Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1223 pubblicata da Paix Liturgique il 16 giugno, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), prendendo spunto dallo straordinario successo, anche quest’anno del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), riflette sull’importanza della partecipazione dell’apostolato laico – in nome del sensum fidelium – alla vita della Chiesa.
L.V.
Le sentinelle continuano per la 195ª settimana le loro preghiere in difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, il Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) dell’associazione Notre-Dame de Chrétienté con i suoi 19.000 pellegrini iscritti – se la logistica lo avesse permesso, sarebbero stati molti di più – e l’immensa folla intorno alla Cathédrale Notre-Dame di Chartres il lunedì di Pentecoste è stato un successo straordinario. L’eco si è propagato ben oltre i confini della Francia. Questo pellegrinaggio, come è noto, non è gradito ai Vescovi francesi, come hanno dimostrato gli interventi di mons. Vincent Alexandre Édouard Élie Jordy, Arcivescovo metropolita di Tours, di mons. Dominique Julien Claude Marie Lebrun, Arcivescovo metropolita di Rouen, e persino di mons. Philippe Maurice Marie Joseph Christory Comm. l’Emm., Vescovo di Chartres, che pur accogliendo il pellegrinaggio esprime costantemente la volontà di «normalizzarlo».
La stampa, invece, è ormai orientata verso un’informazione di «normalizzazione». Allo stesso modo dei Battesimi di adulti e adolescenti a Pasqua, parla di queste migliaia di giovani pellegrini accompagnati dalla liturgia tradizionale. Un segno sorprendente, tra questa copertura mediatica, è un articolo di Andrea Galli sul quotidiano italiano L’Avvenire, giornale ufficioso della Conferenza Episcopale Italiana, sostenuto e controllato da essa, che ne ha dato notizia nella sua edizione del 6 giugno [QUI: N.d.T.]:
«l’età media è di 23 anni», inoltre «il 60 per cento va alla Santa Messa tradizionale, il 25 per cento va alla Messa in Novus Ordo, mentre il restante è composto da persone in ricerca, oppure da evangelici. E ci sono anche alcuni musulmani. Sono amici o parenti di musulmani che si sono convertiti al Cattolicesimo e che li hanno invitati. Una volta uno di loro mi ha detto: noi preghiamo in ginocchio e vedere ventimila giovani che pregano inginocchiati per un’ora ci colpisce profondamente».
Va notato che la pressione episcopale che vorrebbe che il Novus Ordo si mescolasse con quello tradizionale in questo atto religioso annuale è stata trasmessa in modo molto sgradevole da «amici» tradizionalisti attraverso interviste e tribune sui media cattolici. Di conseguenza, l’associazione organizzatrice, Notre-Dame de Chrétienté, ha fatto una lunga e forte precisazione: “Pour la Vérité, la Justice et la Paix”. Réflexions et propositions de l’association Notre-Dame de Chrétienté à l’occasion du 43ème pèlerinage [«Per la Verità, la Giustizia e la Pace». Riflessioni e proposte dell’associazione Notre-Dame de Chrétienté in occasione del 43º pellegrinaggio: N.d.T.], che Paix Liturgique pubblicherà in una delle sue prossime lettere [QUI: N.d.T.].
Ne riporto qui alcuni elementi. Sul clima liturgico in Francia:
Ma in alcune Diocesi piovono decreti e divieti, secondo un’applicazione ultra-restrittiva della lettera apostolica in forma di «motu proprio» [Traditionis custodes: N.d.T.]. […]Ciò che ci viene detto oggi, in realtà, è che la liturgia tradizionale, nella sua unità rituale, sacramentale e spirituale, è un male, un’anomalia, dalla quale la Chiesa deve guarire e purificarsi.
Sulla malafede dell’argomento secondo cui la liturgia tradizionale non sarebbe ciò che cercano i giovani pellegrini:
secondo lo slogan più volte sentito: «I giovani non vengono per questo». Resta il fatto che è «questo» che proponiamo da quarantatré anni, per tre giorni, e che non iscriviamo nessuno con la forza.
E sul ruolo dei laici:
Certo, ci viene ricordato con forza che i laici non hanno autorità in materia di liturgia. Ma essi rimangono liberi per diritto di fondare associazioni, di invitarvi chi desiderano e di scegliere di valorizzare alcuni temi come mezzi privilegiati per realizzare il fine di ogni apostolato laico […].
