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lunedì 13 febbraio 2023

Come il card. Arthur Roche sta agitando il drappo rosso contro la pace nella Chiesa strumentalizzando papa Francesco #traditioniscustodes

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 918 pubblicata da Paix Liturgique il 10 febbraio 2023, in cui il prof. Peter Kwasniewski analizza tre importanti e sconvolgenti documenti trapelati dal Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
In essi il Prefetto card. Arthur Roche mette in evidenza la volontà di applicare il motu proprio Traditionis custodes con un intento fortemente punitivo nei confronti dei fedeli legati alla liturgia tradizionale, giungendo ad una «implacabile e pignola persecuzione della liturgia tradizionale», facendo guerra alla «pace liturgica» anche in contraddizione con gli attuali principi della «sinodalità» ed i principi generali del diritto canonico.

L.V.


Documenti trapelati che mostrano l’applicazione tirannica del motu proprio Traditionis Custodes contro la prudenza papale da parte del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti

Peter Kwasniewski, un importante difensore americano della liturgia tradizionale che è stato professore universitario prima di dedicarsi alla scrittura, ha appena pubblicato sulla sua pagina Facebook le foto di alcune lettere sull'applicazione del motu proprio Traditionis custodes. Si tratta di lettere importanti perché esprimono il pensiero del Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il card. Arthur Roche, su questo tema e rivelano la volontà del suo Dicastero di regolare le dispense concesse per la celebrazione del rito tradizionale nelle Parrocchie. Una volontà che non sembra benevola, e che insiste sul passaggio dei fedeli legati al rito tradizionale al Nuovo Ordo.

Le immagini delle lettere, visibilmente trapelate, sono tre:

la prima lettera è una sorta di bozza scritta presso il Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti;



- la seconda è la copia timbrata e firmata (data e destinatario sono oscurati) che presumibilmente è stata ricevuta da un Vescovo di lingua inglese;



la terza è l'immagine di una lettera inviata il 31 gennaio scorso dal suddetto Vescovo a un Parroco per spiegare che gli è stato appena rimproverato di aver concesso una dispensa che lo autorizzava a celebrare la Santa Messa tradizionale con la motivazione che non avrebbe avuto il potere di farlo.



1 - Ecco cosa scrive questo Vescovo

Il 16 luglio 2021 ho scritto una «dispensa» riguardante la restrizione del motu proprio Tradiotinis custodes che afferma chiaramente che non si possono celebrare Messe in una chiesa parrocchiale senza il permesso della Santa Sede. Ciò è stato confermato nei Responsa ad dubia del 21 dicembre 2021: «Questa Congregazione, esercitando, per la materia di sua competenza, l’autorità della Santa Sede (cf. Traditionis custodes, n. 7), può concedere, su richiesta del Vescovo diocesano, che venga utilizzata la chiesa parrocchiale per la celebrazione secondo il Missale Romanum del 1962 solo nel caso in cui sia accertata l’impossibilità di utilizzare un’altra chiesa, od oratorio o cappella. La valutazione di tale impossibilità deve essere fatta con scrupolosa attenzione».

Ho appena ricevuto una lettera dal Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti in cui si afferma che la «dispensa» che intendevo concedere era riservata alla Santa Sede. Secondo la Santa Sede, non avevo e non ho l’autorità per concedere una tale dispensa.

Per rimediare a questo difetto, questo Dicastero mi ha chiesto di presentare al Dicastero una richiesta di dispensa per la celebrazione della Messa secondo il Missale Romanum del 1962 nelle chiese parrocchiali interessate. Sono pronto a farlo e lo farò non appena avrò ricevuto da voi ulteriori informazioni richieste dallo stesso Dicastero.

Innanzitutto, quante persone partecipano abitualmente alla Messa nella forma straordinaria nella vostra Parrocchia?

In secondo luogo, quante Messe nella forma straordinaria vengono celebrate ogni settimana nella vostra Parrocchia e in quali giorni?

In terzo luogo, quali passi si stanno compiendo per «condurre i fedeli legati alla liturgia antica verso la celebrazione della liturgia secondo i libri liturgici riformati per decreto del Concilio Vaticano II»?

In quarto luogo (per me), è rispettata la restrizione (…) che non si debba celebrare la Messa nella forma straordinaria durante la settimana? Vorrei notare che la trinazione nei fine settimana è giustificata quando c'è un’autentica necessità pastorale ma, in accordo con il parere della Santa Sede, la celebrazione di una Messa nella forma straordinaria non dovrebbe essere considerata una necessità pastorale. (…)

È di estrema importanza notare che il Dicastero ha specificato che queste informazioni «aiuteranno (il Dicastero) a prendere una decisione su quali dispense concedere e se la direzione chiaramente indicata da Papa Francesco nel suo motu proprio è accettata e seguita».

