Pagine

sabato 2 settembre 2023

La dolce conquista: l’Europa si arrende all’Islam

Un'analisi e un libro tutto da leggere.
Luigi

Fabio Trevisan, Osservatorio Van Thuan,  AGO 28, 2023


Con questo ponderoso volume: “La dolce conquista” (Edizioni Cantagalli, 2023, pagine 447, € 22,00), Giulio Meotti, scrittore e giornalista de Il Foglio, ha illustrato in nove densi capitoli, corredati di una quarantina di interviste a personaggi di assoluto rilievo nel panorama culturale mondiale (che vanno da Robert Redeker ad Alain Finkielkraut, da Rémi Brague ad Annie Laurent, soltanto per citarne qualcuno), quanto espresso nell’eloquente sottotitolo: “L’Europa si arrende all’Islam”. Come sottolineato nella prefazione di Boualem Sansal, scrittore algerino attivo da più di trent’anni nella denuncia del fondamentalismo islamico, l’Islam ha una vocazione universale, le cui élite costituiscono una fratellanza planetaria molto più potente di tutte le altre fratellanze umane messe insieme… e tanto più allarga i suoi tentacoli quanto più la vecchia Europa prosegue nel suo declino. Il libro inizia da un importante rilevamento risalente al novembre 2001 in Svizzera, dove nella villa di un banchiere egiziano appartenente alla Fratellanza Musulmana si ritrovò un documento considerevole, denominato Il Progetto, in cui veniva esposto il disegno strategico di stabilire il regno di Allah in tutto il mondo.

Roma: la moschea saudita

Sulla prima pietra della moschea di Roma, in lettere latine e arabe, sta scritta la data: 11 dicembre 1984. Per Paolo Portoghesi, progettista del grande complesso islamico, la posa di quella prima pietra è espressione concreta della cultura della pace, così come per il ministro degli Esteri Giulio Andreotti, la moschea è un fatto che si inquadra in una evoluzione positiva moderna dell’Italia e di Roma. Soltanto Giovanni Paolo II, come ricorda Meotti, suonò una nota discorde: “…Spero vivamente sia riconosciuto in ogni angolo del mondo il diritto di tutti i cristiani e di tutti i credenti di esprimere la propria fede”. L’autore, collegando i fatti specifici e ben documentati alle testimonianze vive di illustri personaggi della cultura mondiale, come ad esempio Mordechai Kedar, figura di rilievo dell’Intelligence dell’Idf, l’esercito israeliano, afferma che dopo aver conquistato la Chiesa orientale di Costantinopoli nel 1453 ora l’Islam stia procedendo alla conquista di Roma. La natura della Jihad non è solo militare, ma anche e soprattutto economica (con gli ingenti finanziamenti provenienti dal Qatar, dall’Arabia Saudita, dalla Turchia), oltre che mediatica (ad esempio il colosso Al Jazeera) e quella legata all’immigrazione. In questo Progetto di conquista islamica giocano un ruolo fondamentale la demografia, il multiculturalismo, la predicazione e il terrore. Come ebbe a dire una trentina d’anni fa Bernard Lewis, grande islamologo e arabista del Novecento, è in atto una terza invasione islamica dell’Europa in cui l’Europa sarà islamica alla fine del secolo. Il primo capitolo si conclude con una significativa citazione dello storico inglese Arnold Toynbee: “Le civiltà non si uccidono, si suicidano”.

