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mercoledì 7 settembre 2022

LE MAGNIFFICHE CRONICHE DI ROMA di mons. Eleuterio Favella: sull’igiene in piazza San Pietro

Per tramite del suo segretario diacono Ambrogio Fidato e per via diplomatica attraverso il Cancelliere Don Pietro Zecchini, abbiamo ricevuto la seguente segnalazione cronichistica da S.E.R. Mons. Eleuterio Favella, per grazia di Dio e della Sede Apostolica Arcivescovo di Synossi in partibus, Assistente al Sacro Soglio e Giudice Ordinario della Curia Romana e suo Distretto, nonché Abate Commendatario di Santa Cecilia in Urbe.
La «magniffica cronica di Roma» segue alla constatazione dello scarso livello di pulizia ed igiene in piazza San Pietro, in particolare in occasione della Santa Messa di beatificazione di Papa Giovanni Paolo I, e le conseguenti lamentele di alcuni dipendenti della Fabbrica di San Pietro nei confronti del presidente card. Mauro Gambetti O.F.M.Conv., pubblicate sul sito Silere non possum (QUI).
Grati a Sua Eccellenza Reverendissima per il rinnovato privilegio della sua considerazione nel volerci segnalare le «magniffiche croniche di Roma, de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario», che altrimenti passerebbero inosservate o non verrebbero evidenziate come dovrebbero ed inginocchiati al bacio dell’anello, ci professiamo imperituramente suoi servitori umilissimi et figli devoti in Cristo, e imploriamo la sua augusta benedizione.

L.V.

«Pendente la merenda vesperale che il Ss.mo Signor Papa suole prendere nella platea della vaghissima casina di papa Pio, ove ha fatto alzar, a simiglianza del loco di delitie di papa Medego, multe baracche de salumaji, venditori di panozzi con la mortazza, carrette di vinattieri munite di apposito giazzo che conserva nelle grotte vaticane, montagnole de fromaggi et aliae deliciae secundo il desiderio augustissimo, giunser mons. Sagrista e il Nunzio appostolecho presso il serenissimo Senato di Vinegia, ecc.mo Contarino, arcivescovo tittular de Rodho, per informar la Santetà Sua che la Serenità del Doge, una cum l’eppiscopato della repubblica et in capite il col.mo Patriarcha aquileiense Dolfin et il veneto Muraglia, eran in procinto de pressentar prottesta pella indegna ceremonia di beattificatione del pontiffice Luciano, olim patriarcha venetiarum, e praeserte della lordura & guano & altre dejietioni che afligean Sancto Petro cum la grande piazza ove eran installati principi & regnanti & degnittà pendente il sagro rito et imperocché il Senato veneto et episcopi de terra e de mare eran stati sovente scagazzati sul capite de’ colombi & gabiani & altra uccellagione che indisturbata volava sul sagro tempio et piazza quel dì et la lordura infesta et puteolenta previa era multa et indecente et indegna di tal loco commendevole, et che tucto era causa l’arciprete novo, em.mo Gambuccio delli frati serafici, che la Santetà Sua avea da pocho messo a tal uffitio et che elli non se curava delle lordure, de’ sagri riti et della degnittà delle ceremonie, ma era sempre intento in altre mene de dogati & paoli & bajocchi, et che in cotal guisa il Doge Ser.mo et Senato avean stimato suspenderse ogni donativo et censo et gabella in favor della Santa Sedia e l’episcopi venetiani parimente de tratener cathedratico & stola biancha et nigra & cullagio in favor della rev.da Camhara et sopratucto le cento botti d’amarone & recioto & vini della badia di Rosazzo che devono li patriarchi ad esso Papa ut dritto appostolecho sul pallio, di talché l’appostolecha merenda che si consumaa infra le mentovate bacherelle et tra schiamazzji & alie lordure de’ mercatanti et garzoni et fachini, che tanto facean chiessa povera et in uscita, andò per traverso all’augusto stomacho et mentre se retirava l’Augustissimo ver il palagio martalense, prese a blastimar et il patriarcha aquilejense ch’era cossa justa suprimer sia el patriarchato, relitto de’ giesa costantiniana, et il medesmo patriarcha Dolfin in persona, et il patriarcha veneto Muraglia e che bona cossa era stata non farlo ospite del banchetto posterior la beatifficatione del Luciano, imperocché se contentava de verdurelle lesse cum paucissimo oleo et un pomo per disnare et che avria tenuto in dispitto la magniffica tavola di esso Papa per carni & pesci & fromaggi & vini di sciampagna & pregiutti & gamboni e che anzi all’em.mo Gamboni aut Gambetti, aut come se nomina isso, avria decto alzar latrine & bagni publici ante sancto Petro che la chiesa povera ambisce massimamente a tali cosse che non al sagro rito et alla stolida pressuntion de’ veneti che volean etiam piazza pulita et linda et bassilica aurifreggiata ut a’ tempi de papa Pio veneto, ch’era pelaggiano et riggido, et ancho de papa Zuanne venezian patriarcha ch’anch’esso, sub specie bonitatis, non era certo de bona pasta come esso Papa Francisco ch’è la reincarnation del Salvatore Nostro etc.»

da «Le magniffiche croniche di Roma sotto l’augustissimo ponteficato del Ss.mo Signor Nostro papa Francesco» de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario, appresso la stamperia Medicea, con privileggio - Libro VI


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