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lunedì 26 febbraio 2024

Ipotesi sul prossimo papa / Ecco perché i cardinali potrebbero puntare su un signor Nessuno

Grazie ad Aldo Maria Valli e agli amici di Wanderer per questa interessante analisi.
Monday Vatican, Andrea Gagliarducci: Papa Francesco e la fine dell’era dei tre Papi: “…Con Papa Francesco i tre Papi (bianco, rosso, nero) sono diventati uno solo, il Papa Bianco. Cioè, in parole povere, lui. Papa Francesco stesso è un gesuita ed è evidente che per i gesuiti è un punto di riferimento più significativo dell'attuale Generale (il Papa nero), anche se Francesco si guarda bene dall'apparire direttamente influenzato dall'ordine gesuita da cui proviene. Tra l'altro, Papa Francesco ha sottolineato la sua appartenenza incontrando i gesuiti locali, quando ce n'erano, in ogni suo viaggio, comportandosi, in fondo, un po' come un superiore della Congregazione. (...) Il crollo del Papa rosso (prefetto di Propaganda Fide) racconta di una centralizzazione vaticana che galoppa senza sosta e che vede Francesco impegnato in una grande lotta per un cambio di mentalità, un rinnovamento dello spirito che poi è stato rappresentato nel Sinodo dei Vescovi, che si sta celebrando su comunione, partecipazione e missione. Tuttavia, il cambiamento di mentalità sotto Papa Francesco sembra vedere la Santa Sede trattata come un'azienda qualsiasi, di cui il Papa è amministratore delegato. (...) Così, alla ricerca di un rinnovamento che dovrebbe essere spirituale, Papa Francesco accetta la secolarizzazione della Santa Sede, in un processo che va di pari passo con quello della vaticanizzazione della Santa Sede. (…) L'accentramento del potere nel Papa, con la fine dell'era dei tre Papi e la pervasività dell'intervento del Pontefice nelle scelte, porta paradossalmente a una visione opposta a quella portata avanti da Papa Francesco: la struttura dello Stato prevale sulla Santa Sede, e quindi la burocrazia diventa più importante della missione (…)Si impone una visione, con l'idea - cfr. il dibattito sulla Fiducia Supplicans, la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sulle benedizioni per le coppie irregolari - che chi critica la riforma o ne evidenzia i lati critici semplicemente non sta capendo cosa sta succedendo. In definitiva, si può leggere come una paradossale e brutale colonizzazione ideologica portata avanti mentre il Papa la denuncia".
Luigi C.


di The Wanderer, 16-2-24

Previsioni, profezie, pronostici. Chi sarà il prossimo papa? Sono possibili solo ipotesi provvisorie. Per poterle confermare, è necessario che si verifichi l’evento che stiamo aspettando. Finché questo non si verificherà, le nostre ipotesi avranno una validità molto limitata.
Qualche mese fa dicevamo che uno degli aspiranti più probabili era il cardinale Zuppi, che sembrava essere il candidato di Bergoglio. Ebbene, mi sembra che questa possibilità sia ormai tramontata per due motivi imprevisti: il suo clamoroso fallimento nella presunta mediazione nel conflitto Russia-Ucraina e il suo posizionamento in un filone di continuità con l’attuale pontificato.
A mio avviso, nell’ultimo mese quest’ultimo fattore è quello che più si è affermato tra i partecipanti al prossimo conclave: la maggior parte di loro eviterà a tutti i costi un nuovo Bergoglio. Questo nuovo orientamento, che sembrava impossibile fino a poco tempo fa, è frutto di quello che considero uno degli errori più gravi del pontificato di Francesco: la nomina del cardinale Víctor Fernández al Dicastero per la dottrina della fede. Uno sciocco commette inevitabilmente delle sciocchezze, ma una cosa sono le sciocchezze che può commettere un parroco sciocco, e che possono essere facilmente rimediate dal suo vescovo; un’altra cosa sono le sciocchezze commesse da uno sciocco che è salito a una delle posizioni più importanti della Chiesa. La promulgazione di Fiducia supplicans e la scoperta del suo libro nascosto La pasión mística sono stati due eventi che hanno compromesso Tucho agli occhi del resto del Collegio cardinalizio, il quale adesso lo guarda con grande sospetto. I signori cardinali non gradiranno avere accanto a loro un porno-cardinale che chiaramente soffre di qualche fissazione sessuale ancora non superata. Figuriamoci se vorranno eleggerlo papa.

Tuttavia, come al solito, la colpa non è del maiale ma di chi lo nutre. La prima colpa fu del buon vescovo Adolfo Arana, che, va detto, era ciò che di meglio potesse offrire l’episcopato argentino, il quale ordinò Tucho sacerdote. La seconda colpa fu del vescovo Ramón Staffolani, che non lo sanzionò dopo la pubblicazione del suo libro pornografico che, insieme a El arte de besar, egli presentò in pompa magna nella città di Río Cuarto nel 1998, come testimonia l’edizione del giornale locale El Puntal. Infine, l’ultima e più grande colpa fu di Jorge Mario Bergoglio, che lo fece vescovo e lo promosse alla carica che Tucho ricopre oggi. Per tutto ciò, molti cardinali cercheranno di evitare che la Chiesa cada nuovamente in mani così irresponsabili.

