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sabato 18 novembre 2023

Ancora la Diocesi di Le Havre… Quando il Vescovo continua a fumare…

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 976 pubblicata da Paix Liturgique il 14 novembre, in cui si torna ad analizzare la situazione della Diocesi di Le Havre (QUI su MiL la precedente lettera), in piena crisi finanziaria e spirituale.
In particolare la lettera replica al comunicato stampa del 31 ottobre (QUI) (definito «patetico») scritto vagamente da «un’équipe di volontari laici coinvolti nella gestione della Diocesi» e che nelle intenzioni vorrebbe «ristabilire la verità», ma che in realtà nulla spiega e mina ulteriormente la fiducia dei fedeli e la credibilità della Diocesi retta da dodici anni da mons. Jean-Luc Brunin.

L.V.


Dopo due inchieste di Paix Liturgique in un anno, nell’estate del 2022 e qualche settimana fa, mons. Jean-Luc Brunin e la Diocesi di Le Havre hanno deciso di rilasciare un comunicato stampa – ma senza assumersene realmente la responsabilità, dato che il comunicato stampa della Diocesi è detto essere opera di un «team di laici impegnati su base volontaria nella gestione della Diocesi», mentre dieci giorni prima la Diocesi di Le Havre aveva promesso ai giornalisti un «comunicato stampa convalidato dal Consiglio presbiterale». Naturalmente abbiamo cercato di metterci in contatto con «questi laici impegnati» attraverso il Vescovado di Le Havre, ma senza successo, al punto che, a meno che non riuscissimo a dimostrare il contrario, ci saremmo trovati ancora una volta di fronte a una comunicazione fuorviante e mascherata dello stesso Vescovo di Le Havre…

Una dichiarazione molto poco pastorale, indegna di una Diocesi

Sembra che sia stata convalidata da un organo autocratico poco leale, perché il titolo, poco pastorale, attacca subito gli «articoli diffamatori pubblicati su siti web tradizionalisti e volti a gettare sospetti sulla gestione della Diocesi di Le Havre e sul Vescovo. Non ci lasciamo ingannare dai secondi fini dei propagandisti che hanno diffuso le loro calunnie su questi social network».

Il sito Riposte Catholique, che la sera stessa ha riprodotto il comunicato stampa pubblicato nel pomeriggio del 31 ottobre – senza dubbio per evitare che nessuno potesse replicare durante le festività di Ognissanti – è rimasta sorpresa dal tono usato dall’Episcopato normanno: «Il tono di questo comunicato stampa mostra il rispetto mostrato dalla Diocesi di Le Havre per le parole di papa Francesco sull’amore che nostro Signore ha per i Cristiani e che i Cristiani dovrebbero avere gli uni per gli altri. Papa Francesco ha detto: “Il fatto che l’amore per il Signore viene prima ci ricorda che Dio sempre ci precede, ci anticipa con la sua tenerezza infinita […] amando i fratelli, noi riflettiamo, come specchi, l’amore del Padre”».

I media cattolici sottolineano anche che, nonostante le sue esternazioni verbali, la «Diocesi di Le Havre risponde – spesso senza rispondere – all’inchiesta dell’associazione Paix Liturgique pubblicata all’inizio di ottobre». Il comunicato stampa, annunciato ai giornalisti vicini alla Diocesi quindici giorni fa, è apparso alla vigilia delle festività del 1º novembre. Gli elementi citati nella prima parte dell’inchiesta dell’associazione Paix Liturgique sulla Diocesi di Le Havre, pubblicata nel giugno 2022, non sembrano aver meritato una risposta da parte della Diocesi, anche se sono altrettanto inquietanti per i fedeli.

La seconda parte dell’inchiesta dell’associazione Paix Liturgique si è basata su diversi documenti ufficiali, in particolare gli allegati che la Diocesi di Le Havre faceva firmare ai suoi volontari o stakeholder, o i conti diocesani per il 2020, 2021 e 2022 pubblicati sul sito web del Journal Officiel, con la relazione dei revisori dei conti che li accompagnava – è in particolare in questi, all’ultima pagina, che veniva indicato il trattamento del «manager numero 1» della Diocesi di Le Havre.

