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martedì 10 ottobre 2023

Diocesi di Le Havre: enormi deficit… parole bloccate… e un Vescovo molto pagato?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 964 pubblicata da Paix Liturgique il 6 ottobre, in cui si esamina la disastrosa situazione finanziaria della Diocesi di Le Havre, dall’anno 2011 retta da mons. Jean-Luc Brunin, Vescovo dalle note posizioni ultra-progressiste: una Diocesi «praticamente in bancarotta, che probabilmente non si giustifica più, e che deve essere messa in vitalizio e vendere le sue chiese per pagare i preti. E ha più dipendenti che sacerdoti». E una Diocesi in cui –nonostante la situazione finanziaria – il Vescovo si è quasi triplicato lo stipendio negli ultimi tre anni e ha fatto firmare a tutti i volontari, operatori e dipendenti un impegno un impegno alla riservatezza che solleva molti interrogativi, in primis sulla imperante sfiducia.

L.V.


Un anno e due mesi dopo il furto della reliquia del Preziosissimo Sangue, avvenuto all'inizio del mese di luglio 2022 a Fécamp – dalla chiesa poco sicura dell’Abbaye de la Trinité – e il suo incredibile recupero in Olanda con una (piccola) parte del tesoro rubato da parte di un investigatore specializzato nella ricerca di antichità rubate, la reliquia è tornata al suo posto, come se nulla fosse accaduto. Ma la Diocesi di Le Havre ha continuato a deteriorarsi.

Simbolicamente, la restituzione è avvenuta nella sala matrimoni del Municipio di Fécamp, alla presenza di mons. Jean-Luc Brunin, Vescovo di Le Havre – ed è stato il Municipio a prendere l’iniziativa di rafforzare drasticamente la sicurezza della basilica, e in particolare delle reliquie ivi conservate, invece delle autorità religiose.

Una Diocesi praticamente in bancarotta che fatica a pagare i suoi sacerdoti

Le autorità religiose hanno chiaramente altre preoccupazioni. Come dimostrano i conti della Diocesi di Le Havre, nell’anno 2011, quando mons. Jean-Luc Brunin è arrivato dopo essere stato esiliato dalla Corsica dove sui muri fiorivano i cartelli «Brunin Fora» [Brunin fuori: N.d.T.], la Diocesi di Le Havre era già strutturalmente in deficit (696.000 euro di deficit nell’anno 2011, 459.000 euro di deficit nell’anno 2010), ma grazie alle alienazioni patrimoniali (709.000 euro nell’anno 2011, 900.000 euro nell’anno 2010) e ai lasciti e alle donazioni (poco meno di 200.000 euro nell’anno 2010, 1.172.000 euro nell’anno 2011), ha registrato un comodo avanzo (834.000 euro nell’anno 2010, poco meno di 1.700.000 euro nell’anno 2011). Come alcune altre Diocesi francesi che sono strutturalmente in deficit, ma che lo compensano con i lasciti ricevuti, la vendita di sale parrocchiali inutilizzate e i beni provenienti da lasciti.

Tuttavia, queste comode eccedenze si stanno riducendo abbastanza rapidamente: 884.941 euro nell’anno 2012 (con un disavanzo di gestione che è salito a 716.000 euro, nonostante le cessioni di beni per 1.600.000 euro), 119.535 nell’anno 2013 (il disavanzo di gestione è salito a 745.000 euro). Il 2014 è stato il primo anno in cui si è registrato un deficit, con un disavanzo totale di 397.000 euro, solo 102.000 euro di beni venduti, 390.000 euro di lasciti e un disavanzo operativo di 881.000 euro.

L’inversione di tendenza sembrava iniziare nell’anno 2015 (un avanzo di 770.000 euro), ma si è rivelata ingannevole: il deficit operativo è rimasto elevato (792.000 euro) ed è stato compensato principalmente da imponenti cessioni di beni per 3.000.000 euro – quest’anno la Diocesi di Le Havre ha venduto il centro della Sacra Famiglia, una casa parrocchiale in rue Denfert Rochereau e la Cappella dei Dodici Apostoli a Soquence, mentre i lasciti hanno continuato a diminuire (253.000 euro). Ciò non ha impedito alla Diocesi di Le Havre di avviare i lavori per il centro mariano (per il quale nell’anno 2013 era stata ricevuta una cospicua donazione, destinata alla creazione di un centro mariano) e di acquistare l’Église Saint Denis di Sanvic prima di avviarne i lavori di ristrutturazione, con un prestito di 400.000 euro. Inoltre, nell’anno 2016 c'è stato solo un avanzo di 34.404 euro, dovuto alle vendite di beni, e dall’anno 2017 i deficit sono aumentati.

L’analisi dei conti dell’anno 2022 conferma questa osservazione: la Diocesi di Le Havre rimane strutturalmente in deficit (510.000 euro di deficit nell’anno 2021, 556.000 euro di deficit nell’anno 2022), un po’ meno perché ci sono meno sacerdoti, meno luoghi di culto e meno attività pastorali, e nonostante un’impressionante lista di vendite di beni sia nell’anno 2021 che nell’anno 2022, la Diocesi rimane in deficit (18.000 euro nell’anno 2021, 218.000 euro nell’anno 2022). Ci sono anche poco più di 1.200.000 euro di prestiti bancari e un accantonamento di 75.000 euro fatto dopo che la Diocesi di Le Havre è stata citata in giudizio da un ex dipendente nel mese di aprile 2021.


Più dipendenti diocesani che sacerdoti?

