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venerdì 13 giugno 2025

Giansoldati. Leone XIV, segnali distensivi al mondo tradizionale della Messa in latino (era finita nel mirino di Francesco) #papaleonexiv

Speriamo bene.
Luigi C.

Franca Giansoldati, 10-6-25, Il Messaggero

Il segnale arrivato al mondo tradizionalista da parte di Leone XIV è importante e non è da sottovalutare. Equivale alla fine delle ostilità avviate dal suo predecessore Francesco, originando una autentica crociata verso tutte quelle comunità che vogliono continuare a celebrare la messa in latino secondo il messale del 1962. La distensione di Prevost ovviamente non è sfuggita anche perchè il segnale che ha mandato è giunto nel bel mezzo dello storico pellegrinaggio di Chartres, in Francia, dove ogni anno decine di migliaia di persone (tantissimi i giovani) si ritrovano nell'abbazia gotica per una grandiosa celebrazione. Stavolta il vescovo locale, Philippe Christory, prima di iniziare l'omelia ha letto un messaggio da parte di Papa Prevost: «Noi sappiamo che Papa Leone prega per ogni pellegrino che vive un personale incontro con Cristo». Parole importanti e simboliche da inserire nel contesto tormentato che ha emarginato le comunità tradizionaliste messe al bando sotto il pontificato precedente e sottoposte a restrizioni rigidissime a livello diocesano.
I rapporti con il mondo della messa in latino sono stati da subito turbolenti sotto Francesco. Persino nel programma dei pellegrinaggi giubilari stilato dal Vaticano dove sono contemplate tutte le categorie possibili - dai migranti, alle forze armate, dai giornalisti, agli artisti, dai giovani, ai nonni, dai volontari - non è stato inserito nemmeno un momento particolare per i fedeli della messa in latino.
Sei mesi fa era persino circolata la voce che il Vaticano volesse eliminare il famosissimo pellegrinaggio di Chartres, in Francia, praticamente il più antico e frequentato pellegrinaggio tradizionalista al mondo, i cui giovani che vi partecipano sono in continua crescita, dai 13 mila del 2020 ai 18 mila del 2024. Un fenomeno interessantissimo in totale controtendenza rispetto all'atteggiamento piuttosto disinteressato dei giovani verso la fede.

Papa Francesco scelse di promulgare il motu proprio del 2021, Traditionis Custodes per limitare l’uso delle chiese parrocchiali alla galassia della messa in latino, cancellando di fatto il lungo cammino intrapreso da Benedetto XVI per fare rientrare gradualmente nell'alveo conciliare anche gli scismatici lefebrviani. Il provvedimento fu una doccia gelata che mise in agitazione tutto il mondo tradizionalista e alimentando un clima da crociata in tantissime diocesi. Papa Bergoglio aveva motivato il pugno duro evidenziando i problemi causati dagli ultra conservatori per l'unità della Chiesa, definendoli soggetti “pericolosi”. Quasi un anno dopo il Motu Proprio Traditionis custodes, nel 2022, era arrivato un ulteriore intervento, stavolta, in campo liturgico. Si intitola Desiderio Desideravi e fu pubblicato nel giorno dei santi Pietro e Paolo. Nel testo, il pontefice si richiamava al Concilio Vaticano II per mettere in guardia dal pericolo che «la bellezza del celebrare cristiano» poteva essere «deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica».

A dare manforte a Papa Francesco in questa crociata (che ha solo polarizzato la Chiesa) vi sono stati tanti teologi e liturgisti (molti provenienti dall'università di Sant'Anselmo) ma pure autorevoli cardinali, come il prefetto Roche e il segretario di Stato, Parolin.