Madrid: la Reconquista

Meotti espone nel libro, seppur con qualche ripetizione, una serie di dati statistici e storici di assoluto rilievo, come ad esempio quello secondo cui l’islamizzazione diventa irreversibile quando la popolazione musulmana raggiunge il 20 per cento, quantità già raggiunta e superata in alcune città dell’Inghilterra, della Francia, del Belgio e dell’Olanda. Sono numerosi e ben documentati gli studi citati nel volume che attestano come la dolce conquista islamica stia avvenendo, sotto lo sguardo complice dell’oligarchia politica e mediatica europea. Come espresso nell’intervista ad Alexandre Goodarzy, scrittore e professore di storia all’Université Catholique di Angers, nato in Francia da padre iraniano e mamma francese, tenuto in ostaggio in Iraq per circa due mesi: “L’Islam si sta diffondendo in aree dove la Chiesa e lo Stato si sono arresi…I francesi potranno affrontarli e vincere questa guerra di civiltà solo quando capiranno e accetteranno il cristianesimo come elemento fondamentale e inseparabile dell’identità francese”. Tra i tanti considerevoli dati citati dall’autore, non può passare inosservato che l’Arabia Saudita abbia addestrato 25.000 persone all’Università islamica di Medina, con una spesa stimata di 200 miliardi di dollari in trent’anni per creare madrasse, moschee e altre strutture per propagare l’Islam in tanti Paesi europei. Un altro dato incontrovertibile e impressionante è quello della stampa: a Medina oltre cento milioni di copie del Corano in trentanove lingue sono state stampate dal 1985, con l’impiego di ben 1700 persone. La Reconquista spagnola, in conclusione del secondo capitolo, sta ancora una volta nei numeri: nel 1990 i musulmani in Spagna erano 100.000, nel 2017 quasi due milioni con 1400 moschee, il tutto sostenuto da un fiume di denaro proveniente dal Medio Oriente e dal Golfo. Un altro dato che si impone all’attenzione in Spagna è quello del numero dei convertiti all’Islam, spesso persone di sinistra che volevano arrivare a Dio senza passare dalla Chiesa, sovente accusata di collusione con il franchismo. Non a caso nel 1987 Roger Garaudy, filosofo marxista convertito all’Islam, proclamò la necessità per l’Europa di abbracciare l’Islam per ripudiare il materialismo.

Colonia: dai Magi ai muezzin

Considerando che la venerazione dei Re Magi in Germania risale al XII secolo, facendo di Colonia un importante luogo di pellegrinaggio per la conservazione delle loro reliquie, anche la moschea di Colonia e il richiamo alla preghiera del muezzin è stata vista, in particolare dallo scrittore ebreo Ralph Giordano, un primo passo verso l’islamizzazione. Anche ad Aquisgrana (la città di Carlo Magno) il muezzin, come ricorda Meotti, è di casa. I dati parlano chiaro: 27 moschee ad Hannover, Francoforte prima città in cui i tedeschi non sono più maggioranza della popolazione, cancellazione a Berlino dell’Idomeneo di Mozart perché c’era la testa tagliata di Maometto. Il celebre islamologo Bassam Tibi, siriano d’origine, ha scritto sulle pagine della Neue Zurcher Zeitung: “Lo Stato tedesco ha ufficialmente capitolato all’Islam”, suffragato pubblicamente dalle dichiarazioni dell’ex primo ministro turco Necmettin Erbakan: “Gli europei sono malati…Daremo loro la medicina. L’intera Europa diventerà islamica. Conquisteremo Roma”. Lo stesso Erdogan ha affermato: “Le moschee sono le nostre caserme, le cupole i nostri elmetti, i minareti le nostre baionette e i fedeli i nostri soldati”. L’autore ha riportato una dichiarazione, a suggello dell’invasione islamica, di un imprenditore turco-tedesco, Vural Oger: “Nel 2100 ci saranno in Germania 35 milioni di turchi, mentre i tedeschi saranno circa 20 milioni. Ciò che il sultano Suleyman iniziò nel 1529 con l’assedio di Vienna, lo realizzeremo attraverso gli abitanti”. Allora si può comprendere, leggendo attentamente questi precisi dati come fa Meotti, come gran parte delle ong che operano nel Mediterraneo siano tedesche e del motivo per cui il sociologo e accademico di origine egiziana, Hamel Abdel-Samad, autore del libro: “Fascismo islamico” sia protetto da dieci anni dalla polizia tedesca per paura delle ritorsioni e vendette islamiche.

