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lunedì 24 luglio 2023

Difesa della Messa tradizionale: 95ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di #Parigi #traditioniscustodes

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi

95a SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI AGLI UFFICI DELL'ARCIDIOCESI DI PARIGI

Difendiamo la Messa di ieri? No, difendiamo la Messa di domani!

Certo, la messa romana, erroneamente chiamata solo tridentina, è molto antica. La sua intera forma come la conosciamo era già stabilita nell'XI secolo, al tempo della riforma gregoriana. Mille anni non sono poi così male! Per quanto riguarda la sua colonna vertebrale, la sua struttura, le grandi preghiere, le prefazioni, è ancora molto più antica. E il suo canone, regola eucaristica di fede, la più antica delle preghiere eucaristiche oggi in vigore (nessuno difende più oggi che la seconda preghiera eucaristica del messale di Paolo VI sia un testimone attendibile della Tradizione di Ippolito), canone già attestato alla fine del IV secolo, ma che probabilmente risale nella sua essenza al momento in cui Roma iniziò a pregare in latino, cioè nel III secolo.

Ma questa Messa, così venerabile per la sua antichità e la sua sicurezza dottrinale, è anche «la Messa del futuro», come scriveva il Padre Jean-Paul Maisonneuve nell'ultimo numero di Catholica (estate-autunno 2023, pp. 81-84). «Le ultime restrizioni promulgate contro la forma cosiddetta straordinaria della nostra liturgia si inseriscono in una linea volontaristica e quasi brutale intrinseca allo spirito di riforma che ha caratterizzato la cosiddetta pastorale dell'ultimo Concilio. L'obiettivo era fare qualcosa di nuovo, adatto ai nostri tempi. Ma questa cosa nuova, cinquant'anni dopo, è invecchiata male, ma per di più, «non è vero che l'antico rito è solo antico: è anche e soprattutto sempre nuovo, di una freschezza inesauribile, e ancor più allorché si adorna dei gioielli mistici che la lingua latina gli a provvidenzialmente portato nel corso di due millenni.»

Padre Maisonneuve aggiunge un'osservazione, spesso fatta dai difensori del vecchio ordo all'epoca in cui si diede l'imposizione del nuovo ordo, Jean Madiran, Louis Salleron… e persino dall'arcivescovo Marcel Lefebvre!: preferiremmo la messa tradizionale in francese piuttosto che il NOM in latino. Ci viene sì offerta, oggi come ieri, la celebrazione del NOM in latino, ma ciò non ci interessa, perché è la propria materia e i contenuti del NOM ciò che rifiutiamo; d'altra parte, accetteremmo che ci sia consentito il VOM con grandi tracce di lingua vernacolare, a condizione che questo non sia un pretesto per sradicare alla fine il latino, o il canto gregoriano. Del resto, come osserva il Padre Jean-Paul Maisonneuve, «il latino non è mai stato una lingua morta, oggi meno che mai, e spesso in spazi culturali indipendenti dalla Chiesa.»

E propone un modo per ribaltare «naturalmente, caritatevolmente e intelligentemente» la situazione: «oggi vorrebbero concederci il VOM abituandoci gradualmente al NOM, mentre invece sarebbe opportuno ammettere nelle parrocchie ordinarie che «i fedeli, in un processo graduale, possano manifestare alla lunga il suo bisogno di una liturgia veramente liturgica – con ciò intendiamo: ripulita dalle forme del secolo o mondane di una pseudo-ritualità molto middle class, [… ] libera da approssimazioni teologiche, pienamente imbevuta di sacralità autenticamente cristiana. »

Poiché della nostra tradizionale liturgia latina possiamo affermare, come diciamo della liturgia bizantina, che essa è «il cielo in terra, o più esattamente la terra trasportata in cielo», che non ha nulla in sé di questo «didatticismo allo stesso tempo agghiacciante e disseccante» del nuovo ordo, «che cerca invano di compensare con una certa estetica tanto moralizzante quanto edulcorante.»

Lotteremo quindi instancabilmente perché sia rispettata la libertà di celebrare la Messa tridentina, una Messa sempre giovane e fresca, sicuri di preparare così il futuro del cattolicesimo. Questo è anche il significato dei nostri rosari che recitiamo il mercoledì, alle 17, a Saint-Georges de La Villette, e tutti i giorni feriali, dal lunedì al venerdì, di fronte agli uffici dell'amministrazione diocesana, 10 rue du Cloître- Notre-Dame , dalle 13:00 alle 13:30.