Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo pasquale: seconda domenica dopo Pasqua.
L.V.
SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA
Domenica del Buon Pastore
Questa Domenica viene designata con l’appellativo popolare di “domenica del Buon Pastore” perché, alla Messa, vi si legge il brano evangelico di san Giovanni in cui nostro Signore stesso si chiama in questo modo. Un vincolo misterioso unisce tale testo al tempo nostro, poiché è in questi giorni che il Salvatore degli uomini, stabilendo e consolidando la sua Chiesa, cominciò a darle quel Pastore che dovrà governarla fino alla consumazione dei secoli.
Nella Chiesa greca, la seconda domenica dopo Pasqua, che chiamiamo del “Buon Pastore”, è designata sotto il nome di Domenica delle sante mirofore o porta-profumi. Vi viene particolarmente celebrata la pietà delle pie donne che portarono i profumi al Sepolcro, per imbalsamare il corpo del Salvatore. Giuseppe di Arimatea ha pure la sua parte, nei cantici di cui si compone l’officio della Chiesa greca durante questa settimana.
MESSA
EPISTOLA (1Pt 2, 21-25) – A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.
L’esempio di Cristo
Il Principe degli apostoli, il Pastore visibile della Chiesa, ci ha fatto ora udire la sua parola. Osservate come nella fine di questo brano Pietro orienta il nostro pensiero sul Pastore invisibile, di cui è il vicario. Con quanta modestia evita qualsiasi allusione a se stesso. È il medesimo Pietro che, guidando Marco, il discepolo, nella compilazione del suo Vangelo, non volle che vi raccontasse l’investitura che Cristo gli diede su tutto il gregge, e invece non omettesse niente nel riferire il triplice diniego presso Caifa.
Con quale tenerezza l’Apostolo ci parla qui del suo Maestro, delle sofferenze da lui sopportate, della sua pazienza, della sua dedizione, fino alla morte, verso le povere pecorelle erranti che dovevano formare il suo ovile! Queste parole un giorno troveranno applicazione in Pietro stesso. Verrà l’ora in cui sarà anche lui affisso a una croce, in cui si mostrerà paziente come il suo Maestro in mezzo agli oltraggi e ai maltrattamenti. Gesù glielo aveva predetto: poiché, dopo avergli affidato pecore e agnelli, aggiunse che sarebbe venuto il tempo in cui Pietro “divenuto vecchio stenderebbe le sua mani” sulla croce e che la violenza dei carnefici si sarebbe praticata sulla sua debolezza (Gv 21). E ciò accadrà non soltanto per la persona di Pietro, ma a un numero notevole dei suoi successori, che fanno una sola cosa con lui e che si vedranno, durante i secoli, perseguitati, esiliati, imprigionati, messi a morte. Seguiamo anche noi le tracce di Gesù, soffrendo volentieri per amore della giustizia; noi lo dobbiamo a Colui che, uguale nella gloria a Dio Padre, da tutta l’eternità, si è degnato scendere sulla terra per essere “il Pastore e il Vescovo delle anime nostre”.
VANGELO (Gv 10, 11-16) – In quel tempo Gesù disse ai Farisei: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.»
La sottomissione all’unico Pastore
O Pastore divino delle anime nostre, come è grande il tuo amore per le pecorelle! Arrivi fino a dare la vita, affinché esse siano salve! Il furore dei lupi non ti fa fuggire; tu ti offri vittima per distogliere da esse il dente mortale che vorrebbe divorarle; sei morto in nostra vece perché eri nostro Pastore. Noi non ci meravigliamo più che tu abbia voluto da Pietro un amore più grande di quello che aspettavi dai suoi fratelli: volevi stabilirlo loro e nostro Pastore.
Pietro ha risposto con assoluta sicurezza che ti amava e tu gli hai conferito quel titolo che ti apparteneva e il potere di esercitare le tue mansioni, perché egli ti rimpiazzasse quando saresti sparito dai nostri sguardi. Sii benedetto, Pastore divino, poiché hai provveduto ai bisogni del tuo ovile, che non poteva conservarsi Uno, se avesse avuto molti pastori senza quello Supremo. Per conformarci ai tuoi ordini, ci inchiniamo con amore e sottomissione davanti a Pietro, baciamo con rispetto i suoi sacri piedi; poiché è per suo mezzo che noi raggiungiamo te e che siamo le tue pecorelle. Conservaci, Gesù, nell’ovile di Pietro, che è il tuo. Allontana da noi il mercenario, che vorrebbe usurpare il posto e i diritti del Pastore. Con profana violenza egli diviene un intruso nell’ovile, dandosi delle arie da maestro, ma non conosce le pecore e queste non conoscono lui. Attirato non dallo zelo, ma dalla cupidigia e dall’ambizione, fugge all’avvicinarsi del pericolo. Quando non si è mossi che da interessi umani, non si sacrifica la propria vita per gli altri; il pastore scismatico ama se stesso; non ama le tue pecorelle; perché allora darebbe la sua vita per loro?
Liberaci da questi mercenari, o Gesù! Ci separerebbero da te, staccandoci da Pietro, che tu hai stabilito tuo Vicario. E noi non ne vogliamo riconoscere altri. Anatema chiunque volesse comandarci in tuo nome e non fosse inviato da Pietro! Falso pastore, non si appoggerebbe sulla pietra fondamentale e non avrebbe le chiavi del Regno dei Cieli; non potrebbe altro che perderci.
Accordaci, o nostro buon Pastore, di restare sempre con te e con Pietro, di cui tu stesso sei il fondamento, come egli è il nostro; e allora noi potremo sfidare tutte le tempeste. Tu l’hai detto, Signore: «L’uomo saggio (…) ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia»¹.
PREGHIAMO
O Dio, che con le sofferenze del tuo Figlio hai rialzato il mondo decaduto, concedi ai fedeli una perenne letizia e, dopo averli liberati dal pericolo della morte eterna, fa’ loro godere l’eterna felicità.
¹ Mt 7, 24-25.
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