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martedì 21 febbraio 2023

Il Concilio ecumenico Vaticano II: germoglio o frutto avariato?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 920 bis pubblicata da Paix Liturgique il 17 febbraio 2023, in cui si riproduce un articolo di Côme de Prévigny, pubblicato sul sito del movimento Renaissance Catholique il 7 febbraio 2023.
L’autore solleva la questione essenziale dei reali frutti del Concilio ecumenico Vaticano II.

L.V.


San Giovanni XXIII voleva «dare una ventata di aria fresca alla Chiesa» e, sessant’anni fa, le menti più ardenti promettevano al mondo cattolico una vera e propria «primavera», un rinnovamento insperato che avrebbe senza dubbio ridato speranza e giovinezza alla venerabile istituzione. Le folle si sarebbero riversate nei santuari, mentre gli operatori avrebbero ritrovato la strada dei battisteri. Ovviamente, i decenni sono passati e le promesse non sono state mantenute. Nelle grandi navate si respirano ormai solo gli odori degli escrementi dei piccioni e le muffe dei funghi favoriti dall’umidità. Le chiese sono state abbandonate, i seminari hanno chiuso e i sogni si sono infranti. Col tempo, i profeti del buon auspicio hanno piegato terribilmente la fronte e mascherato le rughe per suggerire ogni giorno di aspettare un altro anno per vedere una nuova alba brillare sulla cristianità. Fino a poco tempo fa, alcuni osservatori ben informati si azzardavano a dirci che occorrevano cinquant’anni per aspettarsi di ricevere i frutti del famoso Concilio. Ora dobbiamo aspettare cento anni. «È anche vero che ci vuole un secolo perché un Concilio si radichi. Abbiamo ancora quarant’anni per farlo attecchire, dunque!», ha avvertito senza scoraggiarsi Papa Francesco [QUI: N.d.T.]. Ma cosa sta succedendo davvero? Dobbiamo avere pazienza o il messaggio essenziale dell’aggiornamento è stato recepito?

Il confronto con il Concilio di Trento

Il grande argomento che invita i cristiani alla prudenza nell’attesa del rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio ecumenico Vaticano II è il ricorso alla storia del Concilio di Trento, che si svolse per due decenni, dal 1545 al 1563, mobilitando le energie di cinque Papi successivi. Rispondendo al grande sconvolgimento della Riforma protestante, questo grande evento nel mondo cattolico ha riorientato il clero sulla sua missione, ha chiarito la fede su diversi punti della dottrina della salvezza e della Santa Eucaristia, ha prodotto un Catechismo rinnovato e ha migliorato notevolmente la vita della Chiesa. Le scosse che produsse nell’Istituzione furono tali che, alla fine del XVII secolo, i santi vivevano ancora del soffio che la Controriforma aveva lanciato per ravvivare il Cristianesimo moderno. Inoltre, in Francia, il famoso Concilio di Trento non era ancora applicato nel 1610, quando Luigi XIII salì al trono? I primi grandi seminari favoriti dai Padri conciliari non hanno forse aspettato fino a decenni dopo, grazie alle grandi intuizioni di San Vincenzo de’ Paoli o di Ollier [don Jean-Jacques Olier de Verneuil P.S.S., fondatore della Compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio: N.d.T] e Bourdoise [don Adrien Bourdoise, fondatore del seminario di San Nicola di Chardonnet: N.d.T.]?

È una scorciatoia. Non c’è dubbio che nel XVI secolo non c’erano né la stampa né la radio né tantomeno internet. Tuttavia, i canoni e i decreti del Concilio di Trento non tardarono a essere messi in pratica. Basta guardare l’entusiasmo di San Carlo Borromeo per convincersene. Appena terminato il Concilio, chiese di essere sollevato dai suoi mandati romani per potersi dedicare completamente ai suoi sacerdoti. Tornò a Milano per moltiplicare i suoi giri diocesani, fondarvi un seminario e lottare ovunque contro gli eccessi di un clero poco seguito. Molti Vescovi del suo tempo imitarono questo grande confessore della fede della fine del XVI secolo. Non solo nessuno di loro ostacolò i punti dottrinali che i Padri avevano precisato a Trento, ma adottarono rapidamente le loro raccomandazioni pastorali per consolidare la spiritualità cattolica. Uno dei modelli di questo episcopato particolarmente intraprendente fu San Francesco di Sales, che attraversò la Savoia nei primi due decenni del XVII secolo.