Parigi: “Ho ucciso un cane dell’inferno”

A partire dalla testimonianza di Didier Lemaire, professore di filosofia a Trappes, che denunciò l’incendio della sinagoga del 2000 e che, dopo la decapitazione del collega Samuel Paty, lanciò un appello alla resistenza contro la minaccia islamista che gli costò il continuo accompagnamento a scuola da parte degli agenti di polizia, Giulio Meotti ricostruisce in modo dettagliato la penetrazione islamica della Francia. Raccogliendo le testimonianze dirette e gli scritti di autori famosi come Lévi-Strauss, Michel Houellebecq, Jean Daniel, l’autore mostra la disintegrazione di una Francia che si islamizza attraverso alcune tappe significative contrassegnate da sangue e terrore: Attentato a “Charlie Hedbo”. Assassinio di padre Jacques Hemel mentre celebra la Messa. Decapitazione di Samuel Paty. Appello di venti generali francesi a Emanuel Macron. Rivolte nelle banlieu. 3000 moschee sul territorio francese con il finanziamento islamico delle periferie da parte dell’Arabia e del Qatar. Aumento vertiginoso della popolazione musulmana con il raggiungimento del 30% a Marsiglia e Lione. Nonostante che studiosi importanti denuncino la gravità della situazione attraverso libri, ricerche, dati statistici e demografici, la Francia – come rileva Jean-Louis Harouel, insigne storico del diritto- si è lasciata trasformare in un Paese musulmano. Submission, come recita il libro di Houellebecq. L’autore non esita a denunciare il ruolo guida del Consiglio d’Europa, decisamente favorevole all’immigrazione, giustificando così l’espansione islamica in Europa. I dati parlano ancora una volta in modo molto chiaro: mentre una sala di preghiera musulmana viene aperta ogni settimana in Francia, la Chiesa cattolica ha costruito solo 20 nuove chiese in Francia negli ultimi dieci anni. Ha ben ragione quindi a dire Hakim El Karoui, consigliere del presidente Macron sull’Islam: “L’Islam è la prima religione praticata in Francia”. In questo clima di penetrazione nel territorio e sottomissione, persino gli imam moderati come Hassen Chalgoumi possono essere condannati a morte dai fondamentalisti islamici, soprattutto dopo che egli ha sostenuto il divieto di portare il burqa in pubblico, come ha raccontato nell’intervista a Meotti: “Bisogna battersi contro il finanziamento e l’interferenza straniera del Qatar, dell’Arabia Saudita, della Turchia e delle loro ideologie islamiste”. Il Collettivo contro l’islamofobia (un tempo si parlava di Cristianofobia), il Movimento contro il razzismo e per l’amicizia fra i popoli, che avevano condannato ad esempio Oriana Fallaci per il suo libro La rabbia e l’orgoglio, stanno perseguitando altre persone, come il celebre storico francese, studioso di antisemitismo e Medio Oriente, Georges Bensoussan, che ha denunciato l’antisemitismo in Francia da parte delle famiglie arabe.


Bruxelles: la casa dei Fratelli Musulmani

In questo capitolo riguardante la penetrazione islamica nel Belgio, Giulio Meotti ha posto l’accento sulla figura emblematica di Philippe Moureaux, professore di Filosofia all’Università di Liegi, ministro, senatore, vicepremier nel governo Martens, sindaco socialista di Molenbeek, che ha dato il nome alla legge del 1981 per contrastare il razzismo e la xenofobia in difesa degli immigrati, in gran parte islamici. Non a caso Moureaux si è sposato in seconde nozze con una musulmana tunisina ed ha sempre attinto il suo bacino elettorale con presentazioni politiche nelle moschee. Figura emblematica, in quanto fautore del meticciato culturale e del multiculturalismo. Ancora una volta i dati esposti nel volume di Meotti sono eloquenti: Bruxelles è per il 30% islamica, quasi la metà di tutti i nascituri in Belgio provengono dall’estero. Alexandre Del Valle, saggista e editorialista francese, ha analizzato in tanti saggi la strategia della conquista islamica e le forze occidentali che ne hanno permesso la penetrazione: “Gli islamisti radicali…sostengono sempre la Sinistra perché sanno che la Sinistra vuole aprire le porte, fare lo jus soli, accogliere gli immigrati musulmani per farne una forza neo-proletaria e una base elettorale crescente”. Il fallimento del multiculturalismo in Belgio è evidente ed è riscontrato da Meotti attraverso altri significativi indicatori, sottolineati nell’intervista allo storico belga David Engels, presidente della “Oswald Spengler Society”, il quale afferma: “Il Belgio non è riuscito a sviluppare una corretta identità culturale o nazionale: è profondamente influenzato dall’islamizzazione; l’élite politica è fortemente influenzata dalle reti massoniche…i valori cristiani sono sistematicamente banditi dalla legislazione e dalla società”. Proprio nei palazzi del potere europeo, come ha evidenziato l’autore, si è imposto il multiculturalismo islamofilo; la Commissione Europea ha finanziato le ong legate all’Islam, in particolare ai Fratelli Musulmani, basti pensare che alla guida della “Rete europea contro il razzismo” c’è la figlia del fondatore del braccio tunisino dei Fratelli Musulmani. Gli stessi Ecologisti sono a favore delle richieste islamiche. Qualcuno ha detto che l’islamismo è un iceberg verso il quale le élite europee si stanno dirigendo ad alta velocità e dal 2014, altro dato importante, il Consiglio d’Europa organizza la “Giornata europea contro l’islamofobia”, finanziando addirittura il “Rapporto annuale sull’islamofobia”. Per non farsi mancare niente, a Bruxelles è stata ospitata una mostra finanziata dell’Unione Europea, dal titolo: “L’Islam, la nostra storia!”.