Nell’esercizio finanziario dell’anno 2022, la Diocesi di Le Havre ha venduto il presbiterio di Denfert Rochereau per 95.000 euro, che sono stati versati al fondo SELAM che risarcisce le vittime di abusi sessuali da parte del clero nei casi in cui i termini di prescrizione sono scaduti; ha inoltre venduto il presbiterio e la cappella di Saint-André d’Ignauval, «le stanze di Lanquetot, Bolbec e Goderville» e ha ricevuto «una sovvenzione di funzionamento di 75.000 euro dalla Fondazione nazionale del clero». La Diocesi di Le Havre deve evidentemente trovarsi in cattive acque… il che non le impedisce di avere ventisei dipendenti equivalenti a tempo pieno – quattro se ne andranno nell’anno 2022, lasciandone solo ventidue alla fine dell’anno, mentre – secondo l’accantonamento per i pensionamenti – «al 31 dicembre 2022 ci saranno tre sacerdoti in pensione e sedici sacerdoti attivi».

Nell’anno 2022, dopo undici anni di gestione da parte di mons. Jean-Luc Brunin, la Diocesi di Le Havre è praticamente in bancarotta, che probabilmente non si giustifica più, e che deve essere messa in vitalizio e vendere le sue chiese per pagare i preti. E ha più dipendenti che sacerdoti…

Ma un «manager numero 1» che viene pagato sempre di più?

Eppure, nonostante la sua contabilità non proprio stellare, mons. Jean-Luc Brunin non sembra essersi dimenticato di sé. Alla fine dei conti, dall’anno 2020, la retribuzione del dirigente numero 1 dell’associazione diocesana – in altre parole il Vescovo – è indicata in termini di stipendio annuo lordo.

Nell’anno 2020, questo ammontava a 24.901 euro. Tenendo conto che il Vescovo dispone di un alloggio e di un’automobile propri, che le sue spese sono assicurate ecc. Nell’anno 2021, questa retribuzione aumenterà della metà, passando a 37.053 euro lordi per l’anno. Nell’anno 2022, aumenterà di un’ulteriore metà, arrivando a 69.802 euro nell’arco dell'anno. Dall’anno 2020 sono quindi quasi triplicati, in un momento in cui la situazione finanziaria della Diocesi stava peggiorando.

Si tratta di quasi 4.200 euro netti al mese – un emolumento molto comodo, forse troppo per il Vescovo di una Diocesi che comprende solo l’arrondissement di Le Havre meno un cantone, che è in deficit cronico e che proprio quest’anno riceve un sussidio operativo per pagare i suoi sacerdoti? Per di più, lo stipendio del «leader numero 1» è quasi equivalente a questa sovvenzione (75.000 euro, per ricordarlo). In queste condizioni, è difficile criticare lo sfarzo degli altri senza ricordarsi della parabola della pagliuzza e della trave…


Le lezioni della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa per mons. Jean-Luc Brunin, Vescovo di Le Havre: limitare la parola nella sua Diocesi

Dopo la nostra prima indagine sulla Diocesi di Le Havre nell’estate 2022, nel mese di febbraio 2023 mons. Jean-Luc Brunin ha pubblicato un opuscolo intitolato Faire de l'Eglise une mission sûre [Fare della Chiesa una missione sicura: N.d.T.], con appendici da far siglare a tutti i volontari, operatori e dipendenti della Diocesi di Le Havre.

L’appendice 4 è stata certamente presa in prestito da una fabbrica classificata. Oltre a presentare un estratto del bollettino 3 del proprio casellario giudiziale e una dichiarazione «sul proprio onore di non essere sottoposto a provvedimenti amministrativi di divieto di contatto con i minori e/o di revoca parziale o totale della potestà genitoriale», che pone problemi di registrazione ma che può essere comunque compresa, i volontari sono anche tenuti, all’articolo 4, a un «obbligo di discrezione e riservatezza» che si articola in più punti:

  • «non fare copie dei dati a cui hanno accesso, su qualsiasi supporto, a meno che ciò non sia necessario per lo svolgimento dei loro compiti;
  • non utilizzare tali dati per scopi diversi da quelli a cui sono destinati;
  • divulgare tali dati solo a persone debitamente autorizzate a riceverli;
  • adottare tutte le misure e le precauzioni necessarie, in conformità alle pratiche che rientrano nell’ambito delle sue competenze, al fine di prevenire l’uso improprio o fraudolento di tali dati […];
  • rispettare le norme e le pratiche raccomandate nell’ambito della “Parrocchia” per quanto riguarda la protezione dei dati personali;
  • in caso di cessazione o cambiamento di missione, restituire tutti i dati, gli archivi informatici e qualsiasi supporto informativo relativo a tali dati e non conservarne alcuna copia».

In breve, la fiducia regna. A parte le impossibilità tecniche – molti sistemi di messaggistica, software e browser copiano, salvano o mettono in cache i dati, e questo non può essere impedito – e le contraddizioni tra i punti, la legalità di questi requisiti solleva interrogativi, dal momento che non viene definito alcun concetto, nemmeno quello di «Parrocchia». A meno che mons. Jean-Luc Brunin non abbia la stessa concezione del sociologo Frédéric Martel?

Così veloce a difendere i chierici vagi che rifiutano l’obbedienza ai loro Ordinari, solo per poter attaccare una tendenza conservatrice della Chiesa che lui aborrisce – ma che ha il merito di pagarsi da sola lo sfarzo che riserva al Signore, senza spremere i legatari o vendere le chiese lasciate in eredità dai fedeli prima, mons. Jean-Luc Brunin ha imparato la lezione della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa: per evitare che i fedeli si esprimano e per evitare la divulgazione di prove di atti riprovevoli commessi in passato o coperti oggi dalla gerarchia ecclesiastica, è consigliabile prevenire i primi facendo tutto il possibile per ridurre il numero dei fedeli e proibire i secondi.

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