Se da un lato sono convinto che la dispensa sarà concessa, dall’altro sono altrettanto convinto che sarà concessa solo per un periodo di tempo limitato ed è improbabile che sia rinnovabile. Ciò è coerente con l’insistenza sull’evidenza di un lavoro attivo per portare i fedeli attaccati alla Messa nella forma straordinaria alla piena accettazione della liturgia della riforma del 1970. Se le prove di tali sforzi non possono essere presentate ora, mi sembra che la possibilità di una dispensa sarebbe notevolmente ridotta. Come affermano i Responsa ad dubia«l’esclusione della chiesa parrocchiale vuole affermare che la celebrazione eucaristica secondo il rito precedente, essendo una concessione limitata ai suddetti gruppi, non fa parte dell’ordinarietà della vita della comunità parrocchiale».

Seguono altre citazioni dai Responsa ad dubia.

2 - La lettera del card. Arthur Roche

Citata dal Vescovo che ha firmato il testo sopra riportato, contiene alcune indicazioni interessanti – e di cattivo auspicio per coloro che desiderano «obbedire a Roma» in tutto e per tutto.

Alcuni estratti:

Il Santo Padre è stato molto chiaro sul percorso che la Chiesa universale deve intraprendere per restituire ai Vescovi diocesani la loro competenza di custodi e promotori della vita liturgica nella parte della Chiesa affidata alle loro cure. Pertanto, spetta ai Vescovi regolare l’uso della liturgia precedente all’interno delle loro Diocesi.

Tuttavia, ci sono due casi in cui un Vescovo diocesano deve chiedere a Roma una dispensa dalle disposizioni del motu proprio. Uno riguarda l’uso di una chiesa parrocchiale per la celebrazione della Messa secondo il Missale Romanum del 1962 (…); l’altro riguarda i sacerdoti ordinati dopo il 16 luglio 2021 e la loro autorizzazione a celebrare la Messa secondo il Missale Romanum del 1962.

Comprensibilmente, quando il motu proprio è stato pubblicato per la prima volta, alcuni Vescovi hanno cercato di implementare le sue disposizioni, tenendo conto delle esigenze pastorali delle loro Chiese locali. In alcuni casi, ciò ha portato i Vescovi a invocare il canone 87 § 1 del Codice di diritto canonico per poter concedere essi stessi una dispensa che permetta di continuare la celebrazione della Messa secondo il Missale Romanum del 1962 in una chiesa parrocchiale senza una dispensa da parte di questo Dicastero. Si tratta di una lettura errata del suddetto canone, che è anche contraria all’intenzione chiaramente dichiarata dal motu proprio e dai Responsa ad dubia.

Il canone 87 § 1 è stato generalmente invocato in questo modo: «Il Vescovo diocesano può dispensare validamente i fedeli, ogniqualvolta egli giudichi che ciò giovi al loro bene spirituale, dalle leggi disciplinari sia universali sia particolari date dalla suprema autorità della Chiesa per il suo territorio o per i suoi sudditi». Detto in questo modo, sembrerebbe che il Vescovo diocesano possa effettivamente dispensare dall’articolo 3 § 2 del motu proprio. Tuttavia, lo stesso canone aggiunge che egli (il Vescovo diocesano) non può dispensare «dalle leggi processuali o penali, né da quelle la cui dispensa è riservata in modo speciale alla Sede Apostolica o ad un’altra autorità».

Cita poi l’articolo 7 del motu proprio, che conferisce alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e alla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e di vita apostolica «l’autorità della Santa Sede, vigilando sull’osservanza di queste disposizioni», nonché i Responsa ad dubia, che, secondo lui, impediscono di invocare il canone 87 § 1 per qualsiasi dispensa su di essi.

Il card. Arthur Roche insiste sul fatto che «il Santo Padre non solo ha pubblicato il motu proprio Traditionis custodes, ma ha anche approvato i Responsa ad dubia, in modo che non ci possano essere dubbi sulla sua volontà».

Il Vescovo appena richiamato all’ordine aveva appunto invocato il canone 87 § 1, ricorda il card. Arthur Roche: «Mentre accogliamo con favore la sollecitudine di Sua Eccellenza verso questi gruppi di fedeli, ci limitiamo a ricordare che la competenza a concedere tali dispense appartiene a questo Dicastero».

La lettera del card. Arthur Roche chiede al Vescovo di raccogliere le informazioni che elenca nella sua lettera al Parroco, compresi i passi compiuti per «condurre i fedeli legati alla liturgia precedente verso la celebrazione della liturgia secondo i libri liturgici riformati per decreto del Concilio Vaticano II».

In conclusione, il card. Arthur Roche «ringrazia anticipatamente Sua Eccellenza per le misure ora necessarie a garantire la corretta applicazione del motu proprio Traditionis custodes».

L’obiettivo di distruggere la liturgia tradizionale per gradi e attraverso un devastante centralismo è così chiaramente affermato.