Mosca: terza Roma o seconda Mecca?

Nell’introduzione del capitolo, Meotti rammenta una frase tratta dal Diario di uno scrittore di Dostoevskij: “Il fanatismo dell’Islam si getterà ancora una volta contro l’Europa”. Persino la Russia non è esente dalla penetrazione islamica, se, come ricorda l’autore, in vent’anni in Russia sono state costruite 8000 moschee. Seppur, come ricorda giustamente l’autore, l’identità nazionale russa si fonda sul rifiuto del “giogo tataro” dei musulmani mongoli che, dal 1236 al 1480, fecero pagare un tributo ai principi cristiani di Mosca e sul fatto che gli zar si opposero tenacemente all’avanzata asiatica musulmana e al sultanato ottomano, la Russia, come ha esplicitato inequivocabilmente “Russia Today”: “Entro il 2040 sarà un Paese musulmano, se non cambia nulla”. La paura dell’Islam è sempre stata caratteristica fondamentale della storia russa, basti pensare alla Cecenia, soccorsa dalla Turchia e dall’Iran. Meotti, avvalendosi di dati statistici cui porre fiducia, come il Rapporto della Jamestown Foundation, suona un campanello d’allarme di ciò che i numeri stanno dicendo: “Dati i cambiamenti demografici, entro il 2050 i musulmani rappresenteranno tra un terzo e la metà della popolazione russa”. Ben 7 delle 22 repubbliche russe sono già islamiche e bisognerebbe considerare e valutare, anche dal punto di vista geopolitico, come la Russia possa essere ancora un cuscinetto tra l’Occidente e l’Oriente musulmano. Come ha ribadito Alexander Maistrovoy, saggista e giornalista, nell’intervista concessa a Giulio Meotti: “Se la Russia sarà tagliata fuori dall’Occidente, diventerà completamente dipendente dalla Cina e, a sua volta, l’Islam cullerà il sogno di realizzare un unico califfato…La Russia avrebbe potuto e avrebbe dovuto diventare un alleato della cristianità occidentale nella lotta contro l’Islam”. Non a caso l’ISIS esulta e afferma: “La guerra ucraina è l’autodistruzione dei crociati, i nemici dell’Islam, e Allah sarà l’unico vincitore che emergerà dalle rovine di questa tragedia”.

Londra: “Più islamica di tante città del Medio Oriente”

