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lunedì 4 novembre 2024

Dal Papa un elogio del latino, lingua della memoria

Il presidente della Pontificia Academia Latinitatis commenta le parole di Francesco nel Messaggio per l’assegnazione del “Premio Accademie Pontificie 2023”. 
QUI e sotto il Messaggio integrale di Francesco.
Peccato poi che il S. Padre abbandoni il latino in tutti i suoi atti e tutti i suoi documenti.
Luigi C.


Fabio Colagrande, Vatican News, 31-10-24

“Appare urgente sostenere l’impegno per una maggiore conoscenza e un più competente uso della lingua latina, tanto nell’ambito ecclesiale, quanto nel più vasto mondo della cultura”. Con questa motivazione, nel novembre del 2012, Benedetto XVI istituiva – con il Motu Proprio Latina Lingua - la Pontificia Academia Latinitatis, ribadendo quella sollecitudine per la promozione e la diffusione della lingua latina, “capace di trasmettere universalmente il messaggio del Vangelo”, già affermata da Giovanni XXIII, poco prima dell’apertura del Concilio, nella Veterum sapientia.

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Il professor Mario De Nonno, Presidente della Pontificia Accademia Latinitatis, e ordinario di Lingua e Letteratura latina presso l'Università Roma Tre, commenta con orgoglio e soddisfazione, ai microfoni dei media vaticani, le parole di Papa Francesco sul valore attuale della lingua latina. “Come sottolinea il Santo Padre - spiega - il latino è un tesoro di sapere e di pensiero nella misura in cui è una chiave per accedere ai testi classici, intendendo non solo i classici pagani, ma anche quelli cristiani che hanno forgiato il nostro mondo. Dunque, una lingua che abbraccia la filosofia, la scienza, l'arte e la politica”. “Mi pare di poter leggere in questo apprezzamento del Papa - continua il professore - essenzialmente il valore del latino come lingua della storia, come lingua della memoria. Una memoria nella quale siamo inseriti e con la quale dobbiamo costituire un rapporto fertile, ponendo sempre in relazione memoria e contemporaneità”.

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Il latino della scienza e della politica

“I premiati ci offrono una visione contemporanea e fresca di come questo antico idioma possa ancora parlarci e stimolare la nostra riflessione”, scrive nel testo Papa Francesco, confermando come l’indagine dell'opera degli autori latini del passato aiuti ad affrontare le sfide di oggi. “Credo che il Santo Padre - commenta De Nonno - abbia manifestato approvazione in particolare rispetto alle due tematiche che quest'anno abbiamo scelto come argomento del premio, sintetizzate nelle espressioni dei due titoli di due famose opere della letteratura latina: De rerum natura e De re publica, cioè il latino e la scienza e il latino e la politica”. “Si tratta di contesti nei quali si crea una convergenza di responsabilità e di impegno per la quale l'esperienza della conoscenza dei testi classici, la riflessione, anche nel corso dell'età moderna sulle tematiche della scienza e della politica, consente di acquisire un bagaglio di esperienze storiche che ci rendono maggiormente in grado di affrontare la realtà contemporanea, con uno spessore e una maturità adeguata”.

Conoscere il latino per vivere meglio il presente

“Amare il passato è una cosa importante, ma bisogna farlo, come dice appunto il Santo Padre, traducendo nella vita quotidiana gli approfondimenti culturali legati alla storia che è alle nostre spalle e incoraggiando le giovani generazioni a intraprendere sentieri di ricerca, a interrogarsi e a non avere paura di esplorare. Ecco, questo richiamo da parte del Papa è molto pertinente nel campo di studi del latino. Dobbiamo tenere in vita la cultura legata al latino perché si tratta di uno strumento straordinario di approfondimento della nostra consapevolezza del presente”.


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DEL CONFERIMENTO DEL PREMIO
“PONTIFICIE ACCADEMIE 2023”
ALLA PONTIFICIA ACADEMIA LATINITATIS

Al caro fratello
Cardinale José Tolentino de Mendonça
Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione.

Sono lieto di rivolgerLe un messaggio in occasione del Premio delle Pontificie Accademie. Onoriamo la ricerca, la passione, e l’impegno di giovani studiosi che hanno scelto di dedicare la loro fatica intellettuale e il loro amore per il sapere all’interpretazione di un patrimonio linguistico e culturale d’inestimabile valore, quale è il latino. Oggi la Pontificia Academia Latinitatis assegna due importanti riconoscimenti su altrettanti temi impegnativi: De rerum natura, sul latino e le scienze, e De re publica, sul latino e la politica.

