C'era una volta, nello Stato della Città del Vaticano, un bravo ragazzo, dipendente dello IOR il quale, complice il medesimo luogo di lavoro, si innamorò di una gentile ragazza, che vedeva e frequentava quotidianamente.
La Provvidenza fece sì che anch'ella ricambiasse l'amore del giovane e i due si fidanzarono e dopo qualche tempo il baldo giovane chiese la mano alla sua bella, che acconsentì lieta: i due innamorati quindi fissarono la data delle nozze (in chiesa, ovviamente), pronti a vivere felici e contenti, creando una bella famiglia.
Però i due erano ignari delle trame fosce della Matrigna (si sa, nelle fiabe c'è sempre una matrigna cattiva) il quale era contrario alle nozze e scagliò sui nubendi un tremendo avviso: se i due nubendi fossero convolati a giuste nozze, uno dei due sarebbe stato licenziato. Così in fatti era scritto in un Regolamento!
I due giovani, essendo ormai tutto pronto, si sposarono increduli ma certi che in un Paese la cui religione di stato era quella cattolica, non si sarebbe voluto penalizzare il matrimonio di due giovani, quasi inducendoli alla convivenza (che, visto che la paglia vicino al fuoco brucia, sarebbe satto peccato, sempre per la religione cattolica).
E invece così fu: a nozze celebrate ecco che arrivò la lettera: entro un mese dalle nozze uno dei due sarebbe stato licenziato. Nemmeno spostato di ufficio, o addirittura di Ente. No, no: proprio licenziato dalla loro (Santa) Matrigna (Chiesa).
E così i due giovani, che avano posto fiducia per la creazione della propria famiglia nei due rispettivi stipendi, si trovarono a vivere monoreddito, in una città cara come Roma e solo perchè un regolamento interno vieta l'assunzione di parenti o coniugi.
Ma può un semplice Regolamento interno (di natura umana) superare e ignorare la grazia di un sacraemnto a scapito della lex suprema della Chiesa, quella della salus animarum?
Ahinoi questo triste racconto non è opera della fanstasia dei fratelli Grimm ma la triste realtà capitata a due giovani, come la racconta Franca Giansoldati con due articoli de Il Messaggero (qui). (Si veda anche ANSA, e LA SICILIA).
Ma può un semplice Regolamento interno (di natura umana) superare e ignorare la grazia di un sacraemnto a scapito della lex suprema della Chiesa, quella della salus animarum?
Ahinoi questo triste racconto non è opera della fanstasia dei fratelli Grimm ma la triste realtà capitata a due giovani, come la racconta Franca Giansoldati con due articoli de Il Messaggero (qui). (Si veda anche ANSA, e LA SICILIA).
Riportiamo di seguito:
Vaticano: licenziati perché sposati, lo Ior: «In caso di nozze uno dei due dipendenti deve lasciare». Il caso arriva al Papa
Stavolta l'amore ha superato ogni barriera, persino l'ostacolo del licenziamento annunciato (che tra un mese scatterà inevitabile per i novelli sposi). Sabato scorso, in una parrocchia del litorale romano, i due giovani funzionari dello IOR che si erano conosciuti dietro gli sportelli bancari del Torrione di Niccolò V hanno pronunciato il fatidico 'si' con un gruppo ristretto di amici e parenti. Romeo e Giulietta d'Oltretevere hanno avuto il coraggio di sfidare il potere e, soprattutto, il bizzarro regolamento da poco pubblicato dell'Istituto per le Opere di Religione. Nelle disposizioni contenute nel testo ed entrate subito in vigore ce n'è una che ha fatto sobbalzare dalla sedia diversi cardinali persino ai vertici del piccolo stato pontificio, anche se nessuno osa chiederne l'abrogazione.
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In pratica si prevede la fine del contratto di lavoro a partire da 30 giorni dalla celebrazione del matrimonio. A meno che uno dei due coniugi non decida di dimettersi volontariamente dall'impiego. «E' vietata l'assunzione di coniugi, consanguinei fino al quarto grado e di affini in primo e secondo grado, secondo il computo canonico, di persone e amministratori all'interno dell'Istituto». Non solo. «Al fine di garantire la parità di trattamento, anche la celebrazione del matrimonio canonico tra un dipendente dell'Istituto e un altro dipendente dell'Istituto o di altre amministrazioni dello Stato della Città del Vaticano costituisce causa di perdita dei requisiti di assunzione. La presente causa di perdita dei requisiti di assunzione si intende superata per uno dei due coniugi qualora l'altro cessi il proprio rapporto lavorativo con l'Istituto e con le altre amministrazioni del Vaticano, nel termine di 30 giorni dalla celebrazione del matrimonio canonico».