Tanto si è sentito parlare in Italia di Asia Bibi, la contadina cattolica pakistana, madre di due figli, condannata a morte per blasfemia contro l’Islam, a cui fu negato l’asilo politico nel Regno Unito. Tale divieto di asilo fu, secondo Wilson Chowdhry, presidente dell’Associazione cristiana pachistana inglese: “Dovuto al governo del Regno Unito che temeva problemi di sicurezza e disordini anche nelle ambasciate britanniche”. Si spiega così l’assassinio di Sir David Amess, cattolico, padre di cinque figli, euroscettico, pro-life, nella chiesa metodista di Belfairs in Inghilterra. Tale assassinio perpetrato da un terrorista islamico di origine somala si collega a quello già riferito in Francia di Padre Jacques Hamel in Normandia, così come la strage alla basilica di Nizza, l’attentato alla cattedrale di Notre-Dame a Parigi, quello al mercatino di Natale a Strasburgo, solo per citarne alcuni. Giulio Meotti parla espressamente di “codardia dell’establishment” che non vuole rendersi conto della situazione (metà delle moschee britanniche sotto il controllo dei Talebani, l’artista Grayson Perry costretto all’autocensura, sollecitazioni a mandare al macero il libro di Julie Burchill e a sopprimere dal cartellone teatrale per timore di rappresaglie il Tamerlano di Cristopher Marlowe, soltanto per fare alcuni esempi). All’ombra di tutti questi atti di vigliaccheria un fiume di denaro, come ha ben documentato l’autore: “La London School of Economics ha ricevuto milioni di sterline dalla Fondazione degli Emirati Arabi, così come le università inglesi”. Come riporta nel libro l’autore, l’ex capo della missione militare inglese in Afghanistan, Lord Dannatt ha sentenziato: “I Talebani hanno sconfitto l’Occidente”. Anche qui i numeri sono eloquenti: il 15% di Londra è musulmana, il 20% Manchester, il 27% Birmingham. Il compianto filosofo Roger Scruton l’aveva scritto: “Stiamo perdendo la nostra fede cristiana, la nostra cultura, e una nuova fede la sta soppiantando, l’islam”. Anche Robert Redeker, filosofo, saggista è costretto a nascondersi dal 2006 per una fatwa islamica e così ha riferito nell’intervista a Meotti: “Non è solo l’Islam a sfidare l’Europa, c’è anche il wokismo, proveniente dagli Stati Uniti…l’islamizzazione dello spazio pubblico non può essere accettata, è un tradimento della civiltà europea…tra gli “utili idioti” che hanno stretto un’alleanza con l’islam politico c’è una parte della sinistra”.

Malmoe: dove inizia il futuro

Come riporta Giulio Meotti nel libro: “La Ummah islamica prospera attraverso le frontiere aperte in Europa”. Tale constatazione è stata avallata dal primo ministro svedese Magdalena Andersson: “La politica svedese di integrazione degli immigrati è fallita, portando a società parallele e alla violenza tra bande”. In molte periferie svedesi la criminalità ha preso il controllo, tanto che l’autore, in forza delle numerose testimonianze raccolte, ha potuto dire che la strada per l’inferno è davvero lastricata di buone intenzioni multiculturali. Nell’intervista a Srda Trifkovic, autore de: La spada del Profeta, egli ha condensato in poche parole quanto espresso da William Muir (1819-1905), il più grande orientalista di tutti i tempi: “La spada di Maometto e il Corano sono i nemici più fatali di civiltà, libertà e verità che il mondo abbia conosciuto”. Come espresso liberamente da Trifkovic: “Il rifiuto dell’élite dominante di proteggere l’Europa dalla conquista islamica è il più grande tradimento nella storia del mondo…L’ostacolo principale alla sopravvivenza è spirituale. L’attuale forza tecnologica e finanziaria dell’Europa è una facciata. Nasconde una sottostante debolezza morale e demografica”. Alcuni precisi dati dell’autore dovrebbero inquietarci: il 30% della popolazione svedese evita la metropolitana per timore di aggressioni; in sei anni 829 attacchi contro chiese cristiane; i Fratelli Musulmani sono riusciti a penetrare nelle istituzioni e nei partiti politici della sinistra e dei Verdi in Svezia; gli autisti di ambulanze e dei vigili del fuoco devono attendere la scorta della polizia per entrare in alcuni quartieri svedesi; il passaggio di un intero popolo, quello svedese, dal cristianesimo all’ateismo. Una società, quella svedese, post-cristiana, in cui il cristianesimo (ridotto all’1% di praticanti) non ha una dimensione pubblica né tantomeno una dottrina sociale. Di tale inconsistenza ha riferito l’autore, citando il vescovo di Stoccolma Eva Brunne, che ha ordinato che le chiese rimuovano il crocifisso e installino uno spazio di preghiera per i musulmani.