Tuttavia, è consuetudine affermare che i canoni del Concilio di Trento incontrarono una forte resistenza in Francia e, di fatto, i parlamenti non lo approvarono mai del tutto ufficialmente. Il motivo non era l’opposizione dottrinale nel nostro Paese, tutt’altro, ma piuttosto l’orgoglio gallicano di mantenere il controllo temporale sugli ospedali. Questo punto di vista, unito alla preoccupazione dei Re di Francia di non turbare troppo i sostenitori degli Ugonotti nel cuore di un Paese ferito dalle guerre di religione, fece sì che i parlamenti fossero a lungo riluttanti a ratificare i canoni del Concilio di Trento, mentre i Legati e i Nunzi si sforzavano di far approvare le decisioni romane. Di fatto, però, i decreti del Concilio di Trento erano già stati adottati dai Vescovi francesi negli anni Ottanta del XV secolo e molte delle nuove misure erano state adottate dal Re Carlo IX nell’Ordinanza di Blois del 1579 e nell’Editto di Melun del 1580. Si può quindi affermare che il Concilio di Trento fu applicato in tutto il mondo a partire dal XVI secolo, a cominciare dall’Italia e dalla Spagna. Anche nella Francia gallicana la Controriforma si era affermata nelle Diocesi. I frutti si fecero sentire e, cinquant’anni dopo la fine delle sessioni, la pratica religiosa si era notevolmente rafforzata.

Il Concilio ecumenico vaticano II fu interpretato male?

È difficile immaginare che il Concilio ecumenico Vaticano II non sia stato applicato sulla scia delle sessioni che hanno riunito duemilacinquecento padri tra il 1962 e il 1965. La mobilità dei Vescovi, che giravano il mondo in poche ore, e i mezzi di comunicazione che informavano tutta la Cattolicità delle principali decisioni, hanno reso molto più facile la loro comprensione. Inoltre, le misure adottate non tardarono ad arrivare. Il più emblematico, per quanto riguarda la liturgia, fu la promulgazione di un nuovo Messale che fu distribuito alle Diocesi di tutto il mondo solo cinque anni dopo la conclusione del Concilio. In questo senso, l’applicazione del Concilio ecumenico Vaticano II fu così violenta che da quella data in poi i sacerdoti che si rifiutavano di celebrare i Santi Misteri secondo la forma rinnovata venivano condannati uno dopo l’altro, a meno che non potessero vantare un’età avanzata. Allo stesso modo, i vecchi catechismi furono banditi per far posto ai libri rinnovati. Anche il diritto canonico fu riformato. Furono toccati tutti gli aspetti della Chiesa, dall’abbigliamento religioso ai canti sacri, dalle relazioni con gli Stati al dialogo con le altre religioni e all’organizzazione delle comunità religiose. In pochi anni, il Concilio aveva cambiato il volto della Chiesa.

Di fronte agli sconvolgimenti provocati, molti notarono errori di trasmissione. San Paolo VI confessò di aver avuto la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio» [QUI: N.d.T.] in occasione di questo grande evento. In un discorso ormai famoso, Papa Benedetto XVI cercò di distinguere il vero Concilio, i cui attori principali erano i Vescovi, dal falso Concilio, quello su cui i media avevano fantasticato e che avevano, in un certo senso, imposto al mondo intero: «C’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri» [QUI: N.d.T.]. Eppure, se il Concilio ecumenico Vaticano II è stato attuato nei seminari subito dopo i dibattiti, non è stato grazie ai media. Se i testi di riforma della liturgia sono stati promulgati a tempo di record, se l’aggiornamento della vita delle congregazioni è stato attuato già negli anni Sessanta, lo si deve ai prelati della Curia e ai Vescovi diocesani che hanno portato la penna, non ai giornalisti.