Il brutto caso era scoppiato internamente poco dopo l'annuncio fatto dai ragazzi. Nel frattempo la questione si era gonfiata, rimbalzando su diversi tavoli curiali, analizzata da prelati e giuristi ma senza alcuna soluzione possibile. Anche perchè lo IOR nel panorama vaticano gode di una amministrazione autonoma ed è risaputo che gli viene riconosciuto da Francesco un potere pressochè assoluto. Sicchè per i due ragazzi l'unica possibilità esistente per tentare di mantenere il proprio posto di lavoro sarebbe un intervento diretto da parte del Pontefice che però finora sembra non avere fiatato.
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REGOLAMENTO
In compenso i due sposini hanno già sperimentato il rigore dell'amministrazione dell'Istituto delle Opere di Religione poiché sono stati sospesi per alcuni giorni con la motivazione di aver fatto conoscere all'esterno la loro storia, creando imbarazzi e disagi alla potentissima banca vaticana. Una misura che sembra non tenere conto che da mesi la vicenda era finita al centro di diverse riflessioni interne, in un crescendo di malumore tra i lavoratori curiali che da tempo chiedono al Papa trasparenza, equità nell'applicazione delle regole e maggiore giustizia sociale.
L'INTERVENTO
L'Associazione del dipendenti laici del Vaticano – ADLV – una specie di sindacato interno ha diffuso alcuni giorni fa una amara riflessione: «I dipendenti vaticani, negli ultimi tempi, si stanno interrogando sulla natura del lavoro nella Sede Apostolica e sul senso del servizio. L’esser parte della comunità dei dipendenti vaticani dovrebbe significare essere membro di una speciale famiglia, caratterizzata da specifici valori – quelli del “vangelo del lavoro” e della dottrina cattolica sul lavoro umano, sempre viva nella tradizione della Chiesa – che le conferiscono un peculiare tratto distintivo rispetto alle aziende esterne, soprattutto private. Come sostiene anche Papa Francesco: “Lavorare è proprio della persona umana: esprime la sua dignità di creatura fatta a immagine di Dio”». Ma è davvero così?
LA REPLICA DELLO IOR
Lo IOR dopo un lungo silenzio ha spiegato che la norma in questione che costerà il posto di lavoro a uno dei due ragazzi, è stata introdotta nell'ambito delle riforme volute in questi anni da Papa Francesco e prima ancora da Benedetto XVI. «L’obiettivo dell’Istituto è esclusivamente quello di garantire condizioni di parità di trattamento tra tutto il personale dipendente durante l’intero periodo di permanenza in servizio, oltre che nella fase di assunzione rispetto ai candidati esterni. Dal momento che l’Istituto riunisce poco più di cento di dipendenti in una unica sede, senza filiali, tal norma è infatti fondamentale per prevenire sia inevitabili conflitti d’interesse di tipo professionale tra gli aspiranti coniugi interessati, sia l’insorgere di possibili dubbi di gestione familistica tra la propria clientela o il grande pubblico» spiegano in una nota, aggiungendo che il nuovo regolamento era in cantiere da parecchio. Per potere introdurre questa nuova regola i vertici della banca del Papa hanno dovuto attendere «il pensionamento di uno dei coniugi dell’ultima coppia (di cinque) ancora in servizio durante il precedente periodo» in cui in vi era di fatto un vuoto legislativo.
Di conseguenza «pur tutelando i propri dipendenti in caso di matrimonio tra colleghi, l’Istituto tutela il prevalere dell’interesse pubblico di cui è portatore, in quanto Ente Centrale della Chiesa. Interesse pubblico che, necessariamente, deve prevalere rispetto agli interessi individuali dei singoli dipendenti».
Qui l'altro.
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Di questo passo, volente o nolente, Papa Francesco sarà costretto ad intervenire su una questione enorme che per forza di cose tira in ballo le leggi fondamentali sulle quali si basa la Chiesa e pure il piccolo stato pontificio: «Può un regolamento interno avere la meglio su un sacramento?» Il caso che ha fatto affiorare questa vistosa anomalia che contrasta il Magistero della famiglia riguarda il nuovo regolamento interno dello IOR che vieta i matrimoni tra dipendenti, pena il loro licenziamento. Nei giorni scorsi i due funzionari - che attualmente lavorano ancora alla banca vaticana - si sono sposati in una chiesa di Fregene nonostante il rischio di essere cacciati. Le nuove regole in vigore stabiliscono l'incompatibilità assoluta di marito e moglie di lavorare nello stesso posto di lavoro. In pratica uno dei due deve dare le dimissioni, altrimenti scatta il licenziamento per entrambi.
