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lunedì 20 marzo 2023

Una Messa Tradizionale a Napoli. Aurelio Porfiri

Riprendiamo Marco Tosatti.
Luigi

5 Marzo 2023 
Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri, co-autore con mons. Athanasius Schneider del libro “La Messa Cattolica”, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un’esperienza compiuta di recente. Buona lettura e meditazione.
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Sabato 18 e domenica 19 febbraio sono stato a Napoli insieme al vescovo Athanasius Schneider per la presentazione dell’edizione Italiana del nostro libro La Messa cattolica. Siamo stati ospitati dall’avvocato Giovanni Formicola e dalla sua comunità, Opzione Benedetto. È stato bello incontrare tante persone interessate ad un argomento così importante come quello della liturgia, oggi in profonda crisi.
Abbiamo fatto la presentazione in una chiesa che si chiama Santa Maria della Sanità, officiata dai sacerdoti dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote ed annessa al convento del ramo femminile di questa congregazione, le Adoratrici del Cuore Regale di Gesù Cristo Sommo Sacerdote.

Alla domenica il vescovo Schneider ha celebrato una Messa nel rito anteriore a quello del Vaticano II, in una chiesa con molte persone che hanno partecipato devotamente ai sacri riti. C’erano rappresentate tutte le età e mi sembrava ci fosse una bella atmosfera spirituale.

La sera del sabato le suore ci hanno offerto la cena che a giudizio unanime era veramente deliziosa. Devo dire che quella cena sarà una delle cose che molti di noi non dimenticheranno.

Sulle suore vorrei dire qualcosina in più. Forse ci si poteva aspettare, viste le idee che molti hanno su chi partecipa alla Messa tradizionale, di trovare suore vecchie e decadenti, lottando per la sopravvivenza. Niente più lontano dalla verità. Erano suore giovani, anche molto graziose, che facilmente avrebbero potuto trovare un fidanzato e sposarsi. Devo dire che erano ancora più graziose nel loro abito tradizionale da suore, il che dimostra che il cattolico le mode non le deve seguire, ma le deve imporre. Quante suore oggi vediamo oramai in abiti borghesi che somigliano più a zitelle che a spose del Signore. Queste ragazze si fanno belle per il loro sposo anche attraverso il loro abito religioso che, se nasconde il loro corpo, rivela certamente la loro anima.

Poi una cosa mi è piaciuta: erano felici. Non sembravano portare il peso della scelta importante che avevano compiuto, anzi quel peso sembrava lo portassimo noi, liberi nel mondo ma non liberi dal mondo. Sono ragazze ordinarie che hanno fatto un incontro straordinario, si sono innammorate del più bello dei figli dell’uomo e tutto il resto è sembrato a loro secondario. Sembravano veramente adolescenti innamorate. Erano rigide? A me non è sembrato, a me sembravano molto a loro agio sia nel servirci la cena che nella loro partecipazione alla liturgia nella bellezza del loro abito corale.

Quando rifletto su certe vocazioni moderne in cui si sceglie la vita religiosa per cause umanitarie, mi vengono ora in mente queste suore che dimostrano che quando ci si centra sul Signore tutto – liturgia, cibo, musica, comportamento, apparenza – fiorisce in bellezza.