RIFLESSIONI SULLA PACE LITURGICA

Sottolineiamo i seguenti punti:

- la contraddizione tra gli attuali principi dell’organizzazione ecclesiastica: mai come oggi, nell’epoca della «sinodalità», la centralizzazione romana ha raggiunto un tale punto;

- la contraddizione tra l’implacabile e pignola persecuzione della liturgia tradizionale e la situazione catastrofica della Chiesa e della sua missione, che richiede imperativamente la cooperazione di tutte le forze vive;

- infine, c’è la grave contraddizione tra la prassi dittatoriale dell’attuale Roma, qui rappresentata dal card. Arthur Roche, e i principi generali del diritto canonico, che sono ordinati al servizio delle anime. Concretamente, il canone 87 § 1 «Il vescovo diocesano, quando lo ritiene proficuo per il loro bene spirituale, ha la facoltà di dispensare i fedeli dalle leggi disciplinari, sia universali che particolari, stabilite dalla suprema autorità della Chiesa per il suo territorio o per i suoi sudditi», basandosi direttamente sul principio salus animarum suprema lex, la salvezza delle anime è la legge suprema, viene puramente e semplicemente invalidato.

14 commenti:

  1. Nel mentre viene distribuita la S. Comunione agli eretici calvinista di Taitze e si sincronizza alla presenza del vescovo di Roma un idolo PAGANO in Vaticanonel mentre,con l ecumenismo, si rinnega che la Chiesa cattolica è l unica vera religione attraverso la quale si ha la salvezza, con atti di arroganza si vuole abolire ai fedeli che amano la TRADIZIONE di partecipare alla S.Meesa secondo il Massaie del 1962.. la bolla QUO PRIMO di San Pio V concede l indulto perpetuo a tutto i sacerdoti affinchè nessuno possaloro impedire questo diritto. .

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    1. A Taizé non ci sono "eretici calvinisti". Ci sono cristiani che condividono un'esperienza di vita religiosa pur essendo di provenienre ecclesiali diverse.

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    2. E tra l'altro i fondatori di Taizê non hanno mai fatto mistero di credere al Mistero Eucaristico in modo estremamente simile ai cattolici

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    3. Calvinisti e luterani sono nostri fratelli, persone rispettabili, ma eretici. Non c'è odio in questa parola, ma una presa di distanza da un credo che contiene falsità nocive alla salute dell'anima. Preghiamo per loro è con loro, ma saldi nella vera fede

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    4. Non ti crucciare, vedi che non sa neanche come si scrive Taizé!

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    5. Molti protestanti sono simili nella morale puritana ai tradizionalisti integerrimi

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  2. RISERVATA in modo speciale ! e la remissione della scomunica latae sententiae a Rupnik, a chi era riservata ?
    Oggi un vescovo può in tutta autonomia dichiarare nullo un sacramento del matrimonio, ma non può consentire che sia celebrata una Santa Messa.
    A questo punto, un poliziotto inglese che arresta una persona che "secondo lui" stava pregando silenziosamente e senza altri segni esteriori nei pressi di una clinica per aborti, tale poliziotto dico si fa preferire a un cardinale di Roma.

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  3. Qualcuno ricordi al signor Roche che anche per lui un giorno verrà il giudizio di Dio e dovrà rispondere di come ha esercitato il compito affidatogli (a monte dovrà rispondere anche chi glielo ha scelleratamente conferito).

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    1. Verrà il giudizio anche per te che apostrofi con tali accenti un cardinale della Chiesa.

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    2. Un chierico (sia esso diacono o cardinale o perfino papa) merita rispetto se esercita fedelmente il suo mandato. Se ne abusa per finalità che contrastano con il bene della chiesa è diritto e anzi dovere di un fedele evidenziarlo.
      Sono un misero peccatore, ma almeno sono rimasto cattolico, io.

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    3. In chierico merita rispetto SEMPRE, soprattutto da chi si professa cattolico.
      Se esercita fedelmente o meno il suo mandato non sta al singolo laico stabilirlo.

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    4. Avete buttato la talare alle ortiche, volete sopprimere la messa tradizionale, dando pietre ai figli che vi chiedono pane, negate la Santa Comunione in bocca e in ginocchio manco fossimo appestati, e pretendete rispetto sempre?!?
      Ritornare a fare i preti per davvero e ne riparliamo.
      E non nascondetevi dietro ai se e ai ma come conigli. Ritornate a parlare con sì sì e no no!!!

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    5. Avete buttato la talare alle ortiche, date pietre ai fedeli che vi chiedono pane negando messa e comunione tradizionali, e vi ricordate di essere preti quando pretendete rispetto?!?
      È dovere dei fedeli impedirvi di portare avanti i vostri progetti di distruzione della Chiesa.
      Ora avete apparentemente la maggioranza ma perderete comunque. Noi abbiamo dalla nostra parte duemila anni di Tradizione e soprattutto la Santa Vergine, Mater Ecclesiae.

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  4. Chi ha scelto ed ha dato il potere a costoro dovrà rispondere(anche) delle loro malefatte.

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