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lunedì 6 giugno 2022

Il francescano Gambetti ha riportato il nepotismo in Vaticano?

Dopo aver portato l'orchestra di ballo liscio (ridere per non piangere QUI) in Basilica di S. Pietro, ora porta sodali e amici.
Articolo che apre scenari inediti sulla gestione dell'Arcibasilica (a di là di alcuni commenti che non condividiamo: la Costanza Miriano "omofoba" ci risulta nuova)
Luigi

Francesco lo è andato a prendere ad Assisi e lo ha chiamato in Vaticano per rivestire un ruolo molto complesso e delicato. Il 25 ottobre 2020, durante l’Angelus, quando ha pronunciato il nome di Fr. Mauro Gambetti fra i futuri cardinali, il Papa aveva già in mente che la Fabbrica di San Pietro e la Basilica sarebbero state completamente rivoltate come un calzino.
Lì, l’opera riformatrice di Francesco era già iniziata a giugno del 2020 quando chiamò il Nunzio Mario Giordana a rivestire la carica di Commissario straordinario della Fabbrica di San Pietro. La volontà di Francesco era molto chiara: far confluire il denaro nelle casse dell’APSA. “Le casse languono”, sussura un alto prelato davanti all’Annona, “ora bisogna prendere i soldi dove si può”, chiosa ironico. Stiamo passeggiando, nel frattempo si discute su cosa sta accadendo nello Stato più piccolo del mondo. È chiaro a tutti che le scelte pauperistiche compiute da Francesco oggi creano non pochi problemi nell’affrontare le spese che sono necessarie per il funzionamento dello Stato e della Chiesa nel mondo. La scelta di “rendere museo” qualunque cosa e cercare di riformare economicamente tutti gli enti ha un fine ben preciso. Il Sommo Pontefice aveva da tempo messo gli occhi su un bel gruzzoletto che riguardava sia la Fabbrica di San Pietro che il Capitolo Vaticano.

Eppure questo Pontificato era iniziato nell’ottica della povertà, quella sera nella cappella sistina, sotto il giudizio universale, uno dei principi della Chiesa sussurò all’eletto quale sarebbe dovuto essere il suo unico pensiero: i poveri. Acclamato dai media, il Papa ha iniziato a tagliare dappertutto e, complici anche gli scandali, in Vaticano ora si chiudono i rubinetti per risparmiare. Come di consueto nessuno però si preoccupa dei dipendenti che hanno famiglia o dei presbiteri che devono pagare le rette dei collegi o gli affitti. Inoltre, nessuno si è reso conto che, come al solito, a fare le spese di questi tagli sono i dipendenti e non certo i dirigenti. Donne e uomini che in Vaticano oggi si stanno moltiplicando.
La riforma della Fabbrica di San Pietro

Prima ancora della nomina del Nunzio Giordana, la Fabbrica fu protagonista di una perquisizione e sequestri di documenti e apparati elettronici presso gli uffici tecnico e amministrativo. Anche questa iniziativa partì dall’Ufficio del Revisore e dal Promotore di Giustizia. Indovinate un pò, il provvedimento venne autorizzato da Alessandro Diddì e dai suoi sodali. In Vaticano ci siamo chiesti spesso: dove sono i risultati di questa attività di indagine? Si è giunti ad una archiviazione? Ad un rinvio a giudizio? Mah. Queste attività sembrano tutto fuorchè la ricerca di Verità e trasparenza. Come vedremo in questo articolo, è chiaro che si tratta di utilizzare apparati “ufficiali” per far fuori le persone che lavoravano lì da anni e fare spazio agli “amici degli amici”.

Il nepotismo: da Assisi fino a oltre Tevere

L’ex custode del Sacro Convento ha portato in Vaticano una serie di persone che, non solo sono discutibili e con la Santa Sede non hanno mai avuto nulla a che fare, ma sono amici di vecchia data. Alcuni religiosi del Sacro Convento raccontano le dinamiche interne che si erano create ad Assisi, riferiscono che Fr. Mauro Gambetti è stato spinto verso le alte cariche da Fr. Enzo Fortunato, soprannominato lo “Spadaro di Assisi”. Oggi però c’è amarezza nel direttore della Sala Stampa del Sacro Convento perchè Gambetti ha promosso gli amici laici sì, ma di frati attorno non ne vuole. Oggi, ci spiega un frate conventuale, con il nuovo Custode, sono saltate molte teste che aveva sistemato Gambetti e ora il Cardinale ha necessità di riposizionarle da qualche parte. E dove, se non nel nuovo clima di familismo e clientelismo che vige oltre Tevere? Il fraticello di Assisi era stato chiamato da Francesco per migliorare la struttura della Basilica e della Fabbrica, oggi però, le aspettative del Papa risultano completamente sfumate e, anzi, emerge che il frate bolognese ha creato una vera e propria colonia di “nipotini” da accontentare. Una azienda a conduzione familiare.

La riforma della Fabbrica di San Pietro: la favola

Il 23 luglio 2021 il Cardinale Gambetti ha riunito, in una sala dell’Aula Paolo VI, tutto il personale della Fabbrica di San Pietro e del Capitolo Vaticano. All’incontro erano presenti: Monsignor Orazio Pepe, Segretario della Fabbrica di San Pietro e Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Mario Giordana, già Nunzio Apostolico in Slovacchia e commissario straordinario della Fabbrica di San Pietro.