All’obiezione che il Concilio ecumenico Vaticano II era stato male interpretato e che bisognava conoscerne il vero spirito, Jean Madiran obiettò che, nel caso del Vaticano II, non poteva esserci alcuna ambiguità, in quanto il legislatore e l’esecutivo erano un unico corpo. Sono stati i Vescovi cattolici a decidere i cambiamenti e a metterli in pratica. Pertanto, potevano essere certi di come applicare il famoso Concilio di cui erano autori e interpreti.

Una scristianizzazione in piena regola

All’epoca del Concilio di Trento, l’Europa cristiana conobbe una rinascita del fervore, come ha analizzato lo storico Alain Tallon, specialista della materia. A partire dal XVII secolo, l’assiduità del clero, l’impulso di nuove congregazioni come i Gesuiti, i Lazzaristi, gli Oratoriani e poi i Monfortani hanno realmente ricristianizzato intere regioni e poi evangelizzato il mondo, mentre i settori avevano iniziato a sperimentare una marcata scristianizzazione durante le guerre di religione. Tuttavia, è difficile notare l’ondata di fervore che avrebbe seguito il Concilio ecumenico Vaticano II. Nel suo libro pubblicato nel 2018 [Comment notre monde a cessé d’être chrétien, anatomie d’un effondrement: N.d.T.], Guillaume Cuchet ha analizzato il calo della pratica in Francia e ha spiegato «come il nostro mondo ha smesso di essere cristiano». Per lui, l’anno della rottura è stato proprio il 1965, durante il quale la pratica è crollata e non ha più recuperato i livelli precedenti. È inutile dilungarsi, l’era post-conciliare è drammatica per il Cattolicesimo. Nel nostro Paese le vocazioni si stanno ormai esaurendo e le Chiese d’Europa sono destinate, prima o poi, alla conversione secolare o alla distruzione.

Con l’internazionalizzazione della Chiesa, i cuori cercano per un attimo di non farsi prendere dallo sconforto e considerano le folle che arrivano dall’altra parte del mondo. Ora l’emisfero meridionale viene in soccorso dell’affannato Vecchio Continente e il Papa non viene più da noi dalle nostre disilluse latitudini. Ma guardiamoci dai miraggi delle promesse conciliari. Da sessant’anni il Cattolicesimo latinoamericano è in terribile declino. Dopo il Concilio ecumenico Vaticano II, nessuno di questi Paesi ha aumentato la propria percentuale di Cattolici. Ad esempio, la Colombia, che aveva registrato un aumento del 15 per cento tra il 1910 e il 1970, ha perso tutti questi guadagni tra il 1970 e il 2014. La Chiesa romana non conta più nemmeno i due terzi dei Brasiliani, mentre alla vigilia del Concilio ecumenico Vaticano II erano quasi tutti Cattolici. Un Paese come l’Honduras, dove la percentuale era vicina al 100 per cento, ha visto questa cifra crollare al di sotto del 50 per cento negli ultimi anni. Evangelici e agnostici sono diventati la maggioranza. Questo dimostra quanto si debba essere particolarmente cauti nei confronti del Cattolicesimo latinoamericano, che vive del fuoco che i secoli missionari gli hanno dato.

Samuel Beckett scrisse la sua opera più famosa proprio all’inizio dei Trente Glorieuses [dal 1946 al 1975: N.d.T.], durante i quali i Padri conciliari avevano promesso meraviglie per questa terra. Forse era lo spirito dell’epoca. Dopo gli anni della guerra, gli uomini di questo secolo, inebriati da un immancabile irenismo, volevano garantirci il paradiso qui in terra attraverso pie intenzioni. Ma tutto quello spirito è svanito e gli inveterati difensori del Concilio ecumenico Vaticano II assomigliano, sessant’anni dopo, ai personaggi di Waiting for Godot, che per tutta l’opera aspettano l’arrivo di un personaggio che non arriva mai. I giorni passano, gli anni anche, e i nostri amici continuano a negare i fatti nella ferma convinzione che il frutto fiorirà ma non potrà ragionevolmente germogliare di nuovo. Ricorrere a dubbi paragoni storici o a vuote promesse per salvare un testo datato non è più di stagione. Senza dubbio la ricca storia della Chiesa ci insegna ad adottare un atteggiamento più coraggioso.

