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lunedì 16 dicembre 2024

Luis Badilla. Francesco non è andato a Parigi perché preferisce "le periferie". Ma veramente è così?

Grazie a Luis Badilla per questa sua analisi sulla mancata presenza di Francesco a Notre Dame a Parigi.
Luigi C.

Papa Francesco non è andato a Parigi perché lui preferisce "le periferie". Ma veramente è così o è una banalità in più della stampa bergoglio-friendly?

 Le periferie: la solita banalità che fa del male a Papa Francesco soprattutto quando si tenta di spiegare il suo “no” a Parigi e il suo “sì” alla Corsica. Dieci anni fa il Pontefice rifiutò con sdegno il mantra delle periferie. Allora disse: ho delle ragione specifiche quando faccio un viaggio.

          Fra i molti danni che una certa stampa ha fatto, e continua a fare, a Papa Francesco con i suoi modi e metodi euforici da applaudire a prescindere, con i suoi cliché e frasi fatte, ci sono le conseguenze dell’abuso di parole logorate e polverose, superate dalla realtà e non poche volte decontestualizzate. Si pensi a un profluvio singolare: periferia. Siamo arrivati al punto tale che si dice che Francesco non è andato in Francia, in occasione della riapertura di Notre-Dame, perché fra due inviti francesi, Ajaccio e Parigi, ha scelto la prima perché va solo nelle periferie del mondo. Questa banalità, pur di non scrivere che il Papa ha commesso un errore perché a Parigi sarebbe dovuto andare, è stata ripetuta nella stragrande maggioranza di articoli che hanno affrontato la questione. Si è voluto far credere che il Papa, volendo recarsi ad Ajaccio il 15 dicembre, ha così scelto gli ultimi, i non potenti, i perdenti, gli umili, in poche parole tutto ciò che non è “centro” dove risiedono i poteri forti.

          Le ragioni vere del rifiuto papale all’invito ricevuto dal Presidente Macron nel dicembre 2023, quando il Concistoro del 7 dicembre 2024 non prendeva ancora la sua forma organica, non si conoscono. Le motivazioni ufficiali di questo “no” sono un mistero, un vero segreto pontificio. Eppure, in questi giorni alcuni analisti, pur di non porsi domande imbarazzanti, hanno scritto che loro già sapevano tutto da molti mesi, addirittura prima che Papa Bergoglio facesse conoscere le sue intenzioni. Nella memoria storica di questo grande evento resteranno due cose: l’assenza di Papa Bergoglio (che per la verità non si è sentita particolarmente) e la sua risposta ai giornalisti quando tempo addietro venne interrogato sul possibile viaggio e lui, in un modo perentorio non necessario e poco elegante, rispose: “A Parigi non andrò” - 13 settembre 2024). Queste quattro parole erano la risposta alla domanda di Simon Leplâtre di Le Monde: “Lei sarà a Parigi in occasione della riapertura della cattedrale di Notre-Dame?

Francesco e l’Albania nel 2014

          In questi giorni abbiamo potuto leggere analisi come quella apparsa su Repubblica.it: “Dal Papa solo un messaggio: “Preferisce le periferie”. Raccontano che all’inizio aveva preso in considerazione di andarci. Nessuna decisione, ma Papa Francesco avrebbe potuto partecipare alla cerimonia di riapertura di Notre-Dame. Certo il contesto non era quello che gli è più consono: da quando è stato eletto al soglio petrino non ha visitato né Parigi, né Madrid, né Londra, né Vienna o Berlino, preferendo Paesi meno centrali (la Svezia, l’Ungheria), luoghi segnati dai drammi della storia (Sarajevo, l’isola di Lesbo), anche se... “. (sic)

Alcuni operatori dell’informazione, nel voler negare ai proprio lettori un'analisi seria e competente di questa insolita assenza papale, sono tornati alla banalità delle periferie, marchingegno argomentativo che lo stesso Papa Francesco rifiutò con sdegno dieci anni fa parlando di un suo viaggio in Albania, ovviamente presentato come une “periferia dell’Europa”.

Era il 18 agosto 2014, nella conferenza stampa sull’aereo, rientrando dalla Corea del Sud e diretto a Roma, con riferimento alla sua Visita in Albania programmata per il 21 settembre di quello stesso anno, alla giornalista spagnola della COPE, Paloma García Ovejero, il Papa disse: “No, adesso ti spiego. Quest’anno è prevista l’Albania, è vero. Alcuni dicono che il Papa ha uno stile di incominciare tutte le cose dalla periferia. Ma no, vado in Albania perché? Per due motivi importanti. Primo, perché sono riusciti a fare un governo – pensiamo ai Balcani! –, un governo di unità nazionale tra islamici, ortodossi e cattolici, con un consiglio interreligioso che aiuta tanto ed è equilibrato.” Il secondo motivo, il Papa lo spiegò così: “L’altra cosa: se pensiamo alla storia dell’Albania, è stata religiosamente l’unico dei Paesi comunisti che nella sua Costituzione aveva l’ateismo pratico. Se tu andavi a Messa era anticostituzionale”.  (Fonte)

Stando così le cose, appare molto plausibile la considerazione secondo la quale i viaggi del Papa hanno sempre delle precise ragioni politiche oltre che religiose ed ecclesiali. Nulla di sorprendente. Lo stesso si può dire dei viaggi degli altri papi. Per andare ad Ajaccio questo 15 dicembre, sarà lui a dare queste ragioni. Nel caso di Parigi invece, le ragioni del suo “no” non si conoscono, come già detto. Conosciamo solo le conseguenze del suo gesto.

Le ragioni politiche nei viaggi di Francesco sono state sempre molto enfatiche e anche molto elaborate. I fattori tempestività e circostanze sono stati ugualmente rilevanti. Tutti questi elementi hanno reso sempre difficile decodificare i motivi del viaggio papale e soprattutto della scelta dei paesi visitati, anche perché si dovrebbe aggiungere nel caso di Francesco l’equazione caratteriale.

Un pasticcio creato a tavolino?

          Perché aveva ragioni specifiche, seppure sconosciute, Francesco non è andato a Parigi e con ogni probabilità queste ragioni non avevano nulla a che fare con quelle invece del suo voler andare ad Ajaccio sabato 15 dicembre. E’ impossibile solo un momento immaginare che il Papa quando decide un viaggio lo fa usando lo schema “centro-no, periferia-sì”. Sarebbe insensato, come insensato si è rivelato, scrivere che Francesco ha scartato Parigi perché capitale della Francia a beneficio di una cittadina della Corsica di poco più di 60 mila abitanti (Ajaccio). Non erano necessarie acrobazie linguistiche. Bastava dire che il Papa non voleva andare a Parigi come si è già scritto in altre occasioni identiche. Si poteva aggiungere, come abbiamo fatto noi: quella del Santo Padre è una decisione errata e dolorosa.

          Il pasticcio è nato quando i primi di novembre una testata della Corsica parlò per primo su questo viaggio, raccontando come aveva fatto Le Figaro, che nel corso dell'assemblea episcopale francese, il card. Bustillo, arcivescovo di Ajaccio, aveva informato i suoi confratelli della decisione del Pontefice di far visita alla cittadina il 15 dicembre in occasione del Convegno sulla religiosità popolare nel Mediterraneo. La notizia, che arrivò proprio quando si sapeva dal 13 settembre che Francesco aveva deciso di non andare alla riapertura di Notre-Dame de Paris, provocò subito grandissime perplessità fra i prelati.

          Così è nato e così si è poi sviluppato il pasticcio di Parigi, non il primo e probabilmente neanche l'ultimo. Si sarebbe potuto evitare.