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martedì 10 gennaio 2023

«Eccellenza non pubblichi le sue memorie»: la volontà di censura preventiva di un sacerdote bergamasco a mons. Georg Gänswein #benedettoxvi

Sulla vicenda del libro Nient’altro che la Verità (Piemme Editori, 2023), scritto da mons. Georg Gänswein e di imminente pubblicazione (12 gennaio), mancava solo il sacerdotino-professorino che con il ditino alzato e con finta umiltà (ma con autentica supponenza e smania di protagonismo) pretende di insegnare all’Arcivescovo e Prefetto della casa pontificia come ci si comporta.
Ed eccolo dunque comparire (non richiesto) sulla scena: si tratta di don Alberto Varinelli, sacerdote della Diocesi di Bergamo, classe 1984, dal 2015 Vicario interparrocchiale di Telgate e Grumello del Monte.
Dal blog La barca e il Mare - Chiesa e dintorni – che, scorrendo il sito internet, pare abbia come riferimento mons. Alberto Carrara, già Delegato vescovile per la Pastorale della Cultura e delle Comunicazioni sociali e vecchia conoscenza, non certo positiva, dei nostri lettori (QUI) – il sacerdote orobico, evidentemente esperto nell’arte della divinazione, si erge a censore preventivo, invitando pubblicamente Sua Eccellenza a non pubblicare il libro di memorie.
E perché mai?
Come appurato dalla redazione di MiL – che lo ha potuto leggere integralmente ed in anteprima – il libro contiene fatti rilevanti, descritti sempre con delicatezza e chiarezza e con molto rispetto. Cosa avrebbe, dunque, scritto di falso mons. Gänswein da meritare tale censura preventiva di un libro chiaramente scritto da tempo, ergo probabilmente (molto probabilmente) concordato con il Sommo Pontefice Benedetto XVI?
Don Alberto Varinelli ha letto il libro (o meglio, una edizione radicalmente diversa rispetto a quella in nostro possesso) e può affermare che esso contiene falsità e bugie?
Il problema – secondo il sacerdote bergamasco – sarebbe che nel libro mons. Gänswein si dedica ad «attaccare pubblicamente un confratello», cioè papa Francesco, e ciò «costituisce un atto grave». Ammesso che nel libro ci siano tali attacchi (e non ci pare, ma NOI abbiamo letto il libro…), su quale pianeta esterno alla nostra galassia viveva don Alberto Varinelli quando, con centinaia di scritti e di interviste,  vescovi e persino cardinali hanno ignobilmente attaccato il Papa Emerito per dieci anni (e, in verità, anche prima della declaratio dell’11 febbraio 2013)?
Sì è davvero toccato il fondo…

L.V.


Lettera aperta a mons. Gaenswein
segretario particolare di Papa Benedetto XVI

Eccellenza Reverendissima,

mi permetto di scriverle alcune riflessioni da confratello nel sacerdozio. Sono un prete della diocesi di Bergamo, a servizio di due oratori: non un teologo, non un canonista, ma un prete felicemente in parrocchia con la sua gente.

Le sue esternazioni screditano Papa Francesco

Non ho grandi speranze che lei legga il mio scritto e non ho pretesa alcuna: per me, però, è necessario scriverle, per l’amore che provo per la mia Chiesa e la stima che provo per lei. Desidero porgerle le mie condoglianze sincere per la morte del papa emerito Benedetto XVI, che lei ha seguito fedelmente come segretario per tanti anni; inoltre, vorrei augurarle di cuore buon anniversario di ordinazione episcopale, essendo proprio oggi, giorno dell’Epifania del Signore, il decimo anniversario da quel giorno per lei e per la Chiesa tutta così importante.

La mia riflessione trova la sua origine dalle sue interviste di questi giorni, rilasciate mentre tanta gente, come lei, pregava dinanzi alla salma del papa emerito. Ho letto le sue dichiarazioni a riguardo della sofferenza che il papa emerito ha provato quando papa Francesco ha emanato la lettera apostolica Traditionis Custodes, vedendo “colpita” la Messa in lingua latina che papa Ratzinger, con Summorum Pontificum, aveva invece incoraggiato, con finalità nobili quali, evidentemente, tendere la mano ai seguaci di mons. Lefebvre, per permettere loro una piena riconciliazione con la Chiesa Cattolica.