Un secondo fattore che giocherà un ruolo determinate è che i cardinali non si conoscono tra loro, in quanto Francesco si è preoccupato di popolare il sacro Collegio con personalità sconosciute che pascolano il loro gregge in Paesi lontani, e si è guardato bene dal riunirli in concistoro. Ricordiamo che l’ultimo concistoro risale al febbraio 2014 (dieci anni fa) e fu lì che vennero discussi i temi da trattare nel sinodo sulla famiglia. Fu lì che il cardinale Kasper espose le sue tesi progressiste e fu sempre lì che il cardinale Caffarra, di felice memoria, lo confutò con forza e risolutezza. Ecco perché Francesco, il cosiddetto papa della sinodalità, del dialogo e dell’ascolto, ha deciso di non riconvocare un concistoro generale: si rese conto che le truppe si stavano ribellando.

La conseguenza è che gli elettori del prossimo pontefice non si conoscono. E questo, naturalmente, significa che i candidati con maggiori possibilità di essere eletti sono quelli più universalmente conosciuti. Da qui la tesi da noi sostenuta che uno di questi potesse essere il cardinale Pietro Parolin: il segretario di Stato sarebbe sostenuto dai cardinali di curia, dai progressisti e da alcuni conservatori che lo considererebbero il male minore di fronte alla possibilità di un nuovo Bergoglio.

Il caso di Fiducia supplicans ha portato però alla ribalta un nuovo soggetto, cardinale completamente sconosciuto: Fridolin Ambongo, l’arcivescovo di Kinshasa, che ha avuto l’enorme coraggio di coinvolgere tutti i vescovi dell’Africa subsahariana nell’opporsi frontalmente alle pretese del porno-cardinale Tucho Fernández e dello stesso Francesco. Pochi, pochissimi vescovi sono abbastanza uomini per una tale audacia. Con questo non intendo dire che Ambongo sia al momento un candidato realmente papabile; dico che tutti i cardinali ormai lo conoscono (prima non era così) e se da un lato egli ha destato il disprezzo di tedeschi e belgi, dall’altro ha suscitato molte simpatie. Resta da capire quante e di che calibro.

Infine, c’è un’altra possibilità, suggeritami da un caro amico. I cardinali, in generale, sono uomini senza fede. Se sono arrivati lì dove sono certamente non è per la loro pietà e santità di vita, ma perché hanno fatto le giuste alleanze e le giuste mosse. Quello che vogliono è spassarsela e godersi la porpora. Essi non temono Dio, ma solo i media, quindi sceglieranno un papa che non crei loro problemi. Quindi non un papa fortemente progressista o marcatamente conservatore, e nemmeno un moderato che prenda sul serio il suo ministero. “Continuiamo la festa in santa pace – diranno i cardinali – ed eleggiamo un personaggio banale e insignificante”. In questo modo, si assicurerebbero la tranquillità che bramano, ben sapendo che il cristianesimo e i suoi ideali sono già morti da un pezzo, uccisi dalle forze del mondo che, alla fine, hanno trionfato. In tal senso, basta leggere le agghiaccianti dichiarazioni del cardinale Ouellet.

Se ciò accadesse, credo che assisteremmo a una rapida balcanizzazione della Chiesa che, a livello globale, finirebbe per essere divisa in episcopati con diverse sfumature di cattolicità. O, in alternativa, avremmo una profusione di diocesi più o meno cattoliche, che presterebbero un’obbedienza solo simbolica al pontefice romano. In alcune di esse, le coppie irregolari e anche molto irregolari verrebbero benedette, in altre no. In alcune, la liturgia tradizionale sarebbe permessa e incoraggiata, mentre in altre la santa Messa, perfino quella di Paolo VI, scomparirebbe del tutto, sostituita da “celebrazioni della Parola” presiedute da diaconesse e altri figuranti. In alcune, i bambini riceverebbero ancora mediante il catechismo le verità di fede trasmesse dagli apostoli, in altre sarebbero nutriti dalle verità dell’ambientalismo e della democrazia. Insomma, una sorta di Comunione anglicana o, se non si vuole pensare a questa possibilità estrema, una “pan-ortodossia” in cui ogni patriarcato farà più o meno quello che vorrà, con, al massimo, un modesto rispetto per il patriarca di Roma.

Ogni ipotesi, comunque, ha una durata molto breve. Vedremo come si mobiliteranno i vescovi e i sacerdoti quando verrà annunciata l’istituzione delle diaconesse “non sacramentali”, cosa che ormai è solo questione di settimane. E vedremo chi si affaccerà alla loggia di San Pietro quando il Signore si degnerà di concedere alla sua Chiesa la misericordia in cui tutti speriamo.

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Titolo originale: Hipótesis efímeras sobre el próximo Papa

Traduzione di Valentina Lazzari

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