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sabato 4 giugno 2022

Tolosa: il problema dei seminari... è la talare!

Un paterno (paternalista?) richiamo dell'arcivescovo di Tolosa, allarmato dalla vista di alcuni seminaristi in talare e cotta! Il presule ricorda loro che sono ancora laici, ma allora non dovrebbero indossare nemmeno il "segno distintivo (collare romano o semplice croce)" che pur concede loro. Ma soprattutto riemerge la manfrina postconciliare della "vicinanza", in base alla quale abbiamo visto schiere di preti in clergy grigio-scuri, grigio-chiari, grigio-topo, e infine in camicia borghese o polo, che però non sembra abbiano riavvicinato chissà quante anime... E soprattutto perché la paura della divisa (impensabile ovunque, dal camice dei medici alle uniformi dei soldati) si diffonde solo nel clero?
Stefano


Tolosa, 2 giugno 2022

Cari amici, 

ci tengo a ringraziarvi per il tempo trascorso insieme ieri sera e per avermi reso partecipe di ciò che anima la vostra vocazione a diventare sacerdoti della diocesi di Tolosa. Mi rallegro del vostro desiderio apostolico, del vostro zelo: per l'evangelizzazione, per gli incontri interpersonali, per il legame con il presbiterio, per la percezione di poter crescere nella carità pastorale. Questi scambi rafforzano la mia speranza di poter contare su di voi per cooperare con frutto alla missione.
Nel corso della serata ho evocato il mio interrogativo, al momento della conferma degli studenti a la Daurade, di fronte ad alcuni di voi in talare e cotta e vi ho detto che non desidero che i seminaristi appaiano in modo troppo clericale. Avevo in effetti riscontrato che a la Daurade la vista di questi futuri chierici seduti negli stalli, lontano dai fedeli (senza essere in servizio), offriva un'immagine troppo clericale e inadatta alla vostra condizione di seminaristi che sono ancora dei fedeli laici. Sembra che non abbiate ben compreso il mio intervento e soprattutto ciò che vi chiedevo.
Chiarisco dunque il mio desiderio: indossare la talare non è concesso in seminario; è la norma in vigore. Chiedo quindi che questa legge si applichi fuori dal seminario della diocesi di Tolosa, anche per i diaconi [permanenti o transeunti? (ndr)]. Mi sembra che la priorità di un giovane in formazione verso il sacerdozio ministeriale sia accrescere e rafforzare la sua relazione con Cristo, nell'umiltà e nella verità, senza cercare di giocare un ruolo [entrer dans un personnage]; pertanto si deve lasciar crescere in lui la carità pastorale e rendersi vicini a tutti, dediti ad amare le persone, specie i più poveri e lontani, prima di preoccuparsi di assumere un'identità ben marcata. Il futuro sacerdote deve essere identificato e riconosciuto dalla sua santità, dal suo spirito di servizio e dalla qualità della sua relazione pastorale, soprattutto.
A partire dall'ammissione [agli ordini] è possibile portare un segno distintivo ("collare romano" o semplice croce); dal diaconato si richiede ai chierici di indossare "un abito ecclesiastico decoroso secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e secondo le legittime consuetudini locali" (can. 284).
Ringraziandovi per la disponibilità, vi esprimo la mia fiducia e vi assicuro la mia preghiera.

+ Guy de Kerimel
arcivescovo di Tolosa

6 commenti:

  1. Bisogna ubbidire non ci sono alternative.Quando sei incudine statti,quando sei martello batti e ribatti.

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  2. Intervento ineccepibile.

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  3. Grande Mons. de Kerimel! Vera attenzione episcopale.
    Purtroppo, troppi, in questi decenni, hanno usato la scusa della tradizione per fare i pavoni e creare divisione tra il popolo di Dio, dando vita a gruppi più o meno autoreferenziali che sviano i fedeli verso un’osservanza esteriore vuota e farisaica.
    I seminaristi, in quanto laici, non si vestano da carnevale.
    Che il Signore ci conservi questi vescovi in unione col Santo Padre Francesco.

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  4. Se non erro una disposizione analoga è stata di recente introdotta anche nel seminario arcivescoile di Cagliari.

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  5. Non ho parole.Che lo Spirito Santo illumini queste menti offuscate e piene di orgoglio umano che disprezzano le vesti sacre, segno e simbolo esteriore della presenza di Cristo..

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    1. Vesti, però, riservate ai consacrati, non a ragazzi laici che fanno finta di essere preti sedendo in coro in veste e cotta.

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