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domenica 1 ottobre 2023

Scrivere dritto su righe storte. Il reverendo Jacques Paul Migne e la sua impresa editoriale. “Buoni Padri a buon mercato”

Siamo debitori al Migne di tutta la patrologia greca e latina (387 volumi!).
Luigi

Duc in Altum, Aurelio Porfiri, 1-8-23

Non si possono studiare seriamente i testi della tradizione cristiana senza conoscere l’opera del francese Jacques Paul Migne (1800-1875), un personaggio del tutto singolare.
Nato a Saint-Flour, venne ordinato sacerdote nel 1824 e si dedicò ad alcune imprese editoriali, come il giornale L’Univers Religieux (più tardi conosciuto come L’Univers), testata non legata a partiti politici ma impegnata unicamente a fornire una prospettiva cattolica.
Ma la vera impresa del reverendo Migne fu quella di pubblicare, con lo slogan “buoni padri a buon mercato”, lavori teologici del passato a un prezzo ragionevole, in modo che potessero avere una larga diffusione fra il clero.

A Petit-Montrouge, un quartiere di Parigi, fondò così la tipografia Imprimerie catholique, nella quale, secondo J.P. Kirsch (The Catholic Encyclopedia) arriverà a impiegare quasi trecento operai. Una forza lavoro imponente, perché l’impresa editoriale ebbe in effetti proporzioni monumentali.

Incominciò col pubblicare una raccolta di commenti alla Sacra Scrittura, Scripturae Sacrae Cursus Completus in ventotto volumi. Poi ecco il Theologiae Cursus Completus, sempre in ventotto volumi, e una raccolta in venti volumi di testi apologetici. Ma non basta: seguirono una raccolta di testi di retorica sacra in centodue volumi, una collezione di testi sulla Beata Vergine Maria in tredici volumi e una Enciclopedia teologica in 172 volumi.

Le opere che gli diedero fama imperitura furono la Patrologia latina (221 volumi) e la Patrologia greca (166 volumi): opere monumentali, ma offerte a un costo del tutto accessibile e in un formato maneggiabile, di enorme importanza per i lettori interessati, che per la prima volta ebbero la possibilità di accedere a una enorme mole di informazioni e conoscenze.

In fondo, non è esagerato dire che, con le tecnologie a disposizione in quel tempo, il reverendo Migne fece ciò che oggi fanno i motori di ricerca. Un’operazione di portata colossale, specie se si pensa che un incendio distrusse quasi completamente il lavoro di anni e l’editore-tipografo dovette ricominciare da capo.

Tra le difficoltà che Migne dovette fronteggiare anche un decreto di Roma (pensato proprio contro di lui) che metteva in guardia i sacerdoti dall’utilizzare i proventi delle offerte per le Messe al fine di comperare libri, non che l’aperta opposizione dell’arcivescovo di Parigi, il quale, scandalizzato dall’aspetto commerciale di tutta l’impresa, sospese il reverendo dalle sue funzioni sacerdotali.

Quando era responsabile de L’Univers Religieux Migne conobbe dom Prosper Guéranger, altro personaggio portato alle grandi imprese, e lo invitò a una collaborazione (si veda in proposito il testo di Louis Soltner Migne et dom Guéranger nella Revue d’Etudes Augustiniennes et Patristiques). Sembra che dom Guéranger volesse coinvolgere i suoi monaci in una impresa intellettuale comparabile con quella dei monaci medievali che nei loro scrittoi contribuirono all’edificazione della civiltà cristiana moderna.

Certamente Migne non fu un santo, anzi. Egli non fu esente da limiti del tutto umani. R. Howard Bloch gli ha dedicato un libro dal titolo significativo: Il plagiario di Dio, testo che nell’edizione italiana ha la prefazione di Umberto Eco.

Anche se i suoi metodi spregiudicati potevano non essere sempre etici, e men che meno cristiani, occorre però riconoscere che il reverendo Migne fu un eccellente businessman, un imprenditore e venditore incomparabile nell’epoca del passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale. Il che ci ricorda, come amava ripetere madre Teresa di Calcutta, che Dio sa scrivere diritto anche sulle righe storte.