Un comunicato diocesano di cui nessuno si assume la responsabilità

Il comunicato stampa della Diocesi di Le Havre, consultabile qui, sembra essere stato prodotto da un «team di laici coinvolti nella gestione della Diocesi su base volontaria», ma non vengono citati nomi. Sul sito web appare come espressione della Diocesi, ma non è firmata nemmeno dal suo Vescovo. Strana comunicazione, che si «impegna a ristabilire la verità», ma non si assume la responsabilità e rimane vaga… non c’è da stupirsi che i fedeli siano in «subbuglio».

D’altra parte, questo primo paragrafo così oltraggioso non è in linea con le osservazioni fatte da Nicolas Hulot, Ministro dell’ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell’energia, quando [il 27 gennaio 2017: N.d.T.] ha conferito l’Ordine nazionale della Legion d’onore a mons. Jean-Luc Brunin (asinus asinum fricat): «Per me lei è un ultra-progressista, con l’approccio più laico che ci sia».

Così definiva la sua missione di Vescovo: «La Chiesa non è un fornitore di servizi religiosi […] e non si limita a celebrare battesimi e matrimoni […]. Nella società di oggi, se la Chiesa vuole essere missionaria, deve accettare di trasferirsi. Il 20 per cento dei Cristiani è al centro della comunità, il restante 80 per cento è ai margini […]. Non siamo qui per vendere sogni, né per essere un’autorità morale che guarda dall’alto la società. Il nostro ruolo è quello di portare il Vangelo a portata di mano nella vita delle persone per una maggiore felicità e fraternità».

Furto delle reliquie del Preziosissimo Sangue a Fécamp: la Diocesi rifiuta di assumersi le proprie responsabilità

Il comunicato stampa prosegue sul tema delle reliquie del Preziosissimo Sangue di Fécamp, rubate nel giugno 2022, poi recuperate all’inizio di luglio nei Paesi Bassi da un investigatore specializzato nel rintracciare antichità rubate, e restituite alla chiesa abbaziale nel settembre 2023.

«Disinvoltura nei confronti delle reliquie del Preziosissimo Sangue - FALSO! Dalla Rivoluzione francese e dalla confisca dei beni della Chiesa in Francia, la Chiesa abbaziale della Santissima Trinità a Fécamp e le reliquie del Preziosissimo Sangue sono di proprietà del Comune. La Diocesi di Le Havre, nella persona del Parroco di Saint Guillaume de Fécamp, è responsabile delle attività religiose e non della conservazione del patrimonio. In questo senso, era del tutto coerente che il proprietario recuperasse il bene rubato – in questo caso, il reliquiario del Preziosissimo Sangue. In queste circostanze, la presenza del Vescovo era richiesta solo per rispetto della dimensione religiosa di questa reliquia […]. Allo stesso modo, è responsabilità dell’Ufficio del Sindaco di Fécamp garantire la sicurezza dei tesori della chiesa abbaziale».

Se andiamo oltre l’argomentazione scolastica sollevata dalla Diocesi, «non sono io, è l’altro», la vera leggerezza sta nell’averla lasciata rubare, come spiegato nella prima inchiesta dell’associazione Paix Liturgique del giugno 2022, alla quale la Diocesi di Le Havre non ha mai risposto:

«Preziosissima, inestimabile addirittura, la reliquia del Preziosissimo Sangue si dice che si sia arenata sulla riva di Fécamp nel 658 e abbia spinto alla costruzione di una chiesa, poi l’attuale chiesa abbaziale. Secondo la tradizione storica, inoltre, ad essa sarebbero legati cinque miracoli. Tuttavia, non ha beneficiato di alcuna protezione particolare, nemmeno della videosorveglianza o di una finestra di sicurezza, soprattutto secondo il quotidiano Paris-Normandie. È stata annunciata una messa di riparazione durante la Festa del Preziosissimo Sangue del 14 giugno».

Questa reliquia del Preziosissimo Sangue è praticamente assente dalle comunicazioni diocesane, che si concentrano invece sull’incontro diocesano dei giovani a Notre-Dame-de-Gravenchon nel 2018, o sul «viaggio spirituale BeLieve» nel 2017: «l’idea è di offrire a dieci giovani dai 17 anni in su tre fine settimana nel convento carmelitano di Le Havre per permettere loro di riflettere sul loro futuro e stabilire un progetto di vita personale sulle orme di Cristo» (sul settimanale Le Courrier Cauchois novembre 2017, op.cit.).

