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sabato 13 maggio 2023

Gli strani modi in cui la Diocesi di Leeds è stata gestita da mons. Arthur Roche

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 935 pubblicata da Paix Liturgique l’11 maggio 2023, in cui si ritorna sulla inquietante figura del card. Arthur Roche (tra i tanti articoli, ne abbiamo scritto di recente QUIQUI, QUI, QUI e QUI), Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, acerrimo nemico della Tradizione, la cui attività al vertice del Dicastero pare interamente votata alla soppressione della Santa Messa tradizionale.
In particolare si esamina il suo ministero di Vescovo di Leeds (dall’anno 2004 al 2012), Diocesi in cui si aggirava «come un principe vescovo rinascimentale» ed in cui – oltre a lasciare una situazione finanziaria alquanto disastrata – si è distinto per scelte pastorali tutt’altro che positive e per nulla lungimiranti, che hanno scatenato la rabbia dei fedeli.

L.V.


Il Vescovo che non parla mai con i fedeli
Che siano suoi o di altri…

Prima di diventare cardinale prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti a Roma, responsabile dell’attuazione del motu proprio Desiderio desideravi, la carta francescana per la nuova liturgia, il card. Arthur Roche è stato Vescovo di Leeds, in Inghilterra. Lì ha lasciato ricordi contrastanti, per usare un eufemismo.

Un Vescovo tecnocratico

Nato il 6 marzo 1950, ha studiato teologia in Spagna ed è stato ordinato per la Diocesi di Leeds nel 1975, dove ha servito come vicario, parroco e vice-cancelliere. Dopo un periodo a Roma per completare gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, è diventato Segretario generale della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, poi Vescovo ausiliare di Westminster e infine Vescovo coadiutore della Diocesi di Leeds nel 2002.

Nel 2007, dopo i costosi lavori alla Cattedrale e alla sua sede vescovile, Hinsley Hall, la cui magnificenza l’aveva portata a essere descritta come il «Vaticano del Nord» o «mini-Vaticano», il Vescovo ha deciso di risparmiare.

La città di Huddersfield – con le sue sei parrocchie – divenne un decanato di prova per il suo programma di ristrutturazione, con mons. Arthur Roche che decise che due parrocchie sarebbero state sufficienti. La stampa locale ha dato voce ai fedeli di St James the Great, arrabbiati:

«Non riusciamo a capire perché qualcuno voglia chiudere una chiesa che è piena ogni settimana ed è in attivo dal punto di vista finanziario. […] Molti di noi hanno scritto a lui [al Vescovo] durante la consultazione e abbiamo anche realizzato un DVD che mostra il nostro punto di vista. Purtroppo tutte le nostre petizioni sono cadute nel vuoto. […] Sembra che lei non abbia prestato alcuna attenzione alle nostre argomentazioni. Peggio ancora, ha condannato alla chiusura una chiesa piena e fiorente senza nemmeno visitarla. Mentre decidevate di demolire la nostra vivace chiesa per vendere il terreno per lo sviluppo, stavate portando avanti il costosissimo piano per puntellare la Cattedrale di Leeds. Non sono gli edifici che contano, ma le persone».

In un altro titolo locale si spiegava che diverse parrocchie erano già state chiuse a Bradford – un altro decanato – e tre sarebbero state chiuse a Huddersfield: St James the Great, St Brigid’s a Lowergate – la cui congregazione aveva appena raccolto una notevole somma di denaro per la sua ricostruzione, Paddock e St Bernadette’s a Bradley – quest’ultima consegnata a Catholic Care per essere utilizzata come edificio comunitario.

Nonostante la rabbia dei parrocchiani di Huddersfield, mons. Arthur Roche, imperturbabile, nel 2008 ha esteso l’esperimento a due nuovi decanati, Pontefract e Wakefield, dove ha chiuso altre sette parrocchie. I parrocchiani erano in rivolta, accusando mons. Arthur Roche di aver violato il diritto canonico e di aver adottato una visione finanziaria a breve termine (chiudendo le parrocchie per tagliare i costi e vendendo poi gli edifici per rimpinguare la diocesi, la cui salute finanziaria era stata indebolita da spese ingenti). Hanno chiesto l’intervento dei politici e delle organizzazioni per la tutela del patrimonio culturale per salvare le loro chiese dalla chiusura. Il pari laburista Geoffrey Lofthouse, Barone Lofthouse di Pontefract, ha offerto il suo sostegno ai parrocchiani, accusando il Vescovo di «anteporre le finanze all’insegnamento cristiano».

I fedeli che si incatenano ai cancelli delle chiese

Ma lo zelo rochiano continuava a crescere: dodici parrocchie – una su dieci nella Diocesi, parrocchie molto sane con fino a duecento fedeli regolari – furono messe in vendita. Una petizione «Save our Churches» [Salviamo le nostre chiese: N.d.T.] è stata firmata da oltre settemila, tra cui altri vescovi, politici e celebrità. A livello nazionale, il quotidiano The Telegraph ha condotto una campagna di stampa per ottenere l’intervento del Governo.

