesimo anniversario della liberazione della città dal nazifascismo? … è sorprendente che un nazifascista festeggi la liberazione dal nazifascismo, ma questo cortocircuito accade appunto quando si utilizza come clava il concetto di antisemitismo per fini meramente ideologici.
Può esistere un’arte pericolosa in una società democratica?
La democrazia è semplicemente un sistema che prevede che la maggioranza parlamentare di un determinato periodo storico decida quali sono i valori, i principi e gli ideali . Quando parliamo di società democratica dobbiamo capire di cosa stiamo parlando, perché un Parlamento democraticamente eletto, a maggioranza democratica, potrebbe approvare, per esempio, una legge che dica che l’incesto è lecito, e ciò sarebbe democratico? Sì, sarebbe democratico. La democrazia non è un concetto assiologico, non ha dei principi e valori in sé. Tali principi e valori li stabilisce a seconda della maggioranza. Nella storia si è visto che le maggioranze possono anche sbagliare: Hitler non ha fatto un colpo di Stato, ma nel 1933 è andato al potere grazie ad elezioni democratiche. Ritengo che non può essere la maggioranza parlamentare in un determinato periodo storico a decidere ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Credo che esista un diritto naturale scritto nella coscienza di ogni uomo, ma questo è un altro discorso. In qualunque società, di qualunque tipo, con qualunque regime, l’arte è libera solo quando non soggiace a nessun interesse politico e ideologico.
L’artista deve essere responsabile delle reazioni del pubblico alle sue opere?
No, nel senso che l’artista offre attraverso la sua opera una visione personale, poi le reazioni deve metterle in conto. Ci sono artisti contemporanei che hanno cercato la provocazione come Andy Warhol eccetera, ma non credo che possano essere responsabili delle reazioni del pubblico.
Come si può rappresentare la fede o la storia religiosa senza riaprire ferite storiche?
Se parliamo del caso in specie, Gasparro ha semplicemente ripreso un soggetto storico sul quale tra l’altro ci sono anche controversie. In realtà quello che non gli hanno perdonato è il riferimento esplicito al libro “Pasque di sangue ” di Ariel Toaff ( un accademico ebraico, figlio dell’ ex rabbino capo di Roma Elio Toaff , che insegna Storia del Rinascimento e del Medioevo Ebraico all’ Università Bar-Ilan vicino Tel -Aviv ) , in cui gli viene imputato di aver richiamato e riattualizzato un mito antigiudaico, interpretato come diffusione di un messaggio discriminatorio o incitamento all’odio religioso. Non possiamo imbrigliare la sensibilità dell’artista fino al punto di vietargli di affrontare certi soggetti che, per secoli, sono stati espressi dall’arte, altrimenti dovremmo censurare migliaia — non centinaia, ma migliaia — di opere: quadri, affreschi, sculture, bassorilievi, il che sarebbe assurdo, perché dovremmo “riprocessare” Michelangelo, Bernini e molti altri maestri.Non credo che questo abbia senso.
Qual è la differenza tra censura e critica legittima?
La critica legittima è un giudizio positivo o negativo , emesso pubblicamente da chiunque su un’opera d’arte, che si rivela veramente “d’arte” quando fa discutere, in quanto non essendo banale, suscita una certa contrapposizione. La censura, invece, utilizza lo strumento ideologico per incatenare il pennello dell’artista e impedirne la libera espressione.
Chi decide cosa è accettabile in arte, la legge, i media o i social?
La legge, quando l’artista travalica il limite previsto dalla Costituzione, come già accennato prima. Direi che anche quando un artista supera il limite del buon gusto, non si dovrebbe mai ricorrere alla censura — a meno che non si tratti di un contenuto davvero inaccettabile (per esempio offensivo, violento o moralmente lesivo ).I media e l’opinione pubblica, finché non si oltrepassa quel limite, possono certamente esprimere giudizi, ma non possono impedire la libera espressione artistica, ovvero censurare.
Cosa insegna ai giovani artisti il caso Gasparro?
Che bisogna avere anche il coraggio di andare controcorrente. Al di là del caso specifico , Gasparro non si è adeguato al mainstream artistico : non è di sinistra, non è ateo, non è materialista, non è un pittore dannato, non è un astrattista, non è uno gnostico che disprezza la carne, la materia, il corpo. Ha che la capacità di coniugare il chiaroscuro caravaggesco con i toni barocchi ; di dipingere i corpi nella loro materialità vigorosa, carnale . Non si limita a copiare, ma crea. È intento a sperimentare, perché ormai Manzoni, con le sue “scatole stercorarie”, è superato. E’ molto interessante l’utilizzo sperimentale di questa tecnica caravaggesca che va controcorrente e che a volte impone un prezzo, che spesso bisogna essere disposti a pagare.
Chi sta davvero sul banco degli imputati, il pittore o la libertà di pensiero?
Sul banco degli imputati a Milano è andata l’opera d’arte, perché lì si trovava il quadro in questione, e la vicenda si è conclusa, come era ovvio, con il totale proscioglimento. Credo che, invece, a Bari sia la libertà di espressione ad essere davvero sul banco degli imputati: l’accusa infamante rivolta a Giovanni Gasparro è assolutamente infondata e dimostra quanto sia pericoloso l’uso ideologico per impedire ad un artista di esprimersi.