Un lettore del Forum Catholique, nativo di Fécamp, fornisce dettagli su come le preziose reliquie erano conservate a Fécamp e sulla manutenzione della chiesa.

«Nella sacrestia ci sono delle casseforti. Noi preferivamo conservare gli oggetti di grande valore in un semplice armadio di legno con il vetro. Qualsiasi sciocco poteva vedere quanto fossero vulnerabili questi tesori. C’era un enorme ostensorio dorato, vasi sacri del XVII secolo e così via. Accuso quindi il clero e l’amministrazione comunale di notoria e criminale incompetenza. La chiesa abbaziale è in uno stato di disgustosa sporcizia e abbandono da oltre vent’anni. Gli stalli del coro sono coperti di sporcizia e il santuario è stato abbandonato. Ricorda i lamenti di Geremia. È tempo di liberare il clero da beni che non usa più e di cui non conosce più il valore».

Al momento del furto delle reliquie, è stato possibile confrontare le dichiarazioni di mons. Jean-Luc Brunin e dei rappresentanti eletti di Fécamp. Da parte del Vescovo, la fredda storiografia del comunicato stampa della Diocesi di Le Havre – che dimentica di sfuggita i miracoli ad essa associati e la data di arrivo della reliquia a Fécamp secondo la tradizione locale, visto che si ritiene sia stata all’origine della costruzione della chiesa abbaziale nell’anno 658: «Il Preziosissimo Sangue è un’antica tradizione religiosa che risale al XII secolo. La reliquia è stata il sostegno della fede in Cristo Salvatore per generazioni di fedeli che sono venuti da tutta la regione per venerarla».

Pierre Aubry, Vicesindaco di Fécamp per la cultura e la sicurezza, ha dichiarato: «Questi oggetti rappresentano il DNA della nostra città, le radici della nostra città e, ben oltre la nostra città, di tutta la Normandia, perché il pellegrinaggio di Fécamp era il secondo in Francia dopo quello di Mont-Saint-Michel».

In deficit da anni, la Diocesi di Le Havre non vede il problema

Il comunicato stampa passa poi a parlare dei deficit della Diocesi di Le Havre – ricordati dall’associazione Paix Liturgique nei conti della Diocesi dal 2011.

«La Diocesi di Le Havre non è assolutamente in bancarotta. Nessuna procedura di allarme è stata attuata da KPMG, i revisori dei conti da oltre dieci anni. Inoltre, l’eccedenza di cassa (4.000.000 euro) è sufficiente a coprire tutti i debiti e i costi operativi per un anno, e lo è stata per diversi anni.

Il risultato operativo è significativamente ridotto dalla quota di ammortamento, che non ha alcun impatto sul flusso di cassa. Come per molte Diocesi, la situazione economica rimane fragile e richiede una maggiore vigilanza». In poche parole, andate avanti, non c’è niente da vedere.

Resta il fatto che, secondo i conti della Diocesi di Le Havre e le relazioni dei revisori dei conti che li accompagnano, la Diocesi di Le Havre, che era strutturalmente in deficit prima del 2014 (il primo anno in cui lo è stata) ma che fino ad allora era stata compensata da un buon livello di lasciti, donazioni e cessioni, è diventata completamente in deficit a partire dal 2017 e da allora è rimasta tale. Ciò è confermato dai documenti ufficiali pubblicati nel Journal Officiel.

Perché realizzare un’opera? Un esempio da Fécamp:

Tra le priorità della Diocesi, il comunicato stampa cita l’esistenza di lavori sulle proprietà diocesane. Naturalmente, non fornisce esempi, soprattutto laddove l’associazione Paix Liturgique ha segnalato problemi, come a Fécamp:

«Tra il 2015, quando le Suore di San Vincenzo de’ Paoli, Serve dei Poveri se ne sono andate, e il 2021 sono stati effettuati pesanti lavori per trasformare la casa delle suore dell’Oasi in una casa interparrocchiale che ospita anche la residenza del Parroco e, almeno in teoria, l’alloggio dei sacerdoti fidei donum (sacerdoti di altre diocesi, di fatto africani, in prestito alla Diocesi) che servono la zona. Padre Pascal Duménil, il Parroco, è anche Vicario generale della Diocesi di Le Havre.

