Papa Francesco non è andato a Parigi perché lui preferisce "le periferie". Ma veramente è così o è una banalità in più della stampa bergoglio-friendly?
Le periferie: la solita banalità che fa del male a Papa Francesco soprattutto quando si tenta di spiegare il suo “no” a Parigi e il suo “sì” alla Corsica. Dieci anni fa il Pontefice rifiutò con sdegno il mantra delle periferie. Allora disse: ho delle ragione specifiche quando faccio un viaggio.
Fra i molti danni che una certa stampa ha fatto, e continua a fare, a Papa
Francesco con i suoi modi e metodi euforici da applaudire a prescindere, con i
suoi cliché e frasi fatte, ci sono le conseguenze dell’abuso di parole logorate
e polverose, superate dalla realtà e non poche volte decontestualizzate. Si
pensi a un profluvio singolare: periferia. Siamo arrivati al punto tale che si
dice che Francesco non è andato in Francia, in occasione della riapertura di
Notre-Dame, perché fra due inviti francesi, Ajaccio e Parigi, ha scelto la
prima perché va solo nelle periferie del mondo. Questa banalità, pur di non
scrivere che il Papa ha commesso un errore perché a Parigi sarebbe dovuto
andare, è stata ripetuta nella stragrande maggioranza di articoli che hanno
affrontato la questione. Si è voluto far credere che il Papa, volendo recarsi
ad Ajaccio il 15 dicembre, ha così scelto gli ultimi, i non potenti, i
perdenti, gli umili, in poche parole tutto ciò che non è “centro” dove
risiedono i poteri forti.
Le ragioni vere del rifiuto papale all’invito ricevuto dal Presidente Macron nel dicembre 2023, quando il Concistoro del 7 dicembre 2024 non prendeva ancora la sua forma organica, non si conoscono. Le motivazioni ufficiali di questo “no” sono un mistero, un vero segreto pontificio. Eppure, in questi giorni alcuni analisti, pur di non porsi domande imbarazzanti, hanno scritto che loro già sapevano tutto da molti mesi, addirittura prima che Papa Bergoglio facesse conoscere le sue intenzioni. Nella memoria storica di questo grande evento resteranno due cose: l’assenza di Papa Bergoglio (che per la verità non si è sentita particolarmente) e la sua risposta ai giornalisti quando tempo addietro venne interrogato sul possibile viaggio e lui, in un modo perentorio non necessario e poco elegante, rispose: “A Parigi non andrò” - 13 settembre 2024). Queste quattro parole erano la risposta alla domanda di Simon Leplâtre di Le Monde: “Lei sarà a Parigi in occasione della riapertura della cattedrale di Notre-Dame?
Francesco e l’Albania nel 2014
In questi giorni abbiamo potuto
leggere analisi come quella apparsa su Repubblica.it: “Dal Papa solo un messaggio: “Preferisce le periferie”. Raccontano che
all’inizio aveva preso in considerazione di andarci. Nessuna decisione, ma Papa
Francesco avrebbe potuto partecipare alla cerimonia di riapertura di
Notre-Dame. Certo il contesto non era quello che gli è più consono: da quando è
stato eletto al soglio petrino non ha visitato né Parigi, né Madrid, né Londra,
né Vienna o Berlino, preferendo Paesi meno centrali (la Svezia, l’Ungheria),
luoghi segnati dai drammi della storia (Sarajevo, l’isola di Lesbo), anche
se... “. (sic)
Alcuni
operatori dell’informazione, nel voler negare ai proprio lettori un'analisi
seria e competente di questa insolita assenza papale, sono tornati alla
banalità delle periferie, marchingegno argomentativo che lo stesso Papa
Francesco rifiutò con sdegno dieci anni fa parlando di un suo viaggio in Albania,
ovviamente presentato come une “periferia dell’Europa”.
Era il 18
agosto 2014, nella conferenza stampa sull’aereo, rientrando dalla Corea del Sud
e diretto a Roma, con riferimento alla sua Visita in Albania programmata per il
21 settembre di quello stesso anno, alla giornalista spagnola della COPE,
Paloma García Ovejero, il Papa disse: “No,
adesso ti spiego. Quest’anno è prevista l’Albania, è vero. Alcuni dicono che il
Papa ha uno stile di incominciare tutte le cose dalla periferia. Ma no, vado in
Albania perché? Per due motivi importanti. Primo, perché sono riusciti a fare
un governo – pensiamo ai Balcani! –, un governo di unità nazionale tra
islamici, ortodossi e cattolici, con un consiglio interreligioso che aiuta
tanto ed è equilibrato.” Il secondo motivo, il Papa lo spiegò così: “L’altra cosa: se pensiamo alla storia
dell’Albania, è stata religiosamente l’unico dei Paesi comunisti che nella sua
Costituzione aveva l’ateismo pratico. Se tu andavi a Messa era
anticostituzionale”. (Fonte)
Stando così le
cose, appare molto plausibile la considerazione secondo la quale i viaggi del
Papa hanno sempre delle precise ragioni politiche oltre che religiose ed
ecclesiali. Nulla di sorprendente. Lo stesso si può dire dei viaggi degli altri
papi. Per andare ad Ajaccio questo 15 dicembre, sarà lui a dare queste ragioni.
Nel caso di Parigi invece, le ragioni del suo “no” non si conoscono, come già
detto. Conosciamo solo le conseguenze del suo gesto.
Le ragioni
politiche nei viaggi di Francesco sono state sempre molto enfatiche e anche
molto elaborate. I fattori tempestività e circostanze sono stati ugualmente
rilevanti. Tutti questi elementi hanno reso sempre difficile decodificare i
motivi del viaggio papale e soprattutto della scelta dei paesi visitati, anche
perché si dovrebbe aggiungere nel caso di Francesco l’equazione caratteriale.
Un pasticcio creato a tavolino?
Perché aveva ragioni specifiche,
seppure sconosciute, Francesco non è andato a Parigi e con ogni probabilità queste
ragioni non avevano nulla a che fare con quelle invece del suo voler andare ad
Ajaccio sabato 15 dicembre. E’ impossibile solo un momento immaginare che il
Papa quando decide un viaggio lo fa usando lo schema “centro-no, periferia-sì”.
Sarebbe insensato, come insensato si è rivelato, scrivere che Francesco ha
scartato Parigi perché capitale della Francia a beneficio di una cittadina
della Corsica di poco più di 60 mila abitanti (Ajaccio). Non erano necessarie acrobazie
linguistiche. Bastava dire che il Papa non voleva andare a Parigi come si è già
scritto in altre occasioni identiche. Si poteva aggiungere, come abbiamo fatto
noi: quella del Santo Padre è una decisione errata e dolorosa.
Il pasticcio è nato quando i primi di
novembre una testata della Corsica parlò per primo su questo viaggio,
raccontando come aveva fatto Le Figaro,
che nel corso dell'assemblea episcopale francese, il card. Bustillo,
arcivescovo di Ajaccio, aveva informato i suoi confratelli della decisione del
Pontefice di far visita alla cittadina il 15 dicembre in occasione del Convegno
sulla religiosità popolare nel Mediterraneo. La notizia, che arrivò proprio
quando si sapeva dal 13 settembre che Francesco aveva deciso di non andare alla
riapertura di Notre-Dame de Paris, provocò subito grandissime perplessità fra i
prelati.