Orazio Pepe è un altro di quelli che hanno peregrinato. Prima è stato officiale della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, poi capo ufficio della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e delle società di Vita Apostolica e infine capo ufficio della Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Andato via da lì, Gambetti lo ha tirato in barca e lo ha portato alla Fabbrica.

Durante l’incontro di luglio, all’inizio del quale il porporato francescano specificò “non registrate e non fate parola all’esterno di ciò che si sta per presentare” spiegò quale sarebbe stata la nuova gestione che nei mesi successivi avrebbe avuto inizio. Come abbiamo visto già in altre vicende, la dinamica dell’abuso di potere nella Chiesa è sempre la medesima: si edulcora un atto di imperio con una parabola evangelica. Gambetti, infatti, in quella occasione introdusse “la grande riforma” con una parabola di Gesù raccontata da San Luca:

Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!». Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».

Giustamente qualcuno si chiederà: a quale pro? Il fine era spiegare che la vecchia gestione sarebbe stata azzerata e bisognava costruirne una nuova. Gambetti spiegò anche che avrebbe chiamato delle persone che non avrebbero percepito nulla ma che lo avrebbero fatto per motivazioni spirituali. Sì, stai fresco.

La durata di queste nuove disposizioni sarebbe stata di un anno “ad experimentum”, nel quale si sarebbero potute modificare le linee guida in corso d’opera qualora non fossero risultate idonee. Le persone venute ad aiutare, nello spirito di Madre Teresa di Calcutta, sarebbero rimaste al massimo due anni, periodo nel quale avrebbero dovuto formare il personale già in servizio. Da questo personale, disse Gambetti, si sarebbero poi individuati i nuovi dirigenti.

Nella più totale ipocrisia, risuonavano in quella sala le parole: “pazienza, fiducia, non abbiate alcun timore, collaborazione”. In sostanza vi era un grandioso progetto per la Fabbrica di San Pietro che avrebbe risolto tutte le problematiche. Una di queste problematiche? Troppi dipendenti. Circa 35 persone. Nessuno, però, aveva assicurato l’Arciprete, sarebbe stato licenziato, al massimo ridestinato, mansioni nuove ecco. Tutto perchè nel 2025 bisognerà essere forti e pronti per il grande Giubileo.

Rifacimenti e grandi spese

Quando Gambetti è arrivato, l’ufficio dell’arciprete si trovava al piano terra e questo comportava anche un facile accesso delle persone all’Arciprete. Resosi conto di questo via vai, il porporato ha preso la ferma decisione di portare il suo ufficio al terzo piano, dove prima erano gli uffici del Capitolo. Anche il Capitolo ha subito uno stupro incredibile ma ne parleremo presto in un altro articolo.

Il francescano Gambetti ha creato quindi il suo ufficio, uno per la sua segretaria, un bel salotto, con nuovi bagni e anche una sala per il caffè. Non sia mai ci si addormentasse. Poi una sala riunione con tutti gli arredi nuovi. I lavori però sono ancora in corso, sempre al terzo piano si lavora ad un nuovo ufficio per l’amministrazione della Fabbrica di San Pietro che ospitera 4 o 5 persone. Come dimenticare poi la nuova Fondazione Fratelli Tutti? Lì andranno anche gli uffici per questa nuova realtà che non si capisce ancora quale fine abbia. Chi paga tutte le collaborazioni e ospitate di questa fondazione? Sempre la Fabbrica.

Basti pensare che l’ospitata in Basilica di Costanza Miriano, signora che parla della donna come creatura che deve essere sottomessa all’uomo (addirittura ha pubblicato un libro: Sposati e sii sottomessa) è costata migliaia di euro alla Basilica che ha dovuto chiudere ai visitatori per una giornata intera. La Miriano ha detto: “Quello scherzo è diventato realtà, perché il Signore ha proprio un gran senso dell’umorismo, e ci ha fatto questo regalo.” Eh, sì, che grande senso dell’umorismo questo Signore. Mentre Gambetti e questa donna omofoba ridono, intanto oltre Tevere c’è chi piange.

Addirittura l’ex Nunzio ha chiaramente detto che con questa nuova governance “stanno facendo della Fabbrica una azienda”. Anche un altro arcivescovo, all’esito di alcuni colloqui al fine di organizzare il Giubileo 2025 ha detto: “là sono sull’orlo del baratro”.

La triste realtà

È così che ad un certo momento sono giunti alle porte di Sant’Anna sei nuovi amici del Cardinale, pronti ad occupare le loro poltrone. I famosi laici al servizio di Santa Madre Chiesa sono arrivati in “spirito di servizio” ed oggi sono assunti a ruoli dirigenziali “ad quinquennium”. Si tratta di posizioni al 9° e 10° livello retributivo, ovvero 2.400 euro mensili di base. Ma non è finita qui, si tratta di benefit, rimborsi per trasferte, vitto e alloggio. Tutto pagato da Santa Madre Chiesa. Ma la Chiesa non doveva essere povera? Abbiamo sentito in questi anni una retorica di laici ed ecclesiastici che continuavano a dire che è vergognoso che i preti e i cardinali viaggiassero in macchine di lusso e percepissero stipendi da capogiro. Se la Chiesa deve essere povera, lo deve essere per tutti, anche per i pensionati ENI Spa.