Amsterdam: via Maometto dall’Inferno di Dante

Anche nei Paesi Bassi, attesta l’autore, si è sviluppata una società parallela islamica. Ad affermare che nelle moschee si insegna l’odio è la fondatrice di Femmes for Freedom, la pachistana Shirin Musa, una delle più famose attiviste per i diritti delle donne nel mondo islamico. Non solo è naufragato il multiculturalismo come in tante altre parti d’Europa, ma si è imposto il “multi legalismo” (poligamia, matrimonio infantile, ecc.). Una nuova traduzione della Divina Commedia di Dante ha rimosso Maometto dall’Inferno. A colloquio con Bruce Bawer, autore del best seller While Europe slept, alla domanda di Giulio Meotti su quanto l’Islam sia compatibile con l’Europa, ecco cosa rispose Bawer: “Libertà e Islam sono incompatibili, uguaglianza e Islam sono incompatibili…a causa della natura stessa dell’Islam-la combattività, la spinta alla conquista-…”. Anche l’omosessuale libertario, morto assassinato, Pim Fortuyn scriveva queste cose nel libro: “Contro l’islamizzazione della nostra cultura”. Ricorda Meotti che Pim amava le libertà consegnateci dalla tradizione giudeo-cristiana e, in particolar modo, l’Italia, dov’è sepolto. In Olanda i dati sono, ancora una volta, estremamente significativi: 50 anni fa c’erano quasi 3 milioni di cattolici, nel 2016 173.000! Venduta la cattedrale di santa Caterina a Utrecht, dove dal 1853 venivano consacrati tutti i sacerdoti d’Olanda. Molte chiese sono state convertite in moschee. Da questo punto di vista, come ben espresso dall’autore, l’Olanda è la testa di ponte in Europa di una massiccia scristianizzazione.

Costa Concordia o Titanic?

Nelle Conclusioni del libro, spicca un’intervista a Michel Onfray, filosofo francese ateo, che nel massiccio volume Decadence (500 pagine) cerca di spiegare le cause di questa decadenza: “Quello che stiamo vivendo si chiama semplicemente nichilismo dove la sinistra ideologica lavora a questa Grande Sostituzione…La forza dell’Islam viene dalla debolezza del Cristianesimo, il crollo della bussola giudaico-cristiana porta a un nichilismo, dove uno dei segni è l’odio verso se stessi”. Questo colare a picco che richiama il Titanic o, più recentemente, la Costa Concordia, per l’autore può essere quantomeno frenato attraverso alcune misure: chiudere i confini esterni dell’Unione Europea restringendo il diritto di asilo; selezione l’immigrazione su base culturale e religiosa , inserire il riconoscimento delle radici giudaico-cristiane nell’Unione Europea, fermare il flusso di denaro dalle dittature islamiche, così come fermare la cancel culture, incentivare le politiche demografiche, mettere al bando i simboli dell’Islam politico (burqa, minareti, muezzin. Anche la postfazione di Richard Millet (scrittore libanese-francese), che conclude la ricerca di Giulio Meotti, riprende e sintetizza i temi dell’ampio volume, come ad esempio quello della penetrazione islamica: “Questa cecità europea ha un nome: diritti umani. In nome dei diritti umani, l’Islam si è stabilito in Europa attraverso un multiculturalismo diventato quasi una dottrina di Stato. L’altro nome nel quale riesce a radicarsi è attraverso l’economia…il cristianesimo orientale è il grande sconfitto…il velo islamico non è solo sul capo delle donne musulmane ma copre anche gli occhi degli ingenui che guardano all’uomo prima che al musulmano…la Commissione Europea lavora apertamente per estirpare ogni traccia del cristianesimo ufficiale, in nome della “tolleranza”, del “multiculturalismo”. Conclude Millet la sua lucida disamina con una frase eclatante che dovrebbe essere maggiormente sottolineata: “Il multiculturalismo…cresce sulle rovine del cattolicesimo. L’Islam lavora insieme al “woke”, all’ideologia LGBT e pure con la politica sanitaria globale introdotta dal COVID 19”.