La frustrazione dei parrocchiani cresceva. Il quotidiano The Telegraph spiega:

«I fedeli si sono appellati ai parlamentari e agli enti per la tutela del patrimonio culturale affinché intervenissero nella controversia, hanno scritto alla Charity Commission per sostenere che la Diocesi ha trascurato i suoi doveri di amministratore delle chiese e la scorsa settimana hanno notificato al Vescovo documenti legali sostenendo che il suo comportamento viola il diritto canonico.

Alcuni dei manifestanti – tra cui donne di ottant’anni – si sono persino incatenati alle ringhiere delle chiese per protestare contro la chiusura, che secondo loro devasterà le comunità. […]

Maureen Walsh, che da 44 anni frequenta la Chiesa della Sacra Famiglia di Chequerfield, ha dichiarato: “Siamo stati sconvolti da questa situazione. La scorsa domenica la gente piangeva perché si rendeva conto che non avremmo più potuto venire qui”.

Un sacerdote polacco si è offerto di sostituire l'attuale parroco, che andrà in pensione quest’anno, per consentire alla chiesa di continuare a vivere, ma la proposta è stata rifiutata dal Vescovo.

Secondo gli attivisti, la chiesa ha una congregazione di circa duecento persone […].

Anne Dyer, presidente del consiglio di amministrazione della Holy Family and St Michael’s Primary school, ha dichiarato che la chiusura della chiesa interesserà tutti gli abitanti della zona, dai bambini ai loro nonni.

Gli alunni hanno inviato lettere a mons. Arthur Roche chiedendogli di cambiare idea. […]

A pochi chilometri di distanza, nella Chiesa di San Giovanni Evangelista, ad Allerton Bywater, grandi striscioni appesi alle pareti esterne chiariscono il disappunto della congregazione.

“Il vescovo Roche non si preoccupa dei nostri malati e dei nostri anziani”, recita uno di essi. Un altro recita: “I soldi vengono prima del cristianesimo”. […]

Una lettera è stata inviata alla Charity Commission dalla Chiesa di Nostra Signora di Lourdes di Ackworth, che conta quasi duecento fedeli.

In essa si afferma che la Diocesi “non ha agito nell’interesse dell’ente e dei suoi beneficiari (i parrocchiani e il clero)”.

Mons. Arthur Roche ha sostenuto che le congregazioni con meno di duecento persone non sono più sostenibili e che le chiese vengono chiuse perché non ci sono abbastanza sacerdoti per servire le parrocchie. Il numero di sacerdoti in Inghilterra e Galles è crollato di quasi un quarto in vent’anni, passando da 4.545 nel 1985 a 3.643 nel 2005. […]

Gli attivisti della Diocesi di Leeds sperano che i loro sforzi portino a una tregua dell’ultimo minuto, ma un portavoce del Vescovo ha detto che il destino delle chiese non può essere cambiato.

“Chiudere queste chiese è l’ultima cosa che il Vescovo vorrebbe fare, ma non ha avuto scelta”, ha dichiarato John Brady, addetto stampa del Vescovo.

“Abbiamo avuto una consultazione, il caso è stato sottoposto loro e questo è quanto. Le congregazioni di duecento persone non sono più sostenibili”».

Come spiegherà anni dopo un parroco inglese in un articolo sulle varie esperienze di brutali chiusure di parrocchie e sulle più numerose fusioni,

«quando una chiesa viene chiusa, soprattutto quando c’è una congregazione residente e ancora relativamente fiorente, […] il risultato è l’angoscia e nessun beneficio dimostrabile per coloro che hanno perso il luogo in cui loro, i loro genitori e i loro nonni sono stati battezzati, hanno ricevuto la prima comunione, si sono sposati e sono stati sepolti. E forse i loro bisnonni avevano fatto sacrifici straordinari per costruire quel luogo. È difficile convincerli che un bunker di cemento a pochi chilometri di distanza sarebbe un bel posto dove andare a Messa e che una nuova segretaria nell’Ufficio di tutela sarebbe una risorsa importante per la Diocesi. […]

Ciò che sarebbe dovuto accadere è che il Vescovo avrebbe semplicemente ritirato il sacerdote, lasciando la parrocchia a fare ciò che poteva degli edifici. […] I parrocchiani avrebbero potuto mantenere il posto e organizzare le messe quando avrebbero trovato un sacerdote disponibile. […]

Ci sono gli uffici delle Lodi e dei Vespri. Ci sono le devozioni: sicuramente questo è il momento di recuperare alcune di queste cose e lasciare che la parrocchia operi come faceva in passato, e sì, siamo già stati qui in questo Paese.