Desidero innanzitutto congratularmi con i premiati, per il loro impegno verso la lingua latina e la sua rilevanza nel mondo contemporaneo, come testimoniano le ricerche del professor Enrico Piergiacomi, attivo presso il Department of Humanities and Arts dell’Israel Institute of Technology - Technion di Haifa, focalizzate sull'intersezione tra il pensiero classico e le scienze moderne. In particolare, il gruppo di studiosi collaboratori all’edizione nazionale dell’Opera Mathematica di Francesco Maurolico sta compiendo un prezioso lavoro di valorizzazione del grande erudito messinese del XVI secolo, che non è stato solamente un matematico, ma anzitutto un sacerdote e un umanista.

Il latino è un tesoro di sapere e di pensiero, una chiave per accedere ai testi classici che hanno forgiato il nostro mondo. Rappresenta le radici della civiltà occidentale e, in molti modi, la nostra stessa identità. È una lingua che abbraccia la filosofia, la scienza, l’arte e la politica, dimostrando così il suo valore intrinseco di strumento di riflessione e di dialogo, quanto mai necessario in un mondo frammentato come il nostro. In proposito, i premiati ci offrono una visione contemporanea e fresca di come questo antico idioma possa ancora parlarci e stimolare la nostra riflessione. La loro ricerca non solo indaga il pensiero dei grandi maestri del passato, ma integra il loro sapere in un contesto moderno, avvicinandolo alle sfide del nostro tempo. L’opera di chi ha partecipato al bando di concorso ci invita a esplorare il nesso tra il sapere scientifico e quello politico, sotto l’egida di un linguaggio che vanta una storia millenaria.

Il tema De rerum natura ci fa pensare alle meraviglie della creazione. In un’epoca in cui siamo sempre più consapevoli della fragilità dell’ambiente, la riflessione sul mondo naturale diventa cruciale. La scienza ci offre strumenti per comprendere le leggi della natura, per esplorare il mistero della vita e per affrontare le sfide ecologiche. Tuttavia è solo attraverso un’interpretazione etica, culturale e spirituale che possiamo veramente afferrare il significato profondo del cosmo che ci circonda e di cui siamo parte.

La visione della natura, nella sua totalità, come dono di Dio, ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità nei confronti della casa comune. Scienza e fede possono e devono dialogare: sono infatti entrambe chiamate a guidare la nostra comprensione del mondo. In particolare, il premio che avete conferito ci ricorda che la scienza non può ridursi a mera accumulazione di dati, ma deve aiutare a cogliere la complessità e la bellezza del creato.

Il tema De re publica ci sollecita a esplorare i fondamenti e le strutture della politica, riflettendo sul bene comune e sulla giustizia. In tempi d’instabilità sociale la tradizione latina è un valore, perché promuove uno stretto legame tra “cosa pubblica” e principi fondamentali della riflessione. La politica, quando esercitata con onestà e integrità, è un’arte nobile, una vocazione al servizio della comunità, mai dell’interesse privato.

La proposta di un ethos radicato nei valori umanistici è perciò una chiamata ad azioni responsabili, in un clima di dialogo, di rispetto e di inclusione. La politica deve affrontare le disuguaglianze e promuovere il bene di tutti, in particolare dei più vulnerabili. La formazione umana e culturale gioca qui un ruolo essenziale: solo cittadini ben formati e consapevoli possono essere attori di sani cambiamenti nella società.

In definitiva, riflettendo su questi due ambiti di studio, De rerum natura e De re publica, vediamo come il latino prepari un terreno fertile di esplorazione e di sintesi tra scienza, cultura e politica. La ricerca scrupolosa e sistematica dei premiati non è dunque solo un contributo accademico, ma una vera e propria chiamata rivolta a ciascuno di noi. Per questo motivo, l’incontro di oggi non si riduce a celebrare la ricerca, ma ci invita a riaffermare il nostro impegno verso una cultura della crescita integrale dell’uomo (cfr Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 40).

Chiediamoci, allora: come possiamo tradurre nella vita quotidiana le scoperte che oggi premiamo? Come possiamo incoraggiare le nuove generazioni a intraprendere sentieri di ricerca, a interrogarsi e a non avere paura di esplorare? Come possiamo infondere nei giovani il gusto della cultura e della scienza?

L’intraprendenza del pensiero e la creatività, tanto care alla Chiesa, sgorgano dalla riscoperta della bellezza di un sapere capace di formare cuori e menti, di creare ponti e di abbattere muri. E in questo senso il latino, e con esso il patrimonio intellettuale dell’umanità, possono diventare strumenti di armonia tra i popoli, di promozione del rispetto reciproco e della dignità umana. Auspico perciò che il premio conferito oggi diventi un segno di speranza e che la passione dei premiati ispiri altri al medesimo impegno. Li ringrazio per la dedizione e il lavoro svolto, come pure ringrazio i membri della Pontificia Academia Latinitatis e tutti i presenti.

Eminenza Reverendissima, esprimendo la mia gioia per questa iniziativa, imparto la Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i collaboratori e membri delle Pontificie Accademie. Renda il Signore sempre più fruttiferi i vostri sforzi e il vostro impegno.

Dal Vaticano, 23 ottobre 2024

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