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mercoledì 11 ottobre 2023

Barbero, Francesco e Bellarmino #laudatedeum

All'epoca del caso Galilei il cardinale disse allo scienziato di attenersi a criteri scientifici. Oggi con Laudate Deum il Papa eleva la scienza a verità di fede. Chi era più moderno [Francesco o Bellarmino]?
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Luigi

Borgo Pio, 10-10-23

Nell'editoriale odierno Stefano Fontana espone il paradosso di Laudate Deum in cui «il magistero ecclesiastico fa quanto non può fare: confermare per fede una serie di posizioni scientifiche relative al clima». Un controsenso, spiega, prima di tutto sul piano epistemologico, poiché «fa di un insieme di ipotesi scientifiche una verità filosofica e di fede», cui prestare «religioso ossequio». L'esatto contrario del caso Galileo, quando il cardinale Roberto Bellarmino «si rifiutò di avallare per fede nella rivelazione l’ipotesi eliocentrica», non per imbavagliare la scienza, ma per «invitarla a rimanere se stessa. Bellarmino, infatti, chiese a Galilei di ragionare ex suppositione, per ipotesi», come è proprio della conoscenza scientifica.
E sul punto concorda un insospettabile, uno storico alieno da simpatie ecclesiali, come il professor Alessandro Barbero, il quale in una delle numerose conferenze presenti online rievoca un suo docente che ammoniva: «Attenzione a dire che Galileo era moderno... quando ha scoperto queste cose ha detto: "Questa è la verità e io intendo insegnare la verità". E il cardinale Bellarmino, pover'uomo, gli diceva: "Ma senti, noi non vogliamo farti mica delle cattiverie, basta che tu accetti di insegnare che questa è un'ipotesi e tu puoi anche dire che con quell'ipotesi lì le cose vanno bene, funzionano, però è un'ipotesi". E Galileo, duro: "No, è la verità, non è un'ipotesi!". E il mio professore di fisica concludeva, lo ricorderò per sempre: "Non era moderno Galileo, era moderno il cardinale Bellarmino!"».

In sintesi: per quanto possa apparire paradossale, Bellarmino chiedeva alla scienza di attenersi a criteri scientifici, mentre alla teologia e all'esegesi ci avrebbe pensato lui. A ciascuno il suo mestiere. Al contrario di papa Francesco che eleva a magistero (che dovrebbe occuparsi di fede e di morale) qualcosa che invece ricade nell'ambito delle verità... o ipotesi scientifiche. Se Bellarmino era più moderno di Galileo, lo era altrettanto certamente più del suo confratello (Bellarmino era gesuita) divenuto pontefice quattro secoli dopo. Curiosità: dal 2001 al 2013, ovvero fino all'elezione a Sommo Pontefice, come a tutti i porporati anche a Jorge Mario Bergoglio fu assegnato il titolo cardinalizio di una chiesa romana... precisamente il titolo di San Roberto Bellarmino! Ironia della storia, oltre che della sorte...