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mercoledì 14 agosto 2024

Lo strano caso del nomadismo episcopale di mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, Arcivescovo eletto di Sens-Auxerre: quali altre strade saranno tentate nella Diocesi di Sens? I cittadini della Borgogna hanno il diritto di saperlo!

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1084 pubblicata da Paix Liturgique il 13 agosto, in cui si narra la «particolare» carriera episcopale di mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, sessantaquattrenne Arcivescovo metropolita di Poitiers, il 6 agosto nominato Vescovo della ben più piccola Arcidiocesi di Sens-Auxerre.

L.V.


Mons. Jean Marcel Pascal Wintzer, Vescovo ausiliare di Poitiers dal 2007, è subentrato al suo Arcivescovo metropolita, mons. Albert Jean-Marie Rouet, nel 2012. Nel giugno 2024, all’età di 65 anni, sarà nominato Arcivescovo di Sens-Auxerre, un’Arcidiocesi due volte più piccola. L’aspetto promozionale di questa mossa non è immediatamente evidente. È probabile che lo scopo principale del trasferimento sia quello di alleggerire il peso della Diocesi fondata da sant’Ilario, che negli ultimi decenni è stata piuttosto affrettata e impoverita.

A merito di mons. Jean Marcel Pascal Wintzer, nominato nel 2007 per bilanciare o addirittura correggere l’audacia di mons. Albert Jean-Marie Rouet, noto fanatico sinodale anticlericale, il master in teologia dogmatica del nuovo arrivato, peraltro convalidato all’Institut Catholique di Parigi, potrebbe rafforzare una polarità speculativa che mancava gravemente nel Poitou, tanto che l’ineffabile mons. Rouet confondeva l’onore del pensiero con la febbre della rivolta.

Se Aristotele ha fatto dello stupore l’origine e il motore della filosofia, seguendo le orme del suo maestro Platone (in particolare nel suo dialogo Θεαίτητος [Teeteto]), la sottomissione della mente alla realtà è in contraddizione con il principio della tabula rasa. Mons. Albert Jean-Marie Rouet voleva pensare alla Chiesa in modo diverso. Mons. Jean Marcel Pascal Wintzer, finalmente solo al timone, ha preferito smettere di pensare a una realtà che gli sfuggiva. Con la scusa di «vedere lontano e pensare largo», non ha governato, non ha insegnato e ha santificato ancora meno.

Il discorso di chiusura, dopo diciassette anni a Poitiers, rivela un bilancio piuttosto penoso per il Vescovo ausiliare entrato dalla porta di servizio, il cui motto episcopale, «N’éteignez pas l’Esprit» [Non spegnete lo Spirito: N.d.T.], è stato fin dall’inizio malsanamente ambiguo, avulso dal contesto della Prima Epistola ai Tessalonicesi. Eccola ripristinata: 1Ts 5, 14-24, che tratta della vigilanza in attesa della venuta del Signore.

Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti.
Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.
State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
NON SPEGNETE LO SPIRITO, non disprezzate le profezie; ESAMINATE OGNI COSA, tenete ciò che è buono.
ASTENETEVI DA OGNI SPECIE DI MALE.
Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.
Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!

Chiunque citi san Paolo fuori dal contesto distorce lo spirito che anima l’Apostolo delle Genti. Ma poiché egli si dichiara debitore solo della Chiesa del Concilio Vaticano II, è facile capire che lo Spirito che cerca di non spegnere non è la terza persona della Santa Trinità, quella che, procedendo dal Padre e dal Figlio, serve immancabilmente i loro punti di vista seguendo le vie convalidate dal Figlio e storicamente tracciate dalla Chiesa. Questo spirito di ricerca, liberato dalle determinazioni di ieri, non è altro che una speculazione hegeliana che mira all’avvento della filosofia al di là di ogni religione. Di tendenza, non è vero? Nel frattempo, i contorni e gli effetti di questo spirito hanno una strana somiglianza con quello che, apertamente e non subdolamente, cerca di distruggere la Chiesa. È solo una coincidenza?