Ciò vale in campo politico. Ma vale anche, in via eccezionale, in campo strettamente religioso, per rispondere a situazioni eccezionali in nome dell’«istinto di fede» dei fedeli cattolici. La struttura della Chiesa è intrinsecamente gerarchica, con una Chiesa docente costituita dal Papa e dai Vescovi uniti a lui, e una Chiesa discente. Ma può accadere in certi luoghi e talvolta in tutto l’universo cattolico durante alcune grandi crisi – e purtroppo questo accade per noi da decenni – che i rappresentanti della Chiesa docente non facciano, o facciano male, o non facciano completamente ciò a cui la loro missione li destina. Così è stato dalla catastrofica riforma liturgica del rito romano di sessant’anni fa, che ha dato al popolo cristiano una Messa e dei Sacramenti che esprimono in modo più debole il dogma cristiano.
Sono quindi i membri della Chiesa discente, sacerdoti e laici, questi ultimi con maggiore libertà di manovra, che hanno mantenuto contro venti e maree la liturgia tradizionale, in nome del sensus fidelium. È vero che fin dall’origine del male alcuni membri della Chiesa docente hanno anche alzato la voce (il card. Alfredo Ottaviani, Pro-Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, e il card. Antonio Bacci, con il loro Breve esame critico del Novus Ordo Missae), o hanno compiuto gesti, in questo caso il gesto sacramentale di ordinare sacerdoti per questa liturgia o comunque di proteggerli e incoraggiarli.
Questo fenomeno di continuazione minoritaria ma vivace della liturgia tradizionale, che è stato infine approvato dalle decisioni romane del 1984, 1988, 2007, poi revocato nel 2021, è concomitante con la continuazione dell’insegnamento di un Catechismo tradizionale negli anni postconciliari, che la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica è venuta in qualche modo ad approvare. Il sensus fidelium che legittima questa «resistenza» a decisioni dannose per la fede da parte di rappresentanti dell’autorità ecclesiastica, non deve essere analizzato come una rivendicazione democratica, ma come una richiesta urgente affinché tale autorità intervenga, nella fattispecie per confermare la fondatezza della celebrazione dell’usus antiquior.
Questo è ciò che rappresentano il Pèlerinage de Pentecôte nel suo 43º anno, il Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum nel suo 14º anno e tutti i pellegrinaggi tradizionali che si moltiplicano in Francia e nel mondo. I pellegrini, è il caso di dirlo, votano – esprimono il loro desiderio – con i piedi e protestano in questo inizio del Pontificato di Papa Leone XIV per la libertà della liturgia tradizionale e contro la sua persecuzione sempre viva in nome della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970.
Questo è il senso delle nostre veglie parigine, quasi quotidiane, che chiedono non solo all’Arcivescovo metropolita di Parigi, ma anche a tutti i prelati della Chiesa, di riconoscere la libertà di questa liturgia. E che sia riconosciuto, direi insegnato, il principio dottrinale che impone questa libertà: la liturgia tradizionale rimane lex orandi per la Chiesa romana. È ciò che chiediamo incessantemente nei Rosari che recitiamo davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì e il venerdì alle ore 17:00, davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix, 59, nel XIV arrondissement), la domenica alle ore 18:15.
Echi delle veglie: «Fantastico! Anche noi siamo affezionati alla Santa Messa tradizionale», ci dice una famiglia di tre persone. «Da dove venite?». «Siamo croati, in vacanza a Parigi, e domenica andremo nell’Église Saint-Nicolas-du-Chardonnet di Parigi perché a casa nostra, a parte le Sante Messe della Fraternità sacerdotale San Pio X, non c’è quasi nulla. Ma del resto a casa nostra i Cattolici non praticano più».
In unione di preghiera e di amicizia.

Ma perché queste forzature assurde in continuazione?!
RispondiEliminaLe alternative sono solo sopraffine messe in latino con l’organo o “chitarre e bonghi”? Dove saranno questi bonghi poi! Ho iniziato a far musica in parrocchia da quando avevo 12 anni e non li ho mai visti una volta.
Sembra che siamo più in preda a della sterile propaganda polemica che altro.
I vescovi francesi che giocano a fare i gendarmi per impedire la Messa in latino sono semplicemente ridicoli. Bergogliani senza Bergoglio....
RispondiEliminaMa davvero? Non sono ridicoli questi pupazzi coi cartelli?
Elimina