DIRITTO CANONICO
Stamattina il direttivo dell'ADLV, un acronimo che sta per Associazione dipendenti laici vaticani – ha diffuso una breve nota – per solidarizzare con i neo sposini. Tra i lavoratori del piccolo stato pontificio è da tempo che serpeggia un certo malumore per l'incapacità di dialogo che ravvedono nei vertici dei dicasteri. Proprio stavolta. «Abbiamo tentato una mediazione con lo Ior, portato argomentazioni per mettere in luce come la nascita di una nuova famiglia non possa essere messa in pericolo da norme burocratiche, abbiamo anche consultato esperti di diritto canonico, ma non è servito». Lo IOR ha risposto con una «fredda comunicazione che rimanda ad un regolamento che nei fatti ha effetti retroattivi poiché i due dipendenti quando è uscito il nuovo regolamento avevano già fissato data e luogo di nozze». I seicento lavoratori vaticani che aderiscono all'Adlv, un quarto del totale di coloro che sono impiegati nell'amministrazione di Papa Bergoglio, sono tre anni che bussano a tutte le porte per chiedere che venga tenuto conto del diritto, delle regole canoniche, delle leggi in vigore. «Con l'aiuto di tutti continueremo ad agire, ci rafforzeremo come organismo voluto da San Giovanni Paolo II affinchè l'Adlv sia attore nella concertazione in tutti i posti di lavoro». Ior compreso.
REGOLE
Il disagio tra chi lavora in Vaticano è diffuso e da qualche anno si è fatto palpabile e non più contenibile come del resto dimostra la class action intentata da una quarantina di custodi dei musei. Dietro questa situazione c'è però molto altro. Dalla gestione dei settori economico e finanziario della Santa Sede ai tagli al costo del personale passando alle esternalizzazioni e privatizzazioni fino alla poca chiarezza nella gestione delle riforme economiche in Vaticano: troppe criticità con richieste di chiarimento che cadono puntualmente nel vuoto. «Oggi, a fronte dell'investimento di risorse effettuato, quali sono i risultati di questa rivoluzione? Non lo sappiamo di preciso in quanto, da qualche anno, i dati di bilancio che un tempo venivano commentati in conferenza stampa non vengono pubblicati. Non perdiamo la speranza di poter visionare il prossimo bilancio consuntivo 2023», ha lamentato la scorsa settimana l’Adlv sul proprio sito.
OTTOBRE
Intanto Romeo e Giulietta aspettano con ogni probabilità un gesto di benevolenza nei loro confronti da parte del Papa che finora è rimasto in silenzio, benchè ampiamente informato di questo pasticcio. Altrimenti agli inizi di ottobre perderanno il lavoro. I vertici dello Ior, in una lunga nota, hanno cercato di spiegare i motivi che sono alla base di queste norme di fresco conio. «L'Istituto tutela il prevalere dell’interesse pubblico di cui è portatore, in quanto Ente Centrale della Chiesa Cattolica e persona giuridica canonica pubblica. Interesse pubblico che, necessariamente, deve prevalere rispetto agli interessi individuali dei singoli dipendenti», precisando che queste misure disciplinari «si inseriscono nel processo di modernizzazione dell’Istituto in favore di un’assoluta tutela della riservatezza nei confronti di soggetti esterni all’organizzazione, in linea con le pratiche internazionali adottate dalle istituzioni finanziarie».
Lo Ior ribadisce pure che spetta alla coppia «scegliere liberamente chi dei due interessati intenda mantenere il proprio ruolo, e accettando quindi la possibilità che sia la risorsa con un ruolo di maggior rilievo ad uscire». Insomma, uno dei due funzionari, dovrà dare le dimissioni e cercarsi un altro posto di lavoro.
Alla profonda amarezza dei neo sposi, entrambi funzionari alla banca vaticana e destinati dagli eventi a essere licenziati solo perché si sono uniti in matrimonio alcuni giorni fa, si aggiunge lo sgomento del sindacato interno e di tanti prelati. Ovviamente increduli. «Possibile che un regolamento interno possa avere la meglio su un sacramento?» Di questo passo è chiaro che Papa Francesco sarà costretto ad intervenire poiché la questione è diventata imbarazzante, visto che fa a pugni con le leggi fondamentali sulle quali si basa la Chiesa, il piccolo Stato pontificio e il Magistero sulla Famiglia.