Nella sua autobiografia (intitolata in vari modi), mons. William Bernard Ullathorne O.S.B. [primo Vescovo di Birmingham dal 1850 al 1888: N.d.T.] ha descritto come all’inizio del XIX secolo le parrocchie cattoliche nel nord dell’Inghilterra andavano avanti senza un sacerdote; c’erano litanie, rosari, un sermone letto da un libro… ma la comunità sopravviveva. Non è certo l’ideale, ma una volta chiusa la chiesa, si perde la gente. Quasi tutti.

Ma il lato positivo è che, se si chiude la chiesa, si può aver guadagnato una segretaria per scrivere le lettere alle persone che non ci sono più».

Così mons. Arthur Roche ha continuato per la sua strada. Nel 2010, in una lettera pastorale, ha informato i suoi fedeli che metà delle parrocchie della Diocesi sarebbero state chiuse irrevocabilmente. E li consolò: «La Chiesa non è un edificio; siete voi, le pietre vive che rendono visibile il volto di Cristo nella nostra società». Al che alcuni hanno replicato che avrebbe potuto chiuderle tutte: la Chiesa sarebbe stata molto più visibile…

I parrocchiani di tre chiese hanno marciato verso il palazzo vescovile e hanno consegnato una petizione, mentre altri quaranta parrocchiani di San Giovanni Evangelista «si sono incatenati ai cancelli della chiesa, hanno acceso candele e cantato inni», ha riportato il quotidiano The Telegraph.

Il bilancio

Poco dopo, Damian Thompson, scrivendo sul quotidiano The Telegraph, ha riassunto questo episcopato riformatore:

«È il programma di chiusura di parrocchie cattoliche più brutale che io ricordi. […]

Purtroppo, senza dubbio, gran parte di questo è giustificato […]. Ma, avendo seguito da vicino il fiasco della chiusura delle chiese nel decanato di Pontefract un paio di anni fa [nel 2008: N.d.T.], non posso dire di riporre molta fiducia in mons. Arthur Roche affinché faccia le scelte giuste. È un uomo che non perde occasione per esaltare il suo status episcopale – si aggira come un principe vescovo rinascimentale – e che ha presieduto alcune delle spese diocesane più eccessive di qualsiasi altro prelato negli ultimi anni. […]

Probabilmente, Leeds si è finanziata più come una banca d’investimento che come un ente di beneficenza. Come dice la mia fonte, “dal punto di vista finanziario questo va bene, a patto che si guadagni di più con gli investimenti rispetto al costo dei prestiti. Se il mercato si inverte (come negli ultimi due anni), ci si trova in difficoltà”. […]

Ancora una volta, non metto in dubbio che la Diocesi (come molte altre in futuro) debba chiudere alcune chiese. Ma mons. Arthur Roche avrebbe bisogno di chiudere tutte queste chiese ora se non avesse speso così tanto denaro per la ristrutturazione della sua cattedrale e del suo mini-Vaticano a Hinsley Hall?».

Di conseguenza, mons. Arthur Roche è stato rimosso dalla sua Diocesi. Papa Benedetto XVI, non sempre contento delle sue nomine, lo ha nominato Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 26 giugno 2012.

Una volta lasciato il Vescovo, è stato condotto un audit da consulenti di gestione del Kinharvie Institute di Glasgow, che ha concluso che la riorganizzazione delle parrocchie nella Diocesi era stata gestita male, lasciando «livelli significativi di delusione, tristezza, dolore e soprattutto rabbia». Nel 2013 la Diocesi era ancora in deficit di 3 milioni di sterline, a causa della presentazione dei conti alla Charity Commission, l’ente che controlla i conti degli enti di beneficenza in Inghilterra e Galles e il loro utilizzo delle donazioni.

Con la scomparsa di mons. Arthur Roche, la svolta poteva iniziare. L’artefice silenzioso fu mons. John Wilson, un altro sacerdote di Leeds, che in seguito divenne Vescovo ausiliare di Westminster e poi Arcivescovo metropolita di Southwark.

Poi è arrivata una nomina fortunata. Nel settembre 2014, mons. Marcus Stock è diventato Vescovo di Leeds. Secondo il settimanale The Tablet,

«il Vescovo designato è tra gli ecclesiastici più capaci della sua generazione. Tranquillamente classico, è un uomo profondamente pastorale che ama il ministero parrocchiale […] È un uomo che ha a cuore le persone in tutta la loro diversità».

La cosa più interessante è che il motto di mons. Marcus Stock è… Desiderio desideravi.

I fedeli di Leeds sono decisi a non dire al loro ex Vescovo «Arthur go home!» [torna a casa: N.d.T.].

4 commenti:

  1. Ma il pettegolezzo non è più peccato?

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    1. Da quando raccontare i fatti ed i misfatti è diventato un pettegolezzo?

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    2. Ma quale pettegolezzo?!?!?!?!?... Sono racconti, è una descrizione di ciò che realmente questo soggetto ha fatto.

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  2. Passerà anche il prefetto del dicastero per il culto… nolite timere

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