16 commenti:

  1. Chiamare in questi termini il Concilio senz’altro aiuterà ad ottenere quella pace liturgica a cui tanto anelano. I vescovi si metteranno in fila ad offrirvi ottime chiese centrali e capienti ed un plotone di sacerdoti per offrirvi messe tridentine a ripetizione.



    Chiedo sommessamente: come si fa a dire che col concilio di Trento l’Europa conobbe un aumento di fervore? Guerre di religione e mezzo continente che passò al protestantesimo, influenzando anche il Nuovo Mondo.
    Un successone!

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    1. Quindi saremmo dovuti diventare tutti luterani in buon ordine e senza opporre resistenza?

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    2. Hai capito cosa c’è scritto? Non mi sembra.

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    3. Si meglio luterani che modernisti!

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  2. I risultati del cv2 sono sotto gli occhi di tutti.Inutile girarci attorno.

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  3. Tutto giusto ed evidente! Contra factum non valet argumentum!!

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  4. Frutto pestilenziale.
    Fungo velenoso.

    Sono solo alcuni degli epiteti lasciati dai devotissimi tradizionalisti all’indirizzo del Concilio ultimo scorso.

    Auspico le restrizioni più severe al culto per queste persone e per chi li fiancheggia. Qui siamo oltre il cristianesimo: siamo alla aperta ribellione, dileggio, insulto.
    Accolgo con grande gioia gli ultimi atti di Papa Francesco che ha avocato alla Sede Apostolica la regolamentazione su scala universale delle messe celebrate in antico rito.
    Serve guida forte e controllo attentissimo di eventuali infiltrati destabilizzatori o violenti.


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    1. Chi è in aperta ribellione? Chi nega i dogmi della Chiesa, chi non rispetta i Comandamenti, chi non riconosce la Presenza Reale nel Santissimo Sacramento, chi dileggia ogni domenica la liturgia...
      Queste cose sono ribellione, dileggio, insulto! Non porsi delle domande su un Concilio i cui frutti, ad uno sguardo razionale, appaiono disastrosi.

      Però per i primi c'è la "misericordia", per gli altri solo bastonate.

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    2. Giuste bastonate direi io. Perché sono i tardizionalisti a dire che gli altri non riconoscono la presenza reale nel santissimo Sacramento

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    3. In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
      «Beati i poveri in spirito,
      perché di essi è il regno dei cieli.
      Beati quelli che sono nel pianto,
      perché saranno consolati.
      Beati i miti,
      perché avranno in eredità la terra.
      Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
      perché saranno saziati.
      Beati i misericordiosi,
      perché troveranno misericordia.
      Beati i puri di cuore,
      perché vedranno Dio.
      Beati gli operatori di pace,
      perché saranno chiamati figli di Dio.
      Beati i perseguitati per la giustizia,
      perché di essi è il regno dei cieli.
      Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Gesù di Nazareth [Mt 5, 1-12]

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    4. Guida forte e controllo attentissimo da chi non sa chi ha tolto la scomunica a Rupnik ? Difficile....

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    5. Oh, lascia libero il telefono, perché senz’altro ti chiamerà il Vaticano come collaboratore strettissimo.

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  5. Già da prima del concilio c'era una emorragia nella chiesa. La diminuzione dei sacerdoti a causa delle migliori condizioni economiche (ricordo che tanti prendevano l'abito talare perché a casa propria non riuscivano a sfamarsi) e successivamente una morale leggerina hanno contribuito a ridurre i numeri

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    1. Questo per quel che riguarda i sacerdoti(forse).Il numero dei fedeli invece è collassato (sicuramente)grazie ai guasti causati dal concilio.

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    2. Ti vedo sicurissimo. Io ho sotto gli occhi realtà nelle quali la Messa nuova ha riempito le chiese fino a scoppiare. Come la mettiamo?

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    3. E no caro anonimo delle 15.09 se i sacerdoti erano senza vocazione non erano buoni amministratori di anime che già da allora andavano a trovare la verità altrove. Un po' come succede al giorno d'oggi

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