Soluzioni
I Romeo e Giulietta d'Oltretevere si sono conosciuti dietro gli sportelli e si sono innamorati, decidendo di sposarsi e metter su famiglia. Nessuno avrebbe immaginato un epilogo del genere. Naturalmente fino all'ultimo hanno sperato che la paradossale situazione venutasi a creare a seguito dell'introduzione del nuovo regolamento interno potesse risolversi attraverso il dialogo e la concertazione. Anche perché le novità sono state annunciate ai dipendenti quando già le partecipazioni erano stampate, gli inviti destinati ai parenti e agli amici diramati, la chiesetta di Fregene bloccata per il 31 agosto, così come il ristorante e tutto quello che può comportare un matrimonio in forma ristretta.
Il destino dei due impiegati è subordinato a una norma che stabilisce che entro trenta giorni dalla celebrazione del matrimonio scatti il licenziamento, a meno che uno dei due non “esca” volontariamente dall’Istituto, almeno per salvare il posto di lavoro dell'altro. In ogni caso una scelta terribile. A Romeo e Giulietta non resta che confidare nel potere di Papa Francesco affinché intervenga d'autorità sulla questione amministrativa, talmente anacronistica da aver già fatto il giro del mondo, oltre ad aver sollevato una autentica bufera nel piccolo stato pontificio, alimentando altri malumori. La banca vaticana ha spiegato che le nozze tra colleghi sono vietate per «far prevalere l’interesse pubblico di cui è portatrice, in quanto Ente Centrale della Chiesa. Interesse pubblico che, necessariamente, deve prevalere rispetto agli interessi individuali dei singoli dipendenti». Inoltre, hanno aggiunto, mette al riparo la banca da «inevitabili conflitti d’interesse di tipo professionale tra gli aspiranti coniugi interessati, sia l’insorgere di possibili dubbi di gestione familistica tra la propria clientela o il grande pubblico».
Ieri mattina il direttivo dell'Adlv, un acronimo che sta per Associazione dipendenti laici vaticani, una sorta di sindacato, ha espresso la totale solidarietà ai neo sposi. «Abbiamo tentato una mediazione con lo Ior, portato argomentazioni per mettere in luce come la nascita di una nuova famiglia non possa essere messa in pericolo da norme burocratiche, abbiamo anche consultato esperti di diritto canonico, ma non è servito». Lo Ior ha risposto con una «fredda comunicazione che rimanda ad un regolamento che nei fatti ha effetti retroattivi poiché i due dipendenti quando è uscito il nuovo regolamento avevano già fissato data e luogo di nozze». I lavoratori vaticani sono tre anni che bussano a tutte le porte per chiedere trasparenza, equità e l’applicazione del diritto canonico. «Con l'aiuto di tutti continueremo ad agire, ci rafforzeremo come organismo voluto da San Giovanni Paolo II affinché l'Adlv sia attore nella concertazione in tutti i posti di lavoro». Ior compreso.
In Vaticano (dove i curiali sono famosi per avere una memoria da elefante) si ricorda ancora quando, alcuni decenni fa, un caso analogo fu risolto con la concertazione. In quel frangente una delle rare donne che lavoravano alla Banca vaticana stava per essere licenziata perché aveva deciso di sposarsi e mettere al mondo un bambino. All'epoca le pochissime lavoratrici nel momento dell'assunzione dovevano firmare una lettera promettendo che se si fossero sposate e fossero rimaste incinta se ne sarebbero dovute andare. Il caso ovviamente fece scalpore e poi si risolse col buon senso a tutela della nuova famiglia che si stava formando. La segretaria finì a lavorare in un’altra amministrazione.
Quanto al ruolo del sindacato anche ieri mattina diversi monsignori richiamavano alla memoria lo storico discorso che Papa Francesco ha rivolto due anni fa alla Cgil e al segretario Maurizio Landini: «Non ci sono lavoratori liberi senza sindacato».
Dentro l'ambito della Chiesa, leggi contraddittorie al volere di Dio, tutela del lavoro e diritto al matrimonio, infatti queste loro leggi INCITANO alla convivenza... e questo, per Francesco non è peccato? Complimenti!
RispondiEliminaGli piantino su una causa all'ispettorato del lavoro, e arrivino fino alle più alte corti europee.
RispondiEliminaIl Vaticano non è nell’Unione Europea.
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