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sabato 16 dicembre 2023

Papa Francesco e il 'maccartismo' verso contro la Messa in latino, sullo sfondo le elezioni Usa #francesco #traditioniscustodes

Utile analisi sulla situazione della Chiesa in USA.
"Ad un anno dalla scomparsa del Papa Emerito, Benedetto XVI, la cui presenza in Vaticano evidentemente costituiva un punto di raccordo e di riflessione, Francesco sembra sentirsi meno vincolato e certamente più libero nel prendere decisioni. Lo dimostrano le misure drastiche per combattere i tradizionalisti americani".
Mala tempora currunt sed peiora parantur, ma: Crisis Magazine – Rob Marco: "Il cattolicesimo tradizionalista è una essenza o una reazione? “I tradizionalisti della seconda ondata sono spesso meno ideologizzati dei tradizionalisti della prima ondata, ma semplicemente non hanno trovato alcun fascino nel cattolicesimo predominante degli ultimi decenni. (…) Dal New York Post al National Geographic, molti nel mondo laico stanno notando una tendenza verso il tradizionalismo, con storie che iniziano ad affiorare nei media popolari su una "nuova generazione di cattolici" e "giovani cattolici devoti che abbracciano le vecchie abitudini". Nel frattempo, i vecchiotti del National Catholic Reporter brontolano sul fatto che la Messa in latino sta diventando un "culto tossico della tradizione"".
Luigi C.

Franca Giansoldati, Il Messaggero, 15-12-23

Negli Stati Uniti il clima che si sta venendo a creare nella Chiesa tra conservatori e progressisti fa venire in mente qualcosa di simile al maccartismo, solo che stavolta a essere nel mirino non sono i comunisti o i socialisti, come avveniva negli anni Cinquanta, ma gli ultra conservatori. Il pugno di ferro stabilito da Papa Francesco per silenziare e reprimere quella risicata minoranza di preti e vescovi cattolici che sul loro territorio si mostrano tolleranti con la messa in latino è sotto gli occhi di tutti. E in questi giorni poi a nessuno è sfuggita la risposta data alla giornalista messicana di N+. Alla domanda se fosse divenuto più severo, Francesco ha risposto ricorrendo all'immagine di un padre che deve «colpire un po'» i figli ribelli e discoli.
In ogni caso l'ultimo avvertimento per frenare i difensori della liturgia tradizionalista è arrivato dal cardinale americano Wilton Gregory, un super bergogliano, che ha spiegato che il rito tridentino cresce sempre laddove ci sono preti che lo promuovono o lo tollerano. Di conseguenza è bene limitarne la diffusione. La posizione di Wilton Gregory naturalmente non è isolata ed è la stessa del nunzio apostolico, il cardinale Christophe Pierre oppure del cardinale Tobin, d'accordo con la visione di Papa Francesco e sintetizzabile nel fatto che la minoranza tradizionalista - ormai messa al bando - è solo fonte di problemi, divisioni e per giunta mette continuamente bastoni tra le ruote alla realizzazione delle riforme aperturiste che il pontificato vorrebbe fare e sono all'orizzonte.

Anche per questa ragione, un paio di anni fa, Francesco ha cancellato il Motu proprio del predecessore Ratzinger, il quale stava portando avanti la normalizzazione con la frangia tradizionalista e puntava persino all'avvicinamento all'area scismatica lefebvriana (questa effettivamente contraria al cammino conciliare).

Le misure di Bergoglio per mettere in un angolo i tradizionalisti con gli anni sono aumentate. E non si contano più. L'elenco dei vescovi pensionati anzitempo, per esempio, è piuttosto lungo. Il caso più clamoroso è quello del giovane vescovo texano Joseph Strickland, che si è trovato 'emerito' senza avere nemmeno avuto la possibilità di difendersi e senza nemmeno un documento in mano che gli spiegasse nel dettaglio quello che gli veniva contestato. Il nunzio apostolico negli Usa si sarebbe limitato a dirgli che poteva leggere le motivazioni ma non poteva di certo copiarle o fotografarle. In ogni caso Strickland sarebbe accusato di aver minato gli insegnamenti centrali della Chiesa, anche su questioni come l'aborto e il matrimonio omosessuale.

Nonostante la predicazione di una Chiesa aperta e misericordiosa, verso la minoranza dei seguaci della messa in latino Francesco sembra pronto ad una resa dei conti finale. Le ultime mosse hanno accelerato un clima avvelenato da ambo le parti. Al cardinale statunitense Raymond Burke, punto di riferimento del'ala tradizionalista e aperto critico delle riforme, è stato inflitta dal Pontefice una umiliazione senza pari. Durante una riunione in curia il Papa ha annunciato di volergli togliere il Piatto Cardinalizio – vale a dire il vitalizio che viene dato a tutti i cardinali – e pure l'appartamento in curia. La motivazione alla base è sempre la stessa, mandarlo fuori da Roma. Un po' come è stato fatto anche con don Georg Gaenswein, segretario di Papa Ratzinger. Anch'egli giubilato e spedito in Germania senza troppi complimenti e una precisa collocazione.

Ad un anno dalla scomparsa del Papa Emerito, Benedetto XVI, la cui presenza in Vaticano evidentemente costituiva un punto di raccordo e di riflessione, Francesco sembra sentirsi meno vincolato e certamente più libero nel prendere decisioni. Lo dimostrano le misure drastiche per combattere i tradizionalisti americani e per neutralizzare definitivamente quell'opposizione interna che in America ha sempre influenzato negativamente il suo operato.

In questo scenario si vanno a intersecare anche questioni politiche di grandissimo peso mondiale. Difficile non osservarle nella loro completezza. L'opposizione conservatrice che ha nel cardinale Burke un punto di riferimento nazionale, durante le scorse elezioni si era schierata a favore di Trump, mettendo in evidenza quanto la sua elezione fosse positiva per la battaglia sulla difesa della vita. Burke, inoltre, aveva criticato apertamente lo sfidante Biden perchè favorevole all'aborto e si era pronunciato contro la comuione per quei politici cattolici (come Kerry o Nancy Pelosi) che avevano appoggiato normative abortiste. La Cnn in questi giorni ha evidenziato che questo scontro è destinato a scoppiare proprio mentre gli Stati Uniti si dirigono verso un anno elettorale cruciale.

Foto: Ansa