"La condotta chiesta dal Papa alla stampa, nel caso del Sinodo dei Vescovi in corso, presuppone che tutti i giornalisti siano cattolici subordinati alla gerarchia ecclesiastica. Ma non è così. Anzi. Il rapporto Chiesa-Media è un fulcro complesso e fragile di una laicità creativa e sana".
Ma il S. Padre Francesco non è alla 100° intervista?
O vorrebbe essere in Corea del Nord?
"Le autorità della Chiesa, del Sinodo stesso, dovrebbero valutare un fatto sconosciuto ma vero, seppure provocato involontariamente: il "digiuno della parola pubblica", diversi editori e giornalisti, lo hanno interpretato e vissuto come un avvertimento per nulla simpatico, in particolare quando fonti vaticane dissero - dopo le parole di Francesco - che non c'era censura, che chiunque poteva parlare con la stampa liberamente e che non erano previste "punizioni"".
QUI Le Figaro\Il Sismografo sulla vicenda: "Sinodo sul futuro della Chiesa: perché Papa Francesco tiene lontani i giornalisti dai dibattiti".
Luigi
(L.B., R.C. -a cura Redazione "Il sismografo") Curioso quanto ha chiesto il Papa ai giornalisti lo scorso 4 ottobre nella sua allocuzione per l'apertura della XVI Assemblea sinodale: "Un certo digiuno della parola pubblica per custodire questo" [ ... la vita nello Spirito]. Poi Francesco ha aggiunto: "Per questo chiedo a voi, comunicatori, di fare la vostra funzione bene, giusta, così che la Chiesa e le persone di buona volontà – le altre diranno quello che vogliono – capiscano che anche nella Chiesa c’è la priorità dell’ascolto. Trasmettere questo: è tanto importante." (Discorso di Papa Francesco - 4 ottobre 2023 (Fonte)
Viene da dire subito: anche per la stampa - e ciò non deve sfuggire mai - l'ascolto è una priorità, anzi è un'esigenza inderogabile, poiché si ascolta per raccontare e si racconta per comunicare quanto appreso.
Il Pontefice parla sulla stampa dal primo giorno del suo pontificato. Bergoglio è una persona esperta nella materia e la sua esperienza forse è unica tra le centinaia di leader del mondo in quest'ultimo decennio. In materia di rapporti diretti con i media – editori, redattori, giornalisti, proprietari, network TV – il Santo Padre ha battuto tutti i record possibili. I suoi sono tutti 'Guinness dei primati' nell'ambito mediatico. In questi anni, in diversi documenti solenni, Papa Bergoglio ha trattato tutti i principali argomenti che riguardano i media, dal Concilio ad oggi, materia vecchie e logorate e anche molte nuove e originali.
Sorprende quindi che chieda alla stampa un "digiuno della parola pubblica", proprio lui che ha fatto della "parola" un uso inedito per un Pontefice, da Leone XIII, il primo Vescovo di Roma che rilasciò una intervista oltre 130 annifa; un gigantesco, martellante e ininterrotto al punto che i media vaticani sottolineano spesso che "è un profeta che parla nel deserto".
Siccome le parole del Papa sul digiuno sono di non facile interpretazione, si possono formulare due ipotesi attendibili: o sta chiedendo che i media non parlino sul Sinodo, tacciano e ignorino l'evento, oppure sta chiedendo di amplificare solo quanto dicono i responsabili di quest' assemblea, quando loro vogliono e come loro vogliono.
Se fosse così vuol dire che il Santo Padre chiede delle cose impossibili, e quindi resterà inascoltato come "un profeta che parla nel deserto".
Il "digiuno della parola pubblica", come si è già visto per alcuni giorni, sarà più rilevante, più dibattuto e più visibile delle discussioni sinodali sulle quali sostanzialmente non si sa nulla. E così è stato in questi primi giorni. Insomma, con il digiuno della parola pubblica non c'è narrazione mediatica sinodale "buona e giusta".
L'evento sarà trainato non da quanto accade veramente bensì dalle periodiche parole d'ordine che, comunque, gradualmente scompaiono dai media e impongono un'altra boccata di ossigeno per rianimarlo.
Fra poco questa prima dicitura sul digiuno andrà in archivio e ne verrà fuori un'altra, e poi un'altra ancora... Fino alla fine del Sinodo?
Eppure Papa Bergoglio, il 16 marzo 2013, disse: "Il ruolo dei mass-media è andato sempre crescendo in questi ultimi tempi, tanto che esso è diventato indispensabile per narrare al mondo gli eventi della storia contemporanea."
Allora ci chiediamo se questo Sinodo, che da più parti, fuori e dentro la Chiesa, è stato presentato come un fatto di enorme importanza, è o non è "un evento della storia contemporanea"?
La Chiesa è una istituzione spirituale
Papa Francesco nel 2013 chiese alla stampa di tutto il mondo un "orizzonte ermeneutico" per leggere gli eventi della Chiesa. Il Pontefice spiegò così il suo pensiero: "Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato. La Chiesa, infatti, pur essendo certamente anche un’istituzione umana, storica, con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio, il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera."
Voi, giornalisti, aiutate a leggere la realtà
Allora, nel 2013, il Papa invitò tutti gli operatori dei media "a cercare di conoscere sempre di più la vera natura della Chiesa e anche il suo cammino nel mondo, con le sue virtù e con i suoi peccati, e conoscere e le motivazioni spirituali che la guidano e che sono le più autentiche per comprenderla. Siate certi che la Chiesa, da parte sua, riserva una grande attenzione alla vostra preziosa opera; voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza." (Fonte - Discorso alla stampa internazionale)
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Insomma, la condotta chiesta dal Papa alla stampa, nel caso del Sinodo dei Vescovi in corso, presuppone che tutti i giornalisti siano cattolici subordinati alla gerarchia ecclesiastica. Ma non è così.
Si deve stare molto attento alla questione 'rapporto Chiesa-Media', uno dei fulcri più complessi e fragili di una laicità creativa e sana. Non è prudente condizionare il lavoro della stampa ostacolandolo o costringendo i giornalisti a fare da megafono per i comunicati ufficiali.
Le autorità della Chiesa, del Sinodo stesso, dovrebbero valutare un fatto sconosciuto ma vero, seppure provocato involontariamente: il "digiuno della parola pubblica", diversi editori e giornalisti, lo hanno interpretato e vissuto come un avvertimento per nulla simpatico, in particolare quando fonti vaticane dissero - dopo le parole di Francesco - che non c'era censura, che chiunque poteva parlare con la stampa liberamente e che non erano previste "punizioni".
Non sapevo che lo Spirito Santo fosse vulnerabile ai giornalisti: speriamo questa balzana idea non diventi Magistero...
RispondiEliminaPotete spiegarmi l'esatta traduzione della parola sidono.
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