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mercoledì 22 novembre 2023

Inginocchiarsi dopo l'Agnus Dei e una parola sul silenzio nella liturgia

Piccole buone notizie dagli Stati Uniti.
Da leggere tutto.
Luigi C.

19 Novembre 2023, Korazym.org, Vik van Brantegem

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.11.2023 – Vik van Brantegem] – Il Vescovo di Gary nell’Indiana, Mons. Robert J. McClory, ha annunciato che a partire di sabato 25 novembre 2023, vigilia della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, i fedeli della Diocesi di Gary torneranno ad inginocchiarsi dopo l’Agnus Dei. «Quando ci inginocchiamo, riconosciamo che Gesù è veramente presente nella Santa Eucaristia e ci inginocchiamo in adorazione davanti a Lui perché Gesù è il Re dei re e il Signore dei signori. Ecco perché è particolarmente opportuno istituire questo cambiamento nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo», ha scritto il Vescovo McClory sul sito della diocesi il 5 novembre 2023, in un testo [QUI] che riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dall’inglese.

Nei Riti di Comunione durante la Santa Messa, dopo lo scambio del segno di pace, il sacerdote prende l’ostia consacrata e la spezza sopra la patena, e lascia cadere un frammento nel calice, dicendo sottovoce: «Il Corpo e il Sangue di Cristo, uniti in questo calice, siano per noi cibo di vita eterna».
Intanto si canta o si dice:
«Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.»
Oppure si canta:
«Agnus Dei, qui tollis peccata mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi: dona nobis pacem.»

Ritornare ad inginocchiarti dopo l’Agnus Dei

Il 25 novembre 2023, vigilia della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, la Diocesi di Gary ritornerà alla postura liturgica in cui i fedeli si inginocchiano davanti all’Agnello di Dio (Agnus Dei). Dal mio arrivo nel 2020, molti sacerdoti e fedeli laici mi hanno parlato del desiderio che la nostra diocesi ritorni alla norma dell’inginocchiamento in modo da essere in unione con le altre diocesi di tutto il Paese. Questa decisione arriva dopo un’attenta considerazione e con il sostegno del Consiglio presbiterale.

Da due decenni la nostra diocesi ha adottato la posizione consentita di stare in piedi dopo l’Agnus Dei e durante tutta la Comunione. L’Istruzione Generale del Messale Romano lo consente specificamente: «Nelle Diocesi degli Stati Uniti d’America… I fedeli si inginocchiano dopo l’Agnus Dei (Agnello di Dio) a meno che il Vescovo diocesano non decida diversamente» (cfr GIRM, 43).

Dato che tutte le altre diocesi intorno a noi (e quasi tutte negli Stati Uniti) seguono la norma statunitense di inginocchiarsi dopo l’Agnello di Dio, ci sono momenti di disunità quando persone di altre diocesi vengono a Messa nelle nostre chiese e sono confuse sul perché tutti altrimenti non si inginocchiano. La stessa confusione avviene quando i nostri fedeli vanno a Messa in altre diocesi.

Alla luce del risveglio eucaristico, questo è il momento adatto per riscoprire come la nostra postura corporea sia simbolica della nostra disposizione interiore. Stare in piedi è un’antica postura di rispetto, attenzione e prontezza. Si sta sull’attenti quando il giudice entra in tribunale. Nell’Esodo agli Israeliti viene detto di mangiare la Pasqua in piedi, come persone pronte a muoversi. Stiamo sempre in piedi per il Vangelo come segno di riverenza per le Parole del Signore. Stare in piedi è anche una postura che ha un collegamento simbolico con la Risurrezione. Per questo nel tempo pasquale, quando recitiamo le Litanie dei Santi stiamo in piedi, mentre nel resto dell’anno ci inginocchiamo.

A seconda dei contesti, inginocchiarsi può essere considerato un segno penitenziale, ma inginocchiarsi è anche un atto reverenziale verso nostro Signore: «perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra» (Filippesi 2,10).

Crediamo che la liturgia che celebriamo qui sulla terra sia una partecipazione alla liturgia celeste. Il Libro dell’Apocalisse descrive il culto in cielo. Mentre lo stare in piedi è certamente riconosciuto come una postura durante il culto (Ap 7,15), quando l’Agnello di Dio si presenta inizialmente davanti al trono del cielo, tutti si prostrano in adorazione davanti a Lui (cfr Ap 5,1-14).

Quando ci inginocchiamo, riconosciamo che Gesù è veramente presente nella Santa Eucaristia e ci inginocchiamo in adorazione davanti a Lui perché Gesù è il Re dei re e il Signore dei signori. Ecco perché è particolarmente opportuno istituire questo cambiamento nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo.

Infine, una parola sul silenzio nella liturgia: il silenzio è per noi oggi un’attività molto difficile. La nostra vita quotidiana è piena di suoni, alcuni buoni, ma per la maggior parte solo rumori di un tipo o dell’altro. Il silenzio è d’oro perché ci permette di raccoglierci, di interrogarci sulla presenza amorevole di Dio nella nostra vita. Nella Messa abbiamo bisogno anche del tempo per riflettere in silenzio sulla Parola proclamata e sul Sacramento ricevuto. Un po’ di silenzio dopo ogni lettura delle Scritture e dopo l’omelia e dopo che tutti hanno ricevuto la comunione permette a ciascuna persona e alla comunità di riflettere collettivamente sulla presenza sempre permanente di Dio in mezzo a noi.

Ecco alcune delle implicazioni pratiche:Dopo che l’Agnus Dei (Agnello di Dio) è stato cantato, i fedeli si inginocchieranno, come possono, fino al momento di alzarsi e unirsi alla processione della Comunione.
Al ritorno al loro posto dopo aver ricevuto la Santa Comunione, i fedeli sono liberi di inginocchiarsi, sedersi o stare in piedi.
Dopo che tutti hanno ricevuto la Comunione, i fedeli sono incoraggiati a inginocchiarsi o sedersi per un periodo di sacro silenzio e preghiera.

La liturgia è un grande dono nel quale ci è garantito l’incontro con Cristo. Papa Francesco ci ricorda la ricchezza del nostro incontro con il Signore nell’Eucaristia e in tutti i sacramenti: «A noi non serve un vago ricordo dell’ultima Cena: noi abbiamo bisogno di essere presenti a quella Cena, di poter ascoltare la sua voce, mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui. Nell’Eucaristia e in tutti i sacramenti ci viene garantita la possibilità di incontrare il Signore Gesù e di essere raggiunti dalla potenza della sua Pasqua. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti» (Papa Francesco, Desiderio desideravi, 10-13).

La mia preghiera è, che questo cambiamento di postura rafforzi la nostra unità e ci dia un apprezzamento più profondo per il dono di nostro Signore nella Santa Eucaristia.

Il vostro servitore,

Molto Reverendo Robert J. McClory
Vescovo
Diocesi di Gary