Dobbiamo riconoscere che il significato obbediente imposto alle Scritture non è riuscito a ispirare alcuna costruzione mentale saggia e fruttuosa nell’Ordinario uscente. Al contrario, il testo pubblicato il 6 agosto 2024 è una vera e propria anomia mentale. È stata emozione, sorpresa o fastidio? La rivista Golias, nel suo Trombinoscope des évêques 2018/2019, lo avrebbe visto a Rennes, Tours o Bordeaux il giorno in cui… Tout conclude «un uomo dal futuro luminoso» [QUI: N.d.T.]. In effetti, non essendo stato ordinato sacerdote dall’aprile 2013, è valsa la pena di fargli un applauso. Un sacerdote ordinato nel giugno 2018, un altro nel giugno 2021. Questo non è quello che si può definire un accaparramento di posizioni. È un fallimento, ammette l’Ordinario. In realtà, si tratta di una smentita, sempre negata. Se mons. Éric Marie de Moulins d’Amieu de Beaufort, Presidente della Conférence des évêques de France, si rifornisce dal Sud-Est asiatico, a Poitiers si riforniscono dall’Africa. Altro che Communauté Saint-Martin


Il messaggio che annuncia il cambiamento inizia con forza: «È bene per voi che io parta» [QUI: N.d.T.]. Questa allusione a Cristo che si prepara all’Ascensione, applicata alla Sua Grandezza al momento della partenza, potrebbe essere uno shock, a meno che non la si prenda alla lettera, cioè che lo Spirito di Verità verrà finalmente a sostenere la Chiesa di Poitiers, una volta che la Diocesi sarà stata liberata dai suoi pastori in crisi. Emozione, vi dico! Ebbene, era ora di smetterla: «Se sono un frutto che aveva un po’ di succo, è indubbiamente esaurito», seguito rapidamente da «mi avete edificato, e ve ne sono sinceramente grato». Quindi, costruito o essiccato? Dovete scegliere. I Borgognoni hanno il diritto di saperlo, no?

Insomma, è un pasticcio, è vago, è polisemico, senza che la passata missione episcopale ci dia alcuna assiologia da condividere. Un esempio? «È perché sappiamo qual è il cuore della fede cristiana che accettiamo che le sue espressioni storiche e geografiche siano molto diverse». Ma cos’altro? È troppo chiedere una nota a piè di pagina per i dummies? Il cuore della fede contro le diverse espressioni? Non sarebbe un momento paolino per verificare TUTTO? No, non gli importa, se ne va… I Borgognoni hanno il diritto di sapere, no?

I rari momenti di chiarezza nel messaggio sono riservati all’odio. Denuncia la stupidità, mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, ma sì, come Gustave Flaubert! «Denuncio […] questi atteggiamenti che consistono nel tenere come metro di paragone un periodo del passato, il più delle volte idealizzato e al limite della pura fantasia». Ora, chi non riconosce in questo una presa in giro del Cristianesimo, si scuota il cervello, o il curatore del Pavillon de Breteuil lo respingerà rapidamente per falsificazione.

E continua! Che diritto avete di scegliere la vostra liturgia, scrogneugneu, e di impaginarla a vostro piacimento, stile anni Settanta? Falsa simmetria per maledire i fedeli dell’ordo «vetus», anche se l’ultima versione del 1962 è più giovane del suo detrattore, nato nel 1959… La liturgia è l'espressione dell’unità, obietta l’Arcivescovo, ma dell’unità della Chiesa nel corso della storia; e la sua lex credendi è mai meglio evidenziata che attraverso la Santa Messa tradizionale?

«Fare appelli per la nostra Chiesa» è una buona cosa, perché l’Africa potrebbe utilizzare meglio le proprie vocazioni. Mons. Pascal Jean Marcel Wintzer spera di confermare la sua formula perdente sul nuovo sito? Sebbene la «Chiesa romana di rito latino» possa essere nata nella fantasia con il Concilio Vaticano II per le nostre Grandezze il cui succo di frutta si è esaurito, è dalla sua vera Storia e dallo Spirito Santo che la Chiesa sopravvive, nonostante le truppe di occupazione che la saccheggiano e la usano male. Il gioco delle sedie musicali che muove gli incompetenti cerca di mantenere in vita una formula devitalizzata, verbosa e sterile come se fosse un’ispirazione. I Borgognoni hanno il diritto di sapere, no? A meno che non sappiano troppo.

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