Il costo di queste opere è stato nascosto ai fedeli, le cui stime – tra gli 800 mila e il milione di euro – sono inferiori all’importo reale, che si trova nei conti della Diocesi per il 2020 (relazione KPMG settembre 2020, pagina 11), ossia 1.238.888 euro, di cui 1.100.000 euro presi in prestito (897 mila euro dovuti alla fine del 2020, cfr. la stessa relazione, pagina 19). In pratica, i suddetti sacerdoti fidei donum non hanno mai potuto usufruire dell’alloggio, poiché il Parroco, che soffre di attacchi di gotta, ha installato un assistente nell’alloggio vicino, che risulta essere comunicante.

Vendita di edifici nel 2022: una menzogna di omissione

Il comunicato stampa della Diocesi di Le Havre lascia intendere che c’è stata una sola vendita di immobili da parte della Diocesi di Le Havre, per alimentare il fondo interdiocesano che versa un risarcimento alle vittime riconosciute di abusi sessuali del clero, quando il caso è giudizialmente prescritto: «la vendita di un edificio, che non aveva più una funzione pastorale, è stata destinata a un altro scopo, quello del fondo SELAM (in conformità con la risoluzione votata dai Vescovi francesi l’8 novembre 2021 al fine di risarcire le vittime di abusi sessuali nella Chiesa)».

Ma questa non è stata l’unica vendita del 2022, come sottolinea l’associazione Paix Liturgique, basandosi sui conti della Diocesi di Le Havre di quell’anno e sulla relazione dei revisori dei conti che li accompagna – documenti ufficiali pubblicati sul sito del Journal Officiel: «nell’esercizio 2022, la Diocesi di Le Havre ha venduto il presbiterio di Denfert Rochereau per 95.000 euro, che sono stati versati al fondo SELAM che risarcisce le vittime di abusi sessuali da parte del clero nei casi di prescrizione, ha venduto il presbiterio e la Cappella di Saint-André d’Ignauval, «le stanze di Lanquetot, Bolbec e Goderville» e ha ricevuto «una sovvenzione di funzionamento di 75.000 euro dalla Fondation nationale pour le clergé».

Inoltre, il comunicato stampa omette qualsiasi giustificazione per tale sovvenzione. Senza dubbio una deplorevole svista, l’ennesima.

Confusione tra sacerdoti attivi in Diocesi e sacerdoti incardinati

Il comunicato stampa prosegue affermando che la Diocesi ha «27,58 dipendenti equivalenti a tempo pieno», questo conferma piuttosto le cifre dell’associazione Paix Liturgique: «la Diocesi di Le Havre deve evidentemente essere in cattive acque [per aver ricevuto un sussidio di 75.000 euro dalla Fondation nationale pour le clergé]… il che non le impedisce di avere 26 dipendenti equivalenti a tempo pieno – 4 se ne sarebbero andati nel 2022, il che ne lascerebbe solo 22 alla fine dell’anno, mentre ha – secondo la disposizione per il pensionamento – «al 31 dicembre 2022 3 sacerdoti in pensione e 16 sacerdoti attivi».

È chiaro che non c’è stata alcuna riduzione del numero di dipendenti – il che è logico, dato che i laici «coinvolti nella gestione della Diocesi di Le Havre» non vedono quale sia il problema quando la Diocesi accumula deficit da anni… e ci sono ancora più dipendenti che sacerdoti.

Di passaggio, nel loro comunicato stampa affermano che la Diocesi ha «34 sacerdoti (incardinati o provenienti da altre Diocesi in Francia o all’estero). Grazie alle offerte dei fedeli, ognuno di loro riceve uno stipendio di 1.000 euro al mese, al netto delle pensioni. A questa retribuzione va aggiunto il pagamento da parte della Diocesi dell’alloggio, delle spese energetiche e del rimborso delle spese di viaggio in relazione alla loro missione».

