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lunedì 14 agosto 2023

Orrori architettonici… e dove trovarli #152 a Trieste (TS)

Tempio nazionale a Maria Madre e Regina dell’arch. Antonio Guacci (anno 1965).

Lorenzo

Descrizione: Il Tempio è stato progettato alla fine degli anni ’50 con i canoni della bellezza classica: la sezione aurea, il triangolo di Eulero, le proporzioni belle della matematica e la radice quadrata di 5, con un armonico e proporzionato equilibrio delle parti. Offre allo sguardo una bellezza semplice, radiosa ed austera.
L’autore, ispirandosi al “diamante solitario” incastonato sull’anello delle bellezze di Trieste, ha inteso attirare lo sguardo di tutti verso l’alto, sull’esempio della Vergine Maria a cui è dedicato.
È uno dei primi edifici in cemento armato, modulare, autoportante. Il modulo utilizzato è il triangolo isoscele, con la base uguale all’altezza, figura geometrica che da alla struttura una grande stabilità, viene utilizzato in ogni suo elemento architettonico e ne conferisce uno stile unico, ricco di molteplici significati simbolici.
Il triangolo nel linguaggio simbolico biblico, rappresenta la trascendenza di Dio.
Nel Nuovo Testamento, richiama la prima verità della fede, la Trinità: un solo Dio in tre persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il volume dell’edificio è di circa 40.000 metri cubi, con un altezza di circa 40 metri, con la superficie dell’aula inferiore di 1.600 metri quadrati e di quella superiore di 1.500 metri quadrati; dimensioni ragguardevoli per un edificio di culto, tanto da renderlo assieme alla sua ubicazione il più maestoso di Trieste.
Le pareti a vetro della chiesa superiore conferiscono all’aula trasparenza e luminosità che la rendono in continuità con il cielo, il mare e la vegetazione circostante.
La chiesa inferiore, invece, con gli intrecci dei fasci luminosi, con le sue “lame” di luce e le penombre donano all’interno un’aurea di mistero che invita alla riflessione ed al silenzio.
L’ing. Antonio Guacci, eccellente artista ed intellettuale, di cultura giudaico-cristiana, vero amante dell’arte astratta, emancipandosi dalla mimesi con la natura, ha realizzato il Tempio con l’utilizzo di pochissimi elementi geometrici, ricavandone un opera dalla linea semplice e fluente.
Nell’aula superiore il grande profilo triangolare della struttura con la punta verso l’interno, per formare il vano campane, disegna una grande “emme” (M) il monogramma di Maria.
I triangoli di vetro che ricoprono la facciata sostenuti da costoni di cemento armato formano una lunga sequenza di lettere (A) ed (M) che rappresentano le iniziali del saluto angelico: “Ave Maria”.
Gli altari laterali della chiesa superiore, di sagoma triangolare, debitamente rastremati, formano la “emme” (M) di Maria, ulteriore richiamo a Colei alla quale il Tempio è dedicato.
Il modulo del triangolo compare anche nella croce sopra l’altare dell’Eucarestia, a sostenere con la loro fitta trama i grossi cristalli colorati che formano i cinque lobi della croce, a significare le cinque piaghe di Gesù crocifisso.
La chiesa inferiore, orientata da Nord a Sud, con la sua bassezza, simboleggia l’umanità nella sua dimensione creaturale.
La chiesa superiore, orientata da Est verso Ovest con la sua eminente altezza, simboleggia la trascendenza, la divinità.
L’intersezione degli assi delle due chiese sovrapposte simboleggiano il grande mistero cristiano: l’irruzione del divino nell’umano, l’incarnazione di Cristo, vero Dio e vero uomo, mistero che per Grazia si attua in ogni battezzato quando accogliendolo ne vive la sua vita.
L’interno della chiesa superiore è modellato come un favo d’api per le molteplicità degli elementi esagonali che rivestono le sue pareti tanto da farle assomigliare al reticolo delle celle, ricolme di miele, di un’arnia.È un simbolo che ricorda un passo dell’Annuncio di Pasqua: “nella solenne liturgia del Cero, frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce… non si estingue il suo vivo splendore ma accresce sul consumarsi della cera che l’ape madre ha prodotto per alimentare questa preziosa lampada”.
Questa dimensione simbolica attualizza il carisma del Tempio che recita: ”da questo favo, il Tempio; l’ape madre e regina, la Madonna; vuole dispensare il suo miele, le sue celesti grazie a tutti coloro che vengono a pregarla.
All’alba del progetto del Tempio, mons. Antonio Santin ebbe un sogno premonitore: vide sopra uno sperone roccioso una nave con la prua rivolta verso il mare con le vele dispiegate al vento.
La nave è simbolo della Chiesa, ma anche di Maria della quale ella è modello, aurora e madre: sempre pronta con le sue grazie ad accompagnarla maternamente al porto più sicuro.
L’ing. Guacci non sembra aver disatteso la visione profetica del suo committente: la chiesa inferiore, infatti, assomiglia alla “stiva” di una nave.
La chiesa superiore invece, assomiglia alla “coperta” di una nave, dove l’altare maggiore, indica il “ponte di comando”: il “nocchiero” Cristo unendola a Se con il suo spirito, la sospinge verso la gloria del Padre.
L’altare della Madonna, invece, in fronte all’altare dell’Eucarestia ne suggerisce la “rotta” della nave: “fate quello che Egli vi dirà” (Gv. 2,5).
La facciata esterna dell’edificio mostra 3 grandi dimensioni architettoniche: la piramide ad indicare la trascendenza, la composizione dei triangoli ad indicarne la pluralità e la sua monolitica struttura ad indicarne l’unità.
Nella composizione di questi tre grandi simboli, il Tempio anche dall’esterno, annunzia un messaggio sempre attuale: “l’unità nella pluralità si raggiunge quando si guarda in alto, dove si scorge maggiormente ciò che unisce anziché ciò che divide”.

Descrizione tratta dalla pagina montegrisa.org.

Fotografie degli esterni:








Fotografie degli interni:























11 commenti:

  1. A Trieste la gente chiama questo santuario "il Grande Formaggino"....

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  2. A causa della sua forma, l'edificio è stato soprannominato dai triestini "Il Formaggino".....

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  3. Questa fa proprio schifo

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  4. Non è una chiesa, è una cantinetta

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  5. L’elemento più drammaticamente divertente di questa rubrica sono le descrizioni dei progetti, in cui architetti seguaci – più o meno consapevoli – del Grande Architetto dell’Universo tentano maldestramente e con esiti comici di giustificare cattolicamente i loro orrori (ed i committenti pare ci credano pure…)

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  6. Locus iste terribilis est

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  7. Il santuario è stato soprannominato ironicamente il "formaggino" dai triestini... il sensus fidei del popolo :-)

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  8. A me più che un formaggino sembra una grattugia.

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  9. Là dove c'era l'erba ora c'è
    Tempio mariano
    Un brusco che ha rovinato
    L'altipiano
    (Sulle note del ragazzo della via Gluck)

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  10. Il commento in cui evidenziavo che la chiesa, nonostante in cima ad una montagna, sia gremita come testimoniano le foto della celebrazione non è passato la severissima censura della moderazione.
    Mi domando come mai…forse avrei dovuto comunque dire “che schifo, sembra una grattugia”, come altri commenti di eccelso tenore e regolarmente presenti fanno notare?

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