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sabato 2 novembre 2024

Quattro proposte dei giovani per il futuro della Chiesa cattolica nel Belgio

In occasione della visita di Papa Francesco nel Belgio, i giovani della TFP Student Action Europe hanno distribuito nelle piazze un volantino con alcune proposte per contribuire alla riflessione sul futuro della Chiesa.
Luigi C.

1.“Omnia instaurare in Christo” (Ef 1,10)

Dagli anni ‘60 sono stati introdotti molti cambiamenti nella vita della Chiesa con il pretesto di adattarla al mondo moderno e così attrarre i giovani. Il risultato è stato a dir poco catastrofico: le chiese si sono furono svuotate e il numero dei candidati al sacerdozio è calato. Nelle nostre chiese, ormai, il numero dei funerali supera di gran lunga quello dei battesimi. Oggi, una delle maggiori preoccupazioni dei vescovi è di sapere quante chiese dovranno chiudere per essere messe in vendita...

Le comunità cosiddette progressiste stanno invecchiando e non hanno prospettive per il futuro. Dall’altro canto, le parrocchie che favoriscono la pietà tradizionale, l’adorazione al Santissimo Sacramento, le processioni, il Santo Rosario, le novene e via dicendo, attirano sempre più giovani.

Di fronte a questa realtà, ormai pubblica e notoria, riteniamo che “modernizzare” ulteriormente la Chiesa, promuovendo un cambiamento nel suo insegnamento e nella sua pratica pastorale, non sia solo dottrinalmente errato, ma anche suicida.

La nostra prima proposta filiale alle autorità della Chiesa è, quindi, restaurare tutto in Cristo, cioè ritornare alle pratiche immemorabili che, secolo dopo secolo, hanno attirato moltitudini di giovani.

2. Leadership in difesa della vita innocente e della famiglia come Dio le ha create


Il recente ribaltamento da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti del disastroso caso Roe v. Wade, dimostra che la lotta contro l’aborto non solo è possibile, ma ottiene vittorie concrete. La gerarchia cattolica non può restare in silenzio di fronte a questa valanga di omicidi che “gridano vendetta al cospetto di Dio”, per riprendere la formulazione degli antichi catechismi.

La base militante del movimento per la vita nel nostro Paese è costituita principalmente da giovani. Se la Chiesa in Belgio vuole trattenerli o attirarli nelle sue file deve ridiventare il grande baluardo della lotta in difesa della vita umana innocente.

I cattolici devono assumere la guida del movimento ProLife in nome della Fede, immettendovi tutte le dinamiche di una Crociata in difesa della vita, per essere coerenti con la loro convinzione che l’aborto costituisce un crimine abominevole e una grave trasgressione del Quinto Comandamento.

La difesa della vita umana innocente si abbina alla battaglia per la famiglia come Dio l’ha creata. La cellula base della società è oggi attaccata dall’“ideologia del genere”, che nega la differenza tra i sessi che Dio ha inscritto nella natura umana: «Maschio e femmina li creò» (Gen 1,27).

La Chiesa cattolica è e sarà sempre il bastione di difesa della famiglia tradizionale basata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna con l’obiettivo primario di procreare e di educare i propri figli.

3. Allontanarsi dal Synodaler Weg tedesco


Lo scorso febbraio, i vescovi belgi hanno pubblicato una bozza con “proposte audaci” in vista della prossima Assemblea generale del Sinodo. Tali proposte assomigliano a quelle del famigerato Synodaler Weg tedesco, comprese la fine dell’obbligo del celibato sacerdotale e l’ordinazione diaconale delle donne.

I fatti, però, smentiscono clamorosamente il Synodaler Weg. Da quando è stato implementato, l’esodo dei fedeli dalla Chiesa è aumentato in modo drammatico. Mentre le comunità più conservatrici sono fiorenti e piene di vita, attirando sempre più giovani, nonostante l’accesa ostilità di cui sono vittime.

Riteniamo che continuare sulla strada del “progressismo” ecclesiale, malgrado i suoi effetti disastrosi negli ultimi decenni, dimostrerebbe una voglia settaria di distruggere ciò che resta dell’influenza di Santa Chiesa in Belgio e in Europa a beneficio di un’ideologia moribonda.

4. Rifiutarsi di applicare i principi della Dichiarazione Fiducia Supplicans


Infine, proponiamo a tutti i cattolici belgi di sollecitare rispettosamente i loro vescovi di non applicare i principi contenuti nella Dichiarazione Fiducia Supplicans, sull’esempio di quanto hanno fatto i loro colleghi africani. Lo slancio missionario della Chiesa africana è tale che un crescente numero di parrocchie, in Belgio e in Europa, è ormai affidato alla cura di sacerdoti provenienti dal Continente Nero.

Oltre a contraddire il bimillenare insegnamento cattolico, questa Dichiarazione ha solo gettato i semi della divisione all’interno della Chiesa.

* * *

Ci auguriamo che la voce dei giovani cattolici sia ascoltata dai vescovi belgi durante la visita di Papa Francesco nel nostro Paese.