Il Prof. Kwasnieski (nella foto) affronta con dotta erudizione l'argomento spinoso del potere dei papi nel modificare la liturgia.
Molti attaccano i tradizionalisti per insubordinazione all'autorità papale che, dicono citando testi anche della Scolastica, ha giurisdizione piena ed esclusiva anche sulla liturgia.
Ma ci sono criteri per valutare fino a dove si spinga tale potere. Ad esempio, il Papa può introdurre nuovi riti, ma purché vi sia continuità con quelli anteriori. Pertanto ogni editio typica dei Messali romani è semplicemente lo stesso testo con minori modifiche e correzioni.
Ma il novus ordo contiene solo il 13% (!) del materiale del Messale antecedente, quello del 1962, che già aveva introdotto una modifica relativamente più importante rispetto ai precedenti.
Ora, quindi, senza entrare nel discorso sulla nuova Messa, resta il fatto che il nuovo Messale non può considerarsi come una nuova editio typica che sostituisce la precedente, ma un testo liturgico del tutto nuovo che, pertanto, non sostituisce, ergo non abroga, il precedente.
La liturgia non è il balocco del papa, come pretendono gli ultrapapisti, ma il deposito della Fede stratificato nei secoli; emendabile, ma non sovvertibile.
Senza arrivare a dire che Alessandro VI fu meglio di Paolo VI, perché almeno quel papa
immorale, incestuoso e nepotista non si impicciò di dottrina e liturgia; nondimeno il pur santo Papa Montini si fece condurre in modo poco accorto nella materia della liturgia, perché la Messa di Paolo VI non è la Messa voluta dal Concilio, e dalla sua costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. Che, ad esempio, prescrisse di mantenere il latino, non previde in alcun modo di girare gli altari e prescrisse di mantenere il canto gregoriano.Padre Spadaro, il portavoce officioso di Papa Francesco, sostiene che in liturgia due più due non sempre fa quattro. Non è così, in quanto il principio di non contraddizione e di razionalità regge anche la scienza teologica, della quale la liturgia è espressione, secondo l'antico adagio lex credendi, lex orandi: senza quegli appigli di ragionevolezza e consequenzialità, nessun discorso di Fede oggettiva e veridica può restare in piedi; sopravvive solo un sentimentalismo relativistico e disancorato.
E dunque, l'abolizione di un rito ortodosso non può essere abolito da alcun papa: il che vale per il ritus antiquior, così come per i riti orientali.
In conclusione: di fronte ad interventi abrogativi o restrittivi della liturgia di sempre, dovere di ogni cattolico è resistere, per il bene delle anime e di se stesso. Occorre ritrovare se necessario lo spirito di resistenza degli anni Settanta, quando la Tradizione cattolica fu mantenuta con estremi sacrifici personali da spiriti coraggiosi che l'hanno mantenuta per il bene di tutti e della Chiesa.
E oggi è più facile, perché siamo molto più numerosi.
Forse il prossimo Pio X è oggi in qualche seminario a perfezionare i suoi studi.
Enrico
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