Inoltre, poche ora prima del funerale di Benedetto, lei ha rilasciato dichiarazioni che, mi permetta di scriverlo chiaramente, screditano papa Francesco, affermando il suo stupore (e non nascondendo il suo risentimento) per aver deciso, qualche anno fa, che lei avrebbe tenuto il titolo di prefetto della Casa Pontificia ma, concretamente, non avrebbe esercitato il relativo ufficio, restando di fatto “solo” segretario personale del papa emerito.

Lei sapeva che Papa Benedetto avrebbe rinunciato

Cara eccellenza, le sue affermazioni mi hanno ferito e preoccupato; peraltro, tanta gente ha avuto la mia stessa reazione alle sue esternazioni. Mi permetta qualche semplice considerazione. Lei ha affermato di aver saputo mesi prima dell’11 febbraio 2013, giorno della rinuncia di papa Benedetto XVI, dell’intenzione del Santo Padre di giungere al passaggio storico della rinuncia al ministero petrino, custodendo ovviamente questa conoscenza sub secreto pontificio. Dunque, eccellenza, quando papa Benedetto la nominò, a dicembre 2012, prefetto della Casa Pontificia, elevandola nel contempo alla dignità di arcivescovo, lei già sapeva che sarebbe stato Prefetto di quella Casa Pontificia che presto non sarebbe più stata quella di papa Ratzinger.

Il giorno della sua ordinazione episcopale, in San Pietro, la sua forte commozione non era forse soltanto dettata dall’emozione e dal senso di responsabilità propria di chi diviene vescovo, ma anche dalla consapevolezza che, circa un mese dopo, sarebbe stato un altro il Pontefice, così che le sue promesse di fedeltà al papa sarebbero presto state vissute non verso papa Benedetto, di cui era segretario, ma verso il suo successore.

Ora, Vescovo Gaenswein, io credo lei avrà chiesto, vista la sua vicinanza a papa Benedetto, il perché di una nomina siffatta, data la sua imminente rinuncia, no? Se papa Benedetto l’ha ritenuta degna del sacramento dell’episcopato, avrebbe potuto nominarla alla guida di una importante diocesi: perché fece la scelta di nominarla Prefetto della Casa Pontificia appena prima della sua rinuncia? Questo credo abbia vincolato non poco papa Francesco, che ha trovato il prefetto appena ordinato vescovo e che esercitava quel ministero da un paio di mesi… Le avrà spiegato la scelta papa Benedetto, sbaglio? Lei mi risponderà che il problema è emerso dalla scelta, qualche anno dopo, di papa Francesco. Ora, Eccellenza, lei è Vescovo ed esperto di diritto canonico, oltre che servitore delle più alte gerarchie ecclesiastiche da decenni. Io sono un semplice curato di oratorio. Posso reputare che il mio Vescovo o un mio superiore mi abbia fatto un torto? Posso eccome, ovviamente! Il mio rispetto per il mio Vescovo e la mia obbedienza a lui passano da un rapporto fondato sull’autenticità; sarebbe pertanto mio dovere recarmi da lui, una due, cento volte se necessario e confrontarmi con lui, esternando il mio pensiero e chiedendo spiegazioni. Così funziona tra padre e figlio, tra Vescovo e presbitero, tra il papa e i suoi vescovi.

Eccellenza non pubblichi le sue memorie

Eccellenza, mi permetta di osare di darle un consiglio: parli con il papa ed esponga le sue ragioni. Io non so da che parte stia la verità, lei può avere tutte le ragioni e se di “infallibilità” si può ancora parlare a riguardo del pontefice, questa certamente non è relativa alla nomina dei vescovi. Affidare alla stampa le sue esternazioni su questioni che riguardano lei e il papa, ben sapendo lei di quanti hanno usato e useranno la figura di papa Benedetto, e anche la sua, Eccellenza, per attaccare papa Francesco, è una mossa imprudente e pericolosa. Peraltro, attaccare pubblicamente un confratello per umiliarlo dinanzi ad altri confratelli e a persone che non sono a conoscenza dei fatti, costituisce un atto grave. In questo modo, Eccellenza, lei perde il legame con il papa: chi perde il legame con il papa non perde solo quel legame, ma perde anche la Chiesa e Gesù Cristo stesso.

