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mercoledì 18 ottobre 2023

Asia. In Indonesia Gesù non sarà più chiamato col nome arabo.

Piccole buone notizie, secondo noi.
Luigi

7 ottobre 2023, AgenziaFides
Jakarta (Agenzia Fides) - Il governo indonesiano non utilizzerà più, in lingua bahasa, la lingua nazionale dell'Indonesia, il termine "Isa Al-Masih", parola di provenienza araba, per riferirsi a Gesù Cristo e alle festività cristiane. Si pone termine così alla pratica, in voga da decenni, di usare il termine usato di consueto dai credenti di religione islamica, che attingono dalla terminologia in arabo del Corano. A partire dal 2024 le istituzioni pubbliche utilizzeranno sia nei documenti, sia nei discorsi, il termine "Yesus Kristus", che i battezzati indonesiani, di tutte le confessioni, usano nelle loro preghiere e liturgie. Ad esempio il Venerdì Santo era definito nei documenti ufficiali statali "Wafatnya Isa Al-Masih" mentre l'Ascensione di Cristo era "Kenaikan Isa Al-Masih". “Vi sarà un cambiamento nella nomenclatura, per quanto riguarda i nomi delle festività, come proposto dal Ministro per gli affari religiosi”, ha detto nei giorni scorsi il Ministro coordinatore per lo sviluppo umano e la cultura, Muhadjir Effendy, riferendo che “il nome Isa Al-Masih sarà cambiato in Yesus Kristus”. Il vice ministro per gli affari religiosi, Saiful Rahmat, ha specificato che il cambiamento è stato richiesto dai rappresentanti dei cristiani indonesiani.

Il provvedimento ha generato nell’opinione pubblica reazioni e opinioni contrastanti, emerse anche sui mass-media indonesiani. Secondo alcuni cristiani, è la decisione giusta perché, nelle liturgie cristiane non si usa mai la parola “Isa Al-Masih”, ma si usa si usa “Yesus Kristus”. Secondo altri, il cambiamento non era necessario perché "la gente sa già che dicendo Isa Al masih ci si riferisce a Gesù Cristo, e il nome è intercambiabile".
In ogni caso il dibattito non è, per ora, degenerato in polemica: nelle relazioni islamo-cristiane in Indonesia non si registrano tensioni, data la natura dell' “Islam Nusantara”, ovvero dell'Islam Indonesiano, che si è diffuso e radicano nell’arcipelago grazie alla predicazione dei mercanti e senza alcuna violenza, a partire dal XIII secolo d.C. Non si sono creati, né in passato né nel presente, problemi di semantica religiosa. In passato venne sollevata la questione relativa alla possibilità per i musulmani - se fosse giusta o meno a livello della propria fede - di augurare “Buon Natale” ai cristiani. Alla fine gli stessi leder musulmani acconsentirono, nell'ottica di una pura condivisione dei sentimenti religiosi.
In lingua bahasa, la lingua nazionale indonesiana, musulmani e cristiani usano correntemente il termine arabo "Allah" per riferirsi a Dio, testimoniando, anche sul piano lessicale, di essere tutti "figli di Abramo", credenti delle "religioni del Libro". Va ricordato, però, che l'uso di quel termine ha generato tensioni nella vicina Malaysia, nazione che ha una prossimità culturale e linguistica con l’Indonesia, tanto che la lingua bahasa è comune, sia pur con alcune sfumature nazionali. Il governo malaysiano emise nel 2008 un provvedimento vietando ai cittadini cristiani di usare il temine “Allah” per riferirsi a Dio nelle loro pubblicazioni e liturgie. La vicenda finì in tribunale, con un ricorso presentato dalla Chiesa cattolica: dopo un lunga battaglia legale, in tre gradi di giudizio, nel 2021 l'Alta Corte della Malaysia ha definito “incostituzionale” quel provvedimento e ha stabilito che anche i cittadini non-musulmani possono usare la parola Allah nelle loro pubblicazioni religiose e nei materiali culturali.
Chiosa all’Agenzia Fides il Vescovo Vitus Rubianto Solichin, missionario saveriano e Vescovo di Padang, città a Sumatra, isola indonesiana dove vivono comunità che osservano un islam rigoroso e tradizionalista: “La vicenda relativa al nome di Gesù in Indonesia ci vede vigilanti: non vorremmo che prendesse la piega che ha preso in Malaysia, ovvero che si tramuti in un divieto rivolto ai cristiani indonesiani di usare il termine Isa Al-Masih. L’importante è mantenere e garantire a tutti la libertà anche nel linguaggio. Va detto che i cristiani indonesiani usano regolarmente diverse parole arabe nei loro discorsi religiosi come 'Al-kitab' per indicare la Bibbia, 'Injil' per i Vangeli e 'Jemaat' per le congregazioni. Auspichiamo e siamo fiduciosi che il governo indonesiano possa tenere saldi i principi della pari dignità, diritti e libertà di tutti i credenti in Indonesia, senza alcuna discriminazione".
(PA) (Agenzia Fides 7/10/2023)

2 commenti:

  1. Come cantava John Lennon, se non ci fossero le religioni il mondo sarebbe più bello😁

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  2. Isa, Jesus, Gesù…tutte traduzioni, spesso lontanissime dal vero nome in aramaico (quella in italiano anche molto impacciata). Chissà perché alcune vanno bene ed altre no.
    Questioni di lana caprina, lontanissime dal nocciolo della Fede, che è l’adorazione di Dio in spirito e verità.

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