Tuttavia, come sottolinea la Conferenza episcopale francese, la Diocesi di Le Havre ha solo 23 sacerdoti incardinati, ma 34 in servizio attivo. La differenza è significativa.

Come conferma un economo diocesano, «il sacerdote incardinato è legalmente legato alla Diocesi di Le Havre, da cui dipende gerarchicamente; la Diocesi paga il suo stipendio e i suoi contributi previdenziali e pensionistici (CAVIMAC). Per i sacerdoti attivi provenienti da altre Diocesi, come i sacerdoti fidei donum provenienti dall’Africa o dall’Asia, o i sacerdoti messi a disposizione da altre Diocesi francesi, l’entità che paga il loro stipendio e i contributi dipende dagli accordi con la Diocesi di origine, caso per caso».

Retribuzione del Vescovo di Le Havre: ancora una volta, nulla di fatto!

Il comunicato stampa dei «laici coinvolti su base volontaria nella gestione della Diocesi» afferma, senza ridere, che «la retribuzione netta mensile versata dalla Diocesi al Vescovo è di 24 euro. A questo si aggiunge la sua pensione, che porta la sua retribuzione totale a 1.000 euro, come per ogni sacerdote della Diocesi». Tuttavia… 24 euro al mese sono un record di competitività, oppure sono pochi per pagare il numero di ore di lavoro di un Vescovo, anche della Diocesi di Le Havre, che con una ventina di sacerdoti incardinati, una pratica in caduta libera e un territorio limitato all’arrondissement di Le Havre, forse non è più giustificato.

Mons. Jean-Luc Brunin trarrebbe beneficio dall’adesione a un sindacato, e la CGT (Christ, gloire à toi) [gioco di parole, in realtà è la Confédération générale du travail, confederazione sindacale di estrema sinistra: N.d.T.] sarà lì a difenderlo – come ricorda il settimanale La Vie il 16 febbraio 2023, il «reddito minimo interdiocesano nel 2022 era di 984 euro per i sacerdoti e 1180 euro per i Vescovi» per le pensioni. Sempre il settimanale La Vie, il 28 dicembre 2022, riferisce che la Conferenza episcopale francese ha deciso di aumentare gli stipendi dei sacerdoti da 984 a 1.009 euro al mese.

Ogni Diocesi si adegua quindi per raggiungere o superare questo minimo: nel 2019, la l’Arcidiocesi di Lione ha indicato in un documento sullo stato economico dei sacerdoti che avrebbe versato 764,90 euro a ogni sacerdote, oltre a una somma non imponibile corrispondente a 17 offerte di Messa, cioè 289 euro, per arrivare a 1053 euro per sacerdote, in pensione o meno. Nella Diocesi di Bourges, nel 2018, i sacerdoti hanno ricevuto 1.000 euro al mese, secondo la stampa locale che ha pubblicato un articolo sull’argomento. Nell’Arcidiocesi di Parigi, un sacerdote ha dettagliato il suo stipendio al settimanale L’Obs, sempre nel 2018 – 1111,92 euro al mese, compreso l’equivalente di 20 offerte di Messa.

Mentre la somma totale percepita dal Vescovo di Le Havre (24 euro più una pensione di 1.000 euro) è conforme alla legge, la retribuzione netta versata al Vescovo solleva francamente delle domande.

Ancora nessuna trasparenza sullo stipendio e sull’identità del «manager numero 1»

Il comunicato stampa aggiunge che «lo stipendio più alto è pagato all’economo diocesano. È in carica da tre anni, in sostituzione di un economo volontario».

Il sito Riposte Catholique fa notare che «l’economo diocesano di Le Havre è arrivato nel marzo 2021, secondo il suo profilo LinkedIn – il che non spiega le cifre della retribuzione del “dirigente numero 1” alla fine dei conti 2020. Inoltre, secondo lo statuto, il “dirigente numero 1” di un’associazione diocesana non può in nessun caso essere il suo economo. E nemmeno “un laico che gestisce la Diocesi di Le Havre per conto del Vescovo”, come ci è stato detto a metà ottobre dai servizi diocesani. Un laico il cui nome non è stato divulgato».

