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sabato 5 novembre 2022

Invisibile e promosso

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 896 scritta da Philippe de Labriolle e pubblicata da Paix Liturgique il 31 ottobre 2022, in cui con acutezza analizza il concetto tradizionale di “personalità” e “sponsalità” nella Chiesa cattolica, il cui decadimento e travolgimento sta avendo pericolose conseguenze nell’episcopato francese.

L.V.


Quando scrisse “Dieu existe, je l’ai rencontré”, nel 1969, André Frossard espose la sua conversione istantanea, che risaliva al 1935, quando questo tranquillo ateo entrò in una modesta cappella parigina. Con umorismo, si aspetta il suo lungo silenzio citando Bernanos: “I convertiti sono ingombranti”. Ansioso di confrontare la Tradizione della Chiesa con la conoscenza istantanea procurata dall’insignificante grazia ricevuta, e chiedendo il battesimo, si rende conto di conoscere per scienza infusa ciò che il religioso che lo istruisce conosce per paziente acquisizione e infiniti studi. Lo racconta in “C’è un altro mondo”, il seguito della prima opera, nel 1976. Non meno folgorante è la conversione di Alphonse Ratisbonne, avvenuta a Roma nel 1842, in seguito alla visione privata della Vergine, la cui medaglia miracolosa egli portava in segno di sfida. “Non mi ha detto nulla, ma io ho capito tutto. Suo fratello maggiore Teodoro, convertito e battezzato nel 1927, fu ordinato sacerdote nel 1830, non senza aver sperimentato l’ostracismo della comunità ebraica da cui proveniva. I due fratelli, sostenendosi a vicenda, fondarono la Congregazione di Nostra Signora di Sion, la cui vocazione era quella di pregare per la conversione degli ebrei. Un secolo separa la conversione dei fratelli Ratisbonne da quella di André Frossard. Non si tratta di esaminare i frutti dell’elezione dell’uno o dell’altro, ma, al di là della situazione della cristianità che accolse questi testimoni privilegiati, di constatare che all’epoca in cui Frossard fece la sua confessione pubblica, i frati di Ratisbonne avrebbero avuto di che rivoltarsi nella tomba: dalla dichiarazione conciliare Nostra Aetate (1965), il Terz’Ordine di Nostra Signora di Sion non prega più per la conversione degli ebrei, ma perché i cristiani cambino la loro visione degli ebrei. Palinodia cristiana o teologia in movimento?

La Chiesa sinodale intende fare della sinodalità, e dell’oligarchia che la rivendica, il totem della sua nuova vitalità. Tuttavia, diverse diocesi hanno ritenuto opportuno porre al vertice della loro “comunione” il requisito dell’“incontro personale con Cristo”. Si tratta di selezionare coloro che ne sarebbero onorati secondo i tradizionali criteri di discernimento delle “anime privilegiate”? Oppure proporre un mantra inclusivo, puramente dichiarativo e difficile da confutare? Un fedele cattolico, pregando e osservando i comandamenti divini, riceve Cristo nell’ostia consacrata, ma fino a pochissimo tempo fa questa ricezione pia e fedele era solo eccezionalmente qualificata come incontro personale, se non per insignificante privilegio, perché da tale incontro “personale” nessuna nuova scienza, sconosciuta al Magistero, poteva pretendere di arricchire la Rivelazione chiusa alla morte dell’ultimo apostolo. Al contrario, questa banalizzazione di una “intimità” con Cristo, a rischio di blasfemia, sarebbe solo una finzione della “sponsalità” sviluppata da Giovanni Paolo II, cioè di questo amore sacramentale, l’unico degno degli sposi, che li introduce nella Vita trinitaria, se vogliamo. Due millenni di predicazione sul matrimonio avevano ignorato questo bonus trinitario, limitandosi all’effetto demiurgico della Grazia sulle famiglie di buona volontà. In caso di fallimento della coppia, e di una sponsalità fuori portata, la prova era nel budino: il sacramento non era stato validamente contratto, sotto il naso dei protagonisti, clero compreso. Il divorzio cattolico era appena stato inventato. Non c’era bisogno di invocare “motivi di salute”, la cui finzione si stava diffondendo e diffondendo, per ottenere una qualche dispensa. Il mancato accesso allo “sponsale” trinitario è la prova della nullità del patto. CVD.

C’è un episcopo tra i vescovi francesi in carica che non possa vantare un “rapporto personale con Cristo”, dal momento che “con la consacrazione episcopale viene conferita la pienezza del sacramento dell’Ordine, (…) il supremo sacerdozio, il vertice del sacro ministero”. (LG 21)? Un vescovo condivide con un altro vescovo la stessa “relazione personale con Cristo”? In caso contrario, quale comunione gerarchica con il capo e i membri del Collegio episcopale passati, presenti e futuri è concepibile? La “relazione personale con Cristo” necessaria per la comunione ecclesiale non è altro che una finzione iniziatica, che non può eclissare le virtù teologali, che hanno Dio come fine e il cui contenuto chiaro è accessibile a tutti. Lo stesso vale per il matrimonio naturale, voluto da Dio fin dall’inizio della creazione e nel quale la Chiesa, pur richiedendo il sacramento per i battezzati, ha sempre visto una realtà civile di analoga esigenza per i non battezzati. Realtà naturale e terrena, sciolta dalla morte dell’uno o dell’altro, il matrimonio sacramentale simboleggia, secondo un rapporto analogico, l’unione di Cristo e della Chiesa. Quale patrocinio, se accedesse alla Vita trinitaria, non avrebbe qualche titolo per sussistere nella Vita eterna?

In cauda venenum: se i nostri vescovi francesi avessero un “rapporto personale con Cristo”, perché deluderebbero tanto Golia, il cui annuario 2022/2023 è un gioco al massacro? Perché non trovare le parole giuste per questa provocatoria perifrasi che denuncia il generale declino del livello dell’episcopato? In assenza di adesione, se non all’odio di sé, e, ahimè, di una risposta sagace da parte dei nostri Medici, una parola di compassione per questi depistati lusofobici? I nostri feudatari che sperano nel meglio dal nunzio nel suo anno di prova si ingoieranno il cappello. Il vescovo ausiliare di Montpellier, mons. Alain Guellec, è, nel citato Annuario, oggetto di una burla! Golias, logicamente, riconosce che non è in grado di ritrarre l’uomo invisibile. Pessima mossa! Il Nunzio Migliore lo ha appena promosso a Montauban. Nostro Signore tratterrà la CEF nella sua corsa verso l’abisso? Non ha senso accusare i tradi, stanno affondando da soli come grandi (?).

4 commenti:

  1. Mi sembra contenga alcune critiche fuori luogo (e anche il tono è fuori luogo). Il cristianesimo è incontro personale con Cristo, non c'è da discutere su questo: lo hanno sottolineato p. es. don Giussani e Benedetto XVI. Non è un insieme di norme o una tradizione o un'ideologia, come piacerebbe invece a tanti sedicenti tradizionalisti (in realtà di derivazione guenoniana o evoliana) che fantasticano di sacri imperi asburgici o di dinastie francesi. E il sarcasmo sulla teologia del matrimonio di Giovanni Paolo II lascia il tempo che trova: evidentemente l'autore non si è accorto che oggi non si sa più che cosa sia il matrimonio e si nega tranquillamente che la famiglia sia un valore e la cellula della società.

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  2. In effetti parole come "incontro", applicate al Sacro, risultano naif, da ciellini anni '70 (fortunatamente desueti).

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