Il “no” di Papa Francesco all’evento della riapertura di Notre-Dame de Paris, un grave e doloroso errore
Una grande storia interrotta
∎Durante la Rivoluzione francese (1789-1899) Robespierre evitò la
demolizione di Notre-Dame de Paris perché temeva una ribellione dei cattolici.
Nei mesi della Comune di Parigi (1871) ci furono atti vandalici minori contro
il tempio. Dall’approvazione di una legge del 1905 sulla separazione tra Stato
e Chiesa, Notre-Dame le altre Cattedrali e le chiese sono proprietà dello
Stato. Si racconta che Paul Claudel nella notte di Natale del 1866 entrò ateo e
dopo il canto del «Magnificat», uscì convertito.
∎ 30 maggio 1980, 186 anni dopo Papa Pio VII, Giovanni
Paolo II visitò Parigi. La Cattedrale, dove «si incontra il genio di Francia»,
gli ispira la riflessione su Gesù «pietra angolare della storia umana». Ci
torna, anziano, debole e molto malato, il 22 agosto 1997 per la XII Giornata
mondiale della gioventù.
∎A oltre un milione di giovani Papa Wojtyla disse: «Bisogna che i giovani comprendano
che, se vogliono essere cristiani autentici, devono aprire li occhi dell’anima
ai bisogni così numerosi degli uomini d’oggi». Il 12-15 settembre 2008 a Parigi,
e dopo al Santuario de Lourdes, Benedetto XVI dice che Notre-Dame fa percepire
«l’incessante scambio che Dio ha voluto stabilire fra gli uomini e sé» ed
elogia «gli architetti, i pittori, gli scultori, i musicisti che hanno dato il
meglio di sé stessi».
Papa Francesco invece ha interrotto questa storia che vive nel cuore dei cristiani del mondo.
Parole di s. Giovanni Paolo II a
Notre-Dame (30 maggio 1980)
"Noi siamo qui in un luogo sacro: Notre-Dame. Questa splendida
costruzione, tesoro dell’arte gotica, i vostri antenati l’hanno consacrata alla
Madre di Dio. Essi l’hanno consacrata a colei che, tra tutti gli esseri umani,
ha dato la risposta più perfetta a quella domanda: Ami tu? Mi ami tu? Mi ami di
più? La sua vita tutta intera fu infatti una risposta perfetta, senza alcun
errore, a questa domanda. Era dunque conveniente che io cominciassi in un luogo
consacrato a Maria il mio incontro con Parigi e con la Francia, incontro al
quale sono stato così cortesemente invitato dalle autorità dello Stato e della
città, dalla Chiesa e dai suoi pastori." Fonte
****
Il
"no" di Papa Francesco all'invito di Emmanuel Macron, il 7 e 8
dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine, agli eventi
programmati per la riapertura della Cattedrale di Notre-Dame de Paris dopo i
lavori di ricostruzione durati cinque anni per cancellare le ferite del
terribile incendio del 2019, per molti la scelta del Papa è un’espressione
della libertà con la quale governa la Chiesa. Anzi, qualcuno aggiunge: così lo
ricorderà la storia.
Altri ribadiscono assertivamente: il
Papa tra Parigi e la Corsica, dove invece andrà il 15 dicembre, rinnova la sua
visione della pastorale itinerante e la scelta delle famose periferie che il
Pontefice argentino ha sempre privilegiato al posto dei grandi, stanchi e
polverosi centri del colonialismo di una volta e dei più recenti poteri
dell’omologazione culturale.
Tutte queste considerazioni e analisi
possono essere vere ma restano sempre ipotesi più o meno plausibili. Il
Vaticano non ha mai dato nessuna spiegazione su questo rifiuto. Il Papa stesso,
nel corso di un incontro con i giornalisti, disse con una movenza che poteva
essere più delicata: "A Parigi non
andrò!" Punto e basta, nessuna spiegazione. Si sa, il Papa è
insindacabile. A questo punto solo speculazioni: Malattia? No! sta benone.
Concistoro? No! Prima di fissare la data aveva già ricevuto l’invito di Macron.
Quindi,
a nostro avviso, la prima cosa da dire è immediata: si tratta - quello del
Pontefice - di un gesto del tutto inspiegabile, "inconsulto, senza
controllo" ci ha commentato un diplomatico francese accreditato a Roma.
Nessuna regola, tradizione o norma liturgica obbliga il Vescovo di Roma a
presiedere, l’8 dicembre, un atto di venerazione all'Immacolata Concezione di
Maria che nella capitale italiana, a Piazza di Spagna, si celebra dal 1857
quando Papa Pio IX inaugurò la statua che ricorda la proclamazione del dogma. In
merito, va ricordato, per esempio, che Papa s. Paolo VI celebrò la Notte Santa
del 24 dicembre (1966) a Firenze, con gli alluvionati, e poi, nel 1968, tra gli
operai di Taranto. Da Montini a Ratzinger, tutti i Vescovi di Roma, come
privati o come Pontefice hanno visitato Notre-Dame. Su J. M. Bergoglio, prima
di essere eletto Papa, non esistono notizie di nessun tipo.
Un evento veramente eccezionale, un simbolo esemplare.
Trattandosi della riapertura di Notre-Dame
de Paris si poteva fare, anzi, forse si doveva fare questa visita tenendo conto
dell’immenso valore simbolico del tempio, in particolare per l'Europa in crisi,
disorientata e con al centro uno scenario di guerra devastante e gravemente
pericoloso per l'umanità tutta. Ci sono anche altre considerazioni al riguardo però
vogliamo sottolineare una rimarchevole anche perché è un modo di contrastare
ciò che Francesco ha denunciato come “cocacolizzazione
spirituale”.
Una Messa, una preghiera o un’allocuzione
di Papa Francesco sarebbe stata un evento molto rilevante, anzi una carica
religiosa e morale per popoli che, seppure nella fragilità e confusione,
sentono ancora la vitalità e lo slancio della fede cristiana.
Sino a prova
contraria, che ovviamente non arriverà mai, la risposta del Papa all'invito
della Francia appare un gesto molto bergogliano: impulsivo, francamente
capriccioso, e Francesco e i suoi collaboratori più vicini non devono
sottovalutare il danno d’immagine che si dovrà pagare. A Parigi non si potrà
vedere il Santo Padre. Lo si vedrà invece ad Ajaccio, capoluogo della Corsica,
sette giorni dopo, in un evento sulla religiosità popolare nel Mediterraneo. Il
Papa poteva almeno evitare di umiliare a Parigi, e i tanti francesi che non
capiscono il Pontefice. In Francia, così si vive il “no” a Notre-Dame a
prescindere di quale sia vero pensiero del Pontefice.