So che tra pochi giorni verrà pubblicato un testo con le sue memorie, di cui le interviste da lei rilasciate costituiscono un’anticipazione: come ben sa, quel testo è molto atteso dalle frange ostili al papa regnante e se vi saranno attacchi a Francesco quel testo farà molto male all’unità della Chiesa. Eccellenza, come fece papa Benedetto, dichiarandolo in sede di rinuncia, esamini attentamente e ripetutamente anche lei la sua coscienza dinanzi a Dio e se emergerà che quel testo è una raccolta di risentimenti e attacchi, pur con tutte le conseguenze che vi faranno seguito, ne blocchi immediatamente la stampa e il commercio. Sarà un atto nobile di un vescovo che sta dalla parte della verità, senza cedere a simpatie o alla tentazione del risentimento.

Caro Vescovo Gaenswein, lei è un uomo di fede e di cultura: ha già dimostrato la sua dedizione alla Chiesa e l’amore verso chi è chiamato alle alte responsabilità, come dimostrano i decenni vissuti prima accanto al cardinale Ratzinger e, a seguito della sua elezione, a papa Benedetto XVI. Ora sia un buon pastore, Mons. Georg, serva la chiesa con umiltà e mettendo a disposizione del papa, dei confratelli e del popolo di Dio le molte competenze maturate nel tempo: con il papa individui un incarico che le permetta di servire al meglio la Chiesa come Vescovo. Può fare tanto bene, Eccellenza: papa Benedetto non mancherà di sostenere il suo servizio e il suo impegno per l’unità della Chiesa.

Assicurando il mio ricordo nella preghiera, saluto cordialmente invocando il dono della sua Benedizione Apostolica.

23 commenti:

  1. Ma scusate voi veramente siete dalla parte di Mons. Georg? Se nel libro parlasse male della tradizione o di Benedetto XVI tutto questo entusiasmo sono sicuro che non ci sarebbe vero? Però dato che rischia Papa Francesco di farci una brutta figura, ecco qui la tifoseria!
    Dai su… queste cose le odierebbe lo stesso Papa Emerito. Non si può giustificare un atteggiamento del genere e soprattuto criticare questa bellissima lettera di questo sacerdote che non fa il professorino.

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    1. Basta dare addosso a Papa Francesco e non ci sono freni.
      Improponibili. Mons. Georg lo stanno criticando tutti ormai, ma, per gli oltranzisti fuori tempo massimo, la vittima è lui.

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    2. Non è questione di bella o brutta figura, ma di dire la verità su quanto è accaduto in questi anni.

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    3. Vi invito a leggere con calma e pazienza il testo prima di fare preventive critiche! Quanti pregiudizi....che tristezza

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  2. Sono d’accordo con l’autore dell’articolo.

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  3. Ma perché, era opportuno iniziare la pubblicità del libro con Benedetto morto da appena 4 ore? Era opportuno iniziare la polemica con Francesco rivelando anche considerazioni private di Benedetto che se lo stesso Benedetto non ha mai espresso pubblicamente evidentemente riteneva dovessero restare tali? Era opportuno farlo a poche ore dalla morte? Sta facendo un favore a Benedetto, o si sta servendo di Benedetto? Sono domande

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    1. Non vanno confuse le scelte editoriali, che puntano a vendere, con quelle dell'autore del libro.

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  4. È comico che dei tradizionalisti, notissimi per sparare giudizi e correggere il tiro di chiunque, accusino un prete di essere un “maestrino col ditino alzato”.

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  5. “finta umiltà ma autentica supponenza e smania di protagonismo”.
    Vi siete guardati allo specchio?

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  6. Nessuna censura preventiva, è solo buonsenso.
    Nessuno impedisce a questo Vescovo di dire al Papa quello che pensa. Se lo dice dandolo alle stampe non è in cerca della parresia evangelica ma di consensi mondani.
    Operazione assolutamente lecita, ma poco cristiana.

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    1. Se si esprime in un modo rispettoso non vedo i problemi. Cosa c'è da nascondere?

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  7. In effetti non pare essere una scelta saggia.

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  8. Il mio rispetto per il mio Vescovo e la mia obbedienza a lui passano da un rapporto fondato sull’autenticità; sarebbe pertanto mio dovere recarmi da lui, una due, cento volte se necessario e confrontarmi con lui, esternando il mio pensiero e chiedendo spiegazioni. Così funziona tra padre e figlio, tra Vescovo e presbitero, tra il papa e i suoi vescovi.

    Don Alberto, lo dica ai cardinali dei dubia ancora in vita, al card. Zen, ad Asia Bibi e a tutte le anime di buona volontà non ricevute e a cui papa Bergoglio non si è degnato neanche di rispondere!

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    1. È il campanello di Santa Marta che non funziona! Scherzi a parte è noto a tutti che (per usare un eufemismo) non è sempre facile essere ricevuti...

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  9. Le anticipazioni contengono semplicemente quello che tutti abbiamo sempre pensato o supposto. Aggiungono solo qualche dettaglio. Si può dire che siano una conferma di un quadro che era già piuttosto chiaro. Mi sembra esagerato lo scalpore.

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  10. Ho letto il testo. Mi pare molto corretto e con il desiderio di buttare acqua sul fuoco. In alcuni punti addirittura scredita altri ma non papa Francesco verso il quale è mantenuto un tono rispettoso e dimesso...mi da però fastidio l'atteggiamento di questo prete che critica senza nemmeno aver letto! Preventivamente si sa chi ha il diritto di parlare e chi no! E si fa da maestrina...

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    1. Lettera molto ben scritta ma a mio avviso con un evidente fine di ingraziarsi Papa Francesco
      Come detto da molti anch'io non capisco perché si affanni a chiedere di non pubblicare uno scritto del quale non conosce il contenuto

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  11. La richiesta di don Varinelli sconta una contraddizione di fondo quando evoca il primato petrino. Se non v'è dubbio che tale primato vada rispettato; tuttavia, il rispetto dev'essere trasversale e non a corrente alternata o a geometria variabile a seconda del Pontefice ritenuto più affine. Nel caso di Benedetto XVI, il rispetto mancò spesso. Qualche esempio. Quando liberalizzò il Rito tridentino, mezzo episcopato disobbedì deliberatamente. Quando ritirò la scomunica a Lefebvre (nulla, tra l'altro, perché non irrogata dalla Sede Apostolica, come prescrive il Codice, bensì dalla Congregazione dei Vescovi, del tutto priva del relativo potere), vi fu un'insurrezione da molti esponenti del clero. Quando citò Maometto a Ratisbona, gli si contesto la violazione dell'ecumenismo, principio, peraltro, avversato da tutti i Papi (da Gregorio XVI a Pio XI). E i casi citati si riferiscono a materie gravi, non certamente equiparabili alle espressioni confidenziali dell'arcivescovo Ganswain.

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  12. Se Padre Georg ha ritenuto opportuno di rendere pubbliche le umiliazioni subite e vissute da Papa Benedetto XVI in dieci anni di isolamento, avrà avuto le sue ragioni.
    Che cosa conosce in più il pretino bergamasco? Perchè non lo rende pubblico?

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  13. Leggete il testo prima di perdere il tempo a commentare e scrivere cretinate.

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  14. Io non so se Monsignore faccia bene o male a pubblicare il testo di cui si parla, ha studiato il catechismo, ha formato la sua coscienza, avrà un confessore ed un direttore spirituale con i quali credo si sia confrontato, però su un punto bisogna comunque finirla perché non sta bene mettere in bocca a nessuno ciò che non ha detto: Papa Benedetto non ha emanato il suo motu proprio per venire incontro ai c.d. Lefebvriani (per i quali occorrerebbe un po' di rispetto perché almeno apparentemente hanno un po' di devozione per nostro Signore e "perfino" hanno presente che ci fa la Santa Comunione deve essere cristiano cattolico ed oggettivamente in grazia di Dio anche se il loro stato di irregolarità canonica è oggettivamente un male che, come negli altri casi, non può essere chiamato bene possibile) ma per permettere di riparare le insufficienze del nuovo rito! Il nuovo rito della Messa ha qualche pregio ma ciò non toglie che la fretta con la quale fu composto, i tempi che si vivevano, la smania di semplificare e chi lo sa cosa altro, hanno determinato nello stesso non poche criticità delle quali occorre prendere atto e magari procedere con una revisione. Tale presa d'atto a parere di Benedetto poteva essere favorita dalla coesistenza dei due riti e perciò emanò il motu proprio.

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  15. chiedo alla redazione un post di approfondimento su questo rito https://www.studionord.news/a-tarcento-ritornano-la-solenne-benedizione-dellacqua-e-lesorcismo-contro-satana/

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  16. Non ho letto il libro, non so cosa abbia scritto, ma pubblicarlo qualche giorno dalla morte di Papà Benedetto la trovo solo una questione pubblicitaria che, non mi piace. Potevano aspettare qualche mese.

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