Ancora una volta, notiamo che il comunicato stampa che dovrebbe «ristabilire la verità» non risponde agli elementi evidenziati nelle due inchieste dell’associazione Paix Liturgique, né contesta i deficit individuati nei conti. Peggio ancora, solleva più domande che risposte.

Ad esempio, data la situazione finanziaria della Diocesi, perché sostituire un economo volontario, Dominique Lemetais, che proveniva da commercianti locali e aveva partecipazioni in varie società, con un dipendente chiaramente ben pagato (meglio del Vescovo, in ogni caso)?

Un’altra incongruenza è che l’aumento dal 2021 al 2022 è un raddoppio dello stipendio del «manager numero 1», mentre secondo un’altra spiegazione della Diocesi, il suddetto economo è arrivato a marzo, e ci sarebbe dovuto essere un aumento del 25 per cento.

Oltre alle sue attività di volontariato e imprenditoriali, l’ex economo faceva anche parte di un «laboratorio di innovazione ecclesiale», Ecclesia Lab, con laici al servizio delle Diocesi belghe, e delle Diocesi di Lussemburgo, Besançon, Reims… Diocesi in cui la pratica religiosa è diminuita drasticamente negli ultimi decenni, e ancor più con Covid – questa deve essere una «innovazione ecclesiale» da pubblicizzare e condividere, certamente più che nella Diocesi di Fréjus-Tolone, dove i fedeli affollano le chiese, e che continua a creare parrocchie piuttosto che accorparle a livello di cantoni o arrondissement.

Discorso chiuso nella Diocesi: andate avanti, non c’è niente da vedere

Per quanto riguarda i documenti che impongono una riservatezza totale agli interlocutori della Diocesi e che limitano di fatto ciò che possono dire, il comunicato stampa afferma, in modo piuttosto contraddittorio, che si tratta di adeguarsi agli obblighi della Diocesi ai sensi del Regolamento generale sulla protezione dei dati. Poi, due righe più avanti, si afferma che questi «standard sono stati elaborati da un’équipe di operatori pastorali assistiti da esperti in collegamento con gli ambienti educativi. Si basano su quanto viene fatto in altre istituzioni a contatto con i giovani».

Il tutto per finire con l’affermazione: «È in gioco la credibilità della Chiesa e la sua legittimità a pronunciare, in uno spirito di fiducia, una parola che abbia senso per i nostri contemporanei, in particolare per i genitori, i giovani e i bambini. Su questi punti, non si tratta di mancanza di fiducia in coloro che sono coinvolti nella pastorale, ma di responsabilità e chiarezza».

È patetico, ma quasi. La credibilità della Chiesa dipende anche dal tenere i conti in ordine, dalla trasparenza della gestione, dagli stipendi dei laici impiegati dalla Diocesi, così come dei chierici e del vescovo – non sappiamo ancora, dopo il comunicato stampa della Diocesi di Le Havre, chi sia il «manager numero 1», come si chiami e quanto guadagni.

Poiché la Diocesi di Le Havre è intenzionata a rispettare il Regolamento generale sulla protezione dei dati, dovrebbe sapere che il rispetto della legge non è à la carte e che le associazioni, comprese quelle religiose, hanno degli obblighi legali: rendere pubblico il nome del «manager numero 1» è uno di questi. Hanno anche obblighi morali, e spiegare come mai la Diocesi ha accumulato deficit per anni, eppure assume un economo che, secondo la comunicazione della Diocesi, è pagato più del Vescovo, fa parte di questi obblighi.

Allo stesso modo, mons. Jean-Luc Brunin – in quanto Vescovo di Le Havre, rappresenta la Chiesa, ne è consapevole? – farebbe bene a spiegare perché la Diocesi ha ricevuto 75.000 euro dalla Fondation nationale pour le clergé, una sovvenzione che il comunicato stampa dei «laici coinvolti su base volontaria nella gestione della Diocesi» non ha ritenuto opportuno spiegare. E come intende mettere ordine nelle sue finanze?

Sono in gioco la credibilità e la legittimità della Chiesa, almeno a Le Havre. E la fiducia che i donatori e i fedeli possono avere nella Diocesi di Le Havre in generale, o nelle parole dei